Carlo Cuppini

mercoledì 17 febbraio 2010

Sguardo

1.

minestra povera
condita col sale
per riessere mondo
fuori una realtà che ci invoca
ci strappa dal sogno
riconsegna all'azione
mangia questo pane”

il cuore è proteso
il cuore è preciso
il cuore è infinito
bevi il tè finché è caldo”

il cuore è in transito
il cuore è lavori in corso
il cuore è combattente
il cuore è prendere parte oltre le parti
prendi la carne con le mani”

queste mani sono nude
nudo è il corpo che mostri
esposto al freddo le mani
come gli occhi attendono dispacci
dagli umani
adesso fumiamo”

il cuore è un fiume immortale


2.

Qui incontro il tuo volto
nel silenzio della stanza
le tue mani appoggiate sul tavolo
dita rugose intrecciate
l’aria nostrana che vibra
potente
gravida
tepore sensuale
vento glaciale alla porta
clandestinità
per noi unico accesso al reale
ché l’aria è dura
ché la bellezza è politica
ché rivoluzione che ci vota alla disfatta
scelta infranta contro il muro

minimo civile transitorio
che ci avvince
mistero nostro dell’umano
condiviso
sotto bombe
città-scannatoio

gli dei sono uguali
e hanno voci diverse
noi umani e diversi
abbiamo voci uguali
e ci troviamo


3.

La casa tenuta d'occhio dai soldati
la casa sotto assedio come i nervi

Siamo qui
sottosuolo rasoterra

Ché hanno imposto il coprifuoco
resta immobile sguardo
non può essere osservato

Compagno sorella
padre amante
tu sei per me me stesso
sei il sesto senso
la dedica astrale
il contesto pregnante
presente
inevitabile il soggiacere all’esistenza
scorrendo la pagine dell'amore
dall'oggi al domani


5.

Approdo di sguardi lanciati
a sfidare la regola
della Storia
di ogni storia

Complemento di arti mutilati
amore aritmico
amico
alleato
sconosciuto che accogli
con pane duro
e briciole dell'essenziale
scampato per ora
allo scempio
della ragione di stato


6.

Esito di un'unica incarnazione
io e te
doppia attesa di un presente solo
mangiamo nell’unico piatto
che c'è
e nel piatto c’è il fango
la polvere di disper
azioni passate
e abbiamo molto per cui ringraziare
e preghiamo il niente o qualcosa
comunque preghiamo
sotto un pezzo di cielo che vacilla
e forse cade



7.

Santa ogni pietruzza sotto il piede
ogni pietra è incarnata
per essere qui in questo istante

Sacro il silenzio e il rumore
sacro il diradarsi della nube
del gas lacrimogeno
sacro il non colpire del proiettile
di gomma tirato
ad altezza uomo
sacro il rallentare del cuore
a fine corsa di fuga
dolore


8.

Farsi niente della tensione
il tornare alla casa
se resta ancora
una casa
farsi sfocati lentamente
abbandonati al giaciglio
piedi sporchi
e terra è il volto
sasso il grido
pietra lo sguardo
fango la mano e la bandiera
storia il tuo gesto nel cadere
storia l’attrito del respiro
che si libera ancora una volta
alla gola


9.

adesso cadi
inseguita dal gas
non molli la bandiera
tuo figlio è stato ammazzato dal proiettile
di gomma sparato in mezzo al petto
un anno fa
come potresti lasciare la bandiera
da dodici mesi si è saldata alla tua mano
ora cadi disfatta ai miei piedi
perché ho corso più veloce di te
tu invece avvolta nella nube
per l'ennesima volta
ti rialzi
le lacrime indotte soltanto
dal gas

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Poesia dedicata alla donna che cade
Bil'in, Palestina, agosto 2009
durante una manifestazione contro il muro di separazione israeliano











mercoledì 10 febbraio 2010

Rapido

rapido
bulbi oculari rasi al suolo
rumore
capelli intrecciati a seppellire
più forte
Pakistan Yemen
nuvola
passaggio di un drone
5 milioni di dollari di fabbricazione
massacro d’alto bordo
ad altissima tecnologia
da terra un pulsante per radere al suolo
suolo di polvere e roccia
e mine antiuomo
fare eco dal basso
Afghanistan Iraq
e ora la Serbia
no lì è già passato
l’arcobaleno della morte
Milosevic schiantato di cuore all’Aja
mentre
si difende da solo
inchioda il suo corpo alla storia
lasciando sgomento di pallore
il carnevale
la colonna di profughi
Uganda
con la schiena spaccata dal bagaglio
per quanto frugale
c’è da spostare un’esistenza
affidarla a decenni di polvere e vento
oppure a generazioni di dolore
come i cinquantanni di deportazione
Palestina
celebrati senza petardi
quelli servono a chiamare gli occupanti
attirare su baracche sciami di zanzare
nucleari
prodighe di polvere bianca
fosforo incendiario
piena sconfitta sul lago Vittoria
il pesce coloniale ha fatto razzia
di ogni altra specie
ittica metafora dei noti processi
di esportazione del male nostrano e saccheggio
senza dazi doganali
pelle spaccata dal sole a Dakar
blocchi di sale caricati sulle spalle
vecchi donne bambini
regolari lavoratori
imbarcare tutto per l’Europa
a raffinare in terra di Francia
averlo indietro in un mese
condire a chicchi di riso
da infilare nella faccia scoppiata
di fame