Carlo Cuppini

lunedì 2 maggio 2011

Cuore e fatica

Cuore e fatica… bellezza e flusso… riconosco tutto questo nel fare poesia. il cuore fa fatica a venire alle labbra. e una volta fattosi fiato parlante va incontro al proprio cristallizzarsi – alla propria rovina – al primo contatto con l’aria: con l’atmosfera che è compromessa, impura, imbastardita da ciò che non ci appartiene, non ci riguarda: l’utero (linguistico) che prescinde da noi, prima e dopo noi. nella fatica e nell’attrito tra l’intenzione e l’impossibile – intenzione di dire, come se la parola fosse gesto trasformante, e impossibilità di essere parola se non ‘a parole’ – c’è forse la scintilla fuori controllo della poesia. che si ritorce contro il nostro corpo: schiaffeggiandoci come vento che gira all’improvviso, come cane che si rivolta contro il suo padrone. parole – schegge impazzite di quel vaso sacro e sputtanato che è il linguaggio che ci è dato. che non siamo noi a creare, ma che forse, piuttosto, ci crea, ci parla addosso come sparasse, senza scrupoli; ci muta mentre si conficca nella nostra pelle. e noi che ci ostiniamo a volerlo ‘usare’ come fosse un utensile, per comunicare… non ci capiremo mai: nemmeno ciascuno se stesso. questa è la fortuna che mi induce a confidare nella poesia: rapida incursione militare della grazia in quella realtà sfigurata e irriconoscibile che ci accoglie per tutta la durata del giorno e della notte.


Nota sulla poesia in morte di Vittorio Arrigoni pubblicata su "Nazione Indiana":
http://www.nazioneindiana.com/2011/04/29/poesia-per-vittorio-arrigoni/

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