Carlo Cuppini

mercoledì 7 settembre 2011

La santa inquisizione degli "amici"


ALLARME LIBERTA’ DI ESPRESSIONE SU FACEBOOK

Viviamo sotto dettatura
Alessandro Bergonzoni

Qualche giorno fa il profilo FB di Adriano Sofri è stato bloccato in modo permanente dallo “staff”, per “violazione delle Condizioni di Facebook”.
Data l'importanza globale che ha e che rivendica – e la relativa responsabilità verso masse enormi di individui in tutto il mondo (non fa scoppiare le rivoluzioni che ci piacciono, più di sanzioni ed embarghi?)– FB dovrebbe essere un mezzo di comunicazione e di informazione reticolare, democratico e libero; dove la la libertà di espressione è garantita in base a regole certe e ragionevoli.
Nella sua bacheca di “personaggio pubblico” A.S. non faceva altro che postare gli articoli già pubblicati a sua firma su "Repubblica" e "Il Foglio". In che modo questo possa costituire una "violazione delle Condizioni", non è dato sapere. La spiegazione fornita dallo “staff” sembra alludere in realtà (in modo piuttosto fumoso) a una questione formale, più che ai contenuti dei post: un'incoerenza nella registrazione del nome, per cui il profilo "non ti rappresenta in modo autentico". In effetti, il profilo non si chiama "Adriano Sofri", ma "Conversazione con Adriano Sofri". Lo staff si sente quindi in pieno diritto di concludere: "Purtroppo non riattiveremo il tuo account per nessun motivo" (corsivo mio).
Se si ritiene che Tal Dei Tali possa “nascondere” la sua vera identità dietro un profilo chiamato “Conversazione con Tal Dei Tali” allo scopo di “concludere affari” o per svolgere altre attività non consentite, si deve essere completamente idioti, o imbecilli, o malintenzionati. O tutte e tre queste cose insieme: un mix che in tutti i regimi dittatoriali caratterizza i sempre bravi e zelanti operatori della censura.
Lo “staff” non si cura di segnalare un’irregolarità formale all’interessato, mettendolo in condizione di sanarla in mezzo minuto; non ha l’elasticità per capire se l’applicazione pedissequa di una norma produca un’aberrazione; non si cura del fatto che un “clic” effettuato da parte loro con estrema disinvoltura comporta delle conseguenze. Nel caso specifico, chiudere per un futile motivo formale una pagina di incontrovertibile interesse giornalistico e culturale (come dimostra la pubblicazione degli stessi post su due dei più autorevoli quotidiani nazionali), seguìta da più di 5000 utenti, costituisce una violenza, un sopruso e una repressione (sua e nostra) assolutamente intollerabile.
Da parte mia, in qualità di utente di FB, sto pensando a come reagire a questa violazione che limita la libertà di espressione di un grande intellettuale italiano (che stia simpatico o meno, non ha alcuna importanza; spenderei le medesime parole per un altro intellettuale per me detestabile che incappasse nella stessa sorte); e che, personalmente, mi priva di un importante arricchimento quotidiano. Delle due l'una: o mi levo di torno immediatamente (così su FB galleggeranno 500 milioni di "amici" meno 1) o resto ancora un po' su questa ambigua piattaforma per denunciare il volto oscuro del suo – immenso, subdolo e indorato – potere; sperando in questo modo di potermi onorare a mia volta di un’espulsione dal Regime Perfetto dove si può dire soltanto "mi piace" (sogno sublime di ogni dittatura).
Non ho ancora deciso. Di certo la mia coscienza non può tollerare oltre un’acquiescente adesione a un sistema caratterizzato da comportamenti propri dell’inquisizione spagnola.

Carlo Cuppini
http://militanzadelfiore.blogspot.com

P.S.
Invito gli utenti di FB a esprimere solidarietà a Adriano Sofri e a manifestare il proprio disappunto per questo uso improprio, violento e intollerabile della limitazione della libertà.

P.P.S.
Anche il nome del mio profilo non mi “rappresenta in modo autentico”: certo, “Militanza del fiore” è il nome del mio blog personale, dal quale si può evincere facilmente la mia identità reale; ma lo “staff” di FB non smarrisce la sua solerzia castigatrice dietro queste sottigliezze. Quindi, fatevi sotto delatori! (Dato che per bloccare una pagina è necessario che qualcuno la “segnali” – anche questo è spiegato dallo “staff” nella nota inviata ad A.S.).

P.P.P.S.
Ma davvero qualcuno ritiene che il proprio profilo FB lo “rappresenti in modo autentico”? Mio Dio! Propongo una rivolta delle identità irriducibili: che ognuno modifichi il nome del proprio profilo con formule come “Domani Piove” o “Le Donne Non Si Picchiano Neanche Coi Fiori” o simili... FB non può “rappresentare in modo autentico” proprio nessuno.

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