Carlo Cuppini

giovedì 15 dicembre 2011

Follia di razza

Sulla "follia" della tragedia di Firenze ho sentito due analisi interessanti, solo apparentemente opposte.
Primo. Adriano Sofri, su Repubblica del 14/12. Accomunando l'assassino pistoiese a Breivik, sostiene che la dichiarazione di "pazzia" del norvegese rivela una patente ovvietà: in che senso dovrebbe essere "normale" uno che si arma come Rambo e va in giro ad ammazzare persone? Lo stesso vale per l'italiano. Dunque, certo si tratta di due folli. Ma se questa constatazione diventa un'esimente, utile a sollevare la giustizia dalla responsabilità di fare giustizia, allora non ci siamo.
Secondo. Psicoradio, trasmissione gestita da persone con problematiche psichiche su Radio Città del Capo, il 15/12. Uno speaker si dichiara offeso per la definizione di questi assassini come "folli". Cito a memoria le sue parole: "Quelli non sono folli. Ci si dimentica che i folli esistono davvero. Noi, qui, siamo pazzi, matti, folli, psicopatici. Ma non per questo andiamo in giro ad ammazzare la gente".
Se queste persone hanno fatto ciò che hanno fatto, certamente avevano dei problemi psichici; ma ci si dimentica di aggiungere che ben più significativo è il fatto che se hanno fatto ciò che hanno fatto è perché avevano delle idee.
A ben guardare "folle" è una parola senza alcun significato, se non quello di "diverso": serve solo a esorcizzare e ad allontanare. Se certe cose le fanno i "folli", io, che ovviamente sono normale – anzi normalissimo –, certo non le farò mai; e quindi non ho niente da mettere in discussione di ciò che sono, che penso, che sostengo e che faccio.
Così nessuno ha colpa. Neanche l'autore del gesto. (Va be', pazienza. Se questo è il prezzo perché anche nessun altro abbia colpa, vale la pena). Neanche un Ministro della Repubblica che inciti a prendere i fucili, ad affondare le bagnarole dei migranti, a gettarli in mare, a castrarli. Neanche chi, legiferando, fa della clandestinità un reato penale. Neanche chi consente che vengano detenuti in luoghi oscuri, inaccessibili a ogni genere di controllo, per mesi e mesi, senza che abbiano commesso alcun reato.

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