La realtà è immemorabile, registriamo notizie da un territorio irriconoscibile, i dispacci non sono archiviabili, fanno la muta tra le nostre mani. Il nostro sudore è una forma di realismo instabile, ogni pretesa documentazione del reale è falsa. Il realismo della creazione contro il realismo della comunicazione. Facciamo resoconti con un linguaggio che si autodisgrega, per scortecciarsi di dosso l'ideologia dominante – linguaggio che non ha espulso dall'orizzonte l'enigma concreto della morte. E i nostri resoconti, esternati, continuano a crescere, a camminarci accanto, come folla di ombre che ci scorta verso destinazione.
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