Carlo Cuppini

martedì 28 febbraio 2012

Tourism

Dice "Costa" che infatti
questa gita per poco 
non ci costa la vita


Dice "Allegra" che infatti
manca poco che qua 
non si muore dal ridere

lunedì 27 febbraio 2012

Militanza del fiore - Recensione di Barbara Mapelli su "Pedagogika"

Pubblicata su "Pedagogika rivista di educazione, formazione, cultura", XVI, 1 
Clicca sulle pagine per ingrandire.
Oppure si può leggere anche qui: www.universitadelledonne.it/cuppini.htm




domenica 26 febbraio 2012

Gli uomini impazziti e i gatti

Solo gli uomini impazziti e i gatti
in amore
si cavano gli occhi 
tra compagni di specie
intenzionalmente.
Oggi 
soprattutto a Kabul.

sabato 25 febbraio 2012

I nostri piedi

I nuovi padroni ci hanno tagliato i piedi
per distinguere gli schiavi dai coloni
hanno costruito città di vetro
palazzi d'acciaio che spaccano il cielo
hanno automobili che volano.


A volte andiamo a guardarli nel museo
passiamo ore davanti alle teche
dove sono conservati intatti
con le stringhe allacciate
i nostri piedi.

venerdì 24 febbraio 2012

Una scultura di Luise Bourgeois


come un tronco scannato
il mare l’ha sputato sulla riva
da una distanza trepida
i bambini lo guardano sussultare

è il pesce-due-palmi
sulla coda e sul capo ha una mano
da qualche parte ci sarà anche una bocca
un occhio le branchie – non si sa

agonizza sulla sabbia bollente
con una mano si afferra allo spazio
con l’altra stringe forte il tempo
i pugni serrati vibrano insieme

l’uomo col bastone si fa 
largo tra i bambini
colpisce la cosa sul fianco
nel sussulto finale il ventre si apre:

Lettera al Ministro Severino - Operazione trasparenza

Gentile Paola Severino
Ministro della Giustizia del Governo Italiano,

L'"operazione trasparenza" sui redditi dei ministri ci ha permesso di sapere che lei guadagna 7 milioni di euro all'anno, più della metà dei quali finiscono nelle casse dello stato. Diciamo che il suo reddito mensile al netto delle tasse si aggira intorno ai 250 mila euro. Prima ancora che fossero resi pubblici i dati lei ha insistito sul fatto che non c'è niente di male nel guadagnare moltissimo, purché si paghino le tasse; ha fatto capire che sarebbe opportuno abituarsi all'idea che guadagnare moltissimo può dipendere dal fatto di essere bravissimo, e non disonestissimo; ha detto che con le tasse che lei paga ci si potrebbe costruire un ospedale.

Dunque, alla base della sua concezione del diritto individuale alla ricchezza sembra esserci il criterio meritocratico, peraltro rivendicato come obiettivo strategico dal Governo di cui fa parte. Prima di esporre le mie obiezioni, mi lasci dire che, rispetto al criterio "manigoldocratico" precedentemente in vigore, questo è già un bel passo in avanti, in senso assoluto.

Dunque partiamo da questo postulato: se uno è bravissimo e lavora moltissimo ha il diritto di guadagnare moltissimo. Proviamo a entrare nel merito di questa idea della meritocrazia aiutandoci con una storiella.

Siamo una classe di 10 studenti, e non ci preoccupiamo dei soldi: ci interessano i voti.
Se uno di noi è un genio si merita senz'altro un 10. Se uno è bravissimo prenderà un 9. Se uno è molto bravo forse avrà un 8, e così via. Ecco la meritocrazia allo stato puro.
Ma ipotizziamo che un giorno il Ministro dell'Istruzione decida che in ogni classe possono essere distribuiti al massimo 50 voti, non uno di più. Che succederà?
Il genietto continuerà ad aspettarsi legittimamente il suo 10. E se i geni fossero due, resterebbero solo 30 voti da distribuire tra gli altri 8 studenti. I quali, matematicamente, avranno una media di 3,5. Ma vediamo meglio: ci sarà probabilmente uno studente bravissimo, che avrà il suo 9, e non mancheranno almeno due bravi che prenderanno due 8. Resteranno dunque 5 voti per gli altri 5 studenti, ciascuno dei quali prenderà un bell'1.
Peccato per loro, dirà il meritocratico che inizia a spartire le risorse dall'alto verso il basso "fino a esaurimento scorte". Ma è probabile che questi 5 studenti si deprimeranno non poco, dato che il proprio voto non ha alcuna corrispondenza con l'effettivo grado di preparazione e che, soprattutto, ogni sforzo teso a migliorare le proprie prestazioni scolastiche è destinato ad arenarsi di fronte a quell'insormontabile 1. E' assai probabile che questi 5 inizino a maturare un certo odio, non solo verso i compagni più fortunati, ma anche verso il Ministro che ha posto l'assurda limitazione e verso il Preside che non ha trovato un'adeguata soluzione, ma si è limitato ad applicare - senza sforzo di intelligenza - la circolare.
Un Preside scaltro e intenzionato a ridurre le tensioni all'interno della classe, d'altra parte, sarà capace, con qualche forzatura, di rivedere un po' la distribuzione dei voti, magari imponendo una "patrimoniale", per fare in modo che chi prima era condannato all'1 adesso possa avere 1 e mezzo. Si aspetterà questo Preside, che data l'avvenuta rassegnazione all'1, i 5 studenti sfortunati si sentiranno improvvisamente molto grati e fortunati per quel mezzo voto "elargito". E quindi gli animi si distenderanno e nella classe tornerà a prevalere la concordia. Ma si tratterà sempre di una patente ingiustizia, dato che tra quei cinque 1 e mezzo c'era di certo chi si sarebbe meritato un 7, chi un 6, chi  un 5... e forse il misero 1 e mezzo non se lo sarebbe meritato proprio nessuno, visto che in realtà nessuno in questa classe è a tal punto somaro.

Cosa avrei fatto io, se fossi stato il Preside? Avrei escogitato una modifica del criterio di assegnazione dei voti, rispettando sia il diritto del più bravo ad ottenere il massimo, sia quello di tutti gli altri di avere un voto corrispondente al livello effettivo di preparazione. Avrei dunque abbassato la scala di giudizio da 10 a 5, in modo che, almeno potenzialmente, tutti i 10 alunni di ogni classe avrebbero potuto avere il massimo dei voti. Come Preside avrei posto al di sopra di ogni altra istanza la possibilità, anche solo teorica, che ogni alunno della mia scuola possa migliorare fino a raggiungere l'eccellenza.

Questa è un'altra idea di meritocrazia, ma si badi, non è un'idea diversa dalla meritocrazia. Anzi, il 'mio', Preside potrebbe scrivere al Ministro che chiede lumi sull'imprevista iniziativa: "Io difenderò fino alla morte questa idea di meritocrazia, che prevede a priori la possibilità di attuazione dei suoi veri presupposti".
Forse il Preside verrà fucilato per questa sua "eresia"; ma, si sa, a volte la storia è violenta. Sarà però ricordato per sempre come un martire, e nella futura società veramente meritocratica gli verrà dedicata anche una piazza.
Fine della storiella. Torniamo a noi.

Il Ministro è il principio di realtà: la ricchezza è limitata. "50 voti" da spartirsi tra tutti, non uno di più. E questo è vero sia nei tempi di grassa che in quelli di magra. Il Preside invece è il Governo, che è tenuto in qualche modo a fare fronte a questa condizione di limitatezza.

[Nota a margine: non solo la ricchezza è limitata, ma deve esserlo. Se così non fosse, se tutti i bravi scolari potessero avere 10 o anche solo 8, se a parità di merito i redditi si livellassero agli standard più alti (ai suoi 7 milioni insomma, signora Severino), il mondo finirebbe domani. Se oggi tutti i cinesi avessero l'automobile, come sarebbe loro diritto, perché no?, il mondo finirebbe domani. Se tutti gli italiani potessero comprarsi un suv o uno yacht, l'Italia finirebbe domani.]

Dunque, tornando a noi, Ministro Severino, la sua idea di meritocrazia (che contempla che qualcuno possa prendere 10 quando il montevoti è 50) implica quella dell'iniquità. Non può prescinderne. E la disparità, se non è basata razionalmente sul merito, non può che fondarsi su uno di questi due elementi:

- il caso: come nascere in una famiglia facoltosa che abbia il potere di aprire alla propria prole le corsie preferenziali che conducono dritto dritto alla possibilità della ricchezza smodata (o, su più larga scala, come è nascere in Italia, in Europa, piuttosto che in Uganda o a Gaza...)

- la violenza: cioè la capacità di formare o condizionare le leggi e le articolazioni dello stato, contro l'interesse della maggioranza e per il beneficio di alcuni circoli minoritari (le cosiddette lobbies, economiche, politiche, ecclesiastiche, finanziarie, commerciali, professionali).

Da qui sarebbe facile arrivare alla conclusione che la vostra idea di demo-meritocrazia calcolata dall'alto finché ci sono risorse (e poi... spartizione degli "1" tra tutti quelli che restano) è oggettivamente errata, dato che i suoi stessi meccanismi costitutivi (che giustificano e difendono la possibilità della ricchezza smodata) negano la possibilità dell'attuazione dei presupposti essenziali (guadagno commisurato al merito).
Se così fosse, si dovrebbe arrivare a un'ulteriore conclusione: che il sistema è fondato su un paradosso malevolo, e che se persiste è soltanto grazie alla monopolizzazione della violenza pubblica da parte di un gruppo minoritario di persone che badano ai propri "10". Si entra qui in un terreno estremamente pericoloso, perché nessuno di noi ha voglia di sentirsi in guerra con lo Stato. Gli ultimi decenni del secolo scorso hanno fatto passare a tutti la voglia di spingersi oltre questo limite del ragionamento. Le assicuro che a nessuno verrebbe questa voglia, neanche se risultasse palese e indubitabile che lo Stato sta facendo la guerra contro i 'suoi' cittadini.

Perciò, Ministro Severino, butterò nel cesso tutto questo esercizio di dialettica socratica – per non rischiare di affogare nella frustrazione – e nella pausa pranzo mi svagherò con i giochini del cellulare.
Ma prima le voglio rivolgere due domande delle quali mi piacerebbe sinceramente, umanamente, conoscere la risposta:

1) Come si pone, lei, davanti al fatto che io (e moltissimi come me) so già in partenza che nel corso della mia vita potrò guadagnare – in tutto – meno di quello che lei guadagna in 3 mesi?

2) Che genere di pensieri le passano per la testa quando prende una multa da 38 euro?
Questa cifra è la seimilacinquecentesima parte del suo reddito mensile; è la venticinquesima parte del mio. Le assicuro che una multa di 38 euro ha un forte potere disuassivo su di me. Non crede che, per avere lo stesso potere dissuasivo su di lei, una multa a lei notificata dovrebbe corrispondere a un venticinquesimo del suo reddito mensile, cioè essere pari a 10.000 euro?

Con i più distinti saluti,
Carlo Cuppini - 12.000 euro*


* Reddito dichiarato [operazione trasparenza]

mercoledì 22 febbraio 2012

Annunciazione

E’ questo un tempo di messaggeri senza annunciazione, di figure senza linea verticale e senza  orizzonte. Soltanto commercio e scambio, socialità dove tutto circola, niente si crea e niente si distrugge, rendendo impossibile il sollevarsi o lo sprofondare. Per questo la poesia si vota alla realtà, all’eversione.
Viene l’angelo in soccorso, annunciante, appare. Angelo che è pura annunciazione, senza annuncio. Angelo che è tramite divino, senza divinità. Annunciando, annuncia il reale, nega l’esistenza di Dio. In realtà, si limita a tacere. Ma la donna, questo crede di sentire uscire dalla sua bocca. Angelo appare, e apparendo annuncia l’invisibile. Ne è testimone oculare. Invisibile, non in quanto opposto al visibile (al materiale), ma in quanto opposto all’immaginario.
L’immaginazione è l’inferno, diceva Simone Weil. L’immaginazione è l’olocausto del dialogo, del raffrontarsi, del co-in-volgersi l'uno verso l'altro. L’immaginazione è la parola bonificata da due pilastri della realtà: la realtà dell'altro, la realtà della morte. E' dunque il girare a vuoto del simulacro della realtà. L'immaginazione è il diktat della Controriforma. L'immaginazione è il centro del Capitalismo. E' la premessa necessaria perché possa compiersi la nostra deportazione dal reale.
L’angelo materiale è annunciazione è realtà. Strumento muto di poesia. Tecnica segreta. Discrimine indicibile.

Amerigo Vespucci e il rogo del Corano

Martedì alcuni militari americani in Afghanistan hanno bruciato copie del Corano, all'interno della loro base. Dichiaro la mia totale condanna per questo atto ed esprimo la solidarietà e rabbia ai miei amici musulmani. Chiunque conosca  anche solo vagamente l'Islam sa cosa rappresenti il Corano per i fedeli di questa grande religione del rispetto e della luce. E' un fatto ancora più grave - se possibile - di quello in cui si sono prodotti altri soldati americani qualche giorno fa: pisciare sui cadaveri di gente appena ammazzata.
Oggi è il cinquecentenario della morte di Amerigo Vespucci. Io oggi non sono amico degli Stati Uniti d'America.

On tuesday U.S. military in Afghanistan burned copies of the Koran. I declare my total condemnation of this act and express my solidarity and my anger to my Muslim friends. Anyone even vaguely familiar with Islam knows what is in the Koran to the faithful of this great religion. It 'a much more serious offense - if possible - of pissing on corpses in which other American soldiers occurred a few days ago.
Today is the fifth centenary of the death of Amerigo Vespucci. Today I'm not friend of the United States of America.

giovedì 9 febbraio 2012

Firenze # 2 (Piazza Duomo)


guarda qua guarda là,
fai la foto al baccalà,
sì, c’è anche quello sulla facciata,
tra statue di santi, ritratti di salme,
di salmoni & tonni & bestie varie

ci hanno infilato di tutto, è un supermarket,
ed è tutto (quasi) nuovo, rifatto
poco più di cent'anni fa – come il suddetto baccalà
che alla livornese è prima cotto e poi rifatto 
in padella con l’aglio e il pomodoro

ma dietro c’è Ghiberti, e a destra Giotto -
e ogni volta mi chiedo chi diavolo sia
quel vecchio barbuto della penultima formella
nel lato sud del campanile che,
spiegate le ali, spicca il volo

Firenze # 1 (via Tornabuoni)


si inciampa ripetutamente nel selciato
anche più volte di seguito con lo stesso piede
accade tanto spesso da non riuscire a cadere
e quando finalmente batti il cranio
sul basamento della colonna romana 
con su innalzata una rossa Giustizia
ti compare alle spalle il dio Cavalli
t’offre un martini con l’oliva

Carteggio con Tojo Perron su realismo, avanguardia, montaggio

Intorno al suo testo "gentile cliente ovvero da dove è partita la crisi nel 2007"
Riporto dal suo blog http://ilmattatojon5.blogspot.com, che invito a frequentare





Blogger carlocuppini@gmail.com ha detto...
ribadisco: mi piace molto questa mania di mettere in forma esatta e geometrica e cadenzata materiale eterogeneo, discorsi avulsi, irrelati e infiniti, parcellizzare il realismo facendone mosaico visivo, disattivato nel suo logos (dimostratosi peraltro folle e inutile, come già ai tempi del primo dadaismo), ma anche volontaristicamente confutato e scassato logicamente all'interno del suo stesso logos (non è più tempo di ingenui dadaismi). sei pazzo, se posso permettermi: per questo la poesia e il mondo hanno bisogno di te. dacci sotto!
02 febbraio 2012 17:59
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Blogger tojo ha detto...
ti ringrazio, davvero. è l'unico realismo che sento praticabile quello smembrato e rivoltato contro se stesso o, meglio, quello che utilizza, smembrandolo, il discorso del potere per gettarlo contro il potere stesso. non che mi faccia illusioni di una qualche utilità, di un qualche risultato. ma.
grazie ancora
03 febbraio 2012 22:57
Blogger carlocuppini@gmail.com ha detto...
"L'avanguardia è stata l'unico realismo del Novecento" E. Sanguineti. E noi che faremo (che facciamo) nel Duemila? Mica ci rimetteremo a raccontare storielle di amori tormentati da leggere coi piedi vicino al camino!
03 febbraio 2012 23:59
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Blogger tojo ha detto...
non io..mica me la posso permettere una casa col camino :)
(ma il mio scoglio è la possibilità di superare -che odioso termine hegeliano- il montaggio..per quanto ami questa tecnica, questo insieme di tecniche, vorrei provare dell'altro..ma non ora)
04 febbraio 2012 00:15
Blogger carlocuppini@gmail.com ha detto...
il superamento del montaggio... problema cruciale, esiziale. è forse il più importante lascito del 900 (vedi sempre librettino intervista di E.S. "sanguineti/900", tra le molte altre cose). le arti figurative sono molto più avanti e meno compromesse con la coazione all'imbecillità (anche se assai più compromesse con i salotti dei miliardari) e potrebbero dare spunti interessanti, dal post-informale in poi. scuola romana, arte povera, transavanguardia e sparse aporie contemporanee. forse è impossibile prescindere dal montaggio, dato che la sintassi stessa, in quanto tale, è montaggio, così come ogni articolazione all'interno di ogni genere di linguaggio. non esiste continuum di senso-logos, a quanto pare (per fortuna). tutto sta nel come si vuole intendere (e armeggiare con) questo "dis-continuum", come e cosa cercare di rintracciare in esso, come perché e per quanto tempo continuare ad agitarsi in esso, a che pro. credo che nel dare risposte diverse a queste domande - diverse perché rispondenti all'oggi - si profilino strade "spontaneamente" nuove. a tutto questo però andrebbe aggiunto anche un pizzico di "L'angelo necessario" di Cacciari, secondo me, perché il tutto non rischi di risultare troppo "limpido". e molte altre cose ancora. dal neoplatonismo fiorentino del 2-3-400 (perché la grande vittoria del sistema capitalistic-controriformato è avere rimosso il problema/culto della morte, sostituendolo dalla narrazione della morte) al vecchio Adorno del "dopo aushwitz non è più possibile un'arte serena" (e oggi che aushwitz è ovunque?)

Blogger tojo ha detto...
"Tutti i gruppi di artisti sono finiti in banca, cavalcando differenti comete." scriveva Tzara. E Sanguineti analizza bene le due facce della medaglia: il mercato e il museo. Per questo la ricerca della novità ad ogni costo (che non è mai la novità per la novità, per carità!) è una questione che cerco di togliere dai miei orizzonti, ma puntualmente si ripresenta. Una sorta di timore reverenziale verso l'Altro, qualcosa del genere. E mi rinfranca spesso quello che noti del linguaggio, che è costitutivamente, necessariamente, montaggio: che noi abbiamo dei materiali con i quali ci scontriamo e che con-poniamo. né generato né creato è il verso: è con-posto. Non generato: non è un parto o, per lo meno, io come maschio non ho alcun diritto di reputarlo tale. Non creato: non sorto dal nulla, ché per creare occorre annichilire l'Altro (non parlo di "creare concetti", quella è tutt'altra storia..).
Comporre affastellare frammentare (hysteron proteron) ancòra e àncora, di nuovo in nuovo..
Proprio oggi che Auschwitz è ovunque, smontare e disarticolare e ritorcere i discorsi del potere, i suoi ingranaggi, i vari segmenti di cui si compone..a questo può servire, anche se siamo noi gli ingranaggi, anche se "non si sfugge alla macchina". E' anche questa consapevolezza che ci impedisce di essere ingenui (e non sai quanto invece lo sia, ingenuo).
(non parlo di angeli. per ignoranza e pure perché la parola rientra tra i miei tabù, ma ti chiedo: parlane).