Carlo Cuppini

mercoledì 4 settembre 2013

Fiori del deserto


Inutile respirare, se poi prelevano dall’aria impalpabile i nostri stati di grazia, e non ci puoi fare niente, e li inscatolano nelle fabbriche seminterrate di periferia, che tu non puoi vedere, e poi vendono le confezioni per trarne profitto e per mandare i loro figli alle scuole private. Noi veniamo ogni mattina in questo scampolo di deserto, e guardiamo le folle che si accalcano davanti all’entrata della base nella speranza che si liberi un posto per partire. Tre o quattro riescono sempre ad entrare. Ma sono centinaia i richiedenti ogni giorno, così inevitabilmente scoppiano battibecchi e risse. Dopo un’oretta si vede il razzo che sale, prima lento poi rapidissimo. Noi guardiamo la scia luminosa che attraversa il cielo e sparisce oltre i confini della galassia. Poi guardiamo la terra bruciata ai nostri piedi, e a volte notiamo un piccolo fiore del deserto scampato al calpestio. Le folle se ne vanno, compiendo all’incontrario la stessa processione che li ha condotti fino alla base qualche ora prima. Molti torneranno l’indomani. Altri tre o quattro verranno fatti partire, se si saranno liberati dei posti. Tanta gente se ne vorrebbe andare da qui, anche se nessuno può dire con certezza che la nuova vita sarà migliore della vecchia. Là ci sarà lavoro, probabilmente. E se fosse un lavoro da schiavi? Ma per molti l’importante è partire. Per quello che riguarda noi, ci piace venire qui la mattina presto, prima dell’alba, quando è ancora buio, e l'aria e fredda, e vedere che alcuni sono già arrivati durante la notte e si sono accampati, e osservare il cielo nero che inizia a rischiarare all’orizzonte, e poi le frotte che arrivano e ricostituiscono la solita lunga fila silenziosa, che presto diventa un assembramento caotico colpito dal sole. Aspettiamo che il razzo sia partito, che la gente si disperda, che la polvere si abbassi, e osserviamo il luogo ritornato vuoto, pulito, riposato. Respiriamo per un po’ l’aria elettrica, e alla fine rincasiamo, per dedicarci alle nostre faccende quotidiane. Le cose vanno avanti in questo modo, attraverso le stagioni e gli anni. Siamo soddisfatti della nostra vita. Ogni frammento del creato è pieno di meraviglia, e di polvere che si solleva e si riabbassa. Soltanto ci dispiace di dovere per forza respirare, a volte, quando ci pensiamo, per il motivo che dicevo prima.