Carlo Cuppini

lunedì 16 novembre 2020

700 firme contro la mascherina al banco

In questi giorni ho ricevuto moltissime adesioni all’appello contro la mascherina al banco, oltre 700, e ho passato diverse ore del fine settimana a ricopiare le firme sotto la lettera. Avrei voluto scrivere una riga di conferma e di ringraziamento a tutti, soprattutto a chi ha lasciato nella email anche pensieri e testimonianze, a volte struggenti; ma dopo le prime 150 ho preso atto che l’impresa era superiore alle mie forze e al mio tempo. Vi ringrazio tutti qui. Questa sera stessa invierò la lettera ai destinatari e agli organi di stampa sperando che l’appello possa avere ascolto e visibilità. Mi impegno a scrivere una email collettiva, a tutti i 700 firmatari, prossimamente, per raccontare se ci saranno riscontri e sviluppi.

Nel frattempo, per molti la battaglia cruciale è cambiata: non è più contro la mascherina al banco, ma perché i bambini a quel banco ci possano stare, dove i governatori hanno ordinato la chiusura totale, oltre a quelle parziali disposte dal governo. In una situazione tanto più discriminante, in cui mezza Italia è senza scuola, e l’altra mezza si trova con una scuola per molti aspetti snaturata e snaturante - e davvero non so se possiamo definirci una comunità nazionale - sembra che a niente valgano gli appelli drammatici del più grande pedagogista italiano, Daniele Novara, per una scuola sempre aperta e coraggiosamente umana. E dobbiamo assistere perfino all’assurdo che, mentre si va verso sempre più estese chiusure (che, temo, potrebbero preludere alla serrata generale), il coordinatore del CTS Agostino Miozzo rilascia questa dichiarazione alla stampa: 

“Molti politici hanno scelto di sacrificare la scuola come segnale di efficiente reazione in risposta all’emergenza (…). I giovani che partecipano alla movida sono qualche migliaio in tutta Italia. Chiediamoci anche quanti sono i giovani che da settimane o mesi non escono più di casa, rifugiati nel buio della loro stanza davanti ad uno schermo di pc per ore ed ore, vittime di quella ormai famosa ‘sindrome della capanna’ che genera paure, ansie, insonnie e tante altre patologie della mente. Fra qualche tempo, ad emergenza Covid superata, vedremo i disastri provocati. Oltre al tentativo di reclutamento da parte della criminalità organizzata di bambini sotto i 14 anni che per settimane non frequentano la scuola.”


Dunque, chi decide? Chi deve consigliare? Conte, Azzolina, Locatelli, Miozzo vogliono tenere le scuole aperte: e vediamo le scuole che chiudono. Chi è allora che gestisce questa emergenza? Chi comanda in Italia? Speranza, Franceschini, Ricciardi? Chi determina il destino dei nostri figli? Forse qualcuno ha creato un mostro di cui ha perso il controllo - un mostro che divora i bambini?

Venerdì 20 novembre è la Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia. Sarebbe bellissimo se dalla società, da tutti noi, venissero segnali forti, dimostrativi, creativi, di rispetto, di preoccupazione e di cura verso i più piccoli: una presa di posizione etica incrollabile a favore dei bambini, degli adolescenti e dei giovani, come inderogabili sono i nostri doveri nei loro confronti. Inventiamo forme di rivendicazione, protesta e proposta: lenzuoli disegnati, cartelli alle finestre, flash mob all’uscita di scuola, passeggiate politiche, lettere, coreografie a un metro di distanza (è attività motoria: è consentito), agit prop. 

Abbiamo cuore e cervello. Facciamoli funzionare in un virtuoso, umanistico accordo. E venerdì dedichiamo il loro pulsare e accendersi ai bambini e agli adolescenti.

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