Carlo Cuppini

mercoledì 12 maggio 2021

C'è vita (prima della morte)

Forse il più bel libro sul covid è “Gli autonauti della cosmostrada” di Julio Cortazar e Carol Dunlop, scritto e pubblicato 40 anni fa. 
È la cronaca di un viaggio realmente compiuto dal grande scrittore argentino e dalla moglie canadese. È anche una dichiarazione di amore, tra compagni di vita, e alla vita stessa. Ed è un esperimento per dimostrare che ci può essere vita, prima della morte.

Il famoso scrittore già in là con gli anni e la fotografa poco più che trentenne si erano conosciuti quattro anni prima. Si erano da poco sposati e poi avevano scoperto che erano entrambi malati terminali. A lei restavano pochi mesi di vita. A lui un paio d’anni.

Appresa la tragica verità, i due decidono di spendere il tempo che gli resta insieme facendo un viaggio. Non un viaggio qualunque. Non il più bello e più desiderabile dei viaggi: ma certamente il più incredibile e inimitabile. Il viaggio che nessuno potrebbe mai sognarsi di fare. O forse che nessuno potrebbe voler fare. Il viaggio per sfidare la morte. Per accettarla. Il viaggio della vita. Il viaggio per dirsi addio, senza bisogno di dirsi ti amo. Il viaggio assoluto: un viaggio nei parcheggi disseminati lungo l’autostrada tra Parigi e Marsiglia.

Partono, loro due e Fafner, il pulimino-drago-camper, umanizzato come un animale domestico e leggendario.

Ci volevano 10 ore per percorrere quel tragitto. Julio e Carol intendevano metterci 33 giorni: fermandosi in tutte le 65 aree di sosta. Belle o brutte che fossero, senza barare, al ritmo di due al giorno: una in cui soffermarsi per qualche ora, una in cui pernottare.

Non si trattava di lussuosi autogrill traboccanti di panini e turisti: erano spiazzi di asfalto accanto a un’autostrada rumorosa e trafficata, a volte ricavati a ridosso di un bosco, che iniziava al di là di un reticolato, a volte caratterizzati solo da un marginale squallore. Raramente, dotati di un ristorante, o altri servizi.

Così fecero. E il libro è il racconto per parole semplici e più semplici immagini di quel viaggio, di quelle soste, di quei loro ultimi giorni insieme. Non c’è una sola parola triste, non un pensiero buio. Non c’è l’avvicinarsi della morte. 
Chi non conosce i retroscena, penserà: che grulli, questi due matti, che hanno perso in questo modo assurdo un mese intero della loro vita, quando sarebbero potuti andare chissà dove!

Questo è il modo in cui Julio Cortazar e Carol Dunlop – innamorati e consapevoli di doversi separare dall’amore della loro vita da poco trovato e dalla vita stessa – decisero di passare i loro ultimi giorni.

Grazie al loro libro noi possiamo affermare con certezza che c’è vita prima della morte: c’è vita in ogni area di sosta.

Ogni istante che ci è dato è una di quelle aree di sosta: dove possiamo piangere, amare, trattenerci l’uno con l’altro, fare foto, osservare la vita degli insetti, scrutare la luce tra gli alberi di un bosco, interagire con strani umani distratti che compaiono e scompaiono, prendere appunti, cucinare, annoiarci, sparare cazzate, volerci bene, prenderci cura di un niente che accade o non accade. 

Altrimenti l’intero tragitto sarà una impaziente sospensione in attesa di raggiungere il traguardo. Che di sicuro ci raggiungerà troppo presto. Anche se ci saremo trattenuti dal vivere nella speranza di allontanarlo il più possibile.




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