Carlo Cuppini

martedì 17 novembre 2009

44 - per un dio per un uomo

"...
che bello che hai ricordato Giovanni nel tuo ultimo post! Me lo ricordo bene Giovanni, guardava sempre il tramonto attraverso le sbarre della finestrella della biblioteca del Dozza. Io ero in depressione quasi adolescenziale e mi ricordo che ogni volta che tornavo a casa dal carcere scrivevo su un quadernone a quadretti di quanto fossi sciocca: Giovanni, seppure attraverso le sbarre, guardava il tramonto e gli piaceva! E poi una volta gli ho portato il racconto "Il cavaliere del secchio" di Kafka. Io me lo ricordo così Giovanni: un cavaliere che vola in alto! e che bello ora saperlo libero chissà dove.

A presto
Anna"

Quello che conta, ora, non è tanto la storia di Giovanni, che ho raccontato ieri: quello che conta adesso é che tutti quelli che conoscono Anna, ma anche chi non la conosce e ne sente parlare solo ora, come chi non ne saprà mai niente ma forse percepirà la specifica vibrazione della sua esistenza, senza neanche saperlo, attraverso la speciale telepatia che esiste a volte tra gli umani; è importante, dico, che tutti noi ora ci concentriamo sulle potenze cosmiche, che ci appelliamo alle energie positive che pervadono invisibilmente il mondo, perché subito si radunino intorno alla persona di Anna, e si tengano pronte a soffiare la loro benedizione sul suo ventre, non appena questo si aprirà. Perchè tra dieci giorni Anna darà alla luce un bambino. E' un bel modo di dire, questo, "dare alla luce". Anche "mettere al mondo" mi piace, ma preferisco il primo. Perchè quell'atto è certamente un dare: dare la vita al bambino, dare il bambino alla luce, dare al mondo, a noi tutti, una nuova creatura: un dio puro e sconfinato che discende tra noi, si fa carne, si incarna per diventare uomo. E lo sguardo confuso e infinito di un dio divenerà pian piano, sotto i nostri occhi, lo sguardo preciso e fragile di un uomo. E' una festa per tutti; è la festa di lui che nasce; è la festa di tutti quelli che stanno per nascenre; è la festa di tutte coloro che stanno per partorire. E' la nostra festa, fratelli umani, compagni animali, viventi tutti. Per questo il mio pensiero va ad Anna, proprio mentre il pensiero di lei scivola sul mio e va a Giovanni. E Giovanni che scappa, giustamente, dal carcere, sarà l'immagine che dedichero' alla venuta della giovane creatura, di tutte le giovani creature: che nel venire alla luce ci insegnino ancora qualcosa della luce; che nel superare la soglia della non esistenza e nel liberarsi dalla simbiosi con il corpo materno, per scoprire di avere -e amare- una madre, ci insegnino qualcosa della spavalda, dorata e divina libertà, e qualcosa dello splendente, ammutolente e commovente amore: verso i quali tutti abbiamo preso un impegno molto importante, quando è stato il nostro turno.

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