Carlo Cuppini

sabato 21 novembre 2009

48 - bisogna immaginarsi il cane

"Ti mando una cosa che mi è venuta in mente leggendo la tua militanza del fiore. Una piccola cosa, scritta da Scabia.
E’ un piccolo racconto di campagna estiva, fra Scabia e un cane lupo. Quest'ultimo abbaia, dietro il suo cancello, Scabia cerca di calmarlo. Prima parla, a bassa voce, poi fa finta di prendere qualcosa e lanciargliela, e il cane sta al gioco, anzi, prende il gioco in bocca: afferra un ramo e lo mostra allo spettatore camminante.
Passa un po' di tempo, così, in questo gioco di lanci giocosi e finti, nei salti che i cani fanno. Bisogna immaginarsi il cane, dietro il cancello, prima rabbioso per l'intrusione e poi forse felice, che salta in tondo in cerca del bastone (finto) che lo spettatore gli lancia. Sono sguardi e giochi, non cose.
Scabia allora scrive: "Ecco la forma primaria del gioco, della danza, del teatro e della poesia: un tornar su se stessi ballando e prendendo slanci per brevi voli avendo in bocca qualcosa che è un ramo significa qualcos'altro, in compagnia di qualcuno che prende parte al gioco".
Non so bene perché: ma la tua militanza del fiore mi ha ricordato questa lettura, e te la volevo mandare.
Buone care cose, e buoni giochi,
Matteo"

Nessun commento:

Posta un commento