Carlo Cuppini

giovedì 26 novembre 2009

53 - vittoria o morte

Da un po' di tempo si parla di Risorgimento, con o senza polemiche, in vista del centocinquantenario dell'unificazione dell'Italia che cade nel 2011. Si ascoltano più frequentemente le polemiche, per la verità, e gli appelli al revisionismo. Montalbàn, alla presentazione di un suo libro, si chiedeva perché noi italiani percepiamo i personaggi del Risorgimento come figure polverose e non come eroi rivoluzionari e attuali, tipo Zapata o Pancho Villa in Sud America. Non so.
Darò il mio contributo alla riflessione sul Risorgimento. Questo documento me lo ha mostrato mio nonno qualche anno fa. E' un po' ingiallito perché ha centotrentanni. In calce compare la data di stampa: cento anni e ventuno giorni dopo io sono nato. Di questo documento esistono due copie: una ce l'ha ancora mio nonno, l'altra l'ha affidata a me. Il testo è stato scritto da un mio antenato bolognese. Lo stile è fluviale e sgangherato: non era un intellettuale né un soldato, ma un piccolo commerciante che si è battuto per le strade della sua città, per liberarla dalle forze di occupazione.
Invito chi non avesse voglia di leggere tutto il testo a dare un'occhiata alle ultime righe. A partire da: "Dunque, fratelli..."

 

1 commento:

  1. commovente... davvero. Ora il nemico non son gli austriaci, ma siam noi stessi, che perdiamo terreno sul nulla dilagante!!! il nuuuuuulla, ciò di più lontano dalla fantasia, da un avvenire esaltante tanto da sembrare incredibile. Che dire ... "o sogni o sparisci" ^_^

    speriamo che Qualcuno sparisca.

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