Carlo Cuppini

sabato 28 novembre 2009

55 - "ti racconto io una storia questa volta"

Ti racconto io una storia questa volta.
Conosco una persona dal 1986 o forse 1987, quando seppe di essere sieropositivo. La conobbi mentre era in una comunità terapeutica con altre tre ragazze. Loro sono tutte morte nel frattempo. Aveva quella che nel gergo si chiama doppia diagnosi, tossicodipendenza e disturbo di personalità. Non stava bene in comunità e allora, pur avendo ottenuto l'affidamento, preferì rifiutare la pena alternativa e tornare in carcere. Negli anni ha vissuto in comunità, in case famiglia, in carcere; è stato ricoverato più volte in ospedali, in reparti di psichiatria, di malattie infettive e chissà in quanti altri. Negli ultimi anni il suo problema maggiore era l'alcolismo, si innamorava e l'immancabile delusione lo riportava a bere. L'ho rivisto da poco, dopo una permanenza in una comunità fuori Toscana. Mi ha raccontato che si era recentemente ricoverato per un intervento chirurgico e che era stata un'esperienza dolorosissima. Lui, che era vissuto mesi in ospedali e strutture più o meno sanitarie, non era mai stato trattato così male, con timore, paura, non aveva mai sentito lo "stigma" della sieropositività come in questa occasione. La mia prima reazione è stata quella di rabbia nei confronti del personale medico e infermieristico che lo aveva seguito in quest'ultimo ricovero. Poi ho riflettuto che probabilmente nelle occasioni precedenti era così di fuori da non percepirlo lo stigma e che ora, con gli occhi riaperti da una sensibilità normale, si è reso conto di quello che prima comunque accadeva intorno a lui e che non riusciva a leggere.
Ecco cosa intendo quando penso al tuo blog e alla possibilità che aiuti a svicolare dal pensiero dominante, ad aprire gli occhi.
Continuare, lo capisco, è difficile, deve esserci una fine, una data limite, o più verosimilmente prevedere una crescita, e me lo accenni.
Auguri
Massimo

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