Carlo Cuppini

giovedì 31 dicembre 2009

88 - sei poesie per Gaza, 3

Questa donna buttata in terra
aggrappata al tronco di un ulivo secolare
mutilato in tutti i suoi rami
questa donna che ha finito di piangere
perché ha finito il fiato e le lacrime
potrebbe essere la madre di mia madre
che scongiura la sua infanzia rurale
con tutti i fantasmi assiepati nel pagliaio:
non tornare.



I soldati erano dieci
hanno dato al suo uomo la scure
hanno detto: questo ulivo va tagliato
potrebbe servire al terrorista
per nascondere l’arsenale
per lanciare granate granaglie o grandi frittate
oggetti comunque pericolosi
per la gente che difendiamo.
Hanno detto: abbattilo tu vecchio
che sei vecchio e rugoso come l’ulivo
e poi questo è il tuo giardino.
E l’uomo tirava accettate
su ogni istante del proprio passato
su ogni parte del proprio legame
col proprio destino e con gli altri umani.
Soltanto Dio gli poteva guardare
nel catrame del cuore.

La donna ora dice: non te ne andare
albero vecchio mio amato marito
sui tuoi rami dormono i morti
tra le radici aspettano i vivi.
Se crolli tu chi cura il mio domani?
E noi sradicati dove andremo a morire?
I soldati ripresero la scure
ringraziarono l’uomo.
E buttate le cicche nel giardino
continuarono il giro.

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