Carlo Cuppini

venerdì 19 ottobre 2012

bollettino #44: soffione (tollerare)

– soffione, soffocare, per via dei boraciferi, in mezzo al pavimento, del salotto, Felice Baum non si vede, manca sempre agli appuntamenti, che lui stesso ha fissato, mi tolgo la maglietta, mi rotolo per terra, sopra il tappeto, sotto il tappeto, tra i bracci lunghi delle piante, i rami dei rampicanti, la bocche delle carnivore, con l’intestino in subbuglio, l’addome pieno di aria, che dovrebbe stare fuori ed entrare dal naso, ed uscire dalla bocca o dal naso, invece sta tutta dentro, nell’addome, nell’intestino, nello stomaco, e va su e giù per i tubi, non accenna ad uscire, e fuori non ce n’è, fuori è secco, il soffione, ha bruciato ogni molecola, di ossigeno, e continua a bollire, a ribollire, a soffiare, e si soffoca, qui, senza maglietta, la pelle riarsa, rotolando per terra, anche di notte, sotto il tappeto, sopra il tappeto, tra le piante affamate, l’addome pieno d’aria, tutti i respiri lì dentro, dentro la pancia, niente aria di fuori, per respirare, il naso non serve, la bocca non serve, senza aria non si può gridare, Felice Baum non si vede, non si presenta agli appuntamenti, quasi mai, o mai, la sua assenza è un atto d’accusa palese, un chiarissimo atto d’accusa, la sua accusa addita l’impiego, della prima persona singolare, che lui, coi suoi occhi, con tutti i suoi occhi sulla pelle, sparsi nel corpo, anche fuori dal corpo, non sopporta, non può tollerare –

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