Carlo Cuppini

mercoledì 27 maggio 2020

FASE 1: STERMINIO DI MASSA E MUTAZIONE ANTROPOLOGICA

Articolo pubblicato su Gli imperdonabili
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Sono passati due mesi e mezzo dal mio primo post su questo blog sul tema Covid (9 marzo, l'alba del lockdown). Tutto quello che ho scritto a livello di propositi in quel testo resta per me valido. Solo che quell'impegno personale che invocavo ha nel frattempo preso il segno di un impegno antigovernativo: quello che è cambiato è il rapporto mio (in quanto cittadino convintamente democratico), con le autorità politiche, con quelle sanitarie legate al governo, e con i media. Il 9 marzo avevo fiducia in questi soggetti e invitavo a rispettare alla lettera quanto venisse detto loro (lo noti chi volesse imputarmi un'opposizione ideologica e pregiudiziale a questo governo; aggiungo che un governo 5S-Pd, realmente popolare, lo aspettavo da 7 anni). Mi ha sconvolto, ma non mi ha indignato o preoccupato politicamente, la chiusura del Paese. Di lì a poco questa fiducia si è dissolta, perché calpestata: precisamente nel momento in cui ho scoperto di essere un cittadino sospettato, sorvegliato, colpevole fino a prova contraria, messo in condizione di dover giustificare ogni gesto pubblico e privato, compiuto in luogo pubblico o privato, militarmente intimidito; nel momento in cui, soprattutto, ho scoperto che come 60 milioni di italiani ero limitato in ogni aspetto della quotidianità da un misto di divieti ambigui e raccomandazioni orali elevate al rango di norme scritte, nel quadro di un inedito sistema normativo-repressivo basato sul "si deve fare così perché si sa"; un quadro definito a colpi di hashtag, di video virali su whatsapp, di dirette facebook, di invettive di opinionisti e conduttori tv, di appelli alla caccia all'uomo come diversivo di stato fatti da uomini dello stato. Si è iniziata a sanzionare l’infrazione di divieti che il legislatore si era dimenticato di scrivere, o che al limite si potevano intravedere in documenti di natura modulistica (non certo legislativa) emessi dal dipartimento di polizia (l'autocertificazione, della cui esistenza e funzione non si trova traccia in alcun decreto). Mi hanno perso definitivamente quando è stato chiaro che l'indiscriminazione di questo regime repressivo basato su una ragnatela di non-norme diventava una atroce discriminazione per tutte le fasce deboli della società, a partire dall'infanzia, dimenticata, oppure ricordata solo per essere additata come colpevole e quindi esposta allo stigma sociale - in assenza di ogni evidenza scientifica, e del tutto ingiustamente e ingiustificatamente (a posteriori possiamo e dobbiamo dirlo, ora che le evidenze e gli studi scientifici ci sono, in abbondanza). Questo mi ha indignato e indotto alla diffidenza e, di lì a poco, al dissenso. 




In definitiva, in Lombardia, principalmente, avveniva una strage inenarrabile (una strage di stato di cui spero verranno accertate e punite le responsabilità) dentro gli ospedali e le RSA, come anche nelle case private dove sono stati abbandonati i malati fino al momento in cui erano incurabili; e intanto governo, governatori, sindaci e autorità sanitarie indirizzavano tutte le energie e le risorse a perseguire "illeciti inesistenti" (come affermato da un ampio gruppo di magistrati, compreso il Presidente del Tribunale di Aosta Eugenio Gramola), attuando una caccia all'uomo avente per lo più come oggetto anziani che continuavano a passeggiare (per non perdere la mobilità e non cadere in depressione), genitori che portavano i bambini a sgranchirsi le gambe, fare una pedalata e prendere un po' di luce solare, runner solitari nascosti nei boschi. 
Sono state effettuate dalle forze dell'ordine ("interamente e totalmente dedicate al controllo della popolazione, mentre la criminalità organizzata aveva tutto il tempo di riorganizzarsi", come ha detto Paolo Macchi segretario del Siulp) più di centomila denunce penali (solo in un secondo momento tramutate in sanzioni amministrative) e mezzo milione di multe, per infrazioni di divieti dai contorni imprecisati, basati su espressioni vaghe e non quantificabili, come "prossimità dall'abitazione", "stato di necessità", "beni primari", "motivi di salute", "attività motoria", "assembramento") con l'interpretazione della legge lasciata ampiamente a carico del singolo prefetto o addirittura del singolo agente.
Abbiamo dovuto assistere a un gruppo di carabinieri armati che hanno fatto irruzione in una chiesa per cercare di interrompere una messa (vietata), e abbiamo visto un anziano parroco che ha risposto al carabiniere: "io non ho timore di voi".
Abbiamo assistito a un anziano multato perché raccoglieva asparagi dietro casa.
Abbiamo visto un elicottero mobilitarsi per tirare fuori dall'acqua un sub.
Abbiamo visto i video di sindaci che insultano i cittadini, minacciandoli di ricacciarli in casa "a calci in culo".
Abbiamo letto un avviso della polizia locale di Villamassagra, in Sardegna, in cui si minaccia di limitare la potestà genitoriale a chi permetta ai propri figli di uscire di casa.
Come se tutto questo avesse avuto qualcosa a che vedere con l'ecatombe che avveniva dentro gli ospedali, le RSA e in tutti gli snodi del sistema sanitario della Lombardia.
Abbiamo visto la Costituzione calpestata, la democrazia sospesa con elezioni e referendum rimandati a tempo indeterminato e lo stesso Parlamento - cuore della democrazia rappresentativa - esautorato. Addirittura lo stato di diritto negato come se niente fosse, con un profluvio di decreti che ignorano, anzi umiliano, il principio di tassatività e determinatezza, senza il quale è inevitabile che l'abuso di potere diventa norma istituzionale.
E non abbiamo ascoltato un discorso del Presidente del Consiglio, o ancora meglio del Presidente della Repubblica, in cui si dicesse: "E' stato necessario sospendere i diritti costituzionali, un fatto gravissimo e straordinario, ma inevitabile per questo e quest'altro motivo. Ma io mi faccio garante, con la massima solennità, del ripristino immediato dello stato di diritto, dei meccanismi della  democrazia e della Costituzione. E giuriamo sul mio onore che questa straordinarietà non lascerà traccia nel corpo sociale, nel sistema dei diritti e nel rapporto tra i cittadini e lo stato."
Tutto questo, e molto altro che un giorno verrà raccontato, è stato accettare di buon grado dalla stragrande maggioranza dei cittadini grazie a una capillare e martellante campagna di terrore mediatico, a una sistematica, intenzionale disinformazione di stato, alla costruzione, parola dopo parola, di una "narrazione unica", monolitica e indiscutibile; e, al contempo, alla demonizzazione, delegittimazione, e repressione del dissenso. Dunque è stata attuata una repressione poliziesca di comportamenti innocui e innocenti (in spregio al principio giuridico secondo il quale, qualora in caso di emergenza sia necessario emanare una norma incostituzionale, i divieti contenuti nella norma stessa hanno validità solo laddove un comportamento vada indiscutibilmente contro l'obiettivo ultimo della norma, e non contro la norma in assoluto, intesa come dispositivo formale - ce lo hanno ricordato giuristi e magistrati); e accanto alla repressione sono stati predisposti e inoculati nella società i meccanismi sociali che fanno scattare lo stigma, il sospetto, la delazione, l'odio verso chiunque si neghi all'abluzione scaramantica nelle acque benedette di un rituale collettivo.
Questa, con ben poche eccezioni (o nessuna), è stata la Fase 1. 
Poi, verso fine aprile, la narrazione unica ha iniziato a mostrare alcune incrinature. 
Oggi si può dire che tutto si sta sfaldando ed è iniziato il momento dello scarica barile e delle "candide confessioni": Sileri confessa che il CTS non gli passava i verbali; Nardella ammette che per due mesi l'infanzia è stata dimenticata; Merler, estensione del dossier scientifico per la Fase 2, ammette che le scuole si sarebbero potute aprire con aperture scaglionate, ma non hanno dato questa informazione al governo, perché il governo non glielo ha chiesto. Tuttavia la spinta di una propaganda molto rozza ha ancora una presa salda sulla parte più ampia della popolazione, che rimane terrorizzata, e rimane grata per essere stata colpevolizzata, umiliata, impoverita, mandata a morire, e per essere sospinta prepotentemente, ancora adesso che l'emergenza sembra  rientrare rapidissimamente a prescindere dai nostri comportamenti, verso una mutazione antropologica sconvolgente in chiave antisociale. Ancora oggi, in vista dei prossimi mesi, ci parlano della necessità di fondare una nuova normalità, radicalmente diversa da quella che conoscevamo e in cui ci riconoscevamo. 
La scuola italiana diventerà il banco di prova di una manipolazione psichica in senso socio-fobico, dove quanto di essenziale viene sottratto all'esperienza è compensato dalla confortante adesione a un pensiero-massa prefabbricato e vistato dalle autorità al potere, in un apoteosi incontrollabile di fascismo inteso come categoria dello spirito.
La Fase 1 è stato il momento della vigilanza sui diritti democratici e sui processi politici in corso; questo è il momento della consapevolezza di quello che abbiamo vissuto e della resistenza contro la "dolce" deriva (ed è questa sua impalpabilità la maggiore insidia) verso cui, rapidamente, scivoliamo.

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