Carlo Cuppini

martedì 20 ottobre 2020

Siamo in trappola (e come uscirne)

Avevamo detto che il lockdown era una trappola. Oggi ci dibattiamo in quelle sabbie mobili lottando per tenere il naso fuori dal fango, e più ci muoviamo più affondiamo. Se non ci muoviamo, affondiamo comunque.

È ora di mettere in discussione il paradigma per cui si vorrebbe/potrebbe dominare il virus, la retorica (che diventa politica) della guerra da vincere. Questa non è una guerra, non lo è mai stata) e non ci saranno vincitori. Dobbiamo però decidere se essere certamente sconfitti o se siamo disposti a cambiare radicalmente prospettiva: che significa cominciare, finalmente, anche se con terribile ritardo, a considerare covid una malattia endemica, dandole uno statuto puramente clinico e depurandola dall’aura metafisica che le è stata assegnata dalle comunicazioni mediatiche e istituzionali. Una malattia tra le altre, raffrontandone i numeri a quelli delle altre patologie, e quindi relativizzandola (perché, sì, ora covid è un assoluto morale, politico, “scientifico”, linguistico). Sapendo che, rispetto ad altre patologie ha una sola caratteristica che comporta un’attenzione speciale: la sua capacità di mettere rapidamente sotto stress il sistema sanitario. Che quindi va immediatamente ristrutturato includendo tra le sue funzioni standard la risposta al covid (e a possibili malattie simili che dovessero manifestarsi nel prossimo futuro).

Cosa dobbiamo fare in concreto:

sabato 17 ottobre 2020

COVID-19: RESPONSABILITÀ E TENSIONE

Parliamo del rapporto cittadini/governo rispetto al tema della responsabilità, nel contesto attuale della convivenza con il nuovo virus. Con queste riflessioni voglio rispondere alla seguente domanda: di chi sarà la responsabilità se la situazione epidemiologica – sotto controllo e non emergenziale per almeno tre mesi – volgerà di nuovo verso un’emergenza sanitaria, con esiti magari drammatici, come ci stanno dicendo che potrà accadere? 

Il governo – che da marzo afferma di avere fatto tutto bene, tutto al meglio, al punto che l’Italia è esempio e modello per tutto il mondo – nega preventivamente che potrebbe avere qualche responsabilità al riguardo. E per contro la scarica, sempre preventivamente, sui cittadini. Conte (14 ottobre): “Non potete pensare che ci sia il governo che risolva il problema”; “Lockdown? Molto dipenderà dai comportamenti dei cittadini”. È il messaggio che viene diffuso da marzo scorso, con martellamento mediatico costante, e anche attraverso la funzione “pedagogica” dell’inarrestabile “delirio normativistico” (cit. Cacciari): “Se tutto andrà male sarà colpa vostra, vorrà dire che non avete rispettato le regole." Oggi arricchito da un pregevole riferimento d'occasione (mi permetto di parafrasare): "Se non fate i bravi Babbo Natale vi porterà il lockdown al posto dei doni.”

mercoledì 7 ottobre 2020

PETIZIONE - PER UNA SCUOLA APERTA SICURA SERENA

Iniziativa promossa da Pillole di Ottimismo e da Carlo Cuppini (Operatore culturale ed editoriale). Per aderire, FIRMA QUI: http://chng.it/BtPFQCvggz

Lettera aperta

Ill.mo Presidente del Consiglio dei Ministri
Ill.ma Presidente del Senato della Repubblica
Ill.mo Presidente della Camera dei Deputati
Ill.mo Ministro della Salute
Ill.ma Ministro dell'Istruzione
Ill.mo Coordinatore del Comitato Tecnico-Scientifico

Ai tempi del virus SARS-CoV-2, le decisioni sulla scuola sono fra le più difficili da adottare. Si tratta di comparare rischi complessi, in un contesto non agevolato dalle politiche scolastiche dei decenni precedenti. Sono quindi comprensibili le cautele e anche le preoccupazioni dei decisori, persino quando appaiono eccessive. Oggi però esiste, a nostro avviso, evidenza scientifica (documentata in fondo a questo testo) sufficiente per riesaminare alcune delle decisioni sin qui adottate allo scopo di meglio conciliare l'esigenza di contenere il virus in ogni ambiente con le specificità del contesto scolastico e con le esigenze di socialità, cultura e apprendimento di ragazzi e bambini.
Le misure di prevenzione adottate in Italia sono infatti estremamente stringenti per la scuola, la cui ripresa è stata regolamentata come se essa fosse il contesto sociale con il più alto rischio di contagio del virus. In realtà, allo stato attuale gli studi epidemiologici nazionali e internazionali pubblicati sulle migliori riviste scientifiche (di cui riportiamo i riferimenti negli allegati) mostrano che
  • I giovani si ammalano meno della COVID-19;
  • Al contrario di quanto avviene per l'influenza, il ruolo dei più giovani nella trasmissione di SARS-CoV-2 è limitato;
  • La trasmissione bambino-adulto è meno frequente rispetto a quella tra adulti;
  • La riapertura delle scuole non è stata associata ad un significativo incremento della diffusione del virus.