Carlo Cuppini

lunedì 22 febbraio 2021

Sentenza del TAR Lazio: l'obbligo di mascherina al banco è illegittimo, immotivato, potenzialmente dannoso

Lo stabilisce la sentenza del TAR 2102/2021 pubblicata il 19 febbraio.

La misura è “non è in linea con il principio di adeguatezza e proporzionalità al rischio effettivamente presente".

E' da considerarsi "irragionevole l'imposizione indiscriminata della mascherina anche negli istituti scolastici che avevano già adottato misure per garantire il distanziamento fra i banchi.”
“Gli atti che il DPCM impugnato ha indicato quali atti presupposti ai cui contenuti fa rinvio, ossia i verbali 123 e 124 del CTS, nulla dicono sul punto."
"il CTS ha specificato che il riavvio delle attività scolastiche dovrà continuare a tenere conto dell'evoluzione dell'andamento epidemiologico, anche prevedendo una “modularità e scalabilità delle azioni di prevenzione” inclusa quella dell’uso delle mascherine, dunque escludendo una imposizione indiscriminata dell’uso delle mascherine."
"La relazione del Ministero della Salute [richiesta dal Tribunale] non ha fornito [...] le evidenze scientifiche, poste alla base dell’imposizione dell’uso della mascherina anche ai bambini di età superiore ai 6 anni, anche durante l’orario scolastico ... dalle quali possa ritenersi scongiurato il pericolo che si verifichi un calo di ossigenazione per apparati polmonari assai giovani, causato dall’uso prolungato della mascherina, o che vi siano ricadute di tale imposizione sulla salute psico-fisica dei minori in una fase della crescita particolarmente delicata."
"Ne risulta, dunque, il non corretto esercizio della discrezionalità amministrativa sotto forma di eccesso di potere.”

"Il TAR per il Lazio, Roma, Sezione Prima, definitivamente pronunciando sul ricorso in epigrafe (…) dichiara l’ILLEGITTIMITÀ dell’art. 1, comma 9, lett. s), del suddetto DPCM."

venerdì 19 febbraio 2021

Appello al governo: "Cura e Democrazia"

Appello pubblicato su Radio Cora.
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Come cittadini responsabili, critici e partecipi della cosa pubblica, abbiamo scritto un appello per incalzare il nuovo governo verso le scelte che riteniamo necessarie e improrogabili in questa fase, e per riaffermare con forza i principi alla base della democrazia. L'appello è pubblicato su RadioCora.it, cantiere di pensiero libero e critico: http://www.radiocora.it/post?pst=39326.
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È passato un anno dall’inizio della pandemia. 

La discontinuità politica che il Paese oggi sta vivendo sia l’occasione per un radicale cambio di paradigma, nell’evidenza che gli approcci finora adottati si sono rivelati rovinosamente inadeguati, nel metodo e nel merito. 

Il necessario rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni è stato gravemente compromesso dalla recente gestione della cosa pubblica ed è urgente ripristinarlo e svilupparlo in modo costruttivo. 

Queste sono le proposte e richieste che rivolgiamo al nuovo governo. 


Riguardo al metodo chiediamo che:


  1. Nell’attività normativa non si deroghi dalla più rigorosa osservanza del dettato costituzionale: basta dpcm, atti amministrativi individuali che finora, immotivatamente, hanno sostituito o affiancato gli strumenti legittimi previsti dalla Costituzione per la gestione dei “casi straordinari di necessità e di urgenza” – i decreti legge – e, in difetto di urgenza, le leggi ordinarie.
  2. Obblighi e divieti siano sostituiti da chiare raccomandazioni, dimostrando fiducia nei cittadini e puntando sulla responsabilità. Dove obblighi e divieti dovessero permanere, siano relativi ai fatti critici in sé, e non ai contesti in cui questi potrebbero avere luogo.
  3. L’impianto delle restrizioni sia riformulato alla radice, in modo che l’eventuale temporanea limitazione di libertà e diritti, soprattutto se garantiti dalla Costituzione, corrisponda sempre a necessità razionali basate su evidenze scientifiche validate e comprovate in ambito internazionale, calate nei contesti specifici, e non su un generico e non verificabile principio di massima precauzione”; includano inoltre la valutazione delle conseguenze negative in termini economici, di coesione sociale e di salute mentale e fisica delle persone.
  4. Eventuali limitazioni al regolare svolgimento delle attività lavorative, sportive culturali e di svago siano considerate ammissibili solo in presenza di situazioni di pericolo concreto e attuale, sulla base dei dati della vigilanza epidemiologica locale, e abbiano un'applicazione territoriale quanto più possibile circoscritta. Siano esclusi comunque dalle restrizioni tutti gli ambiti di attività che non presentano reale e comprovato rischio di trasmissione dell’infezione.
  5. Ogni intervento restrittivo sia vincolato ai principi di proporzionalità e tempestiva scalabilità.
  6. Si attui il più attento contemperamento dei diritti fondamentali, come imposto dalla Carta.

domenica 14 febbraio 2021

Mascherine al banco: una parziale vittoria per i bambini

Da oltre tre mesi i bambini sono costretti a portare per almeno 8 ore al giorno la mascherina, a prescindere dalla situazione epidemiologica locale, e da qualunque considerazione di rischio psico-fisico. Il volto cancellato. L'"interesse superiore del fanciullo" - affermato dalla legge dello Stato 176/1991 - dimenticato. L'ordinanza del TAR del Lazio ordina al governo di "riesaminare la disposizione ... avendo rilevato vizi nell'istruttoria." Un provvedimento molto più soft e vago della precedente ordinanza del 4 dicembre, che costituiva una durissima accusa verso il modus operandi del governo. Il dpcm attualmente in vigore, che tra le altre cose pone l'obbligo di mascherina al banco, scade il 5 marzo. Da come il nuovo governo vorrà recepire l'ordinanza del TAR si capiranno moltissime cose su quello che aspetta tutti noi, e i bambini italiani. In ogni caso, continuiamo a lottare: è necessario fare pressione a ogni livello. Qui il mio articolo sul tema per "Radio Cora", piattaforma di informazione, laboratorio di nuova resistenza, cantiere per l'elaborazione e lo scambio di idee (http://www.radiocora.it/post?pst=39310&cat=news).

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Da tre mesi i bambini in Italia sono obbligati a indossare la mascherina anche al banco, continuativamente, a prescindere dalla situazione epidemiologica locale, per disposizione posta dal governo con il Dpcm del 3 novembre e rinnovata con quello del 14 gennaio (che scade il 5 marzo). Per i bambini delle primarie con il tempo lungo significa obbligo di mascherina per almeno 8 ore al giorno: aggiungendo gli altri momenti in cui devono indossarla prima e dopo la scuola, i bambini passano i 2/3 del tempo di veglia, ogni giorno, 5 giorni su 7, senza volto, ben consci che l’efficacia comunicativa delle loro espressioni facciali è disattivata, esclusi dal legame empatico con compagni e maestri nella misura in cui questo è legato all’espressività corporea e al linguaggio non verbale, la cui sede privilegiata è appunto il volto.

lunedì 8 febbraio 2021

"Quante vite umane si sarebbero potute salvare?"

Riporto alcuni brani da un'intervista a Piero Sestili, ordinario di Farmacoterapia all’Università di Urbino, autore, con altri scienziati, di una lettera indirizzata la Ministero della Salute il 24 aprile scorso sulla necessità di affrontare i casi di covid con una risposta terapeutica precoce e domiciliare; ideatore di un protocollo di cura simile a quello proposto da Giuseppe Remuzzi, luminare della farmacologia, e alle idee espresse da Giorgio Palù, già presidente della Società di Virologia Europea e da pochi mesi presidente dell’Aifa. L'intervista completa è qui.

“Abbiamo assistito a una gestione irrazionale della pandemia. La conoscenza medica è stata ignorata, quasi che i vari esperti non si siano preoccupati di rammentare i più elementari testi di farmacologia.”
“Nel marzo dello scorso anno gli ospedali di mezza Europa vennero presi d’assalto a causa della pandemia da coronavirus. Nel volgere di poco risultò evidente come il Covid fosse una malattia subdola e potenzialmente pericolosa, perché in grado di innescare un fortissimo processo infiammatorio a breve distanza dal contagio. La sensazione serpeggiante anche tra i miei colleghi era quella che ci si stesse affidando essenzialmente alle terapie intensive, piuttosto che ricorrere alle terapie domiciliari precoci. Mi era infatti sorto un dubbio: perché non trattare il Covid ai primi sintomi, attraverso un tempestivo approccio antiinfiammatorio?”
“l malato Covid che assume paracetamolo può solo aggravare il problema. Quando la malattia è più aggressiva, infatti, il soggetto ha la sensazione di migliorare, mentre in realtà la patologia progredisce. Va poi considerato un altro aspetto: il paracetamolo favorisce la diminuzione di glutatione, potente antiossidante endogeno, ed è noto che le sindromi respiratorie (concetto che si può estendere al Covid) peggiorano quando il livello di glutatione si abbassa. Inoltre un uso eccessivo e prolungato di paracetamolo può indurre danni epatici seri. In poche parole: si stava compiendo un autentico disastro sanitario.”
Il paracetamolo è tutt’ora alla base del protocollo ministeriale di “cura” del covid: ciò che i 40.000 medici di base italiani hanno saputo dal Ministero e dalla ASL è che devono prescrivere paracetamolo ai casi sospetti o conclamati di covid.


ALCUNE CONSIDERAZIONI PERSONALI
(dal titolo "La medicina sostituita dalla criminologia")

venerdì 5 febbraio 2021

Di cosa parliamo quando parliamo di scienza (e del CTS)

Articolo pubblicato su www.radiocora.it

Lanno primo dellepoca pandemica è stato caratterizzato da un caotico rimescolamento e sovrapporsi di ambiti dellesistenza e della conoscenza tradizionalmente distinti – ancorché spesso contigui – sui quali ha dominato qualcosa di non ben definito che è stato talvolta identificato – da media, politici, amministratori, commentatori, scienziati – con la locuzione la scienza”. Mi sembra importante e urgente che si sviluppi una riflessione su questo tema in generale, in senso culturale, e nello specifico dellattualità che ci riguarda più da vicino. Il mio contributo consiste in una serie di domande e in alcune considerazioni.

DOMANDE:

  • Di cosa parliamo quando parliamo di scienza?
  • Quali sono le differenze – metodologiche e di collocazione allinterno del sapere e dellesperienza umana –  tra scienze esatte, naturali, umane, sociali, statistiche?
  • Quali sono i rapporti tra le scienze e le tecniche?
  • Cos’è la medicina? Una scienza, una tecnica o un insieme di tecniche basate su una serie di scienze (e anche su altri saperi)?