tag:blogger.com,1999:blog-81601549877944135592024-03-15T10:06:06.128-07:00Militanza del fioreLetteratura, civiltàcarlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.comBlogger660125tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-24831716580150083702024-03-15T09:47:00.000-07:002024-03-15T09:47:29.300-07:00"L'estate breve" di Enrico Macioci (Terrarossa Edizioni)<i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOUkoPAVjR4KSa1gBpZr-8BnzyAQf7syJ55s3r_KWK2OSkjmc9wRY-5YElL9JqDsITjkkmAgZ0TMG37SOtHIAckgUNHFyky_Pzq8GUwpRY_o9cDdQUp1dGazbItnFuQ0yIA28FsdRIG8U12hXcf9MH4F-z14FXWZJ5SPqrtnW7PtVju9st_gkkz8UHt_I/s3150/fronte-copertina_Lestate-breve-Macioci.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3150" data-original-width="2126" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOUkoPAVjR4KSa1gBpZr-8BnzyAQf7syJ55s3r_KWK2OSkjmc9wRY-5YElL9JqDsITjkkmAgZ0TMG37SOtHIAckgUNHFyky_Pzq8GUwpRY_o9cDdQUp1dGazbItnFuQ0yIA28FsdRIG8U12hXcf9MH4F-z14FXWZJ5SPqrtnW7PtVju9st_gkkz8UHt_I/w270-h400/fronte-copertina_Lestate-breve-Macioci.jpg" width="270" /></a></div>L’estate breve</i> è una <i>breve storia del talento</i>. Questo infatti è il titolo di un preesistente libro di Enrico (Mondadori, 2015) che attraverso un’insolita operazione di autoriscrittura sta all’origine di questo nuovo romanzo, pubblicato da Terrarossa Edizioni. <br />È impossibile non soffermarsi subito sulla parola "talento", scomparsa dal titolo, ma non dal racconto. Soprattutto perché, scomparendo, la centralità e la complessità del tema sono divenute, forse, perfino più vistose. <br />Il talento è il tema portante della narrazione e dello scavo esistenziale (autobiografico?) di Macioci. Talento è un termine enorme, che appena pronunciato si apre come le lame di una forbice proiettandoci contemporaneamente in due dimensioni opposte, lontanissime nel tempo, nel contesto e nel senso. <br />Da un lato viene in mente l’accezione corrente, capitalistica e spettacolare, perfino squallida, quella che si ritrova nell’espressione “talent show” e che ha a che fare con la dimostrazione, l’esibizione o l’ostentazione di qualche capacità pratica, percepibile, che ci dovrebbe fare eccellere in qualcosa, distinguendoci da tutti gli altri. Questa idea di talento risponde alla domanda: “cosa sai fare meglio di tutti”? <br />Dall’altra parte, da molto lontano, risuona il senso inattuale del termine, quello neotestamentario, che scaturisce dalla parabola dei talenti. E qui siamo agli antipodi della società dello spettacolo dove la vita è gara di apparenza e di sopravvivenza. La parabola evangelica non chiede cosa sai fare, ma chiede cosa hai dentro di te, e quindi cosa puoi fare; non chiede di fare o di essere più degli altri, ma di essere se stessi, e di esercitare se stessi nel mondo senza risparmio, senza tenersi gelosamente, cautamente, egoisticamente per sé. Non chiede di esibirsi, per ricevere, ma di raccogliersi, per dare. Questo almeno è ciò che quella vecchia parabola suggerisce alle mie orecchie agnostiche.<br /><br />Il libro di Enrico Macioci si muove tra questi due poli. O forse è l’adolescenza stessa a farlo. Il dodicenne al centro delle vicende (la stessa persona che, divenuta adulta, le narra anni dopo) si dibatte in un campo di forze delimitato dal mistero del sacro invisibile e dall’enigma della vita concreta. In questo campo – sovrapposto idealmente al campo di calcio – cerca se stesso; e assurge improvvisamente alla consapevolezza della vita, che la vita è, sperimentando per la prima volta il limite; e la scoperta del limite arriva quando si trova di fronte all’idea della morte; e questa lo raggiunge insieme alla sconfitta. <br />Il “grande Michele”, amico leggendario e calciatore prodigioso, quando compare (come dal nulla) mette un paletto nella considerazione illimitata che il giovane protagonista ha avuto di se stesso fino a quel momento. Prima non c’era morte, non c’era possibilità di sconfitta, non c’era neanche vita. C’era l’infanzia, che non necessariamente è felice, ma certamente è incantata ed eterna. E tutto ciò di cui dovesse essere manchevole può sempre apparire in sogno, come un risarcimento, come una promessa di qualcosa che c’è tutta la vita per ottenere – una vita ulteriore, più compiuta, e a sua volta infinita ed eterna, che a un certo punto dovrà per forza cominciare. <br />Nel confronto con il grande Michele l’idea di talento (che lo scrittore adulto forse proietta sul se ragazzino) muta radicalmente: smette di essere una certezza e diventa un dilemma, smette di essere una (auto)affermazione e diventa un'insistente domanda; non più premio ed elezione, ma condanna e capitolazione; non garanzia di eternità, ma certificazione di finitezza, a cui deve seguire la fine.<br /><br />Il libro si legge d’un fiato. Breve e densissimo, è privo di una vera narrazione come comunemente intesa, ma è vertiginoso e avvincente nel susseguirsi di quadri che si accatastano nel magazzino del tempo breve di un’estate ideale, arsa, sudata, esistenziale. Un tempo assurdo, impossibile, pericoloso, slegato da ogni legge e da ogni logica: quello appunto, dell’adolescenza, della fame d’aria, degli andirivieni, del sacrificio finale del (dio) bambino. Da quel magazzino-crisalide non potrebbe che uscire un poeta. Un poeta destinato magari a vivere poche ore, come una farfalla; a sbriciolarsi alla luce del sole; a ricalcare la parabola esistenziale lasciata dai passi allucinati del vagabondo-veggente, Rimbaud.<br /><br />Nella seconda parte del libro il narratore, in crisi coniugale e tormentato dalla sensazione di essere incastrato tra un mancato successo e un mancato fallimento, seguendo un’intuizione disperata, quasi di nascosto da se stesso, torna fisicamente nei luoghi dell’adolescenza. Lì le cose, gli odori, le immagini, le sensazioni e le emozioni escono dal ripostiglio della memoria e cominciano a vivere di vita propria; non più allucinazioni ma elementi naturali che strisciano tra i piedi dell’uomo, si arrampicano sulle sue caviglie, lo mordono, lo pressano, lo assediano. Fino a spremere da lui, in un distillato di commozione, riconoscimento e dolore, una consapevolezza nuova, scioccante: forse il talento è solo essere se stessi. Non nel senso del ragazzino che, abbandonando l’identità indistruttibile del bambino, “vuole" essere se stesso — vuole essere ciò che vuole essere, ciò che spera di poter diventare, ciò che si sente chiamato a rappresentare e a ottenere. Ma nel senso dell’adulto, che nella crisi e nel dolore può ancora abbandonarsi a una felicità languida ma estesa: quella dell’accettazione di ciò che non può non essere.<br /><br />La straordinaria capacità di Macioci di impastare nella scrittura azione, ricordo, riflessione e illuminazioni, dimostra che la “miseria” fangosa, sanguinante, dell’esperienza fisica infantile sa perforare gli strati del tempo e continua a trafiggere la corazza dell’adulto, richiamandolo a verità e a realtà sepolte, ma ancora vive e vivide. <br />Questo suo "talento", mentre usciamo dal libro dopo averlo attraversato, evoca una domanda. I ragazzi di oggi, che in larga parte fanno esperienza di se e del mondo nel digitale e attraverso il digitale, come ripenseranno a se stessi tra vent’anni? Quali saranno i fili che potranno intrecciare al ragazzino o alla ragazzina che sono stati? Verso quali luoghi e in quali peregrinazioni li condurranno i disperati e incomprensibili richiami che forse un giorno sentiranno? Dove potranno trovare abissi e risposte?<br />carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-61976333388512109092024-03-12T14:10:00.000-07:002024-03-15T10:05:34.707-07:00Piccolo Nicolas. Cosa aspettiamo per essere felici?<p><span style="caret-color: rgb(228, 230, 235); white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: arial;"></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="caret-color: rgb(228, 230, 235); white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: arial;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhk72oCDU8ikVysnMLXS_a_8faxI-0mj23PPY4cHu80SXBURQ98HNqMHAUiBTIrsDGHCCRP_jyNQUMHwYjMFUdy8C2jdsBVdvn2RKvDqjJW2umjDvuGM2TeYdYT9Z5tw8IzpRMqwkJT6-r_CdPIahapAnc_xu88-RYOD-EkzliwFJGFJxCXlZ2PaszXHxk/s1600/mv5bm2q3mjc1yzatnjywyy00m2i1lwe0y2etmja2mtjlzdrkmjgxxkeyxkfqcgdeqxvyodiyoteymzy-v1.jpg-2.webp" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1178" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhk72oCDU8ikVysnMLXS_a_8faxI-0mj23PPY4cHu80SXBURQ98HNqMHAUiBTIrsDGHCCRP_jyNQUMHwYjMFUdy8C2jdsBVdvn2RKvDqjJW2umjDvuGM2TeYdYT9Z5tw8IzpRMqwkJT6-r_CdPIahapAnc_xu88-RYOD-EkzliwFJGFJxCXlZ2PaszXHxk/w295-h400/mv5bm2q3mjc1yzatnjywyy00m2i1lwe0y2etmja2mtjlzdrkmjgxxkeyxkfqcgdeqxvyodiyoteymzy-v1.jpg-2.webp" width="295" /></a></span></span></div><span style="caret-color: rgb(228, 230, 235); white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: arial;">Capita di vedere un sabato pomeriggio, nell’umile cinema parrocchiale del Galluzzo (che è rimasto l’unica sala in tutta la Firenze che si sviluppa a sud dell’Arno), un meraviglioso e inaspettato film francese di animazione: <i>Le avventure del piccolo Nicolas</i>, di Amandine Fredon e Benjamin Massoubre, appena uscito in Italia.</span></span><p></p><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Il film racconta le avventure di Nicolas, monello dolce e irriverente, protagonista di una serie di <a style="cursor: pointer;" tabindex="-1"></a>fumetti celeberrimi in Francia, meno in Italia, creati all'inizio degli anni Sessanta dalla penna di René Goscinny (l’autore di Asterix e Obelix e di Lucky Luke) e dalla matita di Jean-Jaques Sempé. Più che rappresentare sullo schermo le avventure dell’irresistibile bambino (come è stato fatto in passato), il film racconta il carattere dei suoi creatori, l’amicizia tra loro, e soprattutto il rapporto sentimentale di entrambi con i loro personaggi e con la loro opera comune. </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">È incantevole assistere al piccolo Nicolas che esce dalla macchina da scrivere di Goscinny, parla con lui, lo interroga, lo provoca; e poi, rivestito delle idee dello scrittore, si trasferisce nelle tavole a cui Sempé sta lavorando; e poi accompagna l’artista in malinconiche passeggiate per Parigi per ascoltare i suoi ricordi d’infanzia, che in qualche modo diventeranno un po' anche suoi.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">È un film quieto, gentile, riflessivo, esplosivo solo per l’esuberanza di Nicolas e dei suoi amici (e delle sue amiche, formidabili!), senza colpi di scena, senza adrenalina, senza inseguimenti incalzanti, libero dagli schemi narratologici, ritmici e visuali che prevalgono nel cinema contemporaneo (per bambini e non). </span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">È un film che non intrattiene, ma fa di più e di meglio: offre allo spettatore la magia di un incessante travaso tra la realtà biografica degli autori e quella fantastica di Nicolas; travaso reso naturale dal gioco del disegno che si anima all’interno dell’animazione (nel senso di film), con l’inevitabile fusione dei due piani. </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Le felici intuizioni grafiche sono puro piacere: come la creazione e la modificazione dei personaggi e degli scenari, a colpi di matita, via via che i due compagni ne discutono; o il modo in cui i personaggi si scolorano ogni volta che si avvicinano ai bordi dell’inquadratura/illustrazione. Sono tutte soluzioni tecniche che, grazie alla finezza del racconto diventano metafore di tante cose.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">È più vera la vita dei due uomini in carne e ossa o quella del bambino fatto di pochi tratti di matita, umorismo e grazia irriverente? Sono Goscinny e Sempé a far vivere Nicolas, o è piuttosto vero il contrario? L’immaginazione si nutre della vita, o è la vita a essere fatta di nient'altro che di immaginazione? E soprattutto: “cosa aspettiamo per essere felici?” (questo è il sottotitolo dell’edizione originale, ed è un peccato che si sia persa nell'edizione italiana). Sono domande che sembra porsi anche Sempé, nel film, quando riceve la terribile notizia della morte dell’amico scrittore.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Questo film che parla con tanto garbo di atto creativo, di libertà, di gentilezza e amicizia, mi ha fatto pensare a due cari amici illustratori, Simone Frasca e Francesco Chiacchio. Due artisti molto diversi tra loro, accomunati però dalla capacità di dare vita a un personaggio, a un pensiero profondo, a una battuta pungente, a un ricordo, a un rimedio per l’anima, al seme di un intero mondo, con due o tre tratti di matita. E dal fatto di essere gentili.</span></div></div>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-49232210845683542302023-10-21T14:46:00.003-07:002023-10-21T15:08:13.189-07:00Quello che avverrà<p><span style="font-family: arial;"><span style="white-space: pre-wrap;">"Abbiamo subito il più grave attacco della nostra storia. Centinaia di persone innocenti sono state uccise, torturate, rapite. Migliaia di persone sono state minacciate, terrorizzate, umiliate. </span><br /><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Abbiamo risposto con durezza. </span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Abbiamo ucciso migliaia di persone, centinaia di bambini, colpito chiese, ospedali, bloccato ambulanze, terrorizzato un intero popolo. </span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Ed è stato soltanto un preliminare gettato dal cielo. </span><br /><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Questa notte scatterà l’invasione di terra, con carri armati e soldati istruiti per sparare a qualunque cosa si muova. Come è avvenuto in passato. </span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Migliaia e migliaia di persone cesseranno di vivere. Donne, donne incinte, donne anziane, bambine. E uomini, anziani, ragazzi, bambini. </span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Famiglie saranno distrutte. </span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Tutto sarà distrutto, e il fuoco laverà l’offesa, il dolore sopravanzerà di molto il dolore.</span><br /><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Invece no: non ci sarà l’invasione. </span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Adesso, davanti alle telecamere, davanti al popolo a cui appartengo, davanti ai nostri aggressori, davanti al mondo intero, io ordino di bloccare ogni operazione.</span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Quello che avverrà questa notte sarà la demolizione di un muro: quello che abbiamo eretto tra noi e i nostri nemici, tra un popolo e noi che siamo i suoi nemici. </span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Domani mattina chi oltrepasserà quel confine non più materiale non troverà la morte: troverà nel deserto un tavolo, e noi seduti da un lato, disarmati, con la fronte distesa, le mani vuote; e altrettante sedie che attendono di essere occupate. E cibo. E doni.</span><br /><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Ci hanno chiesto di scendere a un piano dove non c’è traccia dell’umano. </span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Ci hanno chiamati a essere non uomini ma demoni, rispondendo all’uccisione con l’uccisione, all’odio con l’odio, all’inferno con l’inferno. E per due settimane ci siamo lasciati trascinare. Siamo andati in un luogo dove, guardandosi allo specchio, non vediamo più i nostri volti, ma teschi dalle orbite vuote, pieni di fiamme che non smettono di consumare.</span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Noi non spareremo più un colpo. Noi non uccideremo un bambino, un uomo, una donna. Non uccideremo un terrorista, un soldato. </span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Noi non uccideremo.</span><br /><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Ci hanno chiesto di insegnare ai nostri figli la furia che segue l’orrore.</span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Noi insegneremo ai figli un’altra cosa.</span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Davanti agli occhi spalancati dei figli, noi risponderemo alla violenza con più democrazia. </span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Risponderemo alla ferocia con più giustizia.</span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Risponderemo al crimine con più legalità.</span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Risponderemo all'oltraggio con più dignità.</span><br /><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Risponderemo all’odio con il perdono. </span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Non un perdono che offriamo, ma un perdono che chiediamo. </span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Lo chiediamo a milioni di bambini che abbiamo costretto a una vita indegna di essere vissuta; a milioni di donne e uomini a cui abbiamo inflitto sofferenze ingiuste, se mai potesse esistere una sofferenza giustificata; a un popolo che abbiamo vessato, segregato, depredato, sfruttando la nostra posizione di maggior potere, sicuri di restare impuniti e di poter impedire qualunque reazione.</span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Noi chiediamo perdono ai nostri cuori, per averli pietrificati.</span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Noi rispondiamo alla guerra con la pace, e dismettiamo la guerra dai nostri cuori. </span><br /><br /><span style="white-space: pre-wrap;">È un rischio, sarà pericoloso, come è pericoloso vivere.</span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Ma, mentre ogni altra opzione sarebbe paura, debolezza e miseria, questa è la sola opportunità di conoscere la forza, di farci espressione della grandezza umana. E non vale la pena vivere nella miseria. Non costringeremo un popolo, il nostro, a vivere di questa miseria.</span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Domani cercate la guerra nei nostri cuori, provate a suscitarla con ogni mezzo a disposizione: non ne troverete i sentimenti, le forme, gli intenti, le azioni, le munizioni. Non ne troverete le parole. </span><br /><br /><span style="white-space: pre-wrap;">A chi dice che il nostro Dio vuole la guerra, a chi si appella al Dio degli Eserciti e delle Nazioni, noi diremo che quel Dio ha fatto il suo tempo: la sabbia ha ricoperto per intero il suo corpo ingombrante, il suo nome è scomparso dal nostro orizzonte. </span><br /><span style="white-space: pre-wrap;">E se quel Dio manderà i suoi Angeli in tuta mimetica e mitra a popolare i nostri sogni, per redarguirci, noi grideremo forte per svegliarci da quei sogni. E frastornati andremo nel deserto, di nuovo nella terra di nessuno, e aspetteremo lì, senza cibo e senza acqua, finché Dio non ci rivolgerà una parola nuova.</span><br /><br /><span style="white-space: pre-wrap;">Ho concluso."</span></span></p>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-50160996881802296392023-09-30T05:01:00.003-07:002023-09-30T05:01:47.342-07:00"Poco mossi gli altri mari" di Alessandro Della Santunione, Marcos y Marcos<p><span style="font-family: arial;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: arial;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9IygR_LAAcZVVbafFn140oePkyAne95u1J7klX-g50wxznk8iwu_1SbfZMkwjb6zXYz6Oq0phTqBCHDPez5ESStbpzMtvAuf8G2GkgwthAqILYitWpLqzZc_z0TesDt38KswQXhGRkYIk8DVsH6Ly_9gKeB-AAuzB35zYrHJEO26HMSiduUg4kF6o8GA/s3024/IMG_0864.HEIC" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3024" data-original-width="3024" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9IygR_LAAcZVVbafFn140oePkyAne95u1J7klX-g50wxznk8iwu_1SbfZMkwjb6zXYz6Oq0phTqBCHDPez5ESStbpzMtvAuf8G2GkgwthAqILYitWpLqzZc_z0TesDt38KswQXhGRkYIk8DVsH6Ly_9gKeB-AAuzB35zYrHJEO26HMSiduUg4kF6o8GA/s320/IMG_0864.HEIC" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: arial;">Nel corso del 2023 la casa editrice Marcos y Marcos ha dato casa (e carta), tra le altre cose, a due case molto strane, accogliendo nella serie principale il romanzo "Poco mossi gli altri mari” di Alessandro Della Santunione e nella collana Gli Scarabocchi (quattordicesima uscita) il racconto per ragazzi “Le mucche di Chernobyl” di Fulvio Ervas.</span><p></p>
<p style="font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font-style: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-ligatures: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; margin: 0px; min-height: 12px;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></p>
<p style="font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font-style: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-ligatures: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">La casa al centro del romanzo “Poco mossi” è un grande appartamento nei pressi di Campogalliano, Modena, dove un’intera famiglia, con tutte le sua estensioni e propaggini, si è riunita per volontà di uno dei membri, il padre del protagonista, in una riproposizione della famiglia allargata tipica delle case di campagna di un paio di epoche fa. La conseguenza di questa scelta di vita in comune – tutti assiepati a costo di ricavare nicchie e giacigli negli anfratti più improbabili – è che nessuno più smette di vivere. Non è chiaro, per la verità, se ci sia un nesso causale tra i due fatti. Il risultato comunque è che nessuno muore più, e pertanto si accumulano parenti, generazioni, e anche idiomi, immaginari, mondi simbolici, rispecchiamenti. In questa proliferazione senza fine il tempo risulta gravemente manomesso rispetto alla credenza che lo vede procedere in modo lineare, irreversibile e uguale per tutti: rivelando strani andirivieni e inattese sacche di decompressione, accessibili a qualcuno e non ad altri, e viceversa. Accade anche che qualcuno invece muoia: non qualcuno della famiglia, in effetti, ma Dio. Succede così, da un giorno all’altro. In qualche modo tutti ne ne hanno cognizione, come di un dato di fatto.</span></p>
<p style="font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font-style: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-ligatures: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Il romanzo, vincitore del premio Berto, ha una grazia sopraffina, e tiene insieme l’umorismo stralunato tipico di certa narrativa emiliana e la durezza della scrittura che decide di prendere di petto le questioni cruciali e crudeli dell’esistenza: il tempo, la verità, il dolore, la morte, l’oblio, l’amore, i fallimenti, Dio.</span></p>
<p style="font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font-style: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-ligatures: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">A volte – spesso – nella stessa frase si passa più volte da un registro all’altro, e le giravolte del narratore tra il ruolo del filosofo e quello dell’“idiota” (dostoevskiano) sono irresistibili:</span></p>
<p style="font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font-style: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-ligatures: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">“In questo meccanismo perfetto e necessario un Dio uomo è la vera bestemmia: una scheggia impazzita. Salta tutto, perché l’uomo diventa un enorme volano che accresce la misura del dolore di Dio, la sua violenza, creando inutili sofferenze: come i cani randagi, le villette a schiera, gli allevamenti intensivi, i centri commerciali, Hiroshima, il neoliberismo o le pantere nei circhi.”</span></p>
<p style="font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font-style: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-ligatures: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">In fondo <i>Poco mossi gli altri mari </i>è un romanzo sulla fine dell’innocenza, una riflessione sul “prima" che a un certo punto scompare, un tentativo di rimettere insieme le tracce che l’origine di tutto e di ciascuno deve pur lasciare da qualche parte. (Forse tutta la letteratura moderna, in fondo, non è altro che questo. Non lo so.) </span></p>
<p style="font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font-style: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-ligatures: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Ma la morte di Dio – “un tipo strano” – è in realtà una sparizione, perché non è possibile rintracciare la salma, una morte decretata per prassi burocratica, quindi, e forse indica più che altro una sua diluizione in tutte le cose. E analogamente l’innocenza non è finita, e non è soltanto oggetto di nostalgia e di memoria: a ben guardare l’innocenza è esplosa, e come una radiazione ha modificato alcuni particolari: quelli di una scrittura che conserva a livello stilistico, sillabico, di tono della voce rappresentato, il rumore di fondo del primo incanto. Dove alle griglie interpretative non è ancora concesso il potere di escludere dall’esistenza e perfino dalla percezione tutto ciò che è destinato a restare senza nome e senza spiegazione.</span></p>
<p style="font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font-style: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-ligatures: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; margin: 0px; min-height: 12px;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></p>
<p style="font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font-style: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-ligatures: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">A proposito di esplosioni e di radiazioni. La seconda casa, quella in cui è ambientato il racconto di Ervas, si trova all’interno della zona contaminata di Chernobyl ed è popolata da un’accolita di animali sopravvissuti al disastro, ma usciti da esso un po’ mutati.</span></p>
<p style="font-feature-settings: normal; font-kerning: auto; font-optical-sizing: auto; font-size-adjust: none; font-stretch: normal; font-style: normal; font-variant-alternates: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-ligatures: normal; font-variant-numeric: normal; font-variant-position: normal; font-variation-settings: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Ma di questo libro parlerò in un altro post…</span></p>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-3231795577533797112023-09-10T06:04:00.001-07:002023-10-01T06:05:56.876-07:00"L'irrilevanza del vero" di Pieralberto Valli (Stampa Alternativa)<p><span style="font-family: arial;"><span style="caret-color: rgb(228, 230, 235); white-space: pre-wrap;"></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: arial;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiN6snPqy2zhrUYc4hIVR67p8WNEUpvWbqRleUF8aO7jojjSadYhUz6CJPV0pFkpzxuw2Jq5YYICTAyyHEgKrWQyn1JWsvMMYJrJxDGGzhcz3Snbmalhv6Ak_I5FKozwWaQLd6Iry0Jt6lnvwR9RJYTKEZPk_1q4wMoXo-iKNQ-UaECPFIZccjdf0j3HHQ/s2048/valli.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiN6snPqy2zhrUYc4hIVR67p8WNEUpvWbqRleUF8aO7jojjSadYhUz6CJPV0pFkpzxuw2Jq5YYICTAyyHEgKrWQyn1JWsvMMYJrJxDGGzhcz3Snbmalhv6Ak_I5FKozwWaQLd6Iry0Jt6lnvwR9RJYTKEZPk_1q4wMoXo-iKNQ-UaECPFIZccjdf0j3HHQ/w300-h400/valli.jpeg" width="300" /></a></span></div><span style="font-family: arial;">Ricorderete le immagini dei bunker di Mariupol mostrate a Porta a Porta, Piazza Pulita e Controcorrente, che in realtà erano quelle di un gioco da tavolo. Questo clamoroso falso non dimostrava che l’invasione russa fosse un’invenzione, ma rivelava una cosa forse ancora più rilevante riguardo ai destini dell’umanità: che il vero è diventato del tutto irrilevante rispetto al verosimile, quando è coerente con il discorso che deve essere fatto.</span><p></p><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Agamben lo ha detto in modo mirabile <a style="cursor: pointer;" tabindex="-1"></a>all’inizio del 2020, riferendosi al contesto delle discussioni sulla pandemia: “L’umanità sta entrando in una fase della sua storia in cui la verità viene ridotta a un momento nel movimento del falso. Vero è quel discorso falso che deve essere tenuto per vero anche quando la sua non verità viene dimostrata. Ma in questo modo è il linguaggio stesso come luogo della manifestazione della verità che viene confiscato agli esseri umani. Essi possono ora soltanto osservare muti il movimento – vero perché reale – della menzogna.”</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Questo tipo di riflessioni innerva il nuovo libro di <a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1qq9wsj xo1l8bm" href="https://www.facebook.com/pieralbertovalli?__cft__[0]=AZWc90A4rW-goyE3Q3gW-ZZEDM6ZVJBR4fUrrXRnmeTkyUdQONIvOr24xE2ZX7B-fred_6K3pMSEEMfmlgw1Id-60EM-DRtHvdygMEg66lv5psbucT9dpba0YeDB5xj8hKaccP5gZB6XK63N8D5vz0N9dibLw7leLD6tY5BoQsUX-blFRoIPkMlaCiG-7cO68iE&__tn__=-]K-R" role="link" style="border-color: currentcolor; border-style: none; border-width: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: currentcolor; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0"><span class="xt0psk2" style="display: inline;">Pieralberto Valli</span></a> “L’irrilevanza del vero”: un racconto che sviluppa ulteriormente la ricerca avviata con “Trilogia della distanza” e proseguita con “Il nodo”. Tutte opere intensamente poetiche, piene di affondi esistenziali, insistentemente dubbiose e interrogative, cioè filosofiche. La grazia specifica della scrittura di Pieralberto (rintracciabile anche nella sua musica) comporta – per i suoi personaggi e per il lettore – una continua apertura disarmata davanti all’incanto prezioso delle cose minime, come anche davanti al presagio apocalittico e all’orrore. La critica sociale che si legge tra le righe non si gonfia in verve polemica, essendo soverchiata dalla portata esistenziale delle tematiche: l’interrogazione del dolore, la coscienza della morte, la percezione del mistero, i confini della coscienza, ciò che si riceve, che si trasmette, che rimane.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">In questa nuova creazione lo svolgimento lineare delle precedenti opere lascia il posto a una struttura intrecciata, con due piani che si alternano mettendo in discussione la solidità delle gerarchie percettive, estetiche e cognitive.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">"L'irrilevanza del vero", come gli altri di Pieralberto, è un libro attualissimo che parla di e a ognuno di noi, e ci aiuta a comprendere il nostro tempo, e a prepararci ai tempi a venire.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Edizioni Le Strade Bianche di <a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1qq9wsj xo1l8bm" href="https://www.facebook.com/stampaalternativa.nuoviequilibri?__cft__[0]=AZWc90A4rW-goyE3Q3gW-ZZEDM6ZVJBR4fUrrXRnmeTkyUdQONIvOr24xE2ZX7B-fred_6K3pMSEEMfmlgw1Id-60EM-DRtHvdygMEg66lv5psbucT9dpba0YeDB5xj8hKaccP5gZB6XK63N8D5vz0N9dibLw7leLD6tY5BoQsUX-blFRoIPkMlaCiG-7cO68iE&__tn__=-]K-R" role="link" style="border-color: currentcolor; border-style: none; border-width: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: currentcolor; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0"><span class="xt0psk2" style="display: inline;">Stampa Alternativa</span></a>. </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Illustrazioni di <a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1qq9wsj xo1l8bm" href="https://www.facebook.com/fu.fluns.7?__cft__[0]=AZWc90A4rW-goyE3Q3gW-ZZEDM6ZVJBR4fUrrXRnmeTkyUdQONIvOr24xE2ZX7B-fred_6K3pMSEEMfmlgw1Id-60EM-DRtHvdygMEg66lv5psbucT9dpba0YeDB5xj8hKaccP5gZB6XK63N8D5vz0N9dibLw7leLD6tY5BoQsUX-blFRoIPkMlaCiG-7cO68iE&__tn__=-]K-R" role="link" style="border-color: currentcolor; border-style: none; border-width: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: currentcolor; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0"><span class="xt0psk2" style="display: inline;">Claudio Scaia</span></a>. </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Postfazione di <a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1qq9wsj xo1l8bm" href="https://www.facebook.com/pucajeronimo.rojasbeccaglia?__cft__[0]=AZWc90A4rW-goyE3Q3gW-ZZEDM6ZVJBR4fUrrXRnmeTkyUdQONIvOr24xE2ZX7B-fred_6K3pMSEEMfmlgw1Id-60EM-DRtHvdygMEg66lv5psbucT9dpba0YeDB5xj8hKaccP5gZB6XK63N8D5vz0N9dibLw7leLD6tY5BoQsUX-blFRoIPkMlaCiG-7cO68iE&__tn__=-]K-R" role="link" style="border-color: currentcolor; border-style: none; border-width: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: currentcolor; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0"><span class="xt0psk2" style="display: inline;">Puca Jeronimo Rojas Beccaglia</span></a>.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Sulla quarta di copertina si legge: "almeno 7 euro - no Amazon - no copyright".</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">PS: So che Pieralberto sta preparando il tour di una performance con letture, musiche e coreografie nate da questo libro. Non vedo l'ora di assistere.</span></div></div>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-45962849066154494702023-08-06T06:07:00.001-07:002023-10-01T06:08:59.060-07:006 agosto 2021, il giorno in cui l'Italia perse la ragione<p><span style="font-family: arial;"> <span style="caret-color: rgb(228, 230, 235); white-space: pre-wrap;">Il 6 agosto, due anni fa, iniziava l'epoca del greenpass.</span></span></p><div class="xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Pochi giorni prima il Presidente del Consiglio Mario Draghi aveva spiegato che sarebbe servito agli italiani per "divertirsi, andare al ristorante, partecipare a spettacoli all'aperto e al chiuso con la garanzia di ritrovarsi con persone che non sono contagiose."</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Un mio conoscente, scrittore e artista, scrisse su fb: "Non è la libertà, è il tempo libero".</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Invece era proprio la libertà. Lo si sarebbe scoperto a settembre, <a style="cursor: pointer;" tabindex="-1"></a>con l'applicazione nelle scuole (con già più del 90% del personale vaccinato, tasso tra i più alti d'Europa) e nelle università; poi, più drammaticamente, a ottobre, con il green pass per lavorare (nonostante il parere nettamente contrario dell'Associazione Nazionale dei Medici Aziendali; ma la menzogna fondativa di Draghi, lasciata passare da tutti gli esperti convocati a corte, e nelle redazioni, risultava evidentemente più autorevole del parere di chi, più di ogni altro, dovrebbe intendersi di sicurezza sul posto di lavoro); poi, tragicamente, tra dicembre e gennaio, con la più grande follia della storia della Repubblica: il super greenpass, che nemmeno con un tampone negativo consentiva a un dodicenne di salire sull'autobus o sul treno, o di entrare in un museo.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">C'è stato un momento in cui i contagi correvano proprio nei luoghi del greenpass, con gli autobus (mai potenziati: tanto c'era il greenpasss) stipati di persone vaccinate che si pigiavano l'una contro l'altra, beatamente illuse dalla menzogna draghiana. (Tra queste, letteralmente appicciata a giovanotti "garantiti", anche la minuta vecchina, ultranovantenne, che incontravo ogni giorno sull'11.)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Nel gennaio 2022, dopo sei mesi di green pass, i contagi in Italia superavano per la prima volta i 200.000 al giorno, con il record di 20.000 contagi mensili registrati dall'INAIL nei luoghi di lavoro (garantiti covid-free da Draghi e dagli esperti compiacenti).</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Nel Regno Unito, dove il parlamento aveva impedito l'istituzione di un vero green pass, con il risultato di un mini greenpass, veramente risibile, solo per discoteche e grandi eventi (durato un mese e tolto quando noi da noi iniziava il SGP), l'uscita dalla pandemia non è stata tanto diversa da quella che abbiamo vissuto noi, con una parte della popolazione privata del lavoro e della retribuzione, e segregata, minorenni compresi. Con la differenza che là, la solida tradizione liberale non è stata intaccata dal virus; da noi, già vacillante, ne è stata travolta.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Oggi qualunque cosa è possibile - qualunque; purché tra la popolazione ci sia panico, o ansia (e se non c'è, la creano in quattro e quattr'otto tre o quattro testate giornalistiche: l'eco-ansia, per esempio; e non c'è niente di più diverso dalla consapevolezza politica e dall'impegno dell'ansia, dal momento che questa non è altro che una reazione a sollecitazioni estemporanee; l'occasionale altra faccia della medaglia dell'ignoranza e del menefreghismo). Oggi in Italia qualunque cosa è possibile, purché venga evocata (più o meno fondatamente) l'emergenza, e la fine del mondo, e l'autorità scienza. Oggi in Italia è possibile anche discutere di un disegno di legge per istituire un reato di opinione (negazionismo del cambiamento climatico), anche se questa novità punirebbe e silenzierebbe personalità come Antonino Zichichi, Franco Prodi, Carlo Rubbia, e qualche centinaio di scienziati e accademici: come i 500 firmatari della lettera sul clima che circolava nel 2019. </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">(Per chiarezza: io ho sempre pensato che l'attività antropica sconvolga il clima - con i gas serra -, oltre a devastare gli ecosistemi e il pianeta - con le sostanze inquinanti. Ma non ho paura di ascoltare qualunque opinione, anche quelle che vanno in qualche direzione contraria. Al contrario, ho paura di non avere più l'opportunità di ascoltarle.)</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Per tornare al 6 agosto, non posso ogni anno ripetere tutte le mie argomentazioni contro il greenpass (totalmente indipendenti da qualunque considerazione sui vaccini, preciso). Tanto stanno scritte nero su bianco da varie parti, su fb e altrove, e chiunque le può ritrovare, e per quello che mi riguarda sono sempre valide. </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Ma quello che non posso evitare di fare, ogni anno, è ribadire la mia posizione, per quanto possa essere ancora oggi impopolare, incompresa, sconcertante e, per qualcuno, imbarazzante: MAI PIU'.</span></div></div>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-53852449998410145812023-07-30T06:09:00.001-07:002023-10-01T06:12:27.724-07:0020 libri che ho letto nella prima metà del 2023<p><span style="font-family: arial;"><span style="caret-color: rgb(228, 230, 235); white-space: pre-wrap;"></span></span></p><div style="text-align: left;"><span style="font-family: arial;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhR-etPD5r-NqwcdYRoCubh22Pg8vvkWlSB6VrMbOvejOwh0dwaQpkHClLTmSgJTl3eeTIVnJn7rr37GkawtRRR5uXeUd1acMaMBYh0yDm8Ir1_6PuApp5HiOYb5iTRkIi79fVcCYK6aUqW_qoSC72vNEgfrmYknvcHHV6wwQvmki4epqoLEEIE4HOp5Q0/s1080/20libri.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1080" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhR-etPD5r-NqwcdYRoCubh22Pg8vvkWlSB6VrMbOvejOwh0dwaQpkHClLTmSgJTl3eeTIVnJn7rr37GkawtRRR5uXeUd1acMaMBYh0yDm8Ir1_6PuApp5HiOYb5iTRkIi79fVcCYK6aUqW_qoSC72vNEgfrmYknvcHHV6wwQvmki4epqoLEEIE4HOp5Q0/w400-h400/20libri.jpeg" width="400" /></a></span></div><div style="text-align: left;"><span style="caret-color: rgb(228, 230, 235); font-family: arial; white-space: pre-wrap;">Nota: dove sta scritto “per ragazzi” significa che nelle librerie si trova in quel reparto; per me, non starei a fare differenze.</span></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Neil Gaiman, Coraline (per ragazzi)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;"><a style="cursor: pointer;" tabindex="-1"></a>Gaiman è un mostro sacro della letteratura fantastica e Coraline è forse la sua fiaba più iconica e, oserei dire, riuscita. Non si può non averla letta, o almeno non avere visto il film, perbacco! La storia è bellissima, ha una forza onirica e quasi archetipica, senza rinunciare a una certa qual leggerezza dark simile a quella di Tim Burton. Il fatto che sia raccontata in volata (è un racconto, piuttosto asciutto in effetti, e il film è molto più ampio e dettagliato del libro) non la penalizza, anzi ne aumenta il fascino e il mistero. Molto è affidato all’immaginazione; ma l’immaginazione è sapientemente guidata.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Davide Morosinotto, Il rinomato catalogo Walker&Down (per ragazzi)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">C’è molto mestiere, molta abilità affabulatoria. C'è anche molta "maniera", per così dire. Non è per forza un male, ma per tutta la prima parte mi sono chiesto perché mai leggere un libro alla Tom Sayer se si può leggere Tom Sawyer. Poi comunque mi sono goduto la lettura, l’avventura, l'accuratezza del linguaggio, il carattere del personaggio femminile, soprattutto.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Sally Nicholls, Il grande caos dei telefoni (per ragazzi)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Delizioso. Una fiaba moderna ispirata a un fatto realmente accaduto che con grazia e levità tocca i nervi tesi del nostro tempo balordo. Illustrazioni splendidamente “inattuali” di Naida Mazzenga. (Ho la presunzione di pensare che abbia qualche grado di parentela con il mio “Il mistero delle meraviglie scomparse”; o almeno che, se si conoscessero, avrebbero delle cose da dirsi e si starebbero simpatici.)</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Marianna Balducci, L’ammiraglio si è preso il cielo (per ragazzi)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Capolavoro in versi, illustrazioni e “pezzi di cielo” della strabiliante Marianna Balducci. Dovrebbe essercene una copia in ogni casa, in ogni classe, in ogni biblioteca, in ogni ospedale, in ogni sala d’aspetto. E anche a Palazzo Chigi e al Quirinale, dieci copie.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Fabrizio Silei e Ariela Rizzi, Hikikomori (per ragazzi)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Fabrizio Silei è ineguagliabile, che scriva per bambini, per ragazzi, per adulti, o che disegni, o che inventi e costruisca. La sua voce è una colonna robusta. La voce di Ariela Rizzi è nuova, fresca, coraggiosa e penetrante. Non so dove inizi una e dove finisca l’altra, per la verità. Forse non c’è propriamente un confine. La storia è potente, dolente, terribile ma anche normale, come è normale la terribilità. Ci si casca dentro. Si interrompe a fatica la lettura, la sera. Parla di quello che indica il titolo. E anche del suo contrario.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Veronica Tomassini, L’inganno</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Difficile da leggere (per me), difficile parlarne. La storia si sviluppa, o meglio si avviluppa, tornando sempre su se stessa, sprofondando nelle spire della psiche, con sofferenza, maniacalità, ineluttabilità. La storia rimbalza tra gli estremi dell’estasi e della dannazione, del solipsismo e del (mancante) amore. L’io si appiccica dappertutto, alla parole, ai ricordi, ai luoghi. L’anti-io, che siano gli altri o che sia Dio, sfugge da tutte la parti, lasciando sprofondi e vuoti che risucchiano. Tutto buio, tutta luce. Non è la storia che si avviluppa in realtà (quella è quasi inesistente): ma il sentire, che si strappa a se stesso per farsi pensiero ricorsivo; e il pensiero, che si salva dalla propria disperata ricorsività facendosi stile.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Michael McDowell, Blackwater I e II</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Già prima di aprire il primo libro ero un fan sfegatato della saga. Andavo in giro con le pins attaccate alla camicia e avevo appeso il poster in camera. Ne parlavo. Prodigi di un marketing perfetto (a partire dall’indicazione dell’autore di smembrare in sei volumetti da 10 € un unico romanzone che potrebbe costare 28 €). Mi sono fermato al secondo libro. Sicuramente gli altri quattro saranno straordinari. Mi fido. Hi messo le pins in un cassetto.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Astrid Lindgren, Ronja. La figlia del brigante (per ragazzi)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Una fiaba potente, in certe parti strampalata, della mamma di Pippi Calzelunghe. Una bellissima celebrazione della natura, della libertà, dell’indipendenza, dell’amore come forza selvatica e salvifica, dell’avventatezza necessaria a liberarsi dalle catene materiali e immateriali. Mi ha fatto versare qualche lacrima. Oppure era la pioggia, che in molte pagine scroscia sul vivido bosco dei briganti.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">J.K. Rowling, Il maialino di Natale (per ragazzi)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Quanto alla Rowling, su Harry Potter io e Maia ci troviamo abbastanza d’accordo; su questo libro ci siamo divisi: a lei è piaciuto moltissimo, a me per niente, o quasi. Non è detto, comunque, che il suo parere di decenne non valga molto più del mio.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">C.S. Lewis, Il leone, la strega, l’armadio - Libro secondo delle Cronache di Narnia (per ragazzi)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">È un classico, ha la forza dei classici, i limiti preziosi e irrinunciabili di certi classici, quando gli autori non erano granché condizionati dalle ragioni del marketing: va letto. Possibilmente prima di vedere il film (o anche evitando proprio di vederlo).</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Alice Keller, Fuori è quasi buio (per ragazzi, ma per modo di dire)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Che bello. Che brava, Alice. Così verosimile, così straniante, così toccante, questa storia… Si colloca con assoluta semplicità nel punto di incontro tra il fiabesco e il verosimile, con una perfetta coerenza tra lo stile e la storia. Due fratelli, in giro per il mondo da soli, il piccolo un po’ strano, parecchio strano. Il grande lo protegge, ma come può proteggere un ragazzino. Si trovano continuamente sul bordo del mondo, sul filo della fine del mondo, e nessuno se ne accorge, neanche loro. Perché tutto sta nell’andare avanti, ancora un giorno. Ogni giorno.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Marco Sensi, Per forza di cose</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Ho benedetto l’editore Luigi Balsamini che me lo ha inviato, perché è un romanzo tanto semplice quanto prezioso: prezioso perché semplice. Quella semplicità è il coperchio di una scatola: lo sollevi e trovi il mondo prima del boom economico, quello dei nostri (almeno dei miei) nonni, le cui propaggini sono arrivate fino alla nostra (almeno la mia) infanzia; e che forse, in qualche sperduta campagna, non sono mai del tutto scomparse. Quei demoni, quelle credenze, quelle feste, quegli odori, quei rituali, quel genere di fatica, di bestemmie, di amori, di destini, di terrori… Non siamo niente senza conoscere le nostre radici; e queste radici - quelle che affondano nella storia piccola, terrosa, umidiccia, odorosa, che non è scritta nei libri - sono forse le più importanti. Ti fanno essere di più, e meglio, quello che sei.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Sara Marconi, Le tre case (per ragazzi)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">È una bella storia, è una bella protagonista, ha una bella voce (narrante), ci sono delle belle pagine. Lascia delle belle e buone impressioni, frizzanti, con qualche venatura di malinconia. C’è l’intensità di vicende autobiografiche - verrebbe da pensare - trasfigurate. Però, se devo dirla tutta, ho avuto l’impressione che non tutto funzioni come dovrebbe.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Nadia Terranova, Nel cortile della fate (per ragazzi)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Un piccolo racconto che ridà vita a una piccola leggenda antica, sulle fate, le streghe, l’inquisizione. Il messaggio potrebbe essere letto come molto attuale. La scrittura sapiente vale il viaggio (a Palermo). E il libro, come oggetto materiale, con le belle illustrazioni di Simona Mulazzani, è una chicca da tenere esposto sullo scaffale, perché quel gatto nero ci guardi.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Pieralberto Valli, L’irrilevanza del vero</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Un racconto poetico, filosofico e politico, che mentre ci culla con l’impressionismo musicale e la ricercatezza dello stile, ci tira anche una coltellata. Valli va sempre al cuore delle questioni (del nostro tempo) in modo molto netto: qui, la post-verità (esistenziale), la digitalizzazione (dell’anima), la deportazione universale (nel regno dell’insensato), lo smarrimento (finale), la scelta (ancora, e sempre, possibile).</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Dino Buzzati, 60 racconti</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Dovrei dire due parole su ciascuno di essi? Nell’impossibilità di farlo, dirò solo che avevo deciso di passare il resto dell’anno a rileggere tutto Buzzati, e nient’altro. Poi mi sono dato una calmata. “Sette piani” va letto per forza, nell’epoca postpandemica. L’avesse scritto oggi, quel racconto, lo avrebbero linciato che neanche Agamben.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Ada D’Adamo, Come d’aria</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Ne ho già scritto. È un libro bellissimo e necessario, tenue, potente, ma soprattutto vero. Non perché racconti una storia vera – la tragica storia dell’autrice, deceduta -, ma perché, davanti a lettore, chiama in causa la verità: il coraggio di dirla a noi stessi, ai nostri cari, agli altri. Quella raccontata è la verità del dolore, ma anche dell’amore, della rabbia, della speranza, quella vera, che sta in fondo alla disperazione, e provoca lacrime, non sorrisi. Ma il richiamo vale per qualunque genere di verità che dia forma alla vita. Non c’è buono e cattivo, non c’è meglio o peggio: c’è la vita, fino all’ultimo, e oltre.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Non so se il testo, in sé, meritasse di vincere il Premio Strega, rispetto alle altre opere finaliste (che non ho ancora letto). Di sicuro merita di essere letto. Per me è stato una lezione.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Bernardo Zannoni, I nostri stupidi intenti (non per ragazzi)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Formidabile questa faina che racconta la sua formazione crudele. La prima parte forse è più convincente rispetto alla seconda; ma è un esordio eccezionale, meno male che il giovanissimo Zannoni lo ha scritto, ci ha fatto un gran regalo; e non c’è da fare tanto i criticoni. Il nonno di questo libro è il bellissimo e crudelissimo “Bambi. Una vita nel bosco” di Felix Salten (che a sua volta non era un libro per ragazzi); il suo zio è “Volpe 8” di George Saunders, fiaba folle e geniale, anch’essa pessimista e crudele.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Sally Rooney, Persone normali (audiolibro)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Un’altra bravissima scrittrice irlandese. (Ma che danno da mangiare ai bambini, a quelle latitudini)? Per la verità, all’inizio continuavo a chiedermi se fosse un bel romanzo di formazione, o un Harmony scritto bene, o una versione proletaria di “Cinquanta sfumature di grigio”, o un pronipote del giovane Holden. Poi (per fortuna invecchiando il mio senso critico non ha più la tenuta di una volta), mi sono semplicemente fatto portare e ho goduto di questo romanzo, di questo stile, di questa storia, di questi personaggi, dei loro dialoghi, delle loro turbe psichiche, delle loro scopate. Mi sono anche fatto qualche pianterello, non so perché. Al di là di tutto, il libro chiama in causa l’autenticità dei sentimenti. La necessità di tornare costantemente in contatto con quell’autenticità, e con la sua fonte. Che a ben guardare è una cosa niente affatto ovvia, anzi abbastanza sconvolgente e paurosa – quella fonte, solitamente oscura –, e portatrice di probabili sconvolgimenti psichici e materiali.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">R.J. Palacio, Wonder (per ragazzi e non per ragazzi) (audiolibro)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">L’autrice voleva fare un miracolo, e secondo me ci è riuscita: raccontare la vicenda di un bambino con una gravissima deformazione facciale che esce dall’abbraccio protettivo della famiglia per avventurarsi nel mondo, accettando di iniziare a frequentare la scuola media. Il miracolo è riuscire a raccontare questa storia piena di sofferenza, traumi, bullismo e frustrazione - ma anche incrollabile voglia di vivere e forza interiore - con gli occhi del protagonista (e delle persone che gli stanno attorno, che a turno prendono la parola) rivolgendosi a lettori (anche) bambini e ragazzini. Senza respingerli, senza traumatizzarli, e senza ingannarli con una retorica omissiva e zuccherosa. Il romanzo è a tratti scabroso, brutale, dice le cose come stanno, ma mai rischia di perdere il lettore, fosse anche un ragazzino o un bambino, o di “offenderlo”. Si può criticare tutto di questo libro, a partire dallo stile molto “americano” (del resto l’autrice è statunitense), da alcune formule da scuola di scrittura creativa, o dalla retorica che affiora nel finale (ma solo lì): ebbene, pur sempre di un miracolo si tratta. E non è che i miracoli si trovino al mercato. Anche qui mi sono fatto dei bei pianti (poiché ascoltavo l’audiolibro, i pianti me li sono fatti - a tradimento - proprio mentre pranzavo, e per poco non mi sono strozzato con l’insalata. Tanto per dire).</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">E voi? Che avete letto, di bello, di brutto, di così così?</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">PS. Non posso mostrarvi la copertina dell’Ammiraglio…, perché l’ho prestato, ed è un gran peccato. Né quella dell’Irrilevanza… perché l’ho letto in digitale; ma a breve sarà a casa mia anche in forma cartacea, comme il faut.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">PPS. A voler fare bene dovrei indicare anche gli editori. Ma... se vi interessati, quelli cercateli voi.</span></div></div>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-17549230138449524392023-05-18T10:29:00.008-07:002023-05-18T10:29:48.864-07:00La propria storia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpb5oE25hpogdzVt0kwQNOMg-xpF3oQvm03QpuDWoZZhrNApCOpdxqcWNL3tbNIkGKakFlZrzenaP3IXuvzNF95VKwnBNqIterov6OTe7DR9ae-MO7xghZYrZY2dzRN2EjVPDrze-AJoiVChugzzS8YkRuA1RO5M9zeZnytipPnyx4Z1JPprH5TTCo/s1252/Screenshot%202023-05-18%20alle%2019.27.49.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1236" data-original-width="1252" height="395" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpb5oE25hpogdzVt0kwQNOMg-xpF3oQvm03QpuDWoZZhrNApCOpdxqcWNL3tbNIkGKakFlZrzenaP3IXuvzNF95VKwnBNqIterov6OTe7DR9ae-MO7xghZYrZY2dzRN2EjVPDrze-AJoiVChugzzS8YkRuA1RO5M9zeZnytipPnyx4Z1JPprH5TTCo/w400-h395/Screenshot%202023-05-18%20alle%2019.27.49.png" width="400" /></a></div>Quando incontro i bambini nelle scuole, loro mi fanno domande e io rispondo; poi io faccio domande, e loro rispondono. A un certo punto viene fuori la questione di come mai il mio libro comincia con le meraviglie di Firenze che spariscono. La risposta la faccio scoprire a loro attraverso un semplice gioco di immaginazione: pensate alla cosa che rende veramente unico e speciale il posto in cui vivete - e sono certo che una cosa del genere c’è. Ci siamo? Bene. Adesso immaginate che una mattina vi alzate e quella cosa è sparita. “No!” Poi ognuno racconta quello che ha immaginato, e insieme ci accorgiamo che sono tutti inizi di bellissime, preziose storie. Ognuna di esse potrebbe continuare in mille modi, prendendo una piega umoristica, drammatica, realistica, fantastica… Ognuna di quelle storie tira in ballo tante cose.<br />Stamattina le bambine e i bambini della 5 C della scuola Anna Frank di Calenzano – accompagnati nei territori della conoscenza dalla brava, appassionata e attenta maestra Paola – non hanno soltanto risposto alla mia domanda, ma con molta serietà e spontaneità hanno iniziato a “scrivere” a voce gli inizi di tanti racconti. Come dei veri scrittori. Hanno fatto tutto loro.<br />“Tutte le mattina quando esco di casa per andare a scuola vedo sul pianerottolo il gatto dei miei vicini, e lui vede me. Ci guardiamo. Lui c’è, io ci sono: vuol dire che va tutto bene. Ieri mattina mi sono svegliata e il gatto non c’era.”<br />“Da piccola, quando tornavo da scuola facevo il gioco dei tombini. Dovevo saltare da un tombino a un altro. Il gioco l’avevo inventato io, e mi ero inventata anche le regole. C’era un’unica regola, veramente: che potevo fare al massimo due passi per raggiungere il tombino successivo. A volte potevo fare anche più di due passi, veramente. Dipendeva più che altro dalla distanza del tombino. Avevo fatto delle regole un po’ elastiche. Mi ero inventata anche un’amica con cui giocare. Un’avversaria, più che altro. Ci sfidavamo tutti i giorni, e io vincevo sempre, e lei si infuriava. È una che non accetta di perdere. Forse la conoscete: si chiama Elsa, è la regina di Arendel. Sta nel cartone di Frozen, ma anche in parecchie magliette, e in altre cose. Ha molti poteri magici, ma contro il mio talento nel saltare sui tombini non poteva fare niente. Da piccola facevo sempre questo gioco. Per la verità lo faccio anche adesso. Insomma, l’altro giorno mi incammino verso casa e arrivata al solito punto i tombini non c’erano. Non c’erano neanche i buchi che i tombini coprono. Era tutto asfalto. Ovvio che era stata Elsa, per vendicarsi delle sconfitte! Mi è salito il sangue alla testa e con i pugni chiusi mi sono messa a correre verso Arendel. O almeno mi sono diretta nella direzione dove penso si trovi. Sono abbastanza certa di portarci arrivare. Camminavo a testa bassa e pensavo: Rivoglio i miei tombini! Ridatemi i miei tombini!”<br />In questa trascrizione ci ho messo un po’ del mio, si capisce… Ma del resto funziona così. Uno inizia a raccontare, condivide la sua immaginazione, qualcuno ci aggiunge qualcosa… La storia diventa di tutti. Tant’è che la Elsa-ladra-di-tombini poi è ricomparsa in un altro racconto, quello del bambino trasformato in rana da un nano che voleva rubare il sassolino che aveva piantato… <br />È stato incantevole e illuminante comprendere, insieme a questi giovani studenti, quanto sia importante riuscire a raccontare la propria storia, la propria fragile architettura, i fantasmi e le creature invisibili che la popolano, fosse anche attraverso un racconto fantastico e strampalato (citofonare a Kurt Vonnegut, “Mattatoio n. 5”…). <br />Il punto è che chi non sa raccontare la propria storia non ha gambe su cui camminare, non ha mani per afferrare le cose; è destinato a inseguire le ombre, lasciando impronte che subito spariscono al sole. <br />Per poter raccontare la tue storia devi accettare il fatto che non sei tu a inventarla, ma ti trovi dentro a una storia già iniziata. Dove tu non sei quello che vorresti essere, e anche questo lo devi accettare. Però, accettandolo, puoi imparare a voler essere ciò che sei. Volendo al contempo che gli altri siano quello che sono, con tutte le loro magnifiche differenze e sfaccettature - e incrinature che a volte tagliano, anche, ma il male passa in un attimo, abbiamo potenti lenitivi: le carezze, i sorrisi, le parole gentili.<br />Siamo stati bene insieme. Non so se questo “bene” sia scritto in qualche programma del Ministero dell’Istruzione e del Merito (che a me fa pensare a tutte le volte che da bambino ho pensato mestamente “non me lo merito”…), con il suo buffo logo da cartone animato. Ma siamo stati bene, davvero. E i due grandi gelsi, carichi di more quasi mature, erano proprio adatti a incorniciare la foto allegra che ci siamo fatti tutti insieme.carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-87911917704946757092023-05-17T14:38:00.002-07:002023-05-19T14:40:18.179-07:00"Fuori è quasi buio" di Alice Keller (Risma ed)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbQ_ZMPHXkKDJsrZ6zLnMMX5-VQ49L1jfE9BC2ikK_w7W4Q6lav2tHbNyQKhN42hr8MlnUYTTCBkTtpteE8idfsPmlPMMUuZu7zV_smysjnA6uvUXIVW8reVfsyTsitXB99Rp5LfG4w_51akOUVX_OcNark-h9iuFVUA_iJbY0_HeUDJkp5iL2obcU/s4032/IMG_4036.heic" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4032" data-original-width="3024" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbQ_ZMPHXkKDJsrZ6zLnMMX5-VQ49L1jfE9BC2ikK_w7W4Q6lav2tHbNyQKhN42hr8MlnUYTTCBkTtpteE8idfsPmlPMMUuZu7zV_smysjnA6uvUXIVW8reVfsyTsitXB99Rp5LfG4w_51akOUVX_OcNark-h9iuFVUA_iJbY0_HeUDJkp5iL2obcU/w300-h400/IMG_4036.heic" width="300" /></a></div>Ho scelto questo libro non so perché. L’ho pescato da un tavolo della libreria <a href="https://www.facebook.com/librerialacasasullalbero?__cft__[0]=AZX_hKYtJ020ymiRI_bExNYeu1OZkIKTrZb9HMjMZvQFfHIXFVWaZGV9wOEWwscLI-Us5bDNUivwFCMhhOe0enuxXe0fZU2MagI1mBFU0AoPlmRNaINYk0qnQtYOvbIgGhgzA4dLG3Fs1NlaOxkKorxj&__tn__=-]K-R">La Casa Sull'Albero</a>, ad Arezzo, dove era esposto tra tanti invitanti libri per ragazzi. Non sono stato attratto in modo particolare né dal titolo né dalla copertina, dico la verità. E in casa ho una montagna di libri non ancora letti che non chiede certo di essere accresciuta. Tuttavia, per qualche motivo, ho dovuto prendere questo libro. E adesso che l’ho finito mi dico che ho fatto bene: perché è un libro bellissimo.<br />Parlo di “Fuori è quasi buio” di <a href="https://www.facebook.com/alice.keller88?__cft__[0]=AZX_hKYtJ020ymiRI_bExNYeu1OZkIKTrZb9HMjMZvQFfHIXFVWaZGV9wOEWwscLI-Us5bDNUivwFCMhhOe0enuxXe0fZU2MagI1mBFU0AoPlmRNaINYk0qnQtYOvbIgGhgzA4dLG3Fs1NlaOxkKorxj&__tn__=-]K-R">Alice Keller</a>, <a href="https://www.facebook.com/rismalibri?__cft__[0]=AZX_hKYtJ020ymiRI_bExNYeu1OZkIKTrZb9HMjMZvQFfHIXFVWaZGV9wOEWwscLI-Us5bDNUivwFCMhhOe0enuxXe0fZU2MagI1mBFU0AoPlmRNaINYk0qnQtYOvbIgGhgzA4dLG3Fs1NlaOxkKorxj&__tn__=-]K-R">Risma</a> Edizioni.<br />Risma pubblica libri per bambini e libri per ragazzi; questo, nei bookstore online, è proposto a partire dagli 11 anni. Ma “Fuori è quasi buio” secondo me non è un “libro per ragazzi”. È una storia raccontata da un ragazzino, sì, e nel suo sguardo, nella sua voce, si mescolano la sensibilità sua, di Simone, e quella dell’adulta che gli dà vita attraverso le parole, di Alice. Per questo direi che è un libro per ragazzini e per adulti. Sono pochi, e preziosi, i libri che parlano a età anagrafiche diverse, che si trovano separate da passaggi iniziatici: perché con la loro stessa esistenza fanno esistere un ideale spazio di incontro e di confronto. Un ragazzino, un adulto, un anziano, che ascoltano la stessa storia, e davanti alla storia sono tutti uguali, perché la storia ne ha per ciascuno di loro. Come quando il marketing non c’era…<br />Della trama dirò soltanto che la voce narrante appartiene a un ragazzino di circa tredici anni. Simone è scappato, insieme al fratellino Mattia che ha un grave handicap mentale non meglio precisato, e si nasconde. I due fratelli vivono come clandestini, perché sono rimasti orfani e Simone non vuole avere niente a che fare con ciò che il mondo offre loro, obbligandoli ad accettarlo.<br />In queste pagine, nel susseguirsi di brevi capitoli, c’è un realismo psicologico molto coinvolgente, che ci fa attraversare la vicenda interamente calati nei panni del giovane protagonista. E sopra questo fitto e lieve tessuto di pensieri, riflessioni, decisioni, pianificazioni, c’è la poesia: molta poesia, molte metafore, molto bianco intorno alle parole. Che poi forse questo è un fare più adulto; e pure qui la poesia sorge con naturalezza dalla rete dei pensieri di Simone, a volte in modo inaspettato. Tutto quel bianco sembra volersi mangiare le parole, le opprime, come il buio sembra volersi mangiare il destino dei due fratelli; ma le parole non collassano sotto quella pressione, perché hanno una loro forza interna, una densità capace di opporre resistenza, un moto espansivo sufficiente a contrastare l’azione del vuoto. Proprio come nella poesia.<br />C’è la crudezza, anche; perché questa è anche una storia di sofferenza; di sofferenze che si incontrano e si intrecciano. Ma Alice Keller non indugia nella crudezza, non se ne compiace, e non la manovra astutamente. Anche essa appare e scompare, con continuità, alternandosi e sovrapponendosi alla poesia. E c’è la filosofia: quella terra-cielo che appartiene ai bambini, agli adolescenti, e a chi sperimenta il dolore. Ma la narrazione non diventa mai pesante o cerebrale. E c’è l’impressionismo delle sensazioni, negli occhi e sulla pelle, ma senza concessioni al manierismo delle trovate spumeggiante e delle frasi a effetto. C’è soprattutto la grazia, che fonde tutte queste componenti nella voce semplice e pulita di un ragazzino che si è sganciato dal destino che solitamente attende i ragazzini; e va avanti nel buio perché è necessario, con la speranza di farcela, con la paura di non farcela, per sé e per il fratellino, dove il confine tra i due non è chiaro nemmeno a lui. Senza aspettative che vadano oltre l’azione che sta compiendo: un presente sprofondato e precario che richiede di muoversi con la massima cautela, senza il beneficio delle distrazioni. <br />Alice Keller è capace di sorprendere il lettore ogni poche righe; ma sorprende in modo tenue, senza che la sua scrittura diventi sensazionalistica o risulti virtuosistica. Con questo libro ci ha fatto un bel dono.<br /><br /><a href="https://l.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Frismalibri.com%2Fcatalogo%2Fcatalogo%2Ffuori-e-quasi-buio%3Ffbclid%3DIwAR2YZuv5DgpTMu4SEIdVqEptKhnA1YdoEELC7N5KNNWT-gq1RXIvdw8QnyI&h=AT1pprLSavXdO9wksy6TlPoGz1lo3C3AEUpyu8OMTK9nzo3-MwvvI2oXcrQvqyl8wFMXuZuNTnc9gdj-64g7u4v2MX4ZCrlkEkiYsUymrtU-UitSkyZA7ScIYzpIiyNRohzTp6inbg&__tn__=-UK-R&c[0]=AT2oKGi3MMQr40gshRRaTD9N2fP2Sh7Gl1XItHOfRgTiGriCkjKhiRKA9PBtgZGd9yDlLbPRpSngxFgYxwesKiBHgkpXf0mrFYd-9dJxJBwMO4DWvq5Ez-eJgSJNP-wuix_dnXyG09kpvo3EgnifPtGRKdlc4_DyySHdwGLoWiNlqmWhSwg">https://rismalibri.com/catalogo/catalogo/fuori-e-quasi-buio</a> carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-79889367365281413132023-05-09T00:35:00.007-07:002023-05-12T00:45:30.148-07:00"Il mistero delle meraviglie scomparse" nelle scuole di Arezzo e del Casentino<p><span style="font-family: arial;"><span style="caret-color: rgb(228, 230, 235); white-space: pre-wrap;">Stasera mi preparo all'ultimo incontro con le scuole di Arezzo e del Casentino, che si svolgerà domattina alla scuola Chimera. Sfoglio i doni che i bambini e le bambine mi hanno lasciato nell'ultima mandata di "incontri con l'autore" il mese scorso. Mi soffermo su questo magnifico e veridico ritratto e penso a quanto sono emozionati di vedere davanti a loro, in carne e ossa, l'Autore di cui hanno letto un libro. L'atmosfera è vibrante, il tempo circoscritto dell'incontro è un </span><span style="caret-color: rgb(228, 230, 235); white-space: pre-wrap;"><a style="cursor: pointer;" tabindex="-1"></a></span><span style="caret-color: rgb(228, 230, 235); white-space: pre-wrap;">tempo magico, perché l'intensità rompe le membrane tra le cose separate e rende morbide le cose che sono rigide; ed è quindi già in corso un accadimento alchemico. Loro lo sentono, io lo sento. </span></span></p><div dir="auto" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: arial;">Accadono cose inattese e incredibili. Forse impossibili. </span></div><div dir="auto" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: arial;">Nei loro occhi leggo l'impressione di vivere una situazione rara e privilegiata.</span></div><div dir="auto" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: arial;">Tuttavia sono io quello privilegiato: in queste occasioni mi travolge la consapevolezza di quanto grande sia il privilegio di poter scrivere storie, avendo la possibilità di farle arrivare a tante persone. A ben pensarci, è un'occasione e anche una responsabilità immensa. Non si possono fare passi falsi. Non si possono sprecare parole per raccontare storie che magari potrebbero piacere, ma in fondo non contano niente. Non si può aggiungere alla infinita messe di storie, e di libri, una storia inutile, un libro da poco. Tenere le mani nel piano del simbolico, piantare semi nel campo dell'immateriale, agitando personaggi, motivi, affetti, problematiche, emozioni, riflessioni, è davvero una cosa grande, molto più grande della dimensione umana di qualunque autore. Troppo grande per non stupirsi che possa davvero accadere.</span></div><div><br /></div><div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiddAebFpp_4oxhZi3zSA04LWK-B8HNubQ_s8fs-fqo1onkiNCnT3ulFgjR_jyzPQ8dFT1jbNC7K_Y10IySz6946F616sfRvSl7yvHYgjFSH2fS9GwPlcBK_WhpaenMb8eAxctOK52Unt3uhqq8sc13BwUoppqOZW8eDlP40NETq1NOJMb7gXMFkRTm/s1600/ciggiano%206.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="900" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiddAebFpp_4oxhZi3zSA04LWK-B8HNubQ_s8fs-fqo1onkiNCnT3ulFgjR_jyzPQ8dFT1jbNC7K_Y10IySz6946F616sfRvSl7yvHYgjFSH2fS9GwPlcBK_WhpaenMb8eAxctOK52Unt3uhqq8sc13BwUoppqOZW8eDlP40NETq1NOJMb7gXMFkRTm/w360-h640/ciggiano%206.jpeg" width="360" /></a></div><div><br /></div><div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkTu2CJxBmA65c2nkfH1iWmygP6rnA70HNFPFW6h0UK_dz40ls3xY-WATq0h7vyiZnuDhngfJfDsvO-x7W3mgd7h-j6PD-Iq44fQCB0M7pWnaRFtJ5mYjD_U2tX384PeUQq__gT2NkgsAL1pXXy525bzd8KrkCskQlzpliVPuUJWs3iBqTuXaqFR_z/s1600/ciggiano.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkTu2CJxBmA65c2nkfH1iWmygP6rnA70HNFPFW6h0UK_dz40ls3xY-WATq0h7vyiZnuDhngfJfDsvO-x7W3mgd7h-j6PD-Iq44fQCB0M7pWnaRFtJ5mYjD_U2tX384PeUQq__gT2NkgsAL1pXXy525bzd8KrkCskQlzpliVPuUJWs3iBqTuXaqFR_z/w480-h640/ciggiano.jpeg" width="480" /></a></div><br class="Apple-interchange-newline" /><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzIT03-YPocIG9vD0Yz1UxB9Wl2glZLpuylQI4cW1_welXpZ1kX6_UoAnj_0axU9ygCtj8EvhdSYFKQLIjVMARBgj_By7xOozw2smTy35jk_fLwm3XHq_yRTvfAwt7PJQGy7PY2ovXn2cUJUYPZEdszWSh2XaV9mXbg4r_SObg0wY4R1k-qVJFRlDz/s2048/bucine-4.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzIT03-YPocIG9vD0Yz1UxB9Wl2glZLpuylQI4cW1_welXpZ1kX6_UoAnj_0axU9ygCtj8EvhdSYFKQLIjVMARBgj_By7xOozw2smTy35jk_fLwm3XHq_yRTvfAwt7PJQGy7PY2ovXn2cUJUYPZEdszWSh2XaV9mXbg4r_SObg0wY4R1k-qVJFRlDz/w640-h480/bucine-4.jpeg" width="640" /></a></div><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNRaJxHUHKbamByDfKyNsvyvEtEbfnlIZDynIC-scmaXtstBzTd4artrbECspbxNYfgDsAhj_FKDARl4kiYWNImAPJJ_8T9JAgZyRsUi_QvbHZSFYq7NvWQa4ucdBeIpSEr8XmJDUjmokouXPZbNUkQqFPUms7ighl-dhfsFJvWJYicc4-P7GiuUq3/s960/ciggiano%202.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="607" data-original-width="960" height="405" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNRaJxHUHKbamByDfKyNsvyvEtEbfnlIZDynIC-scmaXtstBzTd4artrbECspbxNYfgDsAhj_FKDARl4kiYWNImAPJJ_8T9JAgZyRsUi_QvbHZSFYq7NvWQa4ucdBeIpSEr8XmJDUjmokouXPZbNUkQqFPUms7ighl-dhfsFJvWJYicc4-P7GiuUq3/w640-h405/ciggiano%202.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr></tbody></table><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhS-g15svitcx77Fc5xY_wXLNbV-OPe6YT00b347gB2GjdK_OifXF7zu8my4ML0i_R2pWk1pfx4XNGiqNnA6494ytBwCY4yCZ6RyQJaobRZJgHtzCqDWmSa2HQhEcyvGVuS3zKl3PaM9MOKoRBw3DvIUT1LLdZEgiftItD-voB7hp35HSQcZ6TefWoy/s3024/IMG_3860.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3024" data-original-width="3024" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhS-g15svitcx77Fc5xY_wXLNbV-OPe6YT00b347gB2GjdK_OifXF7zu8my4ML0i_R2pWk1pfx4XNGiqNnA6494ytBwCY4yCZ6RyQJaobRZJgHtzCqDWmSa2HQhEcyvGVuS3zKl3PaM9MOKoRBw3DvIUT1LLdZEgiftItD-voB7hp35HSQcZ6TefWoy/w640-h640/IMG_3860.jpeg" width="640" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_6Kfc7T_lAwUj-kvmcnSe7C1zC3ZnKR9wzpY5j4EDlrar1P3oQcIYta5uIi6NumrcRuUp5KZn8MsSvXIO9WZI8I6rtG1veuYjbnzV1D6LyVNx5u9nI5Rs4022b8aoNkCyeH4WYeg56bVIJ43uGQYMg37-oNSkJvoqT-4EXQpYHAToyOsnPY4vtHj1/s1123/grazie.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1123" data-original-width="1123" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_6Kfc7T_lAwUj-kvmcnSe7C1zC3ZnKR9wzpY5j4EDlrar1P3oQcIYta5uIi6NumrcRuUp5KZn8MsSvXIO9WZI8I6rtG1veuYjbnzV1D6LyVNx5u9nI5Rs4022b8aoNkCyeH4WYeg56bVIJ43uGQYMg37-oNSkJvoqT-4EXQpYHAToyOsnPY4vtHj1/w640-h640/grazie.jpeg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br />carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-5306730111957613962023-04-29T13:29:00.004-07:002023-04-29T13:29:33.023-07:00"La lezione del virus", un libro di Nino Finauri, prefazione di Carlo Cuppini<p><span style="font-family: arial;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: arial;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8Y3-ljrEpPSsDvEH0WQ2gie_B6msllDv06O248ywYGfP5TqSFFfbCHsJHpm4bLuW9qta1zYuwto--VO-OLXC_WPqiM4GOIGDdd3DCxqJdLLOL0JHiH_8ME3hzu3MCl3bWHShM_LhacC0AOuy-KQt_OccaKtoI3wKpplgNhMpKw-oRW4Bl0Mi7hQhb/s954/finauri-A%20copia.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="954" data-original-width="631" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8Y3-ljrEpPSsDvEH0WQ2gie_B6msllDv06O248ywYGfP5TqSFFfbCHsJHpm4bLuW9qta1zYuwto--VO-OLXC_WPqiM4GOIGDdd3DCxqJdLLOL0JHiH_8ME3hzu3MCl3bWHShM_LhacC0AOuy-KQt_OccaKtoI3wKpplgNhMpKw-oRW4Bl0Mi7hQhb/s320/finauri-A%20copia.jpeg" width="212" /></a></span></div><span style="font-family: arial;">L<span style="white-space: pre-wrap;">o scaffale dedicato alla critica della ragione pandemica si arricchisce di un nuovo volume: “La lezione del virus. Diario pandemico di un insegnante incredulo” di </span><span style="white-space: pre-wrap;"><a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1qq9wsj xo1l8bm" href="https://www.facebook.com/nino.finauri?__cft__[0]=AZVGAX9w8NSuLYzsQz5ag9don0Kc7AvvQc999mdVTo2zEhyqF8y3vIejQniF48IHnBuyMLextO9I-GeuPT4ICb2ca57p1QLMCJRz-04E5ILwQg1BFyBK-U56CKIAK2vjkjfnEyA8G8QVp--fIgFesfzt&__tn__=-]K-R" role="link" style="border-color: currentcolor; border-style: none; border-width: 0px; box-sizing: border-box; color: var(--accent); cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: currentcolor; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0"><span class="xt0psk2" style="display: inline;">Nino Finauri</span></a></span><span style="white-space: pre-wrap;">, </span><span style="white-space: pre-wrap;"><a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1qq9wsj xo1l8bm" href="https://www.facebook.com/malamente.red?__cft__[0]=AZVGAX9w8NSuLYzsQz5ag9don0Kc7AvvQc999mdVTo2zEhyqF8y3vIejQniF48IHnBuyMLextO9I-GeuPT4ICb2ca57p1QLMCJRz-04E5ILwQg1BFyBK-U56CKIAK2vjkjfnEyA8G8QVp--fIgFesfzt&__tn__=-]K-R" role="link" style="border-color: currentcolor; border-style: none; border-width: 0px; box-sizing: border-box; color: var(--accent); cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: currentcolor; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0"><span class="xt0psk2" style="display: inline;">Edizioni Malamente</span></a></span><span style="white-space: pre-wrap;">.</span></span><p></p><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">È una bella notizia, per una serie di motivi. </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Il primo è che le letture critiche della gestione del covid si contano sulle dita di due o tre mani, e solitamente, una volta pubblicate, devono percorrere una strada molto accidentata, tra attiva delegittimazione, indifferenza stizzita, boicottaggi, insulti distribuiti ad autore ed editore, censura totale sui social e su altri canali, ormai imprescindibili per la promozione di un libro.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Un’altra ragione per festeggiare l’uscita di questo libro è che non si tratta di un'ulteriore opera di saggistica, ma di un raro “libro saggio”: un libro, cioè, che esprime, tramanda, suscita, provoca saggezza. Ci ricorda la possibilità di essere saggi, purché prima si voglia essere liberi, e almeno un pochino coraggiosi, e anche sorridenti. Ecco, questo lo rende davvero unico. Tra queste pagine troviamo infatti la saggezza complessa della filosofia (l’autore è professore di filosofia al liceo), fatta di dubbio, ricerca intellettuale, inquietudine, discussione pubblica, salto agli ostacoli (della mala retorica), disvelamento di ciò che prima era velato, sfide dialettiche e sollecitazioni maieutiche. E accanto c’è la saggezza semplice della natura (l’autore è un passeggiatore silvestre, un esploratore di mari, un organizzatore cultural-rurale), fatta della flessuosità profumata dei fili d'erba, della voce robusta degli alberi, dell'andirivieni delle onde del mare, dei cicli delle stagioni, della ricchezza nella sobrietà, del rispetto sacro per la vecchiaia, dell’armonia degli ecosistemi.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Un libro saggio, dunque, che non vuole elaborare a posteriori i fatti del covid, che non rimarca le divisioni sociali, non pretende di insegnare, ma ripropone l’incredulità provata giorno per giorno e scritta nelle pagine di un diario pubblico tra il 2020 e il 2022.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Nell’attuale epoca post-pandemica (e pre-chissàcosa) abbiamo proprio bisogno di essere messi alla prova da quella incredulità. E questo è un altro motivo per cui il libro di Nino Finauri è importante, attuale e necessario. Necessario a tutti, vorrei dire; perché non è un libro buono per trovare conferme alle proprie posizioni (critiche), ma è un libro che mette in dubbio, che si mette in discussione, tanto saldo e incalzante nei principi quanto aperto e disponibile negli appelli al dialogo, a una elaborazione comune, popolare, umana, libera dai condizionamenti dei frontman e frontwoman della politica, delle istituzioni, della scienza, del giornalismo… insomma della classe dirigente. È un libro che spera di parlare a tutti, a chiunque voglia ascoltare. Ed è un libro che ascolta, se mai un libro può ascoltare (certo che può).</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Ultimo ma non ultimo motivo per apprezzare il libro: i contributi critici di Samuele Giombi (dirigente scolastico), Matteo Giuliani (avvocato), Luca Imperatori (medico), <a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1qq9wsj xo1l8bm" href="https://www.facebook.com/elisa.lello.58?__cft__[0]=AZVGAX9w8NSuLYzsQz5ag9don0Kc7AvvQc999mdVTo2zEhyqF8y3vIejQniF48IHnBuyMLextO9I-GeuPT4ICb2ca57p1QLMCJRz-04E5ILwQg1BFyBK-U56CKIAK2vjkjfnEyA8G8QVp--fIgFesfzt&__tn__=-]K-R" role="link" style="border-color: currentcolor; border-style: none; border-width: 0px; box-sizing: border-box; color: var(--accent); cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: currentcolor; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0"><span class="xt0psk2" style="display: inline;">Elisa Lello</span></a> (sociologa) che lo arricchiscono e danno una prima, immediata attuazione a quel dialogo multidisciplinare, tra posizioni non unanimi, che l’autore evoca e stimola.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Infine, un motivo in più per sostenere la pubblicazione, e la casa editrice: Edizioni Malamente è nata solo due anni fa, dall’esperienza della rivista libertaria omonima, ed è una sfida che ha bisogno di essere sostenuta.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Resta da citare soltanto l'autore delle fotografie che punteggiano di una nebbia oscura, ispirata, possibilista - come nel momento tra il velare e il rivelare - il volume: <a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1qq9wsj xo1l8bm" href="https://www.facebook.com/emanuele.bertoni?__cft__[0]=AZVGAX9w8NSuLYzsQz5ag9don0Kc7AvvQc999mdVTo2zEhyqF8y3vIejQniF48IHnBuyMLextO9I-GeuPT4ICb2ca57p1QLMCJRz-04E5ILwQg1BFyBK-U56CKIAK2vjkjfnEyA8G8QVp--fIgFesfzt&__tn__=-]K-R" role="link" style="border-color: currentcolor; border-style: none; border-width: 0px; box-sizing: border-box; color: var(--accent); cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: currentcolor; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0"><span class="xt0psk2" style="display: inline;">Emanuele Bertoni</span></a>.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">L’autore e l’editore <a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1qq9wsj xo1l8bm" href="https://www.facebook.com/profile.php?id=100005021777554&__cft__[0]=AZVGAX9w8NSuLYzsQz5ag9don0Kc7AvvQc999mdVTo2zEhyqF8y3vIejQniF48IHnBuyMLextO9I-GeuPT4ICb2ca57p1QLMCJRz-04E5ILwQg1BFyBK-U56CKIAK2vjkjfnEyA8G8QVp--fIgFesfzt&__tn__=-]K-R" role="link" style="border-color: currentcolor; border-style: none; border-width: 0px; box-sizing: border-box; color: var(--accent); cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: currentcolor; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0"><span class="xt0psk2" style="display: inline;">Luigi Balsamini</span></a> mi hanno chiesto di scrivere la prefazione di questo libro, cosa che ho fatto con piacere. Ne riporto un passaggio:</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Negli anni pandemici Nino Finauri è stato tra le poche persone di cultura che instancabilmente, senza opportunistiche o tremebonde cautele, ha praticato pubblicamente il pensiero critico, ha messo in dubbio l’indubitabile (il principio di autorità), ha sti- molato dibattiti, ha decostruito il discorso del potere (come una volta facevano gli intellettuali di sinistra, anche a costo di sfilarsi dai ricatti morali delle emergenze e delle scelte ineluttabili), ha lanciato nell’aridità di una discussione pubblica piena di totem, tabù e dogmi il sasso della maieutica, il dubbio intorno all’efficacia e alla proporzione delle misure anti-Covid, la richiesta dell’onere della prova. E ancora: la forza dell’indignazione, il potere spiazzante del paradosso, la grazia del racconto allegorico, il pungolo dell’umorismo. Senza concedersi le chiusure dell’invettiva, del pre-giudizio, del sarcasmo.”</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">L’editore (che utilizza la licenza Creative Commons, meritando anche per questo un applauso) ha reso la prefazione interamente fruibile sul sito e se volete potete leggerla qui: <a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1fey0fg" href="https://edizionimalamente.it/.../Prefazione-Carlo-Cuppini?fbclid=IwAR0n0jDgobHvkrpH8prdZ4O1DzLy7Xg3wwo_B2iyWF4Uoe1cbzcd-oXyCH8" rel="nofollow noopener" role="link" style="border-color: currentcolor; border-style: none; border-width: 0px; box-sizing: border-box; color: var(--blue-link); cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: currentcolor; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0" target="_blank">https://edizionimalamente.it/.../Prefazione-Carlo-Cuppini</a>...</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"></div><br class="Apple-interchange-newline" />carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-32199499419270662972023-04-28T00:24:00.008-07:002023-04-28T00:24:38.401-07:00"Il mistero delle meraviglie scomparse" al Leggenda Festival, 14 maggio<p><span style="font-family: arial;"><span style="background-color: white; caret-color: rgba(0, 0, 0, 0.9); color: rgba(0, 0, 0, 0.9);">Leggenda Festival (Empoli, 10-14 maggio) ha un programma ricchissimo, pieno di appuntamenti straordinari. Vorrei seguirli tutti: la solita utopia... A uno però parteciperò di sicuro: quello dedicato a "Il mistero delle meraviglie scomparse"!</span><br style="box-sizing: inherit; caret-color: rgba(0, 0, 0, 0.9); color: rgba(0, 0, 0, 0.9); line-height: inherit !important;" /><span style="background-color: white; caret-color: rgba(0, 0, 0, 0.9); color: rgba(0, 0, 0, 0.9);">Alla libreria La San Paolo libri & persone presenterò, racconterò e leggerò il mio racconto fluviale a piccoli e grandi (anche a chi non crede che i fiumi possano assumere sembianze umane...).</span><br style="box-sizing: inherit; caret-color: rgba(0, 0, 0, 0.9); color: rgba(0, 0, 0, 0.9); line-height: inherit !important;" /><span style="background-color: white; caret-color: rgba(0, 0, 0, 0.9); color: rgba(0, 0, 0, 0.9);">Sarà una presentazione speciale, perché Giulia Gnassi tradurrà e interpreterà il racconto nella lingua dei segni. A beneficio dei non udenti, ma anche degli udenti, e di chi fa orecchie da mercante: perché grazie a lei la narrazione diventerà corpo, le emozioni avranno movimento, le parole saranno gesti, i fiumi scorreranno danzando e travolgeranno le barriere... </span><br style="box-sizing: inherit; caret-color: rgba(0, 0, 0, 0.9); color: rgba(0, 0, 0, 0.9); line-height: inherit !important;" /><span style="background-color: white; caret-color: rgba(0, 0, 0, 0.9); color: rgba(0, 0, 0, 0.9);">Insomma, è già teatro... quasi! E se appena appena mi faccio prendere anche io la mano, non so dove questa cosa potrà portarci.</span><br style="box-sizing: inherit; caret-color: rgba(0, 0, 0, 0.9); color: rgba(0, 0, 0, 0.9); line-height: inherit !important;" /><span style="background-color: white; caret-color: rgba(0, 0, 0, 0.9); color: rgba(0, 0, 0, 0.9);">Domenica 14 maggio, ore 10:15. Segnate la data: vi aspettiamo.</span><br style="box-sizing: inherit; caret-color: rgba(0, 0, 0, 0.9); color: rgba(0, 0, 0, 0.9); line-height: inherit !important;" /><span style="background-color: white; caret-color: rgba(0, 0, 0, 0.9); color: rgba(0, 0, 0, 0.9);"><a href="https://www.leggendafestival.it/eventi/carlo-cuppini-presentazione-del-libro-il-mistero-delle-meraviglie-scomparse-marcos-y-marcos-2021-con-interpretazione-in-lis-a-cura-di-giulia-gnassi/" target="_blank">Qui le info dettagliate.</a></span></span></p><p><span style="background-color: white; caret-color: rgba(0, 0, 0, 0.9); color: rgba(0, 0, 0, 0.9); font-family: arial;">Grazie a Marta Menichetti per l'invito e l'organizzazione.</span></p><p><span style="background-color: white; caret-color: rgba(0, 0, 0, 0.9); color: rgba(0, 0, 0, 0.9); font-family: arial;"><br /></span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhV7cGShIp-dSWu6aeiIwP9_1NzyqrJlI4G_Fm6ZnVyWpGvFFsIeOqi6AvnLvgDD_I7rPtzoemPica9YweF2qA7QIWPZhIn72WbdSkkiaxYsY_aJkBSdfIeaSUcmTlWKACbf3Koctqv_vuJVviR9AEaJBvHXZlJ_4Ih-q5GKbK_l2NRzHNjhR7AyHdL/s1080/festival%20leggenda.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1080" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhV7cGShIp-dSWu6aeiIwP9_1NzyqrJlI4G_Fm6ZnVyWpGvFFsIeOqi6AvnLvgDD_I7rPtzoemPica9YweF2qA7QIWPZhIn72WbdSkkiaxYsY_aJkBSdfIeaSUcmTlWKACbf3Koctqv_vuJVviR9AEaJBvHXZlJ_4Ih-q5GKbK_l2NRzHNjhR7AyHdL/w400-h400/festival%20leggenda.jpeg" width="400" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiTlDKNvVDovh-rsw2zI-vD5P0acy_pxAqjZmAbe1GAl-rtWAhZjmz6d-4qYMY3pUNFahrjku9JTKAlFCB1ns3cS1-pEUdzTj4Xf8dKXZL1o6YYYJIzAP0hjOpeanrUj8ZK7j6NMJK94SIsQLw4JZjUSVrK4_EMUAT3iJdHNnHUYmuKU_KjyHiGrCU/s1292/Screenshot%202023-04-27%20alle%2017.21.29.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1292" data-original-width="1128" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiTlDKNvVDovh-rsw2zI-vD5P0acy_pxAqjZmAbe1GAl-rtWAhZjmz6d-4qYMY3pUNFahrjku9JTKAlFCB1ns3cS1-pEUdzTj4Xf8dKXZL1o6YYYJIzAP0hjOpeanrUj8ZK7j6NMJK94SIsQLw4JZjUSVrK4_EMUAT3iJdHNnHUYmuKU_KjyHiGrCU/w349-h400/Screenshot%202023-04-27%20alle%2017.21.29.png" width="349" /></a></div><br /><span style="background-color: white; caret-color: rgba(0, 0, 0, 0.9); color: rgba(0, 0, 0, 0.9); font-family: arial;"><br /></span><p></p>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-62745824422844436692023-04-25T02:38:00.001-07:002023-04-26T02:38:54.557-07:00 Viva la libertà, e chi la difende<p><span style="caret-color: rgb(228, 230, 235); font-family: arial; white-space: pre-wrap;">Mi fa una certa impressione sentire parlare di libertà persone che un anno fa non hanno difeso il ragazzino di dodici anni che veniva privato della sua libertà di salire su un autobus o su un treno, pur potendo attestare un ottimo stato di salute con il referto di un tampone, perché privo di vaccinazione anticovid. Persone che non si sono opposte alla privazione delle libertà più essenziali, per milioni di cittadini, giustificata con la solenne menzogna pronunciata dal comandante in capo (“il green pass è garanzia di frequentare persone non contagiose”). Persone che non hanno colto un’insanabile contraddizione tra la risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa (1) - “organismo custode dei diritti dell’uomo, della democrazia e dello Stato di diritto” – e l’operato del governo italiano; e tra la nota di Amnesty Italia del gennaio 2022 (2) e le scelte di Speranza-Draghi-alleati-consiglieri. Persone per cui la libertà di milioni di cittadini che non la pensavano come loro su un certo tema di drammatica attualità – minorenni compresi – poteva tranquillamente, oppure doveva assolutamente, essere sacrificata (senza poi sentirsi obbligati a fare valutazioni a posteriori sulla necessità o utilità di questa misura, e sulla responsabilità che si erano assunti sostenendola).</span></p><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Va ricordato che non tutti si sono comportati in questo modo; e che a opporsi a questo corso non sono stati soltanto gli assalitori della CGIL di Roma: mi risulta, per esempio, che un migliaio di professori universitari abbiano firmato un appello contro il green pass nell’ottobre 2022. Nel mio impegno per la stessa causa ho avuto il piacere di conoscerne più d’uno. E 33 di questi sono stati poi sospesi per rifiuto di mostrare il certificato, rischiando di rovinarsi la carriera (3).</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Mi fa una certa impressione sentire parlare oggi di libertà queste persone che un anno fa hanno taciuto. Lo so che nella stragrande maggioranza dei casi erano in buona fede, che si sono fidati delle autorità e delle istituzioni (non di tutte, però: non del Consiglio d’Europa, per esempio; i media del resto li hanno aiutati a non vivere conflitti interiori, evitando di dare anche marginalmente notizia di quella risoluzione, come della nota di Amnesty); so che hanno pensato che facendo “come tutti”, pensando “come tutti”, restando insomma nell’ortodossia non si potesse fare male.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Tuttavia io credo che la libertà non abbia a che fare con la fiducia nelle autorità e nelle istituzioni (il che non significa che si debbano guardare a priori con sospetto); né con il rispetto di qualsivoglia ortodossia; né con la buona fede.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Quindi oggi faccio gli auguri a chi sa distinguere il dispotismo e l’irrazionalità del potere anche quando non puzza di olio di ricino; anche quando è apprezzato nei buoni consessi internazionali; anche quando riceve il plauso del Presidente della Repubblica e la benedizione papale.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Auguri a chi si batte per la libertà anche quando questo significa mettersi contro i doppiopetti più rispettati e potenti d’Europa, talmente blasonati da spingere all’autocensura la quasi totalità della classe dirigente, scientifica e intellettuale.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Oggi dico viva la libertà e viva chi la difende, contro gli abusi sguaiati e puzzolenti dei fascisti e contro quelli beneducati e deodorati dei democratici.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Viva la libertà e viva chi la difende quando c’è il sole e anche quando piove. </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Viva la libertà e viva chi la difende, per quelli che – su qualunque materia – la pensano allo stesso modo, e per quelli che la pensano all’opposto.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Viva la libertà e viva chi la difende, anche quando difenderla significa essere trattato – da chi ha alle spalle la ragione di Stato – come un paria, un malintenzionato, un sabotatore, un fascista, un delegittimato, un’etichetta.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Viva la libertà e chi la difende, senza la retorica e il conforto delle celebrazioni nobilitanti, ecumeniche, identitarie.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Viva la libertà, quella vera, che è antifascista, è anticonformista, è intelligente, attira antipatie e incomprensioni, suscita imbarazzi e risatine, scandalizza i benpensanti, nuoce gravemente alla salute dei perbenisti. Che non è gratis, e se è gratis dentro c’è la fregatura.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Viva la libertà eretica, scandalosa, “sbagliata”, che non compiace, che non fa fare carriera, che disturba, che non è oggetto di celebrazioni, che può essere discutibile e fa discutere, che è “diseducativa” (ripensando agli aforismi dell’ex ministro Bianchi: “Il rientro in classe dei docenti non vaccinati sarebbe diseducativo”, “La mascherina in classe ha un valore educativo”). </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Perché di quell’altra libertà, francamente, non so bene che farmene.</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Note:</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">(1) “7.3.1. ensure that citizens are informed that the vaccination is NOT mandatory and that no one is politically, socially, or otherwise pressured to get themselves vaccinated, if they do not wish to do so themselves;</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">7.3.2. ensure that no one is discriminated against for not having been vaccinated, due to possible health risks or not wanting to be vaccinated”</span></div><div dir="auto"><a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1fey0fg" href="https://l.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.europeanrights.eu%2Fpublic%2Fatti%2Fresolution_2361.pdf%3Ffbclid%3DIwAR1tC7PSFN0a3qP8xyEFedYPBxjE5Y6Fg6Bf-GngOYL4VoYto_o9Wvfhu6E&h=AT0zncbSQFFRaRwHtdOovXogTLFxwqUvFnWYie521NceEyjZbIbZ2ywAp9bHbfzcJtg8t2p4breCmfRO7A0DF9GOGe07nyYvFjqnmBSpatUQrC5qa7w4TTxB_r0qFw80wiyDLeE2cg&__tn__=-UK-R&c[0]=AT1MOW5luUmUpbDrR6_ESCCWRDcCUIFP8Id7dpba6rB5uXejpPPvLKnLoGHm6ZxcoAl4oUkiXAI7b9XfBiZvxtnqOkWi1chnrtY84cc8HMjklAnCW7ScUQ_20TvgpTdgwPlfeKQYVn7mkkuXwK405BvqsA" rel="nofollow noopener" role="link" style="border: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0" target="_blank"><span style="color: black; font-family: arial;">http://www.europeanrights.eu/public/atti/resolution_2361.pdf</span></a></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">(2) “il governo deve continuare a garantire che l’intera popolazione possa godere dei suoi diritti fondamentali, come il diritto all’istruzione, al lavoro e alle cure, con particolare attenzione ai pazienti non-Covid che hanno bisogno di interventi urgenti e non devono essere penalizzati.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">In ogni caso, Amnesty International Italia chiede che siano previste misure alternative – come l’uso di dispositivi di protezione e di test Covid-19 – per permettere anche alla popolazione non vaccinata di continuare a svolgere il proprio lavoro e di utilizzare i mezzi di trasporto, senza discriminazioni.”</span></div><div dir="auto"><a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1fey0fg" href="https://l.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fwww.amnesty.it%2Fposizione-di-amnesty-international-italia-sulle-misure-adottate-dal-governo-per-combattere-il-covid-19%2F%3Ffbclid%3DIwAR3w4cYDtFG3bPO3d0qLXLJbJx6eSKHqhMNPiPOsGCd8K7KcLLO3DnhRg6g&h=AT0eKmAxnMy3JgeRnMmv1sGKPGMTvLnRugeGmH_cm_wURG6mm8LKi62TdxsWsqrnkgidiGrKE2XBEuPk6rgFOnik4DTk_rSuUGOAMj9Wwmr-gnnCje4Ywnd2S3l1TtJFNUCBSAncNA&__tn__=-UK-R&c[0]=AT1MOW5luUmUpbDrR6_ESCCWRDcCUIFP8Id7dpba6rB5uXejpPPvLKnLoGHm6ZxcoAl4oUkiXAI7b9XfBiZvxtnqOkWi1chnrtY84cc8HMjklAnCW7ScUQ_20TvgpTdgwPlfeKQYVn7mkkuXwK405BvqsA" rel="nofollow noopener" role="link" style="border: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0" target="_blank"><span style="color: black; font-family: arial;">https://www.amnesty.it/posizione-di-amnesty.../</span></a></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="caret-color: rgb(228, 230, 235); margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">(3) <a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv x1fey0fg" href="https://www.open.online/2021/10/14/covid-19-sciopero-generale-docenti-universitari-no-green-pass/?fbclid=IwAR1-D8a6kmQfcCB3Dj4Z5AU9xrqVIuRQTb96t7dhSaTUBcF7_6q9OyJBm8Q" rel="nofollow noopener" role="link" style="border: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: inherit; text-decoration: none; touch-action: manipulation;" tabindex="0" target="_blank">https://www.open.online/.../covid-19-sciopero-generale.../</a></span></div></div>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-66263694941069646962023-04-20T13:45:00.003-07:002023-04-20T13:45:52.914-07:00A scuola con Matteotti e La Pira<span style="font-family: arial;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQPA4g7xwGa8qHK8MFXGcwdGLrcIGD-cWL4NzNa9BpTyvokGl5oWysM1qSMrOyJmjM46Z4NYUZ55mqblETRE_ZWfBCIHAn4ITvSbRCZRaZYxq3hFhbx9UwfICRmPlgOfa5c89Ugo8iyWOKBKdUWyjIhLkO-lUME4mpDJOJiJtdch7vrJQ_yHoc7JOa/s1166/Screenshot%202023-04-20%20alle%2021.41.21.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1164" data-original-width="1166" height="399" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQPA4g7xwGa8qHK8MFXGcwdGLrcIGD-cWL4NzNa9BpTyvokGl5oWysM1qSMrOyJmjM46Z4NYUZ55mqblETRE_ZWfBCIHAn4ITvSbRCZRaZYxq3hFhbx9UwfICRmPlgOfa5c89Ugo8iyWOKBKdUWyjIhLkO-lUME4mpDJOJiJtdch7vrJQ_yHoc7JOa/w400-h399/Screenshot%202023-04-20%20alle%2021.41.21.png" width="400" /></a></div>Tempo fa, dopo l’orrendo sfregio anti-antifascista compiuto dal dirigente governista Claudio Anastasio, ho tenuto per qualche giorno come immagine di copertina di Fb una foto che mostra il bel volto sorridente di Giacomo Matteotti.<br />Questa mattina sono stato nella scuola primaria Giacomo Matteotti – una grande, ariosa, bella scuola fiorentina – dove in questi giorni si svolge la Festa del Libro, con scrittori e scrittrici che vanno a incontrare gli scolari e una biblioteca che si anima di suggerimenti e novità. <br />Ero stato invitato per presentare “Il mistero delle meraviglie scomparse” alle classi quarte e quinte. E poiché il mio libro parla anche di libertà e di pace, è stato ovvio parlare di Matteotti, il cui spirito aleggia tra quei muri curiosi e istruiti.<br />Novantanove anni fa Matteotti fu ammazzato perché difendeva la libertà. Ma prima era stato isolato, e anche sbeffeggiato, dai suoi stessi compagni perché difendeva la pace. A quel tempo accadeva infatti che i “pacifisti” sostenessero con grande slancio, e perfino con una certa protervia, la “guerra che avrebbe messo fine a tutte le guerre”.<br />Il mio racconto fantastico parla di libertà – quella sfrenata e naturale che il fiume porta in mezzo alla città, in barba a tutte le sue (per carità, utilissime!) regole, norme e discipline. E parla di pace, sostenendo che nei conflitti il punto non è dare ragione a questo o a quello, ricostruendo tutta un'infinita filiera di torti e di prelazioni, ma anteporre il piacere della condivisione all'aggressività delle rivendicazioni. Il punto non è “di chi è, e chi può trarne vantaggio”, ma “chi se ne prende cura, e per chi”.<br /></span><div><span style="font-family: arial;">Abbiamo parlato anche di Giorgio La Pira, leggendario sindaco fiorentino che nel 1955 riuscì a radunare proprio a Firenze i sindaci di tutte le capitali del mondo per pronunciare e sottoscrivere tutti insieme una serie di solenni “mai più”; un evento che ha un’eco nel mio libro, dove si racconta del “grandissimo accordo di pace” siglato dai potenti della Terra proprio a Firenze.</span></div><div><span style="font-family: arial;">I bambini e le bambine non hanno affatto un’idea astratta e favolistica di questi concetti, come qualcuno potrebbe pensare; al contrario, ne hanno una percezione molto concreta, ed è un piacere e un grande stimolo cimentarsi con loro in simili discussioni.<br />A scanso di equivoci, preciso che parlando di questi temi ci siamo fatti delle grandi e grasse risate, giocando con gli esempi più strampalati e inventando frammenti di racconti paradossali. Non c’è mica bisogno di essere pesanti, moralisti e contriti, per parlare di cose serie e anche drammatiche! Anzi, come ci ha insegnato Rodari, il buonumore è, è stato e sempre sarà la più potente arma contro le ingiustizie e contro il digrignante intristimento che da esse deriva. Insieme al potere liberatorio e chiarificatore dell’immaginazione.<br />Un grande ringraziamento alle libraie della libreria <a href="https://www.facebook.com/liblab.it?__cft__[0]=AZWVLSfeKiv9q3BAcibngWMNRB8tEEGv0lIoZwy1sZkH3zi1XQgctEC_rfV_0S1AkCycxEbuG3jEtLh7niT2p0TovKjBhyu_nWiuSubWROpZfxSYsoXVhQbyQw1mkwc80x1vnvcDOuRdLRKuZRxm6Ok9&__tn__=-]K-R">LibLab</a>, che hanno suggerito il mio libro per la Festa del Libro, e alle maestre, ai maestri e alla dirigente della scuola Matteotti che hanno accolto il suggerimento. E un pensiero alato, pieno di fiducia, di incoraggiamento e di gioia, a tutte le bambine e i bambini che questa mattina ho incontrato.<br />(Sempre grazie a <a href="https://www.facebook.com/marcosymarcoseditore?__cft__[0]=AZWVLSfeKiv9q3BAcibngWMNRB8tEEGv0lIoZwy1sZkH3zi1XQgctEC_rfV_0S1AkCycxEbuG3jEtLh7niT2p0TovKjBhyu_nWiuSubWROpZfxSYsoXVhQbyQw1mkwc80x1vnvcDOuRdLRKuZRxm6Ok9&__tn__=-]K-R">marcos y marcos</a>, ça va sans dire.)</span></div>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-87200084589770225912023-04-15T13:46:00.001-07:002023-04-20T13:48:39.909-07:00Immaginiamo insieme<span style="font-family: arial;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW1rB2zXgEMsFO6Mh3LgBOxdPUFDqmQUDr44Af9BKacl_-LoJdXTPlYe0B1lZX-on171OUg7zSzfyLQkeYTks-FQgcen1MAz5mGBkSlg6w15l1GQSb6V_38RvIpRwwXzUwPcaVZI1hM3YvacY3L9lES281vLRXPTQyUMK1S2nlSqoJ3E-oYe4vM5An/s1166/Screenshot%202023-04-20%20alle%2022.46.48.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1164" data-original-width="1166" height="399" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW1rB2zXgEMsFO6Mh3LgBOxdPUFDqmQUDr44Af9BKacl_-LoJdXTPlYe0B1lZX-on171OUg7zSzfyLQkeYTks-FQgcen1MAz5mGBkSlg6w15l1GQSb6V_38RvIpRwwXzUwPcaVZI1hM3YvacY3L9lES281vLRXPTQyUMK1S2nlSqoJ3E-oYe4vM5An/w400-h399/Screenshot%202023-04-20%20alle%2022.46.48.png" width="400" /></a></div>Ultima mattina ad Arezzo (per ora: ci tornerò i primi di maggio), per incontrare quattro classi dei borghi di Staggiano e di Marciano.<br />Propongo anche a loro il gioco dell’immaginazione, ormai un classico di questi incontri: “Qual è la cosa che rende speciale, bellissimo e unico il luogo in cui vivi? Che cosa proveresti se una mattina quella cosa sparisse? Come reagirebbero gli altri? Gli adulti? E i bambini?”<br />Per questi bambini le cose che rendono speciali i loro luoghi sono le famiglie, i genitori, il fratellino, la sorellona, il cane, il gatto. Ma anche i pesci, uno scarabeo, un seme che viene annaffiato tutti i giorni e ancora deve germogliare, un boa.<br />“Un boa?”<br />“Sì, un boa. Lo teniamo in una teca.”<br />Poi il paesaggio, il tramonto, la libertà di fare quello che voglio. Gli amici. Il parco. Il campo da calcio. Niente tecnologia.<br />Una bambina dice: “A me dispiacerebbe se sparisse Il mistero delle meraviglie scomparse.”<br />“Il libro?”<br />“Sì.”<br />“In quel caso ci troveremmo di fronte al mistero del Mistero delle meraviglie scomparse scomparso!”<br />Immaginiamo insieme l’inizio della storia del boa scomparso…<br />Poi mi tempestano di domande, e io cerco di rispondere, facendo passare in filigrana la magia dello scrivere, la forza del raccontare, il segreto delle storie che si annidano in ogni dove… e una volta iniziate non hanno mai fine - sì: continuano anche dopo la fine del libro! <br />Infine mi mostrano dei lavoretti meravigliosi. Una classe ha fatto un libro artigianale dove ogni bambino, arrivato a metà della lettura, ha immaginato, scritto e disegnato il suo finale. Un'altra ha costruito un libro che raccoglie i pensieri e i disegni sulla parte più bella della storia secondo ciascuno (noto che in tre hanno scelto il momento - tutto sommato non centrale nella trama - in cui i potenti della Terra si riuniscono all'interno di un tendone da circo, neanche fossero pagliacci...). Le altre due classi hanno realizzato dei bei cartelloni pieni di disegni e di domande.<br />Firmo un’ottantina di copie. Esco frastornato e felice…<br />Tornato a casa, trovo un messaggio su Messenger: “Buonasera, sono la mamma di …, uno dei bambini della scuola di Terranuova Bracciolini. Ieri è tornato a casa felice, emozionato e pieno di nuove idee... mi ha detto che presto vorrebbe scrivere un libro anche lui. Grazie.” <br />Grazie. Grazie. Grazie. Buone storie a tutti. Quelle lette, quelle scritte, quelle vissute, quelle soltanto immaginate.</span>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-61884063340774400202023-04-13T13:49:00.001-07:002023-04-20T13:51:09.046-07:00"Io mi ricordo benissimo che li ha azzurri!"<span style="font-family: arial;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiP_R7UjZ31yZfqJIg3wZqE6gdG1Xh4EoN0QQmASq_mARadu5ssknnX7kmCnelNf6KfTzprimFruD1tAbdE7-2p_9ckONT8NdioJsUdciNF75VnSA7MIUHDS6VHVwULIS6T0B1wHb2lQqCxvLxDUfNxiORa42aPA-IOw3Zi1KwjhTjvRdN_-iz6D5Z5/s1166/Screenshot%202023-04-20%20alle%2022.49.40.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="974" data-original-width="1166" height="334" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiP_R7UjZ31yZfqJIg3wZqE6gdG1Xh4EoN0QQmASq_mARadu5ssknnX7kmCnelNf6KfTzprimFruD1tAbdE7-2p_9ckONT8NdioJsUdciNF75VnSA7MIUHDS6VHVwULIS6T0B1wHb2lQqCxvLxDUfNxiORa42aPA-IOw3Zi1KwjhTjvRdN_-iz6D5Z5/w400-h334/Screenshot%202023-04-20%20alle%2022.49.40.png" width="400" /></a></div>Stamattina, nel salone della <a href="https://www.facebook.com/BibliotecaCittaDiArezzo?__cft__[0]=AZV958NOGHVUYBK96GRlOq0wU8Hqe40JB0Yx2d8ggm1EZKSFr2Kuz81STg3Wz3uNJVN1w4sfPoi_ahQ8mE7uHZMx532Otw5hasmEkcNGxmbceO5JLtLa4w8jYnSPIRn4znBo0Ul93MIpr1Ua0bmQLVQiMtJoS4KdByLNnWk84Cxel2AM1ac87VOUPs8Ha7unHDo&__tn__=-]K-R">Biblioteca Città Di Arezzo</a>, ho incontrato bambine e bambini arrivati da tre piccoli borghi del Casentino (Capolona, 5000 abitanti; Pergine, 6000 abitanti, e Rassina, 1874 abitanti). Poi, percorrendo meravigliose strade in mezzo ai campi bagnati dalla pioggia, ci siamo spostati a Ciggiano (610 abitanti), dove, nella scuoletta accanto alla chiesetta, ho incontrato due classi. <br />(“Ci siamo spostati”: io e Barbara, che con le altre librarie della Casa sull’Albero ha proposto il mio libro alle scuole del territorio e organizzato questa magnifica quattro-giorni su e giù per il Casentino.)<br />Inutile dire che i piccoli lettori mi hanno ricoperto di entusiasmo, affetto, domande, storie, doni preziosi...<br />Visto il successo che ieri ha avuto l’esercizio di immaginazione sulle “cose che rendono bellissimo e unico il posto in cui vivi”, l’ho riproposto. E anche oggi non sono mancate risposte profonde, che meriterebbero di dare il "la" a una storia.<br />“La cosa che rende bellissimo il posto dove vivo è la mia famiglia.”<br />Per i bambini che ho incontrato oggi ciò che rende bellissimo e unico un posto sono soprattutto le relazioni (con esseri umani o altri animali). In totale, tra le varie classi, ho raccolto mezza dozzina di famiglie, quattro fratelli, una sorella, dieci cani, cinque gatti, sette tartarughe. Merita di essere citato “il cane dei nostri vicini, e anche mio fratello”. Poi c’è stato “il paesaggio che vedo quando apro la porta”, un “immenso bosco dietro casa mia”, un campo, “tutti gli animali e le piante intorno a casa”, “la torre del castello dove abito, anche se è vuota”, “uno straccetto con la testa di orso”, “un pupazzo gatto”. Poi c'è “una fotografia dove ci siamo io e la mia migliore amica”. Alla fine salta fuori anche la tecnologia, tutta in una classe: “un videogioco con Topolino”, “la mia playstation”, “il mio tablet e il mio gatto”. <br />Allora immaginiamo che un bambino si sveglia ed è sparita la sua famiglia. Dove può essere finita? Sarà soltanto un brutto sogno? O saranno stati gli alieni? "Forse sono partiti come in 'Mamma ho perso l'aereo!'"<br />E adesso immaginiamo una storia che comincia così: "Questa mattina è successa una cosa terribile: mi sono svegliata e la fotografia che mi ritrae accanto a Ginevra era scomparsa. Sta appesa sul muro accanto al letto, ed è la prima cosa che guardo appena mi sveglio, perché mi ricorda tutte le cose belle che ho vissuto insieme alla mia migliore amica, e mi fa pensare a quelle che ancora vivremo. L'ho cercata per terra, sotto il letto, ovunque: non c'era, e in casa nessuno ne sapeva niente. Allora, prima di andare a scuola, sono corsa da Ida, l'anziana signora dell'edicola, che sa tutto, o quasi. Ero certa che avrebbe saputo darmi un consiglio..." <br />Le maestre si impegnano a dedicare una mattina alla scrittura e alla lettura di queste storie: tanti misteri delle meraviglie scomparse quanti sono gli alunni.<br />Poi stuzzico i piccoli lettori: “Qualcuno si ricorda di che colore ha gli occhi Filippo?”<br />“Azzurri!”<br />“No, marroni!”<br />“Neri!”<br />“Avete ragione tutti! Perché nel libro non c’è scritto.”<br />“Ma come?! Io mi ricordo benissimo che li ha azzurri!”<br />“Te lo sei immaginato. Sembra incredibile, ma nei libri mancano tantissime informazioni essenziali. Eppure nessuno se ne accorge, perché la nostra immaginazione riempie tutti i buchi che incontra, come un bicchiere d’acqua versato su una dama cinese.”<br />Quello che può la loro immaginazione è raccontato dai lavori magnifici, realizzati con impegno straordinario, che al termine degli incontri mi mostrano con emozione e orgoglio.<br />“Visto che nel libro non ci sono le illustrazioni le abbiamo fatte noi, ognuno si è preso un capitolo, sono tutte qui dentro.”<br />Poi viene srotolato un foglio più grande di un lenzuolo che mostra con precisione infografica tutti gli approfondimenti che un gruppo ha fatto a partire dal libro: e tra foto, disegni e annotazioni c’è la storia, la storia dell’arte, la geografia, la scienza, la geometria, la conoscenza del territorio, l’educazione civica...<br />Una maestra: "Leggendo il libro ci è venuta voglia di andare a visitare la riserva naturale della Valle dell'Inferno, così abbiamo organizzato una gita per maggio."<br />Che bello, che un libro possa mettere in moto le gambe, oltre che l'immaginazione!<br />“Io ho una domanda: perché hai fatto ricomparire i monumenti in giro per il mondo, invece che farli sparire e basta?”<br />“Un motivo c’è, ma non ve lo dico… A qualcuno viene in mente?”<br />“Perché così si capisce che è stupido litigare per chi è il proprietario delle cose belle, che bisogna condividerle.”<br />“Bravissimo. Non si potrebbe dire meglio.”<br />Grazie di cuore a <a href="https://www.facebook.com/barbara.gigli.10?__cft__[0]=AZV958NOGHVUYBK96GRlOq0wU8Hqe40JB0Yx2d8ggm1EZKSFr2Kuz81STg3Wz3uNJVN1w4sfPoi_ahQ8mE7uHZMx532Otw5hasmEkcNGxmbceO5JLtLa4w8jYnSPIRn4znBo0Ul93MIpr1Ua0bmQLVQiMtJoS4KdByLNnWk84Cxel2AM1ac87VOUPs8Ha7unHDo&__tn__=-]K-R">Barbara Gigli</a> e alle fantastiche librarie di <a href="https://www.facebook.com/librerialacasasullalbero?__cft__[0]=AZV958NOGHVUYBK96GRlOq0wU8Hqe40JB0Yx2d8ggm1EZKSFr2Kuz81STg3Wz3uNJVN1w4sfPoi_ahQ8mE7uHZMx532Otw5hasmEkcNGxmbceO5JLtLa4w8jYnSPIRn4znBo0Ul93MIpr1Ua0bmQLVQiMtJoS4KdByLNnWk84Cxel2AM1ac87VOUPs8Ha7unHDo&__tn__=-]K-R">La Casa Sull'Albero Arezzo</a>; alle maestre che hanno adottato questo libro e hanno inventato percorsi di lettura, di approfondimento e di creatività straordinari; alle biblioteche e alle altre realtà che hanno collaborato ai progetti di lettura; alle bambine e ai bambini che mi stanno riempiendo il cuore.<br />E grazie come sempre alla casa editrice <a href="https://www.facebook.com/marcosymarcoseditore?__cft__[0]=AZV958NOGHVUYBK96GRlOq0wU8Hqe40JB0Yx2d8ggm1EZKSFr2Kuz81STg3Wz3uNJVN1w4sfPoi_ahQ8mE7uHZMx532Otw5hasmEkcNGxmbceO5JLtLa4w8jYnSPIRn4znBo0Ul93MIpr1Ua0bmQLVQiMtJoS4KdByLNnWk84Cxel2AM1ac87VOUPs8Ha7unHDo&__tn__=-]K-R">marcos y marcos</a>, che ha trasformato il mio racconto in un libro e in mille opportunità di incontro.</span>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-73427055641110314982023-04-12T02:05:00.004-07:002023-04-21T02:07:08.627-07:00"Di quel lupo neanche l’ombra"<p><span style="font-family: arial;"><span style="white-space: pre-wrap;"></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: arial;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6Gf1stQBw5PmYEctFWAyvWKCipEUAul-LCI8smYweKjIO9rszcjhwyGLkN5lKPAbMpOHEb2j0Udja26iiTCFwEnPKNqFf9ERq7sNpWzvRE-a6SX_ndWxdCJM7edFkYbvZaTfWJoigR7uC-k-ceh4jxPLW-LD5UDUppnedsrlybLmNHd78Re2-i2WK/s1166/Screenshot%202023-04-21%20alle%2011.06.21.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="584" data-original-width="1166" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6Gf1stQBw5PmYEctFWAyvWKCipEUAul-LCI8smYweKjIO9rszcjhwyGLkN5lKPAbMpOHEb2j0Udja26iiTCFwEnPKNqFf9ERq7sNpWzvRE-a6SX_ndWxdCJM7edFkYbvZaTfWJoigR7uC-k-ceh4jxPLW-LD5UDUppnedsrlybLmNHd78Re2-i2WK/w400-h200/Screenshot%202023-04-21%20alle%2011.06.21.png" width="400" /></a></span></div><span style="font-family: arial;">Entro nel teatro della biblioteca di Terranova Bracciolini (sì, c’è un teatro dentro la biblioteca!) e trovo 97 bambine e bambini che mi aspettano urlando “Car-lo! Car-lo! Car-lo!…”.</span><p></p><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xdj266r x126k92a" style="margin: 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Un benvenuto così è impossibile dimentiCarlo…</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Hanno tutti già letto “Il mistero delle meraviglie scomparse” e sventolano le loro copie come bandierine. </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Parliamo di loro, di me-scrittore, di Terranova e di Firenze (due città collegate dall’Arno: “Se da qui buttate un tappo di sughero nel fiume, il <a style="color: #385898; cursor: pointer;" tabindex="-1"></a>giorno dopo può darsi che io lo veda passare sotto il ponte di Santa Trinita.”)</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Hanno smania di farmi delle domande. Danny, nato in Albania, un sorriso bello come il sole tra le guance rotondette, ne ha preparate decine, tutte molto importanti.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Carlo, perché in questa storia hai fatto sparire le meraviglie di Firenze?”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Ti rispondo con un esercizio di immaginazione. Pensate al luogo in cui vivete, che sia Terranuova o una frazione, o un posto in campagna. Ci state pensando? Bene. Cercate di capire che cos’è che rende questo posto bellissimo, prezioso e unico ai vostri occhi. Qualcosa di questo tipo c’è per forza, e non è detto che sia un monumento, potrebbe essere anche un pagliaio o un’edicola. Ecco, adesso immaginate che questa cosa sparisca. Quel posto cambierebbe moltissimo, giusto? Sarebbe sconvolgente svegliarsi e non trovare proprio quella cosa. E questo è già l’inizio di una storia interessantissima, non è vero? Allora, chi mi dice qual è la cosa che rende bellissimo il posto in cui vive?”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Io!”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Sentiamo…”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“La mia fattoria.”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Io! La statua di Poggio Bracciolini.”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Io! Il campo di grano dietro casa.”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Io! Il torrente dove prendo i pesci con le mani.”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Davvero prendi i pesci con le mani, e che pesci sono?!”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Credo… squali.”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Io, io!”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Dicci pure.”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Il fatto che non c’è mia nonna.”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Non ho capito… Il fatto che non c’è tua nonna rende bellissimo il posto in cui vivi?”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Sì!”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“E perché mai?!”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Perché mia nonna mi tratta malissimo!”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Ma… come?! Come quella del libro di Roald Dahl?!”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Esatto!”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Io! Io!”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Che cosa rende bellissimo il posto in cui vivi, Filippo?”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Un lupo mannaro con tre teste!”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Ma devono essere cose vere…”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Ma quello è vero!”</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">“Va bene. Allora proviamo a cominciare… </span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: arial;">Dalle mie parti vive un lupo mannaro con tre teste. Anzi, viveva. Infatti da tre giorni è scomparso e io non mi do pace. L’ho cercato ovunque: dietro la macchine parcheggiate, lungo il greto del torrente, dentro il casotto del benzinaio. Niente da fare. Di quel lupo neanche l’ombra. Nemmeno un’orma. …</span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"></div><br class="Apple-interchange-newline" />carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-81514644656845549422023-04-07T03:08:00.000-07:002023-04-07T03:08:10.943-07:00Una sentenza che è un'orazione civile<p><span style="font-family: arial;">Vorrei richiamare l’attenzione sulla sentenza del 10 marzo del Tribunale Militare di Napoli (giudice Andrea Cruciani, relativa a un militare accusato di essere entrato nel luogo di lavoro senza green pass) per due motivi. Primo: i media non ne hanno fatto cenno (tranne una testata di cui non ho molta considerazione) come se fosse un fatto irrilevante, mentre io penso che avrà un peso nella storia giudiziaria del Covid, e per questo merita di essere conosciuta da chi si interessa a questo aspetto. Secondo: a prescindere dal potere che avrà di “fare giurisprudenza” sul tema del green pass e degli obblighi vaccinali, il testo costituisce una vibrante orazione civile che a mio avviso merita di essere letta, meditata, diffusa. </span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Per quello che mi riguarda, alcuni passaggi andrebbero letti nelle scuole.</span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Il testo è piuttosto lungo (20 pagine), molto argomentato, documentato e fitto di riflessioni e considerazioni contestuali. Dal punto di vista tecnico, per quello che posso valutare da profano, è estremamente solido; ma in questo senso non costituisce una novità assoluta rispetto ad altre sentenze (richiamate nel testo) che sullo stesso tema sono andate nella medesima direzione: assolvendo l’imputato e condannando invece la misura del green pass e/o l’obbligo vaccinale. </span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">La forza di questa sentenza a mio avviso si trova sul piano letterario, per così dire: laddove esprime la tragedia di una società divisa, squartata dalle misure massimaliste e ciniche prese da un governo che non ha guardato in faccia a niente e a nessuno, nemmeno ai minorenni e agli adolescenti. Vediamo qui un giudice che non ha paura di prendere nettamente le distanze da uno specifico pronunciamento della Corte Costituzionale, motivando in dettaglio, con grande lucidità e con altrettanto vigore, la propria decisione. In queste pagine leggiamo una lezione su quali rapporti dovrebbero sussistere, in uno stato di diritto, tra l’ambito del diritto e quello della scienza; ascoltiamo un accorato appello a rimettere al centro dell’operato delle istituzioni i valori centrali della Costituzione, a partire dalla dignità della persona e del lavoro; il quale, a valutare dalle disposizioni e dal pronunciamento della Consulta di ottobre, sembra essere stato ridotto, implicitamente, a fatto accessorio: lavoro come lusso di cui un cittadino può essere privato anche in assenza di stringenti motivazioni.</span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Tecnicamente, il cuore della sentenza si riassume facilmente: il militare è assolto perché il fatto non sussiste, cioè non si dà il caso dell’offensività della condotta. In parole povere, il fatto che il militare non vaccinato sia entrato nel luogo di lavoro per timbrare il cartellino non ha determinato un rischio di contagio maggiore rispetto a quello causato dalla presenza dei colleghi entrati esibendo il green pass. E questo in considerazione del fatto che il vaccino non è garanzia di non infettarsi e di non infettare: non lo è mai stato, e meno che mai lo era – dati ufficiali alla mano – nei lungo autunno-inverno del green pass e del super green pass.</span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Si può dire che il green pass abbia costituito riduzione del rischio, in qualche misura, a livello statistico; per quanto un non vaccinato e un vaccinato da più di tre mesi avessero e abbiano la stessa identica possibilità di infettarsi (se ignoriamo i dati emersi da settembre scorso sull’immunità negativa, almeno in apparenza, dei vaccinati con la terza dose). Ma questa ipotetica riduzione statistica di certo non consente di considerare proporzionato la negazione del lavoro e della retribuzione di un individuo.</span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Caso mai servisse la “prova del nove”, basta notare che l’Italia del green pass e la Spagna senza green pass sono uscite in modo identico dalla pandemia (la Spagna prima, e meglio, caso mai).</span></p><p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Del resto, anche se la sentenza non la cita, non si può non ripensare alla nota ufficiale dell’Associazione Nazionale Medici Aziendali, risalente al settembre 2021, all’alba quindi dell’epoca del green pass, che dichiarava nel modo più netto che quello strumento non era assolutamente idoneo a garantire la sicurezza epidemiologica sui luoghi di lavoro, e che, non potendo realisticamente sottoporre tutti i lavoratori a tamponi quotidiani, l’unica reale forma di sicurezza sul lavoro erano i protocolli già in vigore: sanificazione, igiene, distanziamento, mascherine, aerazione…</span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Chi mai dovrebbe intendersi di sicurezza sui luoghi di lavoro, se non l’Associazione Nazionale Medici Aziendali? Eppure la loro nota è stata ignorata dal governo "dei migliori”, dal governo del “comanda la scienza”, dal governo progressista, democratico, per metà aspirante “laburista”; ignorato, al pari della richiesta di Amnesty di garantire a tutti, anche ai non vaccinati, tutte le opportunità, a partire dal diritto al lavoro; ignorato, come la risoluzione del Consiglio d’Europa 2361/2021 che, in piena pandemia, e agli albori della campagna vaccinale, chiedeva a tutti gli Stati di non discriminare i non vaccinati e di non esercitare pressioni per spingere alla vaccinazione: “7.3.1. ensure that citizens are informed that the vaccination is NOT mandatory and that no one is politically, socially, or otherwise pressured to get themselves vaccinated, if they do not wish to do so themselves; 7.3.2. ensure that no one is discriminated against for not having been vaccinated, due to possible health risks or not wanting to be vaccinated”. (Il NOT è in maiuscolo nel testo originale).</span></p><p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Forse questo giudice sarà considerato un visionario, un anti-vaccinista, un provocatore; e anche un terrapiattista-fascista-trumpiano-putiniano… perché così funziona la censura oggi: delegittima e rende grottesco, innescando ovunque l’efficientissimo e gratuito meccanismo dell’autocensura. </span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Ma allora come mai nel merito medico/scientifico la sua posizione coincide con quella dei Medici Aziendali? E come mai le sue considerazioni etiche, politiche e di principio convergono con quelle del Consiglio d'Europa e di Amnesty International?</span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Il punto è che se considerassimo valide le considerazioni scientifiche dei Medici Aziendali e quelle etiche/politiche di Amnesty e del Consiglio d’Europa, cioè se avesse ragione questo giudice, allora sarebbe inevitabile rileggere l’operato della draghisfera (intendendo non solo il suo governo, ma tutto ciò che ha approvato le sue misure, dal Presidente della Repubblica ai partiti della maggioranza e non solo, agli editorialisti, agli influencer, ai singoli cittadini assenzienti) come la più brutale, irrazionale, ingiustificata manifestazione di autoritarismo che la Repubblica abbia conosciuto dalla sua nascita.</span></p><p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Deve essersi trovata proprio di fronte a questo dilemma, la Corte Costituzione, nel momento in cui è stata chiamata a esprimersi sulla costituzionalità degli obblighi e del green pass. Lo scrivevo in un post (“Il dilemma del giudice”) alla vigilia del pronunciamento del 30 novembre scorso: salvare il governo, il Presidente della Repubblica, l’80% della classe dirigente, del mondo partitico, istituzionale e mediatico, o affermare la semplice razionalità e la semplice giustizia applicando il dettato Costituzionale? Era ovvio che la scelta sarebbe stata la prima. Il green pass sarebbe potuto essere fermato a monte, come hanno fatto le Corti Costituzionali spagnole, senza distruggere lo Stato; ma di certo non era possibile valutarlo con oggettività a cose fatte, poiché nessuno Stato potrebbe permettersi di affrontare lo tsunami che ne deriverebbe: tutto verrebbe spazzato via. E quindi… ”To big to fail”, per così dire. A costo di distruggere la credibilità della Corte Costituzionale.</span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Il giudice Cruciani va al fondo di questa contraddizione, e la Corte Costituzionale, appunto, ne esce molto male. Nella sentenza sono richiamati i precedenti pronunciamenti della stessa Corte in merito a obblighi vaccinali, trattamenti sanitari obbligatori ecc., e si mostra che per arrivare a definire “non irragionevole” l’obbligo del vaccino anti-covid e il green pass è stato necessario arrampicarsi in modo grottesco (dico io) sugli specchi. Clamoroso il seguente passaggio: in passato la Consulta ha decretato che gli obblighi sanitari sono legittimi soltanto quando gli eventuali effetti avversi sono definibili “tollerabili”, cioè temporanei e lievi; adesso quindi, per legittimare l’obbligo di vaccino anticovid, decide che questi trattamenti sono da considerarsi “tollerabili” in virtù del fatto che, in caso di reazioni gravi (anche fatali), danno diritto a un indennizzo.</span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Qualcuno riderà, ma c’è poco da ridere. Quando la Corte Costituzionale decide di perdere completamente la sua credibilità in nome delle convenienze politiche, lo scenario è tragico e i cittadini restano orfani delle istituzioni più alte. Restano cioè senza garanzia di giustizia.</span></p><p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Si legge nella sentenza di Napoli: “Questo giudice si discosta invece da tale ultima interpretazione della Consulta, ritenendo che le menzionate statuizioni della consolidata e pregressa giurisprudenza della stessa Corte Costituzionale (…) anche utilizzando il mero criterio ermeneutico letterale, vadano interpretate in tutt’altro modo, e più precisamente nel senso che la legge impositiva di un trattamento sanitario non è incompatibile con l’art. 32 Cost. solo se gli unici effetti negativi prevedibili siano temporanei, di scarsa entità e tollerabili. Giammai quindi allorché effetti avversi gravi, irreversibili e finanche fatali fossero prevedibili. (…) Un trattamento sanitario obbligatorio inteso in tal senso, ad avviso d questo Giudice, violerebbe ‘i limiti imposti dal rispetto della dignità umana’ (art. 32 Cost.), risultando disumano.”</span></p><p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Del resto Giuliano Amato, presidente della Corte Costituzionale fino al settembre 2022, lo aveva detto chiaramente in conferenza stampa il giorno stesso della sua elezione (29 gennaio 2022): “La giurisprudenza della Corte costituzionale, nelle materie in cui la Scienza ha un peso, è di ascoltare le ragioni della Scienza.” Una frase che appare folle, un non-sense degno di Lewis Carroll, se pensiamo che la scienza, soprattutto sulle situazioni nuove e in via di svolgimento, non ha *una* voce, ma molte voci, spesso contrastanti, e procede per ipotesi diverse e anche contrarie, le quali vengono dibattute e ridotte via via che si accumulano dati e conoscenze conclusive. Quella maiuscola usata da Amato nel tweet fa di quel complesso ambito del sapere umano che è scienza un totem, una divinità inesistente, davanti alla quale inginocchiarsi tacendo. E non esistendo una divinità del genere, con un nome del genere, è del tutto evidente a cosa si riferiva Amato: alle autorità scientifiche statali, che invece esistono. Infatti la sentenza della Consulta fa riferimento all’ISS: non ai dati dei vari rapporti pubblicati, passati magari al vaglio della ragione, ma a qualche affermazione apodittica scritta in qualche paragrafo introduttivo (tipo che i vaccini sono molto efficaci nel prevenire l’infezione).</span></p><p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Non importa se oggi i vertici di quelle stesse istituzioni risultano indagati con una serie di gravi capi di imputazione; non importa il torbido che, anche al di là degli eventuali rilievi penali, è emerso dalle intercettazioni messe agli atti e pubblicate nelle scorse settimane; non importa se tre ricercatori dell’ISS hanno pubblicato uno studio che si discosta nettamente dalla posizione ufficiale dell’Istituto in materia di strategia vaccinale, alla luce di un rapporto rischio/beneficio da rivalutare urgentemente.</span></p><p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Scrive il Giudice a pagina 10 della sentenza: “Il Giudice quindi non può limitarsi a recepire passivamente e supinamente dei dati scientifici ancora non definitivi e provvisori, sia pure se provenienti dalle autorità nazionali ed internazionali preposte alla ricerca scientifica, con apodittici richiami a tali dati. Al contrario il Giudice è tenuto ad operare un vaglio critico su tali dati, debitamente illustrando quale ipotesi scientifica ritenga applicabile al caso concreto e per quali motivi.”</span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Che differenza con la tautologia salva-potere di Giuliano Amato!</span></p><p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Evidentemente, la priorità assoluta delle istituzioni è tutelarsi a vicenda, a qualunque costo. La loro specifica missione tecnica (tutelare la salute pubblica, garantire il rispetto del dettato costituzionale...) entra in gioco soltanto se e quando il primario obiettivo è stato raggiunto. Ricordate? Speranza: "Conviene non dare troppe aspettative positive", Brusaferro (ISS): "Allora non mistero i dati che ti ho inviato". E ancora, Sileri (viceministro della Salute): "I giornalisti mi chiedono e io devo mentire per rispetto alle istituzioni". E ricordate Remuzzi che, dopo avere dimostrato che l'uso sistematico degli antinfiammatori avrebbero ridotto del 80-90% le ospedalizzazioni, si spertica in elogi al governo, pur avendo questo - insieme ad Aifa - sempre sorvolato sul ruolo degli antinfiammatori, equiparandoli implicitamente al paracetamolo e indicandoli nei protocolli terapeutici solo per il trattamento sintomatico della febbre e dei dolori, e non per la loro dirimente funzione appunto di evitare un possibile decorso grave della malattia infiammatoria. Eppure tutto - TUTTO - è stato fatto, e qualunque costo sociale è stato sostenuto, per evitare che il numero enorme di ospedalizzazioni facesse saltare il sistema sanitario; e nella seconda fase le restrizioni e il cambio di "colore" scattavano proprio sulla base della percentuale di letti occupati negli ospedali...</span></p><p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Nella sentenza segue una parte sulle reazioni avverse, in cui il giudice valuta giustificata la scelta di non vaccinarsi in virtù dello “stato di necessità”: necessità di tutelarsi dal reale rischio di incorrere in una reazione avversa grave, anche letale, quale che sia la sua probabilità. </span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Ma questo aspetto, personalmente, mi interessa meno, e vado alla riflessione conclusiva sulla dignità della persona e sulla centralità del lavoro nella nostra Costituzione e nella nostra democrazia.</span></p><p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Leggendo questa parte mi sono venute le lacrime agli occhi, e non in senso metaforico. Le parole scritte nero su bianco dal giudice Cruciani mi hanno commosso profondamente. Hanno sciolto una contrattura civile che mi portavo dentro da mesi, la stessa che mi ha reso dolorosamente estranei amici, parenti, conoscenti; la stessa contrattura che ha spinto me e tanti altri a forme di protesta radicali, fino allo sciopero della fame. Le parole di questo giudice, scritte e pubblicate adesso che l’onda è passata, mi fanno pensare che non tutto è stato travolto e portato via, e che anche in futuro ci sarà chi sarà pronto a resistere al fascismo trasparente, quello che non puzza di olio di ricino, che non dice mai una parola politicamente scorretta e frequenta tutti i salotti internazionali giusti.</span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">In questo senso parlo di orazione civile.</span></p><p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">“Ci si deve necessariamente e nuovamente discostare da quanto pur sostenuto nella citata sentenza della Corte Costituzionale (…) allorché si afferma che: ‘l’obbligatorietà del vaccino lascia comunque al singolo la possibilità di scegliere se adempiere o sottrarsi all’obbligo, assumendosi responsabilmente, in questo secondo caso, le conseguenze previste dalla legge.’ Una tale interpretazione, esasperatamente formalistica e cinica, finisce anche per svilire la centralità che la stessa Costituzione attribuisce al lavoro, quale imprescindibile mezzo di sostentamento e di sviluppo della persona umana.”</span></p><p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">“Questo Giudice intende piuttosto adottare un’interpretazione costituzionalmente orientata (…) Sul lavoro infatti si fonda non solo la dignità professionale ma anche la dignità personale dell’essere umano che vuole mantenersi con le proprie forze, costituendo il reddito da lavoro per lo più il reddito di sussistenza, senza il quale si scivola nel degrado e nella dipendenza. (…) Il lavoro, quindi, per una persona che intende vivere una vita libera e dignitosa, non è una scelta, bensì una necessità. Non vi è dunque margine di scelta alcuno per il lavoratore, il quale se vuole continuare a sopravvivere dignitosamente, si vede costretto a sottoporsi al trattamento sanitario obbligatorio, essendo previsto, per il caso di non adempimento, la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione.”</span></p><p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></p>
<p style="font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span style="font-family: arial;">Dunque il Giudice dichiara “non luogo a procedere (…) perché il fatto non sussiste.”</span></p><div><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><a href="https://www.toscanatoday.it/wp-content/uploads/2023/03/Sentenza-Tribunale-Militare-di-Napoli-del-10.03.2023.pdf?fbclid=IwAR3nwXTwjBOkHHCRUfySIyzkELOL0kXAuOTGpiqwjBxLx5yN5Xe8EJFo7MQ"><span style="font-family: arial;">Qui si può leggere il testo integrale della sentenza.</span></a>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-53298884209293123162023-03-09T10:23:00.002-08:002023-04-04T10:26:28.562-07:00 Cipolle, revisioni, consigli di lettura<span style="font-family: arial;">Domenica scorsa ho finito l’ultimo passaggio di revisione del romanzo a cui ho lavorato per nove mesi. L’ho spedito all’editore che farà la sua valutazione e sono uscito con la mia famiglia a passeggiare nei viottoli di campagna dietro casa. La primavera stava cominciando a premere per scoppiare e tra un incanto e l’altro ci siamo soffermati su alcuni fiori stellati e striati, semplici e bellissimi, nati sulla scarpata. Abbiamo riconosciuto le piantine di cipolla. Ne abbiamo estratte due, attenti a non strappare le radici, per trapiantarle nel nostro giardino. Il bulbo emanava un odore fortissimo di cipolla e di terra umida.<br />Questa entusiasmante avventura, vissuta con il sudore letterario ancora attaccato alla fronte, mi ha ricordato il consiglio di lettura di un amico e meraviglioso autore Michele Medda: “Buchi nel deserto” di Louis Sachar, amato anche da suo figlio. Quel libro, letto proprio nel mezzo del processo di revisione del romanzo, mi ha aiutato a capire come e quanto potevo togliere da una prima stesura sovrabbondante affinché il racconto risultasse più snello e al contempo accresciuto in intensità e suggestione. <br />La storia di Sachar è tratteggiata, quasi stilizzata, scorre rapidamente; succedono tantissime cose nel corso di poche pagine. La stessa storia si sarebbe potuta scrivere usando il triplo delle pagine, particolareggiando molto di più descrizioni e azioni. Quel romanzo è pieno di “buchi” che il lettore deve riempire. Non tutto è spiegato, non tutto è raccontato. Eppure tutto arriva dove deve arrivare, lasciando impressioni indelebili dei personaggi e dei fatti. <br />Anche il mio romanzo aveva bisogno di essere bucherellato, e così negli ultimi passaggi di revisione sono saltate un bel po’ di battute e di pagine. Più spazio all’immaginazione del lettore. Un ritmo che ogni tanto cambia e diventa in levare. Alla fine ero soddisfatto.<br />Ma che c’entrano in tutto questo le cipolle? Il giovane protagonista di “Buchi nel deserto”, nel mezzo della sua pericolosa avventura, si salva grazie a un campo di cipolle selvatiche in cui capita per caso. Ecco cosa c’entrano. La cipolle possono salvare la vita. E rendere più belle le storie.</span><br /><br /><br /><a href="https://www.facebook.com/photo/?fbid=1781886642207267&set=a.505493559846588&__cft__[0]=AZVe1CBTh40VMSqKAMjYQHIgtT9NK936Ur08hZlSkasud6bcD5qPCK-Gh1mYwlj_e3vxCHOQ98DHj0sm5s_pLEi-lV3f3wGdz6XZe1X8thMaL9LzXkS7DCZiOWJeT0DivH2bIftcxWqvHN0ol9ESvg0bI-M3oardlFRJ2ENbiMN9ug&__tn__=EH-R"><img height="643" src="https://scontent.fflr3-1.fna.fbcdn.net/v/t39.30808-6/334657076_717660543172783_5036500641089240980_n.jpg?stp=cp6_dst-jpg_s1080x2048&_nc_cat=100&ccb=1-7&_nc_sid=8bfeb9&_nc_ohc=mTQYK1BQXV0AX9udsC8&_nc_ht=scontent.fflr3-1.fna&oh=00_AfDThNBOHGU2G7dwHfdNDNLRzJ7Y60QLxn87d9CGlE7mEQ&oe=643185C1" width="482" /></a><br /><br /><br />carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-13722814721647610752023-02-24T08:29:00.003-08:002023-02-24T08:29:59.755-08:00Sangue, un racconto per l'antologia "A Firenze. Centro storico"<span style="font-family: arial;">Diventare fiorentino d’adozione significa avere un rapporto eternamente conflittuale e irrisolto con la città. Scrivendo “Il mistero delle meraviglie scomparse” mi sono pacificato con Firenze nel solo modo possibile: sottraendo a essa tutto ciò che vi conduce da ogni parte del mondo masse desiderose principalmente di sefificarsi davanti ai suoi monumenti e alle sue facciate. Mentre il fiume continua a raccontare le sue storie sovrumane…</span><div><span style="font-family: arial;"><br />Poi è venuto il covid, e abbiamo ascoltato i decisori nazionali e locali promettere che gli aberranti modelli di sviluppo (economico, urbano) che hanno dominato negli ultimi decenni sarebbero stati abbandonati. Poi la grande paura è passata, e gli stessi modelli sono riapparsi, riconfermati e ancor più imperanti, e ancor meno criticabili. A Firenze ha aperto il Selfie Museum. Le mostre e gli eventi culturali oggi vengono valutati anche in base al loro essere instagrammabili e instagrammati.</span></div><div><span style="font-family: arial;"><br />Forse per questo, quando mi è stato chiesto di scrivere un racconto sul centro storico di Firenze, ho scritto un racconto brutale, violento e disperato: la storia di una crisi esistenziale innescata da un fatto insignificante, che però ha il potere di rivelare iconicamente al protagonista la sovrapposizione tra una spietata gentrification in chiave fashion e un’abissale e crescente miseria umana e sociale. Una condizione in cui risuonano, tra diverse allucinazioni epifaniche, memorie della caccia all’uomo durante il primo lockdown.</span></div><div><span style="font-family: arial;"><br />Non so se il mio racconto corrisponda all’obiettivo dell’editore, se mai ne avesse uno in particolare, a parte offrire diversi sguardi d’autore sulla città. In ogni caso il racconto è stato accettato, e io sono contento di averlo scritto.<br /><br /></span><div><span style="font-family: arial;">L’antologia <i>A Firenze. Centro storico</i> uscirà il 10 aprile, Edizioni della Sera, a cura di Camilla Cosi, prefazione di Simone Innocenti.</span></div></div><div><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhLHx3aSxMr5aNfeX8Y7s31JCGz0l-uBM-pknf8WUcwcy6uPD0jyje0BwnaUie0Mz8lwOoGb0pcQTEcV7Cv7JqxM7OUNaaTEfvDZbPRqcyQQkhXrgvZ6pj2Q0M8o1UxsOclUWRki2ECBPjluazBIrnYgWBm_6LifQVn2T62Kae269gFaFrDkY5ju6J-" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="560" data-original-width="394" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhLHx3aSxMr5aNfeX8Y7s31JCGz0l-uBM-pknf8WUcwcy6uPD0jyje0BwnaUie0Mz8lwOoGb0pcQTEcV7Cv7JqxM7OUNaaTEfvDZbPRqcyQQkhXrgvZ6pj2Q0M8o1UxsOclUWRki2ECBPjluazBIrnYgWBm_6LifQVn2T62Kae269gFaFrDkY5ju6J-=w282-h400" width="282" /></a></div><br /><br /></span></div>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-86061397328264306532023-02-18T08:07:00.001-08:002023-02-24T08:11:17.152-08:00Il mistero delle meraviglie scomparse "consigliato da Angela" "Il mistero delle meraviglie scomparse" (Marcos y Marcos) è uscito quasi due anni fa, ma in alcune librerie riceve ancora un'attenzione specialissima come se fosse uscito ieri. Ammetto che è una bella soddisfazione. Qui alla Feltrinelli RED di Firenze, dove è consigliato dalla libraia Angela.<div><br /> <div><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj5ODJewhJtuuTulX9QUapj4fvhU4bkQnOdEbzwGcg4ZEFDx87O6sT1MRysLPaATY77JtX_e72y7325_MaGb7HD8IO7cY1TSxjAzcNye-N9u4i9Uh-4jhG8vLDpPI9PFQ66-wWeOljVsE_CiAWC4WreeAeCJ3chn42Eg9hj8BxbrE3EIE7-cEUh_yel" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="2938" data-original-width="3918" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj5ODJewhJtuuTulX9QUapj4fvhU4bkQnOdEbzwGcg4ZEFDx87O6sT1MRysLPaATY77JtX_e72y7325_MaGb7HD8IO7cY1TSxjAzcNye-N9u4i9Uh-4jhG8vLDpPI9PFQ66-wWeOljVsE_CiAWC4WreeAeCJ3chn42Eg9hj8BxbrE3EIE7-cEUh_yel=w640-h480" width="640" /></a></div><br /><br /></div></div>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-69540470519904703822023-02-17T08:11:00.002-08:002023-02-24T08:16:28.276-08:00Ogni 17 febbraio<span style="font-family: arial;"> Il 17 febbraio per me è sempre il giorno del rogo di Giordano Bruno: un evento storico che non rappresenta un colpo di coda del "regime antico", ma il passaggio di consegne tra quello e lo Stato moderno, in materia di esercizio del potere, manipolazione delle masse e repressione del dissenso. </span><div><span style="font-family: arial;">Nella sfera personale, questo anniversario mi rimanda al mio debutto letterario, avvenuto nei miei lontani 17 anni con il racconto "Il mago", dedicato all'irriducibile filosofo e finito fortunosamente nella finale del Premio Campielli Giovani.</span></div><div><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsO_uELkEkBaHghshLvlgyYfCJzyUSGuZIWD6o-yjRCMebFqWOLetLVE_ViOrhTGr9eMxv1WlFQKcriePEODxzucj8nl7teQ3cvfS0YxWmkhlT97SJiDpD-xbvhEI2-gb9hX8lU93k1HD6xw2Y1MRru8Jzk1dL0wibOM-ImM8bOzrWOp0RrxiR9zUC/s2048/il%20mago.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1372" data-original-width="2048" height="428" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsO_uELkEkBaHghshLvlgyYfCJzyUSGuZIWD6o-yjRCMebFqWOLetLVE_ViOrhTGr9eMxv1WlFQKcriePEODxzucj8nl7teQ3cvfS0YxWmkhlT97SJiDpD-xbvhEI2-gb9hX8lU93k1HD6xw2Y1MRru8Jzk1dL0wibOM-ImM8bOzrWOp0RrxiR9zUC/w640-h428/il%20mago.jpeg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><br /></div><br /><br /></div><br /><br /></div><br /><br /></span></div>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-34521551772434774342023-01-31T08:04:00.001-08:002023-02-24T08:06:45.230-08:00Intervista a tre su "Da luoghi lontani"<span style="font-family: arial;">Una piacevolissima e stimolante conversazione su <a href="https://www.facebook.com/daluoghilontani?__cft__[0]=AZUM0j_SS2XODUA61AlUoQbVNdVlqRaSZIMCLMrYee4ee2e4TNmJMPotGw9kv0jdWJWoJPlJprynor45hYAjOf4bjQ-qCZy04WkYFOTIxsmChGwb2YWjD-Z-FmS8NZihdh5sKNK8UeBsp6Y7NKbbm1lQZ2xlfvV5R-yQbyZ5rSPTbXLr9yHovyNr54dpqzQxEUk&__tn__=-]K-R">Da luoghi lontani</a>, il libro di racconti scritti da <a href="https://www.facebook.com/giovanni.agnoloni.7?__cft__[0]=AZUM0j_SS2XODUA61AlUoQbVNdVlqRaSZIMCLMrYee4ee2e4TNmJMPotGw9kv0jdWJWoJPlJprynor45hYAjOf4bjQ-qCZy04WkYFOTIxsmChGwb2YWjD-Z-FmS8NZihdh5sKNK8UeBsp6Y7NKbbm1lQZ2xlfvV5R-yQbyZ5rSPTbXLr9yHovyNr54dpqzQxEUk&__tn__=-]K-R">Giovanni Agnoloni</a>, da <a href="https://www.facebook.com/sandra.salvato.9?__cft__[0]=AZUM0j_SS2XODUA61AlUoQbVNdVlqRaSZIMCLMrYee4ee2e4TNmJMPotGw9kv0jdWJWoJPlJprynor45hYAjOf4bjQ-qCZy04WkYFOTIxsmChGwb2YWjD-Z-FmS8NZihdh5sKNK8UeBsp6Y7NKbbm1lQZ2xlfvV5R-yQbyZ5rSPTbXLr9yHovyNr54dpqzQxEUk&__tn__=-]K-R">Sandra Salvato</a> e dal sottoscritto, con <a href="https://www.facebook.com/liaamen?__cft__[0]=AZUM0j_SS2XODUA61AlUoQbVNdVlqRaSZIMCLMrYee4ee2e4TNmJMPotGw9kv0jdWJWoJPlJprynor45hYAjOf4bjQ-qCZy04WkYFOTIxsmChGwb2YWjD-Z-FmS8NZihdh5sKNK8UeBsp6Y7NKbbm1lQZ2xlfvV5R-yQbyZ5rSPTbXLr9yHovyNr54dpqzQxEUk&__tn__=-]K-R">Lia Amen</a>, <a href="https://www.facebook.com/filippo.deliso.7?__cft__[0]=AZUM0j_SS2XODUA61AlUoQbVNdVlqRaSZIMCLMrYee4ee2e4TNmJMPotGw9kv0jdWJWoJPlJprynor45hYAjOf4bjQ-qCZy04WkYFOTIxsmChGwb2YWjD-Z-FmS8NZihdh5sKNK8UeBsp6Y7NKbbm1lQZ2xlfvV5R-yQbyZ5rSPTbXLr9yHovyNr54dpqzQxEUk&__tn__=-]K-R">Filippo D'Eliso</a> e Antony Fico, attenti ed esperti lettori. <br />Grazie ad <a href="https://www.facebook.com/altrianimal?__cft__[0]=AZUM0j_SS2XODUA61AlUoQbVNdVlqRaSZIMCLMrYee4ee2e4TNmJMPotGw9kv0jdWJWoJPlJprynor45hYAjOf4bjQ-qCZy04WkYFOTIxsmChGwb2YWjD-Z-FmS8NZihdh5sKNK8UeBsp6Y7NKbbm1lQZ2xlfvV5R-yQbyZ5rSPTbXLr9yHovyNr54dpqzQxEUk&__tn__=-]K-R">Altri Animali Rivista</a> per averla pubblicata e ad <a href="https://www.facebook.com/arkadia.editore?__cft__[0]=AZUM0j_SS2XODUA61AlUoQbVNdVlqRaSZIMCLMrYee4ee2e4TNmJMPotGw9kv0jdWJWoJPlJprynor45hYAjOf4bjQ-qCZy04WkYFOTIxsmChGwb2YWjD-Z-FmS8NZihdh5sKNK8UeBsp6Y7NKbbm1lQZ2xlfvV5R-yQbyZ5rSPTbXLr9yHovyNr54dpqzQxEUk&__tn__=-]K-R">Arkadia Editore</a> per continuare a promuovere il libro.</span><div><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial;">___</span></div><div><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div><span style="font-family: arial;"><span style="background-color: white; caret-color: rgb(51, 51, 51); color: #333333;">Un’intervista a sei voci per un libro scritto da tre autori. </span><span style="border: 0px; box-sizing: border-box; caret-color: rgb(51, 51, 51); color: #333333; font-stretch: inherit; font-style: italic; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Da luoghi lontani</span><span style="background-color: white; caret-color: rgb(51, 51, 51); color: #333333;"> (Arkadia Editore, 2022) non è solo una raccolta di nove racconti (a firma di Giovanni Agnoloni, Carlo Cuppini e Sandra Salvato), ma un concept-book attraversato tutto dal tema dell’altrove, nello spazio, nel tempo e tra le dimensioni. Suddiviso in tre sezioni, “Memoria”, “Sogno” e “Spazi cosmici”, esplora i temi del ricordo, della distanza/prossimità delle sensazioni vissute da persone legate da vincoli di affetto e di pensiero, pur separate da migliaia di chilometri o da decenni. Ma sfiora anche gli orizzonti tentatori evocati dalle leggi della fisica e dai loro limiti solo apparentemente invalicabili, quando rapportati alle evidenze immediate della vita interiore degli esseri umani.</span><br style="box-sizing: border-box; caret-color: rgb(51, 51, 51); color: #333333;" /><span style="background-color: white; caret-color: rgb(51, 51, 51); color: #333333;">Svariati luoghi del mondo offrono il punto di partenza per questa esplorazione dell’esistenza (da Urbino alla Croazia, dalle Dolomiti a Londra, da Venezia a New York, dalla Sardegna all’Australia), che poi affonda nei misteri del tempo – dell’infanzia e della guerra, dell’amore e del rimpianto – e della stessa esperienza del “fare” letterario e artistico. Per affacciarsi infine sul margine abissale dello spazio profondo e dell’atemporalità.</span></span></div><div><span style="background-color: white; caret-color: rgb(51, 51, 51); color: #333333;"><span style="font-family: arial;"><br /></span></span></div><div><span style="font-family: arial;"><span style="background-color: white; caret-color: rgb(51, 51, 51); color: #333333;">Continua a leggere qui: </span><a href="https://www.altrianimali.it/2023/01/30/da-luoghi-lontani-intervista-agli-autori/?fbclid=IwAR2d5NzpiACXTKFHC15NgJBH9oBUbwHb7Da01A7rwhFMsSiqs2IACsiY6fc">https://www.altrianimali.it/2023/01/30/da-luoghi-lontani-intervista-agli-autori/?fbclid=IwAR2d5NzpiACXTKFHC15NgJBH9oBUbwHb7Da01A7rwhFMsSiqs2IACsiY6fc</a></span></div>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-3783773663528925562023-01-25T08:03:00.001-08:002023-02-24T08:04:32.308-08:00Rosanna Pierleoni su "Il mondo senza gli atomi" <span style="font-family: arial;">Frammentazione del presente, perdita della lingua e decadimento del linguaggio, società della rappresentazione e dell'intolleranza, istupidimento intenzionale delle masse, arrendevolezza patologica dei cittadini, perdita di senso, violenza, disattenzione dolosa verso l'altro e cecità verso il proprio ruolo/incarico, smarrimento dell'ombra e conseguente manovrabilità dell'animo umano, equilibri mantenuti sulla creazione perpetua di capri espiatori, involuzione del diritto, deterioramento di un potere legislativo sempre più scollato dalle esigenze reali e sempre più illogico, al limite del capriccio, affiancato da una combutta di esperti in grado di convincerci che tutto ciò che è stato normale fino ad un certo punto - ad esempio avere cinque dita - sia controproducente e vada rimpiazzato con equilibri nuovi, per il nostro bene - facendoci rinunciare ad un dito della mano. E ancora, il soccombere della poesia alle logiche della finanza, strane manovre nei cieli, nuovi totalitarismi celati dietro movimenti culturali democratici e liberali, classe politica dirigente più stolta che in malafede, o entrambe le cose, progressivo indebolimento della vita umana, calo vorticoso della procreazione, transumanesimo, attaccamento fobico alla vita, al limite della sterilizzazione del pericolo, sia esso un virus oppure un ragno che si aggira per la casa, decadimento dei luoghi della nostra infanzia, e della nostra Italia, e ancora riflessioni sulla vita, sul male di vivere, sul rapporto tra esseri umani e altre specie viventi, sulle relazioni intime e su quelle sociali, sempre più isteriche e distanti, e infine una chiusura molto bella sul paterno e sul materno. Qui mi ha colpito molto l'omaggio alla figura della madre - complesso mondo simbolico di ognuno di noi - e il ruolo che essa svolge per il proprio figlio nel contenimento delle pulsioni "negative", ma anche l'apertura finale, pacifica e compassionevole, verso tutte le persone, fossero anche i propri "nemici".<br />In particolare "Siccità", "Quattro dita" e "Sessione universale d'esami" descrivono molto bene quanto accaduto negli ultimi anni, pur essendo stati scritti prima.<br />Una lettura che non può mancare, nel tempo della libertà obbligatoria.</span>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8160154987794413559.post-3306368439431460422023-01-20T08:30:00.003-08:002023-02-24T08:37:33.254-08:00È uscito per Transeuropa "Emergenze da fine del mondo", graphic novel su politiche pandemiche e dintorni<span style="font-family: arial;"> Felicissimo di avere dato un minimo contributo organizzativo e un piccolo spunto tematico a questo progetto importante, che ho avuto il piacere di vedere in anteprima. È un libro popolare e di ricerca, colto ed emozionante, capace di sfuggire, attraverso le energie creative e intellettuali che agita, alle strettoie e ai conformismi delle riflessioni pubbliche sul nostro tempo.</span><div><span style="font-family: arial;"><br /></span></div><div><a href="https://www.transeuropaedizioni.it/prodotto/emergenze-dal-fine-del-mondo/">https://www.transeuropaedizioni.it/prodotto/emergenze-dal-fine-del-mondo/</a></div><div><span style="font-family: arial;"><br /></span><div><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjCR8G7n5XLI-A7A5We9nVKR_TGoifUr-zmg-osn5ZcW1xUzim8wdQw2smr52Y2_fNniSXoPVItbbOU4MWsgbNcdyeRYESDyH_eLyT3PAxW9KaJQoxXdSPuunUf6zc8xjjm9qcStVfLSmt96z72IC7FDUOx5gmpqUotBxZtwiLklSGH9oqnSiOp5LcZ" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjCR8G7n5XLI-A7A5We9nVKR_TGoifUr-zmg-osn5ZcW1xUzim8wdQw2smr52Y2_fNniSXoPVItbbOU4MWsgbNcdyeRYESDyH_eLyT3PAxW9KaJQoxXdSPuunUf6zc8xjjm9qcStVfLSmt96z72IC7FDUOx5gmpqUotBxZtwiLklSGH9oqnSiOp5LcZ=w240-h320" width="240" /></a></div><br /><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgRrohbxVABI2lRbyOGKC6Yz8DMU3rsSdmmL1zAlhhsf7FLlDl4csDYDyFzSM_s9LTkhYoIFdNGDj0_MJwgNdEk506K33wx4QMezfbC8AEvAZQiqI1IIM0yFGfPSBoDk1QEgGXBffKLRxNGgniWKLUqYXL4JLmi5yWs2KqXtN0MCbkHjFyHB3rW6m0q" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgRrohbxVABI2lRbyOGKC6Yz8DMU3rsSdmmL1zAlhhsf7FLlDl4csDYDyFzSM_s9LTkhYoIFdNGDj0_MJwgNdEk506K33wx4QMezfbC8AEvAZQiqI1IIM0yFGfPSBoDk1QEgGXBffKLRxNGgniWKLUqYXL4JLmi5yWs2KqXtN0MCbkHjFyHB3rW6m0q=w240-h320" width="240" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjH5UMa9qc4B3jnAMxqhOOk3DUfiRO7QHmL4Kf5kqZTolFCSrpJfx2hwNuljcOujzMIJIBtOFQWXAeWD5Yn_nIgGR3AqPa4Xxlii5_l-8ZBkM3OPnz7PNkh5XybGLjuP3XjmJvkU_SxPfSJCtHvOHMfSrQkwN3W37DBAlBxzwP_RwHti5z-Q55rlzw8" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjH5UMa9qc4B3jnAMxqhOOk3DUfiRO7QHmL4Kf5kqZTolFCSrpJfx2hwNuljcOujzMIJIBtOFQWXAeWD5Yn_nIgGR3AqPa4Xxlii5_l-8ZBkM3OPnz7PNkh5XybGLjuP3XjmJvkU_SxPfSJCtHvOHMfSrQkwN3W37DBAlBxzwP_RwHti5z-Q55rlzw8=w240-h320" width="240" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiGx2IJDqfTniJ-gSTR6Wn7YzlD9j5AYFz9DtX-YE0hZxzunCWLkjfQcFNmCDd5Fzol-B21NewjrqMsMOwr8zftDj0LnaywCOzCnKM2sa0-y5gPyneV76_OBoY7Q_EiLyC38bB4_TOdeipmiCvn5l-aCz07HyBQ18kBUR_KtSB2PG_NBaTIS6InGmwL" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiGx2IJDqfTniJ-gSTR6Wn7YzlD9j5AYFz9DtX-YE0hZxzunCWLkjfQcFNmCDd5Fzol-B21NewjrqMsMOwr8zftDj0LnaywCOzCnKM2sa0-y5gPyneV76_OBoY7Q_EiLyC38bB4_TOdeipmiCvn5l-aCz07HyBQ18kBUR_KtSB2PG_NBaTIS6InGmwL=w240-h320" width="240" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh1TPCo8JaSTjME6I4gGEH9mM8Z64aYc6pGiAFbrCKllIlkE5d_pc0C2VoGvgK0HV_QGasVwzT1zxo90Bo4xPuXg_WQmWkGAe_TDl16sq_jt_SvpcMH5uj2WV8RQROLaxvHk5AeBmjGTYv0MGHigIVJGboXsRrp3YgODh3ToCwwn-_1UioN31tOi7vM" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh1TPCo8JaSTjME6I4gGEH9mM8Z64aYc6pGiAFbrCKllIlkE5d_pc0C2VoGvgK0HV_QGasVwzT1zxo90Bo4xPuXg_WQmWkGAe_TDl16sq_jt_SvpcMH5uj2WV8RQROLaxvHk5AeBmjGTYv0MGHigIVJGboXsRrp3YgODh3ToCwwn-_1UioN31tOi7vM=w240-h320" width="240" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiZxBbVhi_l7BU1hBJfwA2NMBXtIXJFDIgxxvFKOGS89eJ39KsjMGAKZzKciSZZVfepp2fnpo5jRe4g2Aq39K2bCR3gAunMOQCra6oXmTaQJYTVAjrutrG2bBzsRt7eObg21iN4511Ez71h2FBZhBseIXEZFcfrGeBKu1tbHd2tEmO7FnAZg7hoo8rO" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiZxBbVhi_l7BU1hBJfwA2NMBXtIXJFDIgxxvFKOGS89eJ39KsjMGAKZzKciSZZVfepp2fnpo5jRe4g2Aq39K2bCR3gAunMOQCra6oXmTaQJYTVAjrutrG2bBzsRt7eObg21iN4511Ez71h2FBZhBseIXEZFcfrGeBKu1tbHd2tEmO7FnAZg7hoo8rO=w240-h320" width="240" /></a></div><br /><br /></div></div>carlocuppini@gmail.comhttp://www.blogger.com/profile/10669615825659645974noreply@blogger.com0