Carlo Cuppini

sabato 5 novembre 2011

Segway...


Vanno su due ruote, ma non sono ciclisti. Una pedanina su cui star ritti in piedi, due ruotoni da camion, al centro un gambo manovratore. Li incontri nel centro di Firenze, dove pure non è brutto passeggiare. Sono per lo più turisti, ti guardano dall’alto in basso con aria soddisfatta, a volte guidando emettono schiamazzi. Si sentono originaloni, se è lecito interpretare le loro espressioni. L’oggetto, di origine straniera, si chiama “segway”. In italiano è tradotto “segovìa”, o, più semplicemente, “sega”. Gli utenti si chiamano “segwayer”, che in italiano diventa “segoni” o “segaioli”. Nelle istruzioni pare non sia scritto, ma questo mezzo porta sfiga: il proprietario dell’azienda produttrice è morto investito da un aereo, in fase di atterraggio d’emergenza, proprio mentre guidava la segovìa dietro casa. L’altro ieri ne ho visto uno davanti al Duomo: il tizio gridava in un mezzo giappo-inglese: “Non frena!”. Sgommava sempre più veloce tra i turisti, finché non si è schiantato sulla Porta del Paradiso, opera mirabile del Ghiberti, al Battistero.



Pubblicato su "Cultura Commestibile" n.40, con "Il Nuovo Corriere", edizioni toscane, 5-11-11

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