Carlo Cuppini

lunedì 2 gennaio 2012

Accanto

accanto, o al di sotto, o al di sopra,
a passo d'uomo tentando l'assedio,
se l'angelo, se le mani, se il comandante,
all'angelo hanno tagliato le mani, e le ali,
moncherini, pisciare a pieni polmoni 
nel fiume del tempo, che soddisfazione,
le sagome dei lampioni si chinano, fanno 
per rovesciarsi, un lieve turbamento 
sotto l'ombrellino del cocktail ghiacciato,
né accanto, né al di sotto, né sopra, né intanto
sospirano margherite otturate di ipod, incantate,
cantano armonici in coro con gli esperti, che
hanno tagliato le mani al cadavere di Che Guevara,
lo hanno ammazzato, spogliato, disteso sul tavolo, 
ancora intero fotografato, la mannaia s'è abbattuta
dopo il clic, siamo qui per devastare, e devasteremo,
la questione è se stuprare dopo avervi ammazzato,
o prima, dipende anche dalle istanze del momento,
e dalla prescrizione relativa al design,
trovare mani mozzate ovunque agli incroci,
a volte anche in guanti di raso, quantunque,
qualunque, per quanto, pertanto, in quanto,
a ogni uscita di supermercato, dove si prega,
si defeca collettivamente, cantando, strappando
da in fondo alla gola, con le tue mani nude,
un paio di occhi, gridare, pregare, parlare parole,
no, parlare silenzi, gridare sguardi,
parli di sguardi alla gola, interroghi
l'enigma del turbamento, tenti l'assedio
al problema: e tutt'a un tratto 
d'improvviso l'alba, dopodiché è proibito

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