Carlo Cuppini

mercoledì 31 marzo 2021

Stelle

Il cielo è pieno di stelle.


Non le abbiamo mai viste, ma questo ci sussurrano gli anziani, e noi ci crediamo.


Molto tempo prima che nascessimo hanno iniziato a sparare le polveri che rendono il cielo opaco e filtrano la radiazione solare. Unica soluzione per fermare il surriscaldamento senza spegnere le ciminiere, hanno detto i nemici storici degli ambientalisti quando sono diventati ambientalisti. Ciò che estinse i grandi rettili, ci garantisce la possibilità di restare.


Va bene così. Del resto, capita a tutti di fare un colpo di tosse ogni tanto.


Se alziamo gli occhi, lo sguardo si smarrisce nel grigio: grigio chiaro di giorno, quasi nero di notte. Tutto compatto e uniforme. Niente stelle. Niente corridoi verticali lunghi anni luce. Qualcuno non li sa nemmeno immaginare.


Ma noi sappiamo che ci sono, e che sono esattamente così come ci hanno raccontato: il Grande e il Piccolo Carro, Orione con la spada e la sua nebulosa, le Pleiadi, la scia della Via Lattea, Aldebaran rossastra, Sirio bianca, Vega azzurrina.


E i pianeti, eternamente in corsa sulla stessa linea.


Percepiamo il messaggio silenzioso, il lontano richiamo gravitazionale. 

Sappiamo dell’esistenza di un codice che, oltre la schermatura, continua a pulsare.


E se chiudiamo gli occhi, l'opacità scompare: le vediamo.







lunedì 29 marzo 2021

Esperienze percettologiche (o strategie per scappare dalla rete?)

Esperienze percettologiche nel giardino di Villa Voghel a Firenze, suggerite dal libro di Giulia Parovel Percezione visiva, comunicazione, design, appena pubblicato da Marsilio Editori.

Ho avuto il piacere di dare il mio piccolo contributo redazionale alla realizzazione di questo volume – fatto di parole e molte immagini – che spiega come e perché vediamo ciò che vediamo, insegnando a non dare mai niente per scontato. Lo fa in modo così chiaro che riesce ad appassionare anche i bambini.

Cambiando prospettiva (è proprio questo uno dei punti fondamentali, del resto) potremmo decidere che questi scatti sono anche delle esercitazioni "montaliane": per imparare a rimpicciolirsi, per avere maggiori possibilità di fuggire dalla rete, se la "maglia rotta" non si dovesse trovare.
"Cerca una maglia rotta nella rete
che ci stringe, tu balza fuori, fuggi!"
(Eugenio Montale, In limine)

(Nota: l'unico fotoritocco è nell'immagine con il mio autoritratto, giusto per non far sapere a tutti cosa tengo negli scaffali della dispensa, che costituivano lo sfondo.)





giovedì 25 marzo 2021

Un caldo terribile

Faceva un caldo terribile. Avevamo tutti tanta sete.

Il Signor Alfa e il Signor Beta, eminenti studiosi, ci avevano detto che si trattava di un caldo particolare, e che l’acqua in questo caso non ci avrebbe dissetati. Per questo ci eravamo piazzati davanti all’osteria del paese, attendendo con ansia che aprisse.


L’oste era un noto pregiudicato, pluri-condannato per avere ripetutamente avvelenato i suoi clienti, truffato, ricattato, corrotto e rubato. C’era anche qualcosa in merito a certe molestie sessuali nei confronti della sua dipendente. Tutti ricordavamo anche che in più di un’occasione aveva patteggiato e pagato sanzioni da capogiro per avere mentito sulle caratteristiche del suo vino, mettendo a rischio la salute dei cittadini.


Avevamo sete. “L’acqua non ve la farà passare” ci ripetevano. Eravamo allo stremo. 

Volevamo quel vino.


L’oste ci riempì i bicchieri. 

I Signori Alfa e Beta alzarono un sopracciglio sospettoso: “E’ davvero buono il tuo vino?”

L’oste si dette una manata sulla coscia ed esclamò: “Per Dio! Non avete idea di quanto sia buono il mio vino!”

I Signori Alfa e Beta abbassarono il sopracciglio e ci permisero di bere.


Bevemmo e ci dissetammo.

Dopo poco la gran sete tornò, perché il caldo persisteva: diminuiva e si intensificava a ondate. Era veramente strano. 

Qualcuno propose di provare a bere l’acqua: "Sarà anche strano, ma sempre un tipo di caldo è."

Il Signor Alfa e il Signor Beta gli puntarono contro il dito e lo chiamarono ciarlatano. Tutti gridammo “buuuh!” e gli tirammo addosso palettate di fango.


L’oste continuò a darci da bere ogni volta che avevamo sete. 

Le cose procedono tuttora in questo modo. Noi gli diamo dieci centesimi a bicchiere. 

Un niente, rispetto a salvarsi dalla sete.


Un niente. Ma siamo tanti. E in capo a un anno l’oste potè aprire una lussuosa enoteca, con eleganti divanetti in pelle nera. 

Da quel momento le sedute della giunta comunale, a cui partecipano anche il Signor Alfa e il Signor Beta, hanno preso a svolgersi in quella sede. 

Il motivo non si è capito: forse perché l'oste gli offre l'aperitivo.





domenica 21 marzo 2021

Piccola storia di confini e divieti (con una storia nella storia)

Un tempo le autorità avevano vietato di uscire dai confini comunali. Questo ci invogliò a esplorare proprio quei limiti, dove la città spesso lascia il posto ai boschi e alla campagna, sui più dolci declivi. Le infiorescenze di inizio primavera esplodevano nei nostri occhi al passaggio. I corsi d'acqua – che venivano da lontano e più lontano andavano a proseguire – attestavano il persistere di un mondo esteso oltre i metri quadrati della libertà concessa: i torrenti toscani Mensola e Ema, il fiume Greve... 

Camminando in prossimità dell'indomito, a qualcuno tornò in mente un racconto contenuto in un vecchio libro dal titolo strano, "Il mondo senza gli atomi". In questa storia i governanti decidevano che a tutti fosse tagliato un dito. Il motivo non era del tutto chiaro. Le persone, in ogni caso, invece di opporsi all'irrazionalità e alla lesività della misura, si mettevano a litigare e a dividersi a proposito di quale dito andasse amputato. Alla fine, i pochi refrattari, comunque mutilati, ragionavano sul fatto che se il segreto della libertà fosse racchiuso nel piacere di bere in compagnia un caffè, in segreto nella veranda di casa, davanti a un incantevole tramonto… be', ancora gli avanzavano due dita.

Poi passammo davanti alla casa del padre di Boccaccio e, più in là, vedemmo l'insolita effigie in terracotta di una fornaia completamente nuda: promessa muraria di una libertà senza regole e senza inibizioni, di cui prendemmo nota.


sabato 20 marzo 2021

Un prato di fiabe 2021

Felice di poter dare il mio contributo a questo progetto, che ha una storia lunga e bella, finalizzato a promuovere la creatività e il dialogo tra scrittura e illustrazione.

Vi invito a seguire la pagina Un Prato di Fiabe - concorso letterario nazionale e per illustratori per restare aggiornati su tutte le novità.

Grazie agli organizzatori e all'infaticabile animatrice del concorso (e di tante altre iniziative)
Vania Fanciullacci
per questa scheda di presentazione, con un piccolo spot sul mio libro Il mistero delle meraviglie scomparse che arriverà nelle librerie il 21 aprile.




venerdì 19 marzo 2021

Il cielo sopra il lockdown: letture da "Il mondo senza gli atomi"

In questo ultimo anno, spesso ho alzato gli occhi di notte, per uscire dalla morsa dell'infodemia, dal senso di diversità e di oppressione: per lanciare ancora lo sguardo verso le stelle eterne - le stesse della mia adolescenza, con quel telescopio giocattolo che ogni volta mi riportava a casa, nelle nottate gelide degli inverni urbinati.

Domenica 21 marzo, dalle 22 alle 23, vi terrò compagnia con la lettura di alcuni racconti dal libro Il mondo senza gli atomi (Ensemble Edizioni). 
In queste storie brevissime il cielo certifica l'esistenza di un'alternativa all'essere parte (attiva o passiva) dell'esercizio dispotico, fine a se stesso, del tutto irrazionale, del potere. 
Sottrarsi alla sopraffazione, alla deportazione (nell'immateriale?), allo sterminio, significa qui cercare la grazia nel segreto di atti minimali, solitamente illegali.
A qualcuno potrà sembrare che queste storie fantastiche siano una rappresentazione nemmeno troppo trasfigurata di quanto stiamo vivendo da dodici mesi. Il librò però è uscito tre anni fa (per Ensemble Edizioni). Qualcosa doveva essere già nell'aria... E nel frattempo la realtà ha decisamente superato la fantasia.

La diretta si potrà seguire qui: 

https://www.facebook.com/events/184528739927929




giovedì 18 marzo 2021

Libri, porcelli e virus, saltando di palo in Frasca (Simone)

Ognuno ha i suoi gusti. Anche riguardo ai libri per bambini che parlano di virus, ovviamente - ci mancherebbe.

Io in ogni caso, se devo scegliere tra quello della “virologa più autorevole” che in copertina mostra una bella bambina sorridente (ma solo se si tira giù la mascherina col dito - sentendosi un po’ in colpa, ovviamente) e quello del più autorevole creatore di maiali irriverenti, poetici, liberatori e “zozzi”, che hanno fatto la storia della letteratura per bambini… dico, se devo scegliere tra questi due, io scelgo il secondo. Voi, fate voi.
Quindi grazie al grandissimo (ancorché sottile) e gentile , per avere creato anche questo Paco cuor di porcello.
Oltre a questo maiale, leggete Bruno lo Zozzo (in tutte le sue declinazioni ed episodi), il grande classico sui maiali immaginari, che oggi vale più di un esorcismo. 
E poi la dolcissima Sofia Tantepaure, a sua volta lettura immancabile in questi tempi spaventati, con il suo potere di insegnare quanto c’è di prezioso nelle paure quando si trova il coraggio di familiarizzare con loro. 
E poi il sorprendente Beniamino, il gatto che diventò un libro: che è come dare uno scrollone dato all’albero della fantasia, facendo cadere pere, ciliegie, leccalecca e... gatti con gli stivali; saltellando allegramente di palo in Frasca, da una fiaba a un’altra. 
Ah, be’: vogliamo non parlare de La macchina dei sogni? No, non parliamone: leggiamolo, o sogniamolo (se disponiamo di tale macchinario).
Poi io sono affezionato anche al filastroccoso A scuola senza elefanti – tanto più ora che, al contrario, abbiamo disponibili più pachidermi (pur essendo pochi in circolazione) che scuola.
Volendo ci sono anche i 40 volumetti della Storia d’Italia per bambine e bambini, scritti da Sara Marconi e illustrati con grande acume da Simone Frasca, che stanno uscendo uno alla volta in edicola. (Un ripassino di storia patria è sempre utile - soprattutto nei momenti in cui questa sembra fare un po’ cilecca...)

A proposito: colgo l’occasione per dare una rassicurazione a Bruno e al suo maiale immaginario Giovanni. Caso mai si fossero sentiti un po' disorientati, in questo anno in cui la grande lezione che hanno impartito a generazioni di bambini (insozzarsi è bello, insozzarsi è sano, l’esperienza del mondo è osmosi appiccicosa e contaminazione, il resto è simulazione) è apparsa forse stonata e perfino incresciosa.
Ebbene: udite maiali, udite bambini!
Uno studio del Bambino Gesù, pubblicato su una rivista importante, dimostra che i bambini sono resistenti al covid, e trasmettono poco il virus agli adulti, e la loro infezione caso mai dura poco, perché sono usi insudiciarsi col mondo. Stranamente lo studio non lo dice proprio con queste parole: parla della familiarità dei bambini con virus simili, che rende loro immuni o molto molto resistenti anche al covid. Ma il succo, in ogni caso, è che aver seguito la lezione degli allegri maiali sudicioni ha reso i bambini invulnerabili e innocui. Con buona pace dei rivenditori di distanze e guanti per infanti: un grugnito li seppellirà. E, buon per loro, li insudicerà.





lunedì 15 marzo 2021

Senza scuola, senza cuore

“La scuola, come la vedo io, è un organo costituzionale. Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola ‘l’ordinamento dello Stato’, sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue […]. "La scuola è aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi" (Art. 34). Questo è l’articolo più importante della nostra Costituzione.”

Queste sono parole pronunciate da Piero Calamandrei, padre costituente, l'11 febbraio 1950.

15 marzo 2021: oggi per 8 milioni di bambini e ragazzi le scuole sono rimaste chiuse, per decreto del presidente del Consiglio, per lo più, o per ordinanze locali esplicitamente consentite dal dpcm in vigore. Esclusi da quelli che sono per loro i luoghi più sicuri, controllati, educativi e responsabilizzanti, cosa devono fare? Che vadano ognuno dove gli pare: a passare le giornate dai nonni – quelli che dovrebbero essere tutelati – mentre i genitori lavorano, a guardare la televisione o il cellulare per sei ore mentre un genitore lavora in salotto, a incontrare il virus nei centri commerciali, a rinchiudersi nelle camerette per giorni, per cercare emozioni nelle sfide (letali) sui social, a sprofondare nella depressione, a spacciare mentre oscurano la videocamera della DAD fingendo problemi di connessione.

Un governo di ciechi – un altro – che sostituisce la responsabilità etica degli adulti con l’azione indiscriminata dettata dal panico – ancora! – colpendo alla cieca la società, e soprattutto i più vulnerabili, quelli privi di autonomia e di voce, spingendo il Paese nel baratro. Un baratro morale, prima di ogni altra cosa. Dove, allo storico voltare le spalle dei decisori di fronte alle sofferenze dei più giovani, corrispondono i milioni di firme confirmatorie dei cittadini "senza opinione".


sabato 13 marzo 2021

Un affresco, una poesia

 

























Chiesa di Santa Trinita, Firenze




Siamo la parte dell’affresco che scompare

il pigmento che sprofonda nei pori

siamo il tratto interrotto sull’intonaco

l’incarnato volatilizzato.


Siamo quello che resta dall’erosione

l’invisibile al di là della barriera

la membrana che separa e collega

frammenti d’oro dispersi nell’aria.


Siamo lo sfocarsi nella memoria

la domanda posta alla parete

siamo lo sguardo su noi degli antenati

l’impressione che rimane. 


Poi niente.

Le mani allentano la presa.

Cadiamo all’indietro.

Nel buio. Soli.



venerdì 12 marzo 2021

FUKUSHIMA 11 marzo 2011-11 marzo 2021 - Per non dimenticare

Per non dimenticare non bastano le (scarse) commemorazioni. Per non dimenticare bisogna imparare la lezione. Per non dimenticare è necessario che la hybris positivista del "non c'è problema, la scienza ha fatto le sue valutazioni, la scienza non si fa per alzata di mano" venga ridimensionata. E che i legami scienza-politica e scienza-business smettano di sopravanzare i principi della bioetica ogniqualvolta si parli di innovazioni tecniche, tecnologiche o metodologiche. La bioetica si fonda sul principio di precauzione e su scelte politiche cautelative: che si parli di produzione energetica, di intelligenza artificiale, di robotica, di alimentazione, di onde elettromagnetiche, di farmaceutica e medicina, di biotecnologie e nanotecnologie. Inoltre, pone i paletti etici rispetto a tutti i possibili utilizzi presenti e futuri, e i sviluppi, di ogni elemento di sostanziale innovazione con possibile incidenza sulla salute da una parte, e sui paradigmi antropologici dall'altra. La bioetica pone questi paletti prima, a monte, e non dopo che siano stati oltrepassati: perché dopo è tardi sia per rimediare concretamente ai possibili danni, sia, soprattutto, per tornare indietro concettualmente. Infranto un tabù, non si torna indietro: una volta sganciata la bomba atomica, la bomba – ancorché soltanto in potenza (potenza che però può sempre trasferirsi nell'atto) – è stata ed è la protagonista del mondo a venire. Anche quando non se ne parla.

Di fronte a catastrofi di dimensioni bibliche, il senno di poi è intollerabile, perché corrisponde a una criminale incoscienza e dabbenaggine di prima. Dopo Fukushima, credo che nessuno sappia che farsene del "si è verificata una concomitanza di eventi non prevedibile".

Le autorizzazioni al commercio e le richieste di utilizzo di prodotti, dispositivi, infrastrutture e tecniche (e tanto più gli obblighi), devono essere fatte soltanto dopo che i rischi siano stati scongiurati, in via definitiva, sulla base di evidenze scientifiche incontrovertibili, ottenute attraverso modalità e tempistiche consone; sulla base di studi e previsioni che prendano in esame anche le ipotesi più improbabili ed estreme (come un terremoto di magnitudo 9, seguito da un devastante tsunami, nei pressi di una centrale nucleare, per esempio).

giovedì 11 marzo 2021

Come sinopie, di fronte alla Legge pandemica

Un mondo che ha solo paura di morire, e vuole soltanto meccanicamente obbedire, forse sta invocando la propria morte. 

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Tutte le mattine mi fermo in una chiesa prima di entrare al lavoro, nella chiesa di Santa Trinita, accanto all'omonimo ponte sull’Arno.

Resto seduto un quarto d’ora. Poi mi soffermo a osservare uno dei dipinti rinascimentali, magnifici – le tavole, le pale, gli affreschi mezzi scrostati.

Non sono credente, ma ho bisogno di sostare in un luogo dove la mente possa coincidere con un tempo quasi fermo, sottratto alla Storia. Dove la mente possa allargarsi fino ad assumere la forma di uno spazio architettonico immenso, vuoto, risonante, pieno di immagini e di Storia. E poi, portarsi dietro quel tempo, quella architettura, per tutta la giornata.

Oggi mi incanto davanti a una “Maddalena che prende l’eucarstia nella grotta” staccata dall’intonaco, posta di fronte alla sua sinopia, dentro da cappella laterale da cui mi esclude una pesante cancellata. La sinopia, la sussistenza del disegno sotto la pittura, riportata alla luce dalle moderne tecniche di conservazione, mi trascina in un vortice di enigmi e riflessioni. La raffigurazione è bellissima, quasi brutale nella sua selvaticità composta. Sporgo il cellulare tra i ferri per cercare di catturare le immagini…

A riportarmi di fronte alla stolidità della Legge Pandemica è la voce del parroco: “Signore, signore, non si possono fare foto!”

mercoledì 10 marzo 2021

Etica, prossimità, sterminio: la lezione dell'esperimento Milgram

Ripropongo questa mia riflessione sul rapporto tra etica e distanza, pubblicata qualche anno fa sulla rivista “Alfabeta2”. Al tempo mi interessava principalmente il senso morale e civile dell’arte, rispetto alla sua possibile prossimità con il reale. Oggi le ricerche di Milgram e le loro implicazioni mi paiono più che mai attuali, drammaticamente. Per quanto del tema della distanza si parli soltanto in senso sentimentale ("torneremo ad abbracciarci") e funzionale (“ci vuole più banda larga per far funzionare la didattica a distanza”).

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Oltre il realismo della "stanza accanto”in "Alfabeta2", n. 17, marzo 2012


1. Tra il 1961 e il 1963 il giovane psicologo statunitense Stanley Milgram condusse un esperimento di psicologia sociale destinato a gettare una nuova, inquietante luce sui fondamenti dell’etica e del comportamento umano. Il dispositivo di ricerca era semplice: le “cavie”, ignare del funzionamento e degli scopi reali dell’esperimento, erano incaricate da un finto scienziato di infliggere scariche elettriche ad altre cavie (finte), ogni volta che queste fornivano una risposta sbagliata ai quiz proposti. A ogni errore la scarica elettrica aumentava di intensità, fino al livello definito “attenzione: scossa molto pericolosa”.


L’esperimento dimostrò statisticamente che persone “normali”, selezionate a caso, possono essere disponibili a infliggere altissimi livelli di sofferenza ad altri esseri umani, a sangue freddo e nella totale assenza di motivazioni: il 40% dei partecipanti si spinse fino al penultimo livello (“scossa molto intensa”), prima di protestare e ritirarsi; il 30% continuò fino al livello più alto, che portava le finte cavie a una simulata perdita di conoscenza, dopo grida, suppliche e convulsioni. Naturalmente gli “addetti al pulsante” non sapevano di essere essi stessi il vero oggetto di studio, né potevano immaginare che fosse tutta una messa in scena e che non esistesse alcuna scarica elettrica. L’esperimento si articolava ulteriormente: la disponibilità a torturare veniva studiata in funzione di diverse configurazioni spaziali. In alcune sessioni “torturatori” e “torturati” erano posti molto vicini, a distanza di contatto fisico; in altre veniva frapposta una maggiore distanza, ma all’interno dello stesso ambiente; ancora, il “torturatore” veniva portato in uno spazio contiguo, da cui poteva vedere attraverso un vetro ma non sentire le reazioni del “torturato”; infine si dava la condizione dell’isolamento fisico completo tra i due soggetti. Gli esiti mostrarono che a ogni passaggio di distanziazione i partecipanti erano pronti a spingersi un po’ più in là nell’obbedire ciecamente al compito e quindi nell’infliggere dolore.

martedì 9 marzo 2021

Dentro il mondo di Emanuela Nava

Vi porto dentro il mondo di Emanuela Nava, perché possiate essere portati molto lontano dalle sue parole e delle sue storie, scintillanti come incantesimi e solide e odorose come il terreno. 

Emanuela Nava scrive storie per bambini. Che dico? Scrive storie di bambini, che sono storie del mondo, e sono storie per tutti. Per tutti coloro che abbiano un orecchio bambino da cui farle entrare.

Sono storie di bambine e bambini coraggiosi, timorosi, dubbiosi, gioiosi; presi dai problemi, dai piaceri e dai desideri piccoli e immensi dei bambini. Bambini normali che fanno cose normali; ma anche un po’ filosofi, capaci di domande smisurate e sconcertanti; e un po’ sciamani, usi a rituali misteriosi, forse portatori inconsapevoli di retaggi di antichi saperi dimenticati.
Nelle storie di Emanuela Nava c’è un piano ancestrale, archetipico, simbolico e mitologico, che si intreccia alla quotidianità e alla contemporaneità, con la speciale semplicità con cui il vino si mescola all’acqua.
I miti induisti sono lo sfondo di una storia di magia, diversità e immigrazione, in Il filo d’oro del mare; i caratteri maliziosi degli dei greci irrompono nel mondo tranquillo, ma segnato dall’orfanità, di Io e Mercurio; le avventure degli olimpi discendono nel nostro tempo nella Canzone di amore e di guerra; la figura ancestrale dell’uroboro, il serpente che si mangia la coda, insieme ai simboli alchemici, appare nello scenario rurale, pre-industriale, intriso della crudeltà degli adulti e della poesia dei bambini e dei folli, dell’Uomo che lucidava le stelle.

lunedì 8 marzo 2021

Centomila morti

Chi di noi in questi 12 mesi non è stato toccato personalmente dalla tragedia? Ho amici che sono stati male, che se la sono vista brutta; altri che hanno perso il padre o la madre; tra gli amichetti dei miei figli qualcuno è rimasto senza un genitore, giovane, tragedia incommensurabile. Ho in mente i loro volti, e ho paura a incontrarli di nuovo, a trovarmi di fronte alle loro espressioni, ai segni della loro vita cambiata.

Io vorrei gridarlo: perché il Ministero della Salute si rifiuta di cambiare i protocolli di cura extra-ospedaliera, che da mesi alcuni tra i più autorevoli scienziati italiani definiscono – chiaramente, ma sottovoce – inadeguati, carenti e perfino pericolosi? Tra questi il presidente di AIFA - non ciarlatani.
Perché i tanti medici che, forti della propria esperienza, condividono questa critica, non fanno fronte comune e mettono chiaramente in mora il governo e gli organismi nazionali su questo aspetto che configura un immenso, doloso abbandono collettivo, una colossale omissione di soccorso, una paradossale e grottesca sostituzione della medicina (prevenzione e cure adeguate e tempestive) con la criminologia (segregazione, sanzioni, caccia alle streghe)?

domenica 7 marzo 2021

L'uccisione dei figli - "Medea/Mayday"


Qualche anno fa – era il 2013 – ho scritto il testo dello spettacolo Medea/Mayday della compagnia
AttoDue - Laboratorio Nove
, da un’idea di
Silvano Panichi
, regia di
Simona Arrighi
. Un lavoro tragico e doloroso nell’esplorare l’attualità - o l’atemporalità - della tragedia greca, messa brutalmente a reagire con la Storia.
Allora fu paradossale, per me, e letteralmente atroce, riflettere sull’uccisione dei figli (con onestà, cioè guardando in faccia l’abisso, senza raccontarmi storie) nei mesi in cui Ramona e io aspettavamo la nostra prima bambina.
Oggi, per motivi diversi, è atroce ripensare a quelle parole sull’assassinio dei figli (che lì erano uccisi per vigliaccheria, ambizione, paura, debolezza, vendetta, pazzia, egoismo, politica), messe in scena con potenza da bravi attori e da una regia sapiente.
Oggi 6 milioni di bambini e ragazzi sono rimasti a casa – di nuovo – perché non sono né “salute”, come i loro nonni, né “economia”, come i loro genitori. Non sono nulla. Un intralcio nei piani della politica che opera "per il nostro bene". Abbandonati e uccisi ancora una volta dai decisori.
Diceva Giasone in quello spettacolo
“C’era una volta… un aereo che volava lontano nel cielo. E su quell’aereo c’ero io, che mi occupavo dei prigionieri. Erano uomini e donne. Alcuni colpevoli, sì: colpevoli di essersi opposti, di avere protestato. Altri no: erano innocenti. Ma questo faceva parte del gioco. E tra gli incolpevoli rientravano i figli. I nostri figli, Medea.”

venerdì 5 marzo 2021

Una terzina al giorno nell'anno di Dante (prima parte)

Raccolgo anche qui sul blog, per gruppi di dieci, le terzine che propongo quotidianamente su facebook.

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Monte Sapienza, pavimento del Duomo di Siena













1) Nel 700° anniversario della morte di Dante, propongo una terzina al giorno (o anche più d'una), in ordine sparso. Un invito alla lettura e alla meditazione sulle parole del sommo poeta, lasciando da parte tutto l'aspetto filologico e accademico.

L'inizio sarà quanto di più banale, non me ne vogliate: l’incipit del primo canto. Ma forse proprio l'apparentemente ovvio richiede una maggiore attenzione: per far tornare a parlare ciò che, dato ormai per acquisito, è divenuto muto. Ascoltate. 

Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura

ché la diritta via era smarrita.


***


2) Continuiamo con la seconda terzina. Non perché abbia cambiato idea e deciso di andare avanti rispettando l'ordine. Ma per ora non ho motivi per saltare. In fondo, ieri, in apertura, ci siamo subito smarriti. E adesso, continuare a leggere linearmente o piombare cinque o dieci canti avanti, è comunque un modo di errare, brancolando nel buio più totale. Siamo nelle mani del caso, o della sorte o dell'intelligenza invisibile delle cose. O di tutte e tre queste cose. Si annunciano illuminazioni, se è vero che la conoscenza si dà attraverso cesure, imprevisti e inciampi...

Questa terzina ci parla della grande paura. Ci dice anche che ormai è cosa passata, appartiene non all'esperienza aperta, corporea, del presente, ma al "pensier", alla memoria, alla mente.


Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

esta selva selvaggia e aspra e forte

che nel pensier rinova la paura! 


(E noi? La nostra angoscia attuale potrà essere prima o poi solo un ricordo che ci farà ancora tremare, o pian piano diventerà un paesaggio familiare, un fatto costitutivo, la normalità che ci farà vedere una selva selvaggia come una ordinata, abitabile città?)


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giovedì 4 marzo 2021

Appello - il governo rispetti i provvedimenti giudiziari su scuole e mascherine

Ill.mi

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica

Mario Draghi, Presidente del Consiglio

Patrizio Bianchi, Ministro dell’Istruzione

Roberto Speranza, Ministro della Salute

Marta Cartabia, Ministro della Giustizia

Franco Frattini, presidente della III sezione del Consiglio di Stato

Giancarlo Coraggio, Presidente della Corte Costituzionale


5 marzo 2020


Prendiamo atto con delusione e frustrazione decisive che, in merito a due aspetti inerenti il tema cruciale della scuola e dei diritti dei minori, il governo in carica ha inteso disattendere gli atti giudiziari emanati dal TAR del Lazio e dal Consiglio di Stato. Parliamo dell'obbligo di mascherina al banco e della sostituzione parziale o totale della scuola in presenza con la didattica a distanza.


Riguardo al primo punto, rileviamo che, con il Dpcm 2 marzo, il governo si è limitato a replicare pedissequamente ambiguità e contraddizioni del dpcm 3 novembre (presenti anche nei due successivi), già segnalate come tali da una cospicua serie di ordinanze, sentenze e decreti dei Tribunali. A seguire, la Nota del Ministero dell’Istruzione del 4 marzo ha confermato che l’interpretazione da dare al dpcm in merito all’uso delle mascherine è quella che dispone l’obbligo di indossare il dispositivo di protezione continuativamente anche al banco; ripetendo quanto affermato dalle Note 5 e 9 novembre rispetto al Dpcm 3 novembre.


E' sconcertante che il governo misconosca il ruolo della magistratura, decidendo di operare in netto contrasto con i provvedimenti giudiziari che hanno definito l’obbligo di mascherina al banco una misura “illegittima”, “irrazionale”, “illogica”, con difetto di motivazione e di istruttoria, e – quel che è più importante in senso sostanziale – possibile fonte di “pericoli” e “ricadute psico-fisiche" per i bambini (segnalati dall’OMS) che “non risultano essere scongiurati”.