Carlo Cuppini

martedì 29 maggio 2012

Festa della Repubblica: solidarietà, non armi

Egregio Presidente Giorgio Napolitano,
Mi sono sempre chiesto come mai la festa della Repubblica si concretizzasse in un anacronistico e poco credibile sfoggio di potenza militare. Non sono certo le -costose- armi che fanno dell'Italia una Repubblica unita e in buona salute. E in un momento di così devastante crisi economica, unita a flagelli come il terremoto, lo sono meno che mai.
Destinare i soldi per la parata all'emergenza terremoto sarebbe il modo migliore per festeggiare il senso e la salute della Repubblica e per riavvicinare un popolo disperato alla classe dirigente del Paese, mostrando che la politica, cioè l'arte di prendere delle decisioni per il bene comune, è ancora cosa viva, attuale e necessaria.
Annulli la parata - lei ha il potere di farlo - che l’anno scorso è costata 4,4 milioni di euro e che secondo il ministero della Difesa quest’anno costerà quasi 3 milioni di euro. Quei denari siano spesi in opere di solidarietà con la popolazione colpita dal terremoto e quei contingenti chiamati a sfilare vengano utilizzati nelle zone bisognose di aiuti.
Distinti saluti,
Carlo Cuppini


Email inviata a: presidenza.repubblica@quirinale.it

venerdì 25 maggio 2012

Presentazione "Militanza del fiore ad Armunia" su Radio3Suite

Andrea Nanni, direttore di "Armunia", presenta su Radio3Suite la rassegna di poesia "Ai margini del bosco", il cui evento conclusivo è il reading di Militanza del fiore, con la partecipazione performativa di Ramona Caia e Cristina Abati alla viola, sabato 26 maggio alle ore 20 a Castiglioncello (LI).


Qui si può ascoltare il podcast, alla voce "24/05/12 Armunia-Ai margini del bosco" (all'inizio e al minuto 5):
http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/PublishingBlock-75f01c8d-9c4a-4ef4-ba21-a99e56c9c3c7-podcast.html

martedì 22 maggio 2012

"Militanza del fiore ad Armunia" poesia/danza/suono - 26 maggio



MILITANZA DEL FIORE
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sabato 26 maggio ore 20
Vada - Spiagge bianche - Punto Azzurro

poesia Carlo Cuppini
danza Ramona Caia
viola Cristina Abati
brindisi offerto da Consorzio Nuovo Futuro


Ritratto in presa diretta di un presente lacerato da conflitti etnici e catastrofi ambientali, la poesia di Carlo Cuppini è “un taccuino politico, un reportage dalle terre occupate, ma anche una recherche di stati di grazia e uno sketch-book coreografico”. Nato a Urbino ma fiorentino d’adozione, Cuppini sarà accompagnato dalla danzatrice Ramona Caia e dalla violista Cristina Abati nella serata conclusiva di Ai margini del bosco 2012.

Biglietti: € 10 intero, € 8 ridotto
Info e prenotazioni: Armunia - tel 0586754202





domenica 20 maggio 2012

In bagno

Qui le cose si specchiano
sfidando la puzza e il risucchio
della ventola.
Nel riflesso,
nell'essere detta, doppiata,
ogni cosa si salva (come scrive Rilke).
In quest'arca di Noè – marca Ikea –
c'è pure il bagnoschiuma,
io manco.

giovedì 17 maggio 2012

Spiritoso


Se lavoro dodici ore di fila
tu ti metti a cantare
saltelli su un piede solo
ti tiri le bretelle
le fai schioccare sul petto.
E quando molto tardi rincaso
mi schiaffeggi
coi polpastrelli leggiadri
ridi a crepapelle.
Non posso che darti ragione – Odradek –
spiritello camuso.
Tu mi conti le occhiaie
io mi chiedo: di questo
passo io e te
dove andremo a finire?

martedì 8 maggio 2012

Poesie su Nazione Indiana


Selezione di poesie da "Militanza del fiore" su Nazione Indiana, a cura di Andrea Inglese

sabato 5 maggio 2012

Cinque frammenti (porta)

      porre un davanti un dietro un oltre
incardinarsi nel tempo nel perno
dove ruota la testa
non eravamo passati di qua
quando andavamo
a incendiarle
      la poesia sta appesa alla porta
carta da parati e barricata
la poesia non serve a fare discorsi
si stacca la pelle dalla faccia
il volto plana sulle scarpe
      di là già imbracciano i fucili
in attesa con l’occhio
sinistro serrato
il destro rivolto alla porta
all’apertura fori sul torace
aria fresca che passa
      al chiuso frullano neonati
non si vede si sente il rumore
è necessario produrre materia
per un’alba staminale
grida la voce: è là
che si deve andare
      spingere con sforzo la porta 
ruotare il legno sul cardine 
produrre 
anche un solo cigolio 
goccia si stacca dalla fronte 
si schianta sul pavimento
rivoli bianchi allagano 
la necropoli sotto il parquet

Lingua (canzone rockerotica)

Qui bombardano i nomi
con pezzi di cuori
d’artificio...

Ci si iscrive d’ufficio
alla lista
del baratro...

Qui cancellano i volti
con mine antiuomo
invisibili...



Lingua -
punta di diamante
scrivere tremante nel tuo ventre
il nome
gocce di sudore
proibito
il segreto è che siamo 
barricata
una barricata a corpo unito
intrecciati siamo il grido


Luce virtuale
blackout totale
fuoco d’alluminio non illumina...

Occhi negli occhi
sei dentro lo scoppio
non senti l’artificio...

Esplodi persona
coperta di palpebre
e sotto il tuo sapore...


Lingua –
sparisce la distanza
già oltre la dogana il confine
la pelle
vibrare di membrane
già liberi
l’eterno dentro il ventre
eretica immanenza
facendo barricate
siamo ancora il grido

martedì 1 maggio 2012

Botanica (pensiero)

Bevo l'acqua per la strada, dalla bottiglietta, e penso:
se una bottiglia che ancora non esiste
può essere fatta, apposta perché domani
stia tra le mie mani, per finire un attimo dopo
nel bidone, e diventare quindi il problema,
l'ingombro, l'incognita, l'obbrobrio, la funzione
espletata di qualcosa di cui resta, con imbarazzo
non rimovibile, il perdurante involucro materiale, il mostro,
ciò che va sottratto alla vista, il rifiuto, il non senso (passando
per una guerra in Medio Oriente, l'estrazione del petrolio,
lo scontro di civiltà, tutto il ciclo produttivo, le emissioni,
gli scarichi industriali, e dopo l'inceneritore, o la dispersione
nel bosco o nel mare, o, bene che vada – ma è solo una possibilità
minoritaria – l'avvio al sistema del riciclo) se questo è stato pensato,
pianificato, organizzato, attuato, poi ratificato,
legittimato, autorizzato, avallato, perfino
incoraggiato, benedetto, auspicato e
comunque accettato, tollerato, se questo – ecco,
non so come finire la frase, e la poesia –
a parte evocare la pertinenza di un rutto potente
nel caso la suddetta acqua fosse gasata.

Botanica (primo maggio)


Chiedersi dunque chi ha vinto
perché a fronte di questa disfatta
di sicuro c’è qualcuno che ha vinto.
Al momento prevale il pudore:
nessuno che festeggi o che innalzi colonne.
Tanta cautela non si spiega:
per quel che riguarda noi (che non siamo i vincitori
– è appurato – e non scriveremo la storia)
siamo del tutto imbelli, per niente
avvezzi alle armi o alla violenza,
inadatti a gesta eroiche,
svogliati anche nell’esercizio dell’odio
che sarebbe appropriato agli sconfitti.
Non si prospettano rivolte o vendette.
Eppure i vincitori si sfilano,
non banchettano, anzi esigono
risarcimenti, dicono: stiamo
sulla stessa barca.

Le cime dei pini ondeggiano imponenti
gli uccelli strillano saltando tra i rami
sembrano governare le fronde col canto.
Ne sono governati.