Carlo Cuppini

mercoledì 8 maggio 2024

Logout: l'avventura

In treno verso Torino, mi chiedo che cosa racconterò domattina alle ragazzine e ai ragazzini che verranno al Salone del Libro per sentire parlare di "Logout". Per il romanzo sarà il battesimo del fuoco: il primo incontro con il pubblico a cui principalmente è dedicato. Per prepararmi tiro fuori il mazzo. Sì: mentre il libro era in stampa, Logout è diventato anche un mazzo di carte. Dieci esemplari appena. L’ho fatto perché mi mancavano quei personaggi, quelle ambientazioni, quelle avventure a cui avevo dedicato la totalità del mio tempo disponibile per quasi due anni. Il mazzo mi dava il pretesto per restare con loro ancora per una decina di giorni. E poi il romanzo era cresciuto enormemente rispetto all'idea iniziale, e avevo bisogno di uno strumento che mi permettesse di raccontarlo agevolmente, senza perdere la bussola.
40 carte. Sul lato blu è presentato un personaggio; su quello giallo c’è il titolo di un capitolo e una frase emblematica, e anche una sfida. Perché “Logout” è anche queste domande: cosa comporta vivere con internet in tasca, negli occhi, nella mente? E come si potrebbe vivrebbe, oggi, per un minuto, un’ora, un giorno, senza connessione, se fosse necessario? Queste sfide lo rendono necessario, in modo giocoso.
Stendo sul tavolino Luca, Linda, Caya, Melina. Mi faccio scorrere tra le dita Adrika, Caterina, Taddeo e Geranio, e poi i genitori di Luca Donaldo e Doriana. Sposto con la massima cautela il terribile Giaffo Zucabezzo, la più terribile moglie Marca Novemmezzo, il cavernicolo generale Derentano Spellavanti. Sorrido sfiorando Nyx, Doddi, Erika...
E poi sento un brivido occhieggiando la carta del Quartiere Morto, con quella brutale e gratuita aggressione, e sghignazzo voltando sul tavolino La cricca nello spazio, dove qualcuno ha quello che si merita.
Mi sa che domattina arriverò del tutto impreparato. Guarderò per qualche istante i ragazzini e le ragazzine e comincerò a parlare con loro. Di avventura. Dell’avventura di Luca, e Adrika, e Geranio. E delle loro avventure. Perché questo libro in fondo non parla d’altro: di avventura, cioè della nostra risposta al richiamo della vita, che ci vuole fuori dal guscio, fuori dai comfort, fuori dalle certezze e dai luoghi comuni, magari nel fango, magari a mollo nel guado, gettati in mezzo ai rischi, agli imprevisti, alle relazioni, con la forza delle esperienze reali, in una bellezza abbacinante, a volte crudele. Senza perdere il segreto del proprio nome.




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