Carlo Cuppini
martedì 31 maggio 2022
“Il mistero delle meraviglie scomparse” va nelle scuole
sabato 28 maggio 2022
"Da luoghi lontani" - Recensione di Enrico Macioci
DA LUOGHI LONTANI (Arkadia Editore) è un libro estremamente singolare. Si compone di nove racconti, tre di Sandra Salvato, tre di Carlo Cuppini e tre di Giovanni Agnoloni. I racconti si alternano e sono divisi in tre sezioni (Memoria, Sogno, Spazi cosmici), cosicché il tutto assume una linearità simmetrica, fatta di rigore ed armonia. All’interno di questo scrigno euclideo, però, si agita il magma.
La lingua immaginifica di Salvato si alterna con le atmosfere ambigue di Agnoloni e con quelle ora moreschiane (penso al Moresco de Gli esordi) ora kafkiane di Cuppini; e il risultato è una lettura che turba, smarrisce e non offre punti di riferimento oppure, quando lo fa, subito li sottrae, lasciando il lettore più smarrito di prima.
E’ dunque un libro molto attuale, oltre che molto bello. Un libro che testimonia con forza poetica lo smarrimento del nostro tempo, il disperato bisogno di una bussola e la speranza – la possibilità – che la bussola, ancora una volta, sia rappresentata dalla letteratura. Non perché essa debba fornirci delle risposte, bensì perché ci pone, più d’ogni altra disciplina, le domande giuste. Se infatti le domande sono sbagliate – e oggi è facilissimo, purtroppo, formulare domande sbagliate – come potremo anche solo avvicinarci alle risposte giuste?
Un’ultima nota. Non conoscevo la scrittura di Sandra Salvato e sono lieto di averla incrociata qui. La sua agilità e la sua ricchezza sono spiazzanti. Di Giovanni Agnoloni, avendo già letto la colossale tetralogia della fine di internet (Galaad), posso dire che lui possiede una qualità rara: una sorta di frattalità per cui ogni volta che lo si legge si torna subito ad abitare il suo mondo – un mondo magico e reale al tempo stesso – e ciò accade sia che si legga un lungo romanzo sia che si legga un breve racconto. Di Carlo Cuppini,infine, ho letto dapprima gli stupendi post “politici” su Facebook, poi la fiaba – che mia figlia ha amato tantissimo – dal titolo Il mistero delle meraviglie scomparse (Marcos y Marcos), poi la densissima raccolta poetica Quando le volpi puniscono gli uomini(Ensemble), e infine questa prova narrativa. Ebbene la voce di Carlo, mutando forma, conserva la medesima energia, la medesima feroce ostinazione a scavare un senso a mani nude, anche a costo di ferirsi e sanguinare – e chi segue e conosce Cuppini, anche un minimo, sa che non si tratta solo di parole.
Enrico Macioci
Testo pubblicato su L'Ortica del Venerdì, 27 maggio 2022:
https://www.orticaweb.it/da-luoghi-lontani-un-viaggio-attraverso-il-sogno-la-memoria-e-gli-spazi-cosmici/
domenica 22 maggio 2022
Delle giornate a Torino mi porto a casa una serie di ricordi belli...
Il più prezioso: l’entusiasmo delle bambine e dei bambini che hanno partecipato alla presentazione-lettura-viaggio di “Il mistero delle meraviglie scomparse” nel Lab Biblioteca: la loro voglia di ascoltare una storia, di intervenire, di dire la loro, di proporre sviluppi alternativi, di chiedere conto di determinate scelte narrative, di essere ascoltati con le loro mani sempre alzate. Ho provato ad ascoltare tutte e tutti; ma quei 60 minuti, che prima di iniziare mi sembravano un tempo lunghissimo, sono trascorsi in un battito di ciglia. Allora la conversazione è continuata dopo la conclusione, con l’assalto di bambine e bambini armati di curiosità e fantasia, interpretazioni e proposte: “Secondo me l’Arno ha rubato tutti i monumenti per far capire alle persone che è più bello condividere che possedere.” Bravo Bochao, mi sa che ci hai proprio preso. E mentre firmavo i loro foglietti loro continuavano a tempestarmi di domande. E io che pensavo che sarebbe stata dura catturare la loro attenzione, in un contesto così rumoroso, dispersivo e affollato...
mercoledì 18 maggio 2022
Appuntamenti al Salone di Torino
-Giovedi 29, alle 12, incontrerò bambine e bambini nello spazio Lab Biblioteca (pad2) per portarli in un viaggio immaginario tra i monumenti di Firenze e, allo stesso tempo, dentro il libro “Il mistero delle meraviglie scomparse” (Marcos y Marcos): ogni viaggio contiene molti viaggi, ogni sogno è fatto di molto sogni…
- Sempre giovedì 19, alle 15:30 presenterò il libro allo stand Bibliocoop
- (Piccola digressione spazio/temporale grazie al teletrasporto o alla duplicazione, non ho ancora deciso) Ancora giovedì 19, alle 18:30, sarò a Vercelli con Giovanni Agnoloni per presentare “Da luoghi lontani” (Arkadia) alla Libreria Dell'arca;
- Venerdì 20 sarò tutta la mattina allo stand Marcos y Marcos (j51 pad2) e sarò felice di scrivere una dedica e di leggere un pezzetto del libro, per te che verrai a cercare “Il mistero delle meraviglie scomparse”;
- Sempre venerdì 20, dalle 14, firmacopie di “Da luoghi lontani”, insieme a Giovanni Agnoloni, allo stand Arkadia (OVAL V13); e anche qui, se vorrai, potremo chiacchierare un po’ del libro e leggere qualche brano insieme.
- (Io non ci sarò ma) lunedì 23 ci sarà un secondo firmacopie di “Da luoghi lontani”, stand Arkadia, con Giovanni Agnoloni e Sandra Salvato.
martedì 17 maggio 2022
Presentazione di Da luoghi lontani alle Murate a Firenze - foto e video
Per chi avrebbe voluto ma non è potuto esserci, il video integrale della presentazione e qualche foto.
Recensione di "Da luoghi lontani" su La poesia e lo spirito
lunedì 16 maggio 2022
Tradimento, disconoscimento, abbandono, stupro dell’infanzia: la macchia indelebile del “modello Italia”
sabato 14 maggio 2022
Presentazione "Da luoghi lontani" al caffè letterario Le Murate - su La Nazione Firenze
"Bestiario familiare" di Lilith Moscon
Il “Bestiario familiare” di Lilith Moscon (Topipittori, collana “gli anni in tasca”) è un piccolo gioiello letterario, un racconto autobiografico denso di una semplicità conquistata, che mantiene in sé la testimonianza dello sforzo necessario per uscire dalla complessità dei fili dell’esistenza. Attraverso una oralità fatta di corsi e ricorsi, salti in avanti e all’indietro, ritornelli tematici e linguistici, susseguirsi di aneddoti fulminei, ritmo assonanze e cantilene, entriamo nell’intimità di una vita, che in questo caso vuol dire di un’infanzia, perché è lì che sono alloggiati tutti i semi che poi daranno vita ai germogli e alle piante. Lo sguardo spalancato e allo stesso tempo distaccato dell’infanzia sulle cose che le piombano incontro: non c’è bisogno di andare molto al di là di questo per comporre il miscuglio di umani, pollame, parenti e altri animali che è l’ordito di questo racconto.
La tenerezza si rovescia continuamente in humor nero, e viceversa, con squarci improvvisamente esilaranti, poi rapide planate pensierose, poi schiarite di contemplazione, poi vuoti pneumatici di dubbi amletici.
Come non ridere della nonna che sciorina ogni volta La lista (il cavallo di battaglia di narratrice popolare), che è una lista di sciagure autobiografiche?
Come non sbellicarsi di fronte alla confusione della bambina che, portata al cimitero dalla nonna, vorrebbe anche lei pregare per i defunti, e prega indistintamente per parenti mai conosciuti, polli, faraone che ha visto poc’anzi spennare?
Come trattenersi di fronte alla perplessità di due occhi che restano interdetti davanti alla facilità con cui la solita nonna passa dallo spennare un pennuto ad abbracciare la nipote, e poi il contrario?
In questo racconto fatto di tanti racconti si sente la semplicità che l’autrice ha dovuto trovare per comunicare con una nonna contadina e semi-analfabeta, e anche per rapportarsi con un fratello maggiore un po’ speciale: una semplicità, come ho scritto, che scivola via non come l’acqua ma come il latte, lasciando una scia densa di impressione ed emozione e risonanze, e non risparmia fucilate; che invece di ferire, però, all’ultimo si rivelano salve di risate. Fiu… l’abbiamo scampata. Ma ci resta il presagio di uno sprofondo, che non è tanto facile dimenticare, perché ci camminiamo sopra ogni istante, da quando abbiamo iniziato a zampettare.
Belle ed essenziali le sempre preziose illustrazioni di Francesco Chiacchio. Bella anche la selvatica e mordace copertina di Fulvia Monguzzi, che trasporta in una giungla immaginaria, tra Ligabue, Rousseau il Doganiere e Salgari.
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Negli ultimi mesi ho letto e riflettuto molto sull’infanzia nella letteratura. (Restano riferimenti imprescindibili per me Infanzia e L’infanzia di Gesù di Coetzee, tra gli altri. Anche perché ho affrontato questo tema scrivendo il racconto “Il palazzo rinascimentale”, incluso in "Da luoghi lontani” (che comprende anche racconti di Giovanni Agnoloni e Sandra Salvato, Arkadia Editore).
Il libro di Lilith in questo senso ha un grande valore: riesce ad accedere e a far accedere al luogo dell’infanzia, per salvarlo, tenendosi lontano dalla tentazione di farne un mito fondativo o un fatto idealizzato. Lo stesso vale anche per il libro di Enrico Macioci, di cui ho già parlato, pur essendo per molti aspetti opposto a quello di Lilith: dove là (in Enrico) c’è la Storia che incombe e deforma le vicende private andando dritta come un carro armato, qua (in Lilith) c’è un rivolo di storie private che sfugge di continuo da tutte le parti, rendendo impossibile un racconto lineare; dove là c’è il dramma della solitudine e la consapevolezza di una infinita e irriducibile alterità dell’infanzia rispetto alla sciatta e ridotta “normalità” dell’età adulta, tanto radicale da non poter credere che la seconda si sviluppi dalla prima, qua a de-idealizzare c’è uno humor nero preso in prestito al mondo anglosassone e aggiunto come ingrediente “esotico” e “urbano” a una ricetta molto contadina e mediterranea. Sono due libri diversissimi, bellissimi, che consiglierei di leggere in sequenza, e di conservare sullo stesso scaffale, quello in cui si tengono le chiavi di accesso ai segreti dell’infanzia.
In entrambi i casi si afferma l’esistenza di quella verità umana che si dà solo nella prossimità, e che si perde inevitabilmente nella lontananza, e in tutti i passaggi di mediazione. Una verità che è impermeabile al cinismo, anche quando c’è la durezza; impermeabile al sarcasmo, anche quando c’è l’umorismo. Una verità che è tale soltanto finché può poggiare sui miracoli della pietas, che sono terribilmente inattuali, eppure sono gli unici che esistono, e gli unici che contano.
venerdì 13 maggio 2022
Conversazione con Martina Pastorelli
Grazie a Martina Pastorelli per questa intervista sullo sciopero della fame e sullo stato delle cose:
giovedì 12 maggio 2022
giovedì 5 maggio 2022
Buon compleanno a "Il mistero delle meraviglie scomparse", con la prima ristampa e un po’ di novità...
mercoledì 4 maggio 2022
Pillole di "Da luoghi lontani", n.1 - "Niente da dichiarare" di Sandra Salvato
Arkadia Editore, Collana Senza Rotta, 2022
http://www.arkadiaeditore.it/da-luoghi-lontani/
lunedì 2 maggio 2022
Il mondo al contrario
Nel mondo al contrario, i ragazzi si vedevano in discoteca e si baciavano, come avevano sempre fatto. Gli anziani entravano a decine, tutti appiccicati, alle poste, nei musei, nei supermercati, con le loro bellissime facce segnate dal tempo, orgogliosamente esposte agli altrui sguardi. La gente entrava in un negozio e si scambiava un sorriso con il commerciante. Mentre i bambini stavano seduti al banco di scuola, con i finestroni spalancati sul tripudio di una frizzante primavera, le rondini che quasi entravano nell’aula, per otto ore al giorno con il volto cancellato, il linguaggio delle espressioni soffocato, il continuo rovello – ormai da mesi, anni – sul senso da dare a quella frase un po' brusca pronunciata dalla maestra senza tre quarti di volto: sarà stata una battuta o un rimprovero? Nel mondo al contrario i bambini non avevano mai visto in faccia quei compagni che non frequentavano fuori dalla scuola, se non di sfuggita alla mensa, dove – al contrario che al ristorante – non si può parlare, perché se si parla, nella mensa di scuola, ci si ammala, si muore, si fa morire. Nel mondo al contrario i bambini soffrivano per una menomazione senza dirlo e senza nemmeno accorgersene; perché, come era stato detto a suo tempo, i bambini si abituano a tutto: tragicamente, tutto gli sembra normale. E se soffrivano, gli adulti perbene – quelli scesi in piazza il 25 Aprile e il Primo Maggio per iscriversi alle buone cause della Storia già Scritta, quelli mossi da nobili valori – se ne fregavano. De resto, non si trattava mica di un cane abbandonato al bordo dell'autostrada. E poi, soprattutto, se c'è di mezzo la salute non si discutono le decisioni delle istituzioni.