Quindici mesi fa ero morto e pensavo: “Tutto è infinitamente distante. La realtà è impossibile. La vita è preclusa. Fine”.
Per rinascere ho fatto una lunga passeggiata solitaria: un milione di passi circa su un sentiero desolato e santo, popolato di silenzi, canti e visioni. Al ritorno ho pensato: “Non c’è distanza tanto grande che non si possa raggiungere a piedi. Anche la vita è laggiù da qualche parte, dove posso arrivare.”
Tre mesi fa sono partito per la Palestina: un viaggio da solo nei bassifondi del mondo, tra il dolore puro e una gioia spogliata di tutto. Avevo intenzione di attraversarla a piedi, in venti giorni, andare da Tel Aviv a Gerusalemme senza saltare un passo. Volevo conoscere quella terra palmo a palmo. Mi dicevo: “Non c’è distanza tanto piccola che non possa essere colmata se non a piedi”.
Così sono partito, ma dopo una giornata di cammino ho cominciato a muovermi in autobus: era troppo importante essere in tanti luoghi diversi e lontani, dove incontrare persone, ascoltare racconti, stringere mani e sguardi ed esistenze. Fare incontrare la mia fame con la sete di altri, la loro sete con la mia fame. E per questo non andavano bene la solitudine, e non andavano bene i piedi. Volevo un paesaggio senza tecnologie; e ho incontrato l’uomo senza tecnologie.
Al ritorno ho pensato: “Non c’è alcuna distanza al mondo. Una volta sconfitto il turismo, tutto è vicino e reale. Ripulire il destino da questa piaga che rende spettatori, ïn fuga per sempre, da sempre. Cancellare dalla mente la vacanza, il tempo libero, l’immaginazione. Fare delle proprie giornate qualcosa di inaudito e potente.”
Sono qui, nella vita. Sono dentro il mio volto. Allungo la mano e tocco il volto di chiunque, accarezzo le sue palpebre, mi batte dentro forte il suo cuore, cantiamo insieme a squarciagola nel deserto, nella giungla, in un taxi.
Sono una Tigre Tamil, una prostituta slava sui viali, un prete cacciato dalla sua parrocchia, un ragazzo nascosto sotto un camion per passare il confine, un profugo che non si fa esplodere, una vedova irakena, una giornalista uccisa in Cecenia, un barbone che ruba al mercato, un’anziana che muore mentre va alla deriva, e intanto parla da sola e prega, non per se stessa ma per chi rimane, e morendo, tra le rughe, sorride.
caro carlo,
RispondiEliminahai centrato l'obiettivo. Il reale appunto. Il reale è il vero sogno. E' essere presenti a sé stessi. Così ti regalo qualche citazione selezionate per la mia tesi, che col "viaggiare" ha molto a che fare, ma ne parleremo non appena avrai voglia... nel frattempo spostiamo nel reale mr. D.. no??? ci dobbiamo credere... +love silvina
"In che modo il viaggio agisce come una forza che muta il corso della storia umana? Come può un semplice spostamento nello spazio influenzare gli individui, plasmare i gruppi sociali e modificare quelle durature strutture di significato che chiamiamo cultura?"
LA MENTE DEL VIAGGIATORE pag.13
"Il viaggio è un terreno comune di metafore perchè è familiare a tutti gli esseri umani che si muovono, come lo è l'esperienza del corpo, del vento o della terra. Quindi rappresenta una fonte di riferimenti continui per spiegare aree di pensiero o di esperienza che ancora non sono familiari ai nuovi iniziati che vi entrano."
pag.14
...
"Ciò che dà valore al viaggio è la paura. E' il fatto che, in un certo momento, siamo tanto lontani dal nostro paese... siamo colti da una paura vaga, e dal desiderio istintivo di tornare indietro, sotto la protezione delle vecchie abitudini. Questo è il più ovvio beneficio del viaggio. In quel momento siamo ansiosi, ma anche porosi, e anche un tocco lievissimo ci fa fremere fin nelle profondità dell'essere... Ecco perchè non dovremmo dire che viaggiamo per piacere. Non c'è piacere nel viaggiare e io lo vedo come un'occasione per affrontare una prova spirituale...Il piacere ci allontana da noi stessi, come la distrazione nel senso pascaliano ci allontana da Dio. Il viaggio che è come una scienza più grande e grave, ci riporta a noi stessi."
(Camus 1962) da LA MENTE DEL VIAGGIATORE pag.20
"Solo il presente esiste in natura: le cose passate esistono solo nella memoria, mentre le cose future non esistono affatto."
(hobbes 1985 p.97) da da LA MENTE DEL VIAGGIATORE pag.33