Poi è venuto il covid, e abbiamo ascoltato i decisori nazionali e locali promettere che gli aberranti modelli di sviluppo (economico, urbano) che hanno dominato negli ultimi decenni sarebbero stati abbandonati. Poi la grande paura è passata, e gli stessi modelli sono riapparsi, riconfermati e ancor più imperanti, e ancor meno criticabili. A Firenze ha aperto il Selfie Museum. Le mostre e gli eventi culturali oggi vengono valutati anche in base al loro essere instagrammabili e instagrammati.
Forse per questo, quando mi è stato chiesto di scrivere un racconto sul centro storico di Firenze, ho scritto un racconto brutale, violento e disperato: la storia di una crisi esistenziale innescata da un fatto insignificante, che però ha il potere di rivelare iconicamente al protagonista la sovrapposizione tra una spietata gentrification in chiave fashion e un’abissale e crescente miseria umana e sociale. Una condizione in cui risuonano, tra diverse allucinazioni epifaniche, memorie della caccia all’uomo durante il primo lockdown.
Non so se il mio racconto corrisponda all’obiettivo dell’editore, se mai ne avesse uno in particolare, a parte offrire diversi sguardi d’autore sulla città. In ogni caso il racconto è stato accettato, e io sono contento di averlo scritto.
L’antologia A Firenze. Centro storico uscirà il 10 aprile, Edizioni della Sera, a cura di Camilla Cosi, prefazione di Simone Innocenti.
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