Per cercare di far luce sul grande guaio che è successo a Gaza poco meno di un anno fa, l'ONU decise di mandare una squadra capitanata da un super-inviato speciale: il sig. Pietra d'Oro. Lui e i suoi avrebbero dovuto capire che cosa fosse realmente successo, come fossero potuti morire 1400 civili palestinesi in 20 giorni di attacco, a fronte di 13 sodati israeliani, e se per caso, in tutto questo, qualcuno fosse colpevole di qualche crimine.
La decisione dell'ONU accese un barlume di speranza in chi da troppo tempo aspetta giustizia. Ma subito dopo si sparse una voce: che il sig. Pietra d'Oro non fosse poi così adatto a fare da osservatore neutrale. O meglio, non in questo specifico caso: dato che tra i diversi attributi che lo caratterizzano, molti dei quali encomiabili, c'è anche il fatto di essere ebreo.
Niente contro gli ebrei naturalmente. Ma qualcuno si chiese: possibile che, posto che al mondo ci sono 6 miliardi di persone e che di queste 14 milioni sono ebree, possibile che per valutare obiettivamente un conflitto tra israeliani e palestinesi non si potesse trovare una persona adatta al compito tra i non pochi non ebrei?
Ma chi, come me, si pose questa domanda, fu poco dopo costretto a riconoscere la propria malafede. Infatti il sig. Pietra d'Oro, che deve avere il cuore d'oro e non di pietra, tornò da Gaza con un rapporto dettagliato, in cui si accusava Israele di crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Nello stesso rapporto si accusava anche Hamas di crimini di guerra, ma in misura considerevolmente meno significativa.
La pubblicazione del rapporto riaccese ben più di un barlume di speranza, in chi aspettava giustizia da tempo.
Le regole del gioco, poste dall'ONU, erano che qualora il rapporto avesse indicato delle responsabilità criminali, le due parti avrebbero dovuto condurre indagini internamente per individuare e punire i colpevoli. Altrimenti se ne sarebbe fatto carico la comunità internazionale con gli organismi preposti.
Ciò che accadde fu che i leader di Hamas accettarono il rapporto, il governo israeliano no.
Al che la palla tornò all'ONU. E durante la votazione preliminare necessaria a ratificare collettivamente il rapporto, gli USA votarono contro. E tutto si bloccò.
Il motivo che addussero fu che il rapporto era giusto ma conteneva dei "vizi".
Allora il sig. Pietra d'Oro ripiombò in mezzo alla scena, e con tono realmente accorato supplicò il governo degli Stati Uniti di esporre le specifiche della sua critica, in modo che lui potesse capire di quali vizi si trattasse e quindi ribattere punto per punto.
Nessuna risposta.
Ecco la fine di questa storia: il leader di quelle persone che aspettavano giustizia, ma ormai non l'aspettavano più, chiamato Abu Mazen, perse ogni credibilità verso la propria gente, la quale si sentì presa per i fondelli una volta di più, una volta di troppo. Davanti a tale delusione, il suddetto leader decise di gettare la spugna e annunciò che non si sarebbe ricandidato alle elezioni di pochi mesi successive.
Ed ecco una mia previsione, che vorrei vedere smentita dalla storia: a fine gennaio ci saranno le elezioni in Palestina, e la Palestina, e con essa Israele, e con esso il Medioriente, piomberà nel caos. La gente, stremata da questo gioco cinico, e senza più un leader moderato credibile, si butterà nuovamente verso l'estremismo di Hamas, o verso altri nuovi che dobbiamo ancora conoscere.
Immagino il sig. Pietra d'Oro seduto alla sua scrivania, con il capo tra le mani, a pensare a questi scenari che non ha potuto scongiurare; che, anzi, cadendo lui stesso vittima della strana logica di questo cattivo gioco, lui stesso, con il suo sacrosanto lavoro, ha contribuito a concretizzare.
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