A Lione, camminando sul lungo Saona, sono entrato nella bottega di un antiquario attratto da un oggetto bizzarro esposto in vetrina, regalo ideale per una persona importante. Una volta dentro, il mio sguardo è caduto su un piccolo volume appoggiato a uno scaffale: un piccolo libro in formato album, rilegato con una copertina verde telata. Sapeva di vecchio e, all'apparenza, nacondeva un mistero.
L'ho preso in mano, soppesato, osservato: insieme a una sottile polvere sembrava rilasciare ricordi e fascino. L'ho aperto e sfogliato. Oltre la copertina, in cui compariva soltatnto la stampa in nero di una statuina africana e nessuna scritta, in prima pagina ho letto Carnet du voyage. Sedici pagine spesse e rigide, di colore marrone, con immagini in bianco nero, di piccolo formato, non stampate ma accuratamente ritagliate e incollate a mano. Fotografie scattate in Africa, in anni indefinibili dell'epoca coloniale. In alcune comparivano bambini, in altre donne al fiume. In altre soltanto il mare grosso. Poche righe di spiegazione delle immagini, che in realtà non spegavano niente. Nessuna data, nessun nome, nessun autoscatto. Un viaggio privato, uno sguardo sopravvissuto al tempo, al costo di restare senza soggetto, senza autore. Un viaggio allo stato puro, distillato dalla polvere degli scaffali. Ho acquistato quel libro, ce l'ho qui con me, protetto in una busta di carta. La poesia che sprigiona è potentissima. Senza neanche bisogno di aprirlo una seconda volta.
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Credo che ciò che caratterizza e sempre ha caratterizzato gli artisti, sia soprattutto la dota straordinaria dell'intuizione. Dote che può essere indirizzata a molti obiettivi e può essere utilizzata per diversissimi scopi: dal vaticinio, al lucro, alla veggenza, all'indagine poliziesca, alla comprenzione della diversità, dentro e fuori di sé. Mi sembra, uscendo dalla Biennale d'Arte di Lione, che oggi agli artisti che ambiscono di accedere ai circuiti internazionali più prestigiosi di usare la loro intuizione in un ambito sociale: per captare il prossimo cambiamento della corrente, o della moda culturale, o del rivolgimento dell'immaginario collettivo. E grazie a questa intuizione arrivare per primi a rappresentare ciò con cui poi tutti vorranno identificarsi - e ciò che poi tutti vorranno acquistare.
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Quando l'angelo si palesa sotto mentite spoglie, come ad esempio in forma di un uomo di mezza età che ti sta seduto goffamente accanto nella metropolitana di Lione, è facile che suo malgrado venga tradito da qualche dettaglio che sfugge alla sua immaginazione. Ad esempio, potrebbe essere un uomo di mezza età, seduto goffamente accanto a te nella metropolitana di Lione, del tutto insignificante e trascurabile se non fosse che è alto due metri e quaranta, o giù di lì. Lo vedresti che cerca di dissimulare la sua identità, coglieresti i suoi sguardi furtivi con cui ti tiene d'occhio, da sotto le falde troppo larghe del cappello, sporgendo il naso dal bavero sproporzionato dell'impermeabile. In un caso del genere ti chiederesti come mai ti abbia raggiunto qui e ti segua così di soppiatto, immerso nella candida e quasi commovente inconsapevolezza della sua incancellabile riconoscibilità. Ti chiederesti se per caso tu stesso non l'abbia, a tua stessa insaputa, invocato; se tu, approfittando di un tuo momento di distrazione, in un attimo di spaesamento sovrappensiero, non abbia invocato la sua presenza, il suo aiuto.
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