In strada in cima all'Appennino, diretto verso Est, nell'autoradio suona il CD con il terzo concerto per pianoforte di Beethoven. La strada, l'Appennino, l'inverno, l'ora serale e il buio, il periodo natalizio, la musica di Beethoven: tutto mi spinge verso uno stato meditativo con molte idee e fitte riflessioni su progetti e rinnovamenti prossimi.
All'improvviso una grossa ombra nera si stacca dal buio del greppo a lato della strada e si scaglia contro l'auto. E' qualcosa di molto più grosso di un grosso cane. Prima che io possa capire, pensare, frenare, spaventarmi, sento già l'urto e il suono sordo che ne deriva. Il cinghiale viene sbalzato indietro, da dove veniva, ed esce dal mio campo visivo, mentre la macchina procede ai 50 all'ora -come noto soltanto ora con un rapido e involontario sguardo.
Un'occhiata allo specchietto retrovisore: nella strada illuminata scarsamente solo dai rossi fanalini di coda, vedo la sagoma dell'animale correre follemente a zig zag, tagliando la strada per poi sparire nel fossato dall'altro lato.
In un tempo differito di qualche secondo, mi salta il cuore in gola. Penso sovrapponendo ogni pensiero agli altri: dio mio; per fortuna si è salvato; chissà se è ferito; chissà se sopravviverà; chissà se sta soffrendo; poteva andare molto peggio; potevo sbandare e fare un incidente; poteva restare sotto le ruote;...
Di fatto l'irruzione del cinghiale nella mia vita non c'entrava niente con i pensieri che mi attraversavano, con la mia strada, con Beethoven. Un puro imprevisto, che ha catturato la mia attenzione e la mia preoccupazione per il resto del viaggio. Continuo a immaginarmi il cinghiale ferito, mezzo morto, o già ripresosi e baldanzoso... Sarà un maschio o una femmina?
Poche centinaia di metri dopo mi fermo: sul paraurti davanti mi sembra di vedere chiaramente il segno inciso da una zanna. La forma è inconfondibile: ma è possibile che l'urto col suo muso abbia impresso la forma della zanna sul paraurti?
L'unica cosa certa è la sensazione di potenza della bestia che si lancia contro l'auto; e l'altrettanto potente sensazione dell'impatto con qualcosa di estremamente solido e coriaceo, non disposto a cedimenti.
Ho sognato un cavallo che compariva mentre guidavo in un sentiero in mezzo al bosco. Ero costretto a fermare l'auto a pochi metri da lui, che restava immobile sbarrandomi la strada e sembrava fissarmi, con occhi rossi accesi nel buio.
Ho sognato di passare in mezzo a un branco di lupi, sempre in auto -e non ero solo, e non ero il guidatore, quella volta- che in realtà erano cani. Cani, sì, ma che si stavano lentamente trasformando in lupi, mi faceva notare il mio accompagnatore. Col tempo. Bestie che tornavano indietro nella logica dell'evoluzione imposta dall'uomo: da uno stadio addomesticato e umanizzato a uno libero e selvatico, nobile e aggressivo.
Tempo fa ho fatto molti sogni con animali, spesso oggetto di trasformazioni e contaminazioni.
L'apparizione del cinghiale aveva la potenza sensoriale e simbolica degli animali del sogno. Ma questo era vero, come se fosse saltato fuori dalla notte, per darmi uno schiaffo, questa volta reale.
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