Violenza carnale sulla sintassi, cesure e cerniere che si aprono e si chiudono, montaggio e assemblaggio, dissezione, disseccamento, disidratazione, ready made veri o artefatti, lapsus, coazioni a ripetere, sinestesie hi-tech, collage multilinguistici, autismi, procedimenti automatici, traduzioni corrette o errate, balbuzie, citazioni, variazioni, anagrammi, assonanze, concatenamenti fonetico-semantiche, liste, elenchi incongrui, blackout semantici, omissis, regole arbitrarie. Questi e molti altri strumenti ci hanno lasciato in eredità l’arte e la poesia del passato (non solo quello recente: anche quando non si sognavano di essere provocatorie, ma si sognavano di essere) per mettere la creazione artistica al riparo dal ringonfiamento psico-patetico dell’io, per emancipare il linguaggio dai formati standard di un Presunto Realismo di Stato che garantisce il “visto si stampi” preventivo da parte dell'istituto della censura. E molti altri strumenti e modi sono ancora da scoprire, inventare, costruire, attuare e collaudare. A proprio rischio e pericolo, beninteso.
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