blog di Carlo Cuppini

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sabato 5 maggio 2012

Cinque frammenti (porta)

      porre un davanti un dietro un oltre
incardinarsi nel tempo nel perno
dove ruota la testa
non eravamo passati di qua
quando andavamo
a incendiarle
      la poesia sta appesa alla porta
carta da parati e barricata
la poesia non serve a fare discorsi
si stacca la pelle dalla faccia
il volto plana sulle scarpe
      di là già imbracciano i fucili
in attesa con l’occhio
sinistro serrato
il destro rivolto alla porta
all’apertura fori sul torace
aria fresca che passa
      al chiuso frullano neonati
non si vede si sente il rumore
è necessario produrre materia
per un’alba staminale
grida la voce: è là
che si deve andare
      spingere con sforzo la porta 
ruotare il legno sul cardine 
produrre 
anche un solo cigolio 
goccia si stacca dalla fronte 
si schianta sul pavimento
rivoli bianchi allagano 
la necropoli sotto il parquet

1 commento:

  1. qui mi sembra tu dia poi il meglio. la forma breve ti costringe in qualche modo a contrarre (potenziandolo) anche il senso, i rapporti tra le parole, appunto a 'non fare discorsi', a lavorare solo sulla necessità. perdona questi commentini frettolosi, ogni giorno è peggiore del precedente e più corto. conto prima o poi di renderti una lettura come si deve...

    un abbraccio, f.

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