“Il mondo senza gli atomi” nasce dopo anni di lavoro sulla poesia, intesa come radicale corpo a corpo con il linguaggio, bestia solo in apparenza addomesticata che in realtà non vuol essere parlata ma pretende di parlarci, farci dire – e diventare – ciò che vuole. “Militanza del fiore”, sette anni fa, ha presentato l'esito di questo scontro, con testi poetici a brandelli, sanguinanti, spezzati. Per questo, forse, “difficili”, a detta di alcuni “d'avanguardia”, o “illeggibili”. Anche se per me i testi poetici di “Militanza del fiore” sono leggibilissimi come lo è un incontro di box o di lotta: leggibili nel dimenarsi del gesto, nella sua eventuale efficacia, non nella coerenza o sensatezza degli enunciati.
“Il mondo senza gli atomi”, oggi, raccoglie 41 storie “facili”, molto “leggibili”: fiabe, sogni, leggende, viaggi, escursioni oniriche, metamorfosi, storie di animali, rivolte, fantascienze, stermini. Storie brevi e brevissime, da leggere prima di dormire, oppure seduti sul gabinetto.
Eppure mi pare che l'humus da cui è germinata la scrittura oggi sia lo stesso delle poesie di ieri: è la vita che risponde, attraverso la sfida del linguaggio, alla provocazione del linguaggio, ai suoi continui attentati contro la realtà, alla sua sfrenata volontà di deportare tutti quanti nel regno dell'insensato e negarci l'accesso alla felicità.
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