Emergenza coronavirus, mettiamoci in gioco
1) Socialità, cultura, istruzione, salute, sono i beni più preziosi che abbiamo, accanto all’affetto della famiglia. Questo è tanto più vero per i bambini, il cui primo rapporto con lo Stato è rappresentato dalla scuola. Adesso che tutto questo ci viene negato, per il bene di tutti, dando l’impressione che lo Stato e la società siano azzerati in molti loro aspetti fondamentali, dobbiamo imparare a FARCENE CARICO DA NOI: individualmente, in famiglia, in forme di micro-comunità fisiche (nel rispetto di quanto prescritto dalle autorità, quantità di persone, luoghi, distanze, contatti ecc) e di comunità virtuali, visto che la tecnologia ci offre questa possibilità. Questa è la mia esortazione, la mia speranza e la sfida che lancio prima di tutto a me stesso: METTIAMOCI IN GIOCO, rendiamoci responsabili della crescita e del benessere nostro e dei nostri bambini, e del Paese. Non possiamo avere alibi. Non possiamo pensare di essere in vacanza. E non possiamo neanche barricarci in casa con l'idea che gli altri esseri umani siano un potenziale pericolo per noi. Non condivido gli appelli a chiudersi in casa, punto e basta, aspettando che si torni alla normalità. Il problema è più complesso, la sfida è più alta. Il problema psicologico sarà enorme per milioni di persone, di tutte le età. Il problema economico avrà dimensioni catastrofiche, causerà disperazione reale e sconquasso sociale, probabilmente per anni. Allora dico: stiamo molto tempo in casa, ma non ci barrichiamo in casa; usciamo, anche, con tutte le dovute precauzioni, rispettando alla lettera e con scrupolo le regole relative al nostro territorio. Ascoltiamo un'unica voce, quella delle istituzioni e delle autorità: gli unici soggetti a poter stabilire qual è il crinale su cui dobbiamo camminare, tra rischio sanitario e rischio psico-socio-economico. Leggiamo di più. Scriviamo di più. Scriviamo poesie. Teniamo un diario. Leggiamoci cose belle uno con l’altra: uno davanti all'altra, a un metro di distanza, al telefono, con le videochiamate. Scriviamoci email, cartoline, lettere. Usciamo di casa (rispettando alla lettera le prescrizioni, lo ripeto), prendiamo un caffè al bar, compriamo il giornale, andiamo in libreria e prendiamo molti libri belli e istruttivi da leggere insieme ai bambini, qualche dvd, per dargli una continuità di stimoli culturali. Non c'è solo Amazon. Non diamogliela vinta a questi colossi, per paura di uscire. C'è ancora una realtà viva, vivace, fragile, che deve vivere, là fuori. E non è l'inferno. Se lo diventerà, ce lo diranno. Insegniamo ai nostri bambini che l’apprendimento non è solo a scuola, ma continua tutti i giorni, in casa, ovunque, divertendosi, come quando avevano due anni e non c’era alcuna differenza tra gioco e apprendimento. Lo stesso può essere per noi adulti, insieme a loro: usiamo il tempo che abbiamo a disposizione per ricreare un rapporto tra imparare e divertirsi. Guardiamo film e documentari. Disegniamo. Facciamo sport, da soli e in gruppo (all'aperto e sempre rispettando le prescrizioni). Lanciamo a noi stessi sfide intelligenti. Telefoniamoci di più. Impariamo a usare meglio tablet, computer e social, sfruttando le loro immense potenzialità. Rinsaldiamo i legami affettivi e sociali, per come è possibile farlo in questo momento, cioè in parte in modi nuovi: ma non lasciamo che si diradino e si impoveriscano. Diamoci una disciplina. Prendiamo impegni con noi stessi. Ritroviamo la confidenza con il silenzio, l’attesa, il non avere niente da fare. Bandiamo la pigrizia e scateniamo la fantasia. Ora non esistono più automatismi né consuetudini. È un’occasione straordinaria per riscoprire e reinventare ciò che ci è essenziale. Come un artista davanti a un foglio bianco. Come in una ideale società anarchica, ora sta solo ed esclusivamente a noi. Rileggiamo i classici dell’anarchia, se vogliamo trovare spunti teorici. Nella necessaria privazione di molte libertà e di molti diritti, dobbiamo riflettere sul senso della libertà, e possiamo perfino trovare delle più profonde libertà, in carico a noi, che non ci può togliere nessuna emergenza nazionale o mondiale.
1) Socialità, cultura, istruzione, salute, sono i beni più preziosi che abbiamo, accanto all’affetto della famiglia. Questo è tanto più vero per i bambini, il cui primo rapporto con lo Stato è rappresentato dalla scuola. Adesso che tutto questo ci viene negato, per il bene di tutti, dando l’impressione che lo Stato e la società siano azzerati in molti loro aspetti fondamentali, dobbiamo imparare a FARCENE CARICO DA NOI: individualmente, in famiglia, in forme di micro-comunità fisiche (nel rispetto di quanto prescritto dalle autorità, quantità di persone, luoghi, distanze, contatti ecc) e di comunità virtuali, visto che la tecnologia ci offre questa possibilità. Questa è la mia esortazione, la mia speranza e la sfida che lancio prima di tutto a me stesso: METTIAMOCI IN GIOCO, rendiamoci responsabili della crescita e del benessere nostro e dei nostri bambini, e del Paese. Non possiamo avere alibi. Non possiamo pensare di essere in vacanza. E non possiamo neanche barricarci in casa con l'idea che gli altri esseri umani siano un potenziale pericolo per noi. Non condivido gli appelli a chiudersi in casa, punto e basta, aspettando che si torni alla normalità. Il problema è più complesso, la sfida è più alta. Il problema psicologico sarà enorme per milioni di persone, di tutte le età. Il problema economico avrà dimensioni catastrofiche, causerà disperazione reale e sconquasso sociale, probabilmente per anni. Allora dico: stiamo molto tempo in casa, ma non ci barrichiamo in casa; usciamo, anche, con tutte le dovute precauzioni, rispettando alla lettera e con scrupolo le regole relative al nostro territorio. Ascoltiamo un'unica voce, quella delle istituzioni e delle autorità: gli unici soggetti a poter stabilire qual è il crinale su cui dobbiamo camminare, tra rischio sanitario e rischio psico-socio-economico. Leggiamo di più. Scriviamo di più. Scriviamo poesie. Teniamo un diario. Leggiamoci cose belle uno con l’altra: uno davanti all'altra, a un metro di distanza, al telefono, con le videochiamate. Scriviamoci email, cartoline, lettere. Usciamo di casa (rispettando alla lettera le prescrizioni, lo ripeto), prendiamo un caffè al bar, compriamo il giornale, andiamo in libreria e prendiamo molti libri belli e istruttivi da leggere insieme ai bambini, qualche dvd, per dargli una continuità di stimoli culturali. Non c'è solo Amazon. Non diamogliela vinta a questi colossi, per paura di uscire. C'è ancora una realtà viva, vivace, fragile, che deve vivere, là fuori. E non è l'inferno. Se lo diventerà, ce lo diranno. Insegniamo ai nostri bambini che l’apprendimento non è solo a scuola, ma continua tutti i giorni, in casa, ovunque, divertendosi, come quando avevano due anni e non c’era alcuna differenza tra gioco e apprendimento. Lo stesso può essere per noi adulti, insieme a loro: usiamo il tempo che abbiamo a disposizione per ricreare un rapporto tra imparare e divertirsi. Guardiamo film e documentari. Disegniamo. Facciamo sport, da soli e in gruppo (all'aperto e sempre rispettando le prescrizioni). Lanciamo a noi stessi sfide intelligenti. Telefoniamoci di più. Impariamo a usare meglio tablet, computer e social, sfruttando le loro immense potenzialità. Rinsaldiamo i legami affettivi e sociali, per come è possibile farlo in questo momento, cioè in parte in modi nuovi: ma non lasciamo che si diradino e si impoveriscano. Diamoci una disciplina. Prendiamo impegni con noi stessi. Ritroviamo la confidenza con il silenzio, l’attesa, il non avere niente da fare. Bandiamo la pigrizia e scateniamo la fantasia. Ora non esistono più automatismi né consuetudini. È un’occasione straordinaria per riscoprire e reinventare ciò che ci è essenziale. Come un artista davanti a un foglio bianco. Come in una ideale società anarchica, ora sta solo ed esclusivamente a noi. Rileggiamo i classici dell’anarchia, se vogliamo trovare spunti teorici. Nella necessaria privazione di molte libertà e di molti diritti, dobbiamo riflettere sul senso della libertà, e possiamo perfino trovare delle più profonde libertà, in carico a noi, che non ci può togliere nessuna emergenza nazionale o mondiale.
2) Questo è il momento dello sbigottimento, della paura e per molti della sofferenza. E' così. Non ignoriamo questi sentimenti - sarebbe da irresponsabili. Ma non lasciamo che siano quelli prevalenti. A essi possiamo affiancare qualcosa di più grande e potente. A partire dal TIMORE: mettiamo contro la paura per lo più irrazionale di una catastrofe il giusto timore per le possibili conseguenze delle nostre azioni, che ci spinge non alla fuga e all’isolamento, ma all'agire responsabile. Anche questa è una grande opportunità. Il virus è solo un caso transitorio e vistoso. Ma con le nostre azioni decretiamo quotidianamente, sempre, il destino delle persone e quello del pianeta. Possiamo fare del male senza accorgercene. Fast food = deforestazione dell’Amazzonia, solo per fare un esempio tra i più banali e noti - ma anche ignorati. Ambiente, consumo critico, disuguaglianze socio-economiche a livello mondiale, quindi immigrazione, produzione di carne. Questi sono i temi su ci esprimiamo, volenti o nolenti, cento volte al giorno tutti i giorni. Lo scioglimento dei ghiacciai - in corso da anni per via dei nostri stili di vita e delle politiche globali, che in larga parte avvaloriamo attivamente - potrebbe liberare in un futuro prossimo decine di virus antichissimi ben più devastanti e letali di questo coronavirus. Cosa faremo allora? Ci pentiremo di non avere fatto la rivoluzione ecologica quando eravamo in tempo? Dobbiamo diventare una volta per tutte coscienti che la globalizzazione ci conferisce un potere immenso, individualmente, ma il nostro sguardo si ferma sempre prima della fine della catena delle conseguenze delle semplici azioni. Impariamo ad avere un razionale timore di questo potere che è nelle nostre mani, come quando guidiamo una macchina. Fare un acquisto, usare un social o un sito, senza porsi domande su chi stiamo avvantaggiando, arricchendo, potenziando con questo nostro "voto", è come guidare una macchina senza patente. Impariamo la lezione: dobbiamo vivere sobriamente e responsabilmente, facendoci domande e informandoci. Sempre. Non solo finché dura questa specifica emergenza. L'irresponsabilità e il menefreghismo possono uccidere (persone reali, non in astratto) e possono trasformare il futuro nostro e dei nostri figli in un incubo.
3) Da persona non credente ma sensibile ai simboli antropologici, mi lascio impressionare da questa sovrapposizione casuale tra la quarantena di massa e la Quaresima. IL TEMPO DELLA SOTTRAZIONE. E penso all'ammirazione che ho provato in Turchia, in Palestina, quando, parlando con ragazzi sia religiosi sia atei che osservavano il Ramadan, ho visto nei loro occhi una gioia straordinaria, quella di riscoprire collettivamente l’osso che sta al fondo dell’essere umano, scavando sotto l'abitudine ai comfort, all’edonismo, al consumismo, grazie all’auto privazione e all’auto disciplina. Guardiamoci dentro. Esploriamo il significato della sobrietà. Guardiamo gli orizzonti che si aprono dentro di noi. Anche in questo senso questa emergenza ci offre un'occasione straordinaria.
4) Quando l’emergenza sanitaria sarà passata, ci sarà da RICOSTRUIRE UNA NAZIONE economicamente devastata, che sarà in buona parte da ripensare nelle sue strutture economiche e sociali. Molti squali cercheranno di prendere le redini della ricostruzione e di compierla in modo opportunistico, e anche criminale, pro bono eorum, come sempre accade dopo le catastrofi economiche. Ma noi tutti abbiamo l’opportunità di presentarci a questo appuntamento, individualmente e collettivamente, cambiati. Migliori. Dipende da come stiamo vivendo e da come vivremo questi giorni eccezionali. Possiamo fare in modo che da oggi, guardando oltre la logica dell’emergenza, niente sia più come prima. Che tutto sia migliore, intriso della nostra partecipazione, della nostra energia e dei nostri contributi.
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