Ill.mi
Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte
Ministro della Salute, Roberto Speranza
Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina
Coordinatore del CTS, Agostino Miozzo
Presidente del Consiglio Superiore della Sanità, Franco Locatelli
Vicepresidente UNICEF Italia, Carmela Pace
Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza
Garanti regionali per l’Infanzia
13 novembre 2020
“In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente.”
Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, Art. 3
Siamo profondamente turbati dalla decisione del Governo di imporre agli studenti a partire dai 6 anni la mascherina anche al banco, per tutta la durata della permanenza dentro la scuola, quindi per cinque, sei o otto ore consecutive, tolto il momento del pranzo.
Siamo perfettamente a conoscenza della situazione epidemiologica del Paese e come tutti siamo attenti, partecipi e preoccupati. Tuttavia, questo non ci impedisce di interrogarci su una misura che non appare basata su un’attenta valutazione del rapporto rischi/benefici; soprattutto se questa misura non è “neutrale”, ma investe pesantemente la vita dei nostri figli, di tutti i bambini e adolescenti che, come adulti, abbiamo il dovere di proteggere.
Riteniamo che l’obbligo della mascherina al banco sia una misura:
- di non evidente necessità rispetto alla specifica situazione epidemiologica dentro le scuole;
- che può penalizzare l’apprendimento e lo sviluppo relazionale;
- che espone bambini, adolescenti e giovani a rischi potenziali, descritti e documentati dall’OMS, alcuni dei quali sono legati alla stessa covid-19, con aumento del rischio di contagio anche per i compagni, il personale scolastico, le famiglie e la comunità tutta;
- espressa in modo non evidente e incontrovertibile nel DPCM 3 novembre.
1) NON EVIDENTE NECESSITÀ
La situazione epidemiologica all’interno delle scuole italiane non corrisponde a quella generale del Paese: conosciamo i dati ufficiali e abbiamo ascoltato le ripetute affermazioni della ministra Azzolina e del presidente del CSS e membro del CTS Locatelli, oltreché di molti esperti: i contagi non avvengono dentro la scuola se non in misura marginale.
Conte: “Dobbiamo essere franchi sulla scuola, la ricerca e i dati dicono che non sono focolai di diffusione dei contagi. (…) Quel che avviene prima e dopo il suono della campanella può costituire dei focolai" (13 novembre).
Azzolina: “[nelle scuole] c’è il 3,5% di focolai rispetto a quelli di tutto il paese (…). Gran parte della comunità scientifica ha più volte affermato che i rischi nella scuola sono veramente minimi e sono molto calcolati, grazie al lavoro che è stato fatto dalla nostra comunità scolastica” (11 novembre).
Questa lettura peraltro è coerente con la grande maggioranza degli studi epidemiologici condotti nel mondo dall’inizio della pandemia, che descrivono la scuola come un contesto particolarmente sicuro, dove la circolazione del virus è limitata e la trasmissione della malattia è minima.
Un’importante conferma in tal senso è arrivata anche dallo studio pubblicato il 29 ottobre su “Nature”, che analizza anche i dati epidemiologici provenienti dalle scuole italiane:
"I dati raccolti in tutto il mondo suggeriscono sempre più che le scuole non sono punti caldi per le infezioni da coronavirus" e "quando si verificano focolai, per lo più provocano solo un piccolo numero di persone che si ammalano (…) Più di 65.000 scuole in Italia hanno riaperto a settembre, mentre i numeri dei casi aumentavano nella comunità. Ma solo 1.212 scuole avevano sperimentato focolai quattro settimane dopo. Nel 93% dei casi, è stata segnalata una sola infezione, e solo una scuola superiore aveva un cluster di oltre 10 persone infette.”
Secondo alcuni esperti l’apertura delle scuole potrebbe avere inciso indirettamente sull’aumento dei contagi, per via di ciò che accade prima dell’ingresso e dopo l’uscita, e soprattutto per via dell’improvviso accesso ai mezzi di trasporto a capienza quasi piena da parte di centinaia di migliaia o di milioni di studenti tutti i giorni. Se è questo il problema della scuola, è evidente che aumentare le cautele all’interno non cambierà nulla rispetto ai rischi che si determinano all’esterno; in ogni caso, è intollerabile che bambini e ragazzi debbano pagare per quelle che sono mancanze, sottovalutazioni e ritardi della politica, nazionale e locale. Questo discorso vale non solo per l’estensione dell’obbligo di mascherina, ma anche per la sospensione della scuola in presenza e la scelta della DAD, che già sta riguardando una parte importante della popolazione studentesca.
2) RISCHI PER L’APPRENDIMENTO E LO SVILUPPO PSICO-SOCIALE
Nel documento OMS-UNICEF “Advice on the use of masks for children in the community in the context of COVID-19” (21 agosto 2020) si segnala il “potenziale impatto dell'uso di una maschera sull'apprendimento e sullo sviluppo psicosociale”, che andrebbe valutato “in consultazione con insegnanti, genitori/tutori e/o operatori sanitari”.
Il CTS ha scritto nel verbale 104 (31 agosto) che: “nell’ambito della scuola primaria, per favorire l’apprendimento e lo sviluppo relazionale, la mascherina può essere rimossa in condizione di staticità”. Bisogna desumerne, secondo logica, che il CTS ritenga che l’uso continuativo della mascherina nella scuola possa sfavorire l’apprendimento e lo sviluppo relazionale.
A questi richiami istituzionali si aggiungono i pareri di alcuni importanti esperti di infanzia. Citiamo quello di Daniele Novara, tra i massimi esperti di pedagogia: “loro [i bambini] la vivono [la mascherina] come un impedimento nella relazione con i compagni e con l’insegnante che invece è essenziale in questa fase di sviluppo, in cui i bambini imparano principalmente confrontandosi con i loro compagni sotto la guida esperta di un adulto.”
Ancora Novara: “La scuola non è mai stata un focolaio virale o pandemico né tantomeno lo è tuttora, anche in relazione a una serie di disposizioni talmente rigide che ne rendono letteralmente impossibile un vero e proprio innesco. Disposizioni che peraltro non permettono a tanti alunni, specialmente ai più piccoli, di stare a scuola con tranquillità. Una scuola commissariata dal sistema medico-sanitario che, in concreto, impedisce il movimento e ogni forma di relazione fra gli alunni. Inoltre, nei Nidi e nelle Materne le maestre devono portare la mascherina. Pertanto, è impossibile che una situazione così drasticamente medicalizzata, al limite di un ospedale pediatrico, possa portare dei problemi alla popolazione. Il mio è un ulteriore appello, come tecnico dell’educazione e dell’apprendimento, affinché la politica rispetti il diritto dei bambini a crescere e ad avere la scuola.”
Sottolineiamo che questa descrizione della scuola “così drasticamente medicalizzata, al limite di un ospedale pediatrico” è precedente all’imposizione della mascherina al banco.
3) RISCHI PER LA SALUTE E LA SICUREZZA
Nello stesso documento OMS-UNICEF sono segnalati i seguenti rischi per i bambini che portino la mascherina per un tempo prolungato:
- senso di calore
- irritazione
- difficoltà respiratorie
- disagio
- distrazione
- bassa accettabilità sociale
- scarsa vestibilità della maschera
Il documento inoltre afferma che:
“Finora non sono stati studiati l'efficacia e l'impatto delle maschere per bambini durante il gioco e l'attività fisica; tuttavia, uno studio su adulti ha rilevato che il respiratore N95 e le maschere chirurgiche riducono la capacità cardiopolmonare durante uno sforzo intenso."
In merito a quest’ultima affermazione, riteniamo che, come è stato suggerito da diversi medici, alcune situazioni tipiche della vita scolastica in cui, anche in base alle reazioni soggettive e non preventivabili degli studenti, possa verificarsi in alcuni di loro uno stato di tensione emotiva tale da essere paragonabile a uno sforzo fisico, relativamente agli effetti sulla respirazione e quindi al possibile danno derivato da un uso continuativo della mascherina.
Inoltre il documento dell’OMS “Advice on the use of masks in the context of COVID-19” afferma che:
"I seguenti potenziali danni e rischi dovrebbero essere attentamente presi in considerazione quando si decide l'uso continuo mirato di maschere mediche (…):
- potenziale aumento del rischio di autocontaminazione dovuto alla manipolazione di una maschera facciale e al successivo contatto con gli occhi con mani contaminate;
- potenziale autocontaminazione che può verificarsi se le maschere non vengono cambiate quando sono bagnate o sporche. Questo può creare condizioni favorevoli per l'amplificazione del microrganismo;
- potenziale mal di testa e/o difficoltà respiratorie;
- potenziale sviluppo di lesioni cutanee del viso, dermatite irritante o peggioramento dell'acne;
- difficoltà a comunicare;
- disagio;
- falso senso di sicurezza;
- scarsa aderenza all'uso della maschera, in particolare da parte dei bambini piccoli;
- problemi di gestione dei rifiuti;
- difficoltà di comunicazione per le persone sorde che si affidano alla lettura labiale;
- svantaggi o difficoltà a indossarli, in particolare per i bambini, le persone con disabilità dello sviluppo, le persone con malattie mentali, le persone anziane con deterioramento cognitivo, quelle con asma o problemi respiratori o respiratori cronici, coloro che hanno avuto traumi facciali o recente chirurgia maxillo-facciale orale, e coloro che vivono in ambienti caldi e umidi.
A questo elenco di rischi ne aggiungiamo un altro, segnalato da importanti esperti di epidemiologia e prevenzione italiani, in un appello pubblicato il 6 ottobre scorso su “Quotidiano Sanità”: il rischio di sviluppare la malattia in forma grave, se asintomatici, proprio per via dell’uso prolungato della mascherina. Firmatari, Donato Greco, Alberto Donzelli, Adriano Cattaneo, Fiorella Belpoggi, Paola Zambon, Antonio Bonaldi, Monica Sutti:
“L’OMS segnala 11 rischi [legati all’uso continuativo della mascherina] ma non segnala quello che può essere il maggiore, a carico di infetti da SARS-CoV-2 non di rado inconsapevoli, perché a-/pre-o pauci-sintomatici). Infatti la resistenza all’espirazione di una maschera tenuta a lungo aumenta la ri-inalazione dei propri virus, in un circolo vizioso che aumenta la carica, che può così raggiungere gli alveoli, dove le difese immunitarie innate sono carenti. Lì il virus si può moltiplicare molto e quando, a 10-12 giorni dall’infezione, arrivano gli anticorpi delle difese adattative, trovando grandi quantità di virus scatenano una violenta infiammazione e possono aggravare la Covid-19.”
Referenze:
https://cppp.it/approfondimenti/dettaglio/per-genitori/giu-le-mani-dai-bambini-daniele-novara
https://www.who.int/publications/i/item/WHO-2019-nCoV-IPC_Masks-Children-2020.1
https://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=88555
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