LA CASA BRUCIA
favola della lunga notte
In camera da letto c’è un incendio.
Per questo il Padre ci ha vietato di andare in bagno a fare cacca e pipì. Il bagno è dall’altra parte della casa, ma il fuoco potrebbe essere ovunque, il fuoco ha propaggini mute e invisibili, perfino immateriali. Così dice il Padre. In bagno potremmo prendere fuoco senza nemmeno avvedercene. E poi, uscendo, potremmo incendiare un fratello o una sorella inavvertitamente, e saremmo maledetti per sempre.
La camera brucia. Per questo il Padre ci chiede di gettare secchiate d’acqua sulla parete del salotto, e anche fuori dalla finestra, e sul vialetto davanti a casa.
Se uno di noi infrange il divieto e va comunque nel bagno – non potendo trattenere i bisogni, o provando vergogna a farli davanti a tutti – o se non getta acqua con sufficiente zelo, il Padre lo sgrida e lo punisce.
Ogni tanto qualche componente della nostra numerosa famiglia entra in camera da letto per cercare qualcosa, o soltanto per distrarsi un momento, e allora - per qualche ragione - non esce più dalla stanza.
Il risultato è che il Padre è sempre più nervoso. E ora ci proibisce anche di andare in cucina per mangiare un cracker se ci viene fame. E di uscire in giardino per annaffiare il ciliegio, o prendere una boccata d’aria.
Adesso ci chiede di moltiplicare gli sforzi per tirare secchiate d’acqua anche sul pavimento dello studio, e sul lampadario.
Nostro Padre è pazzo. Ci obbliga a fare cose insensate mentre la casa brucia. Così dice Simone. Dice che quando avremo quattordici anni capiremo che non era saggio, giusto e onnipotente come abbiamo creduto. E che non aveva sempre ragione. Dice che allora lo vedremo come un piccolo uomo frustrato, incapace e brutale, che ha fatto pagare la sua inettitudine ai figli. Dice che allora proveremo il desiderio di offenderlo, di riscattarci, di scappare di casa, sperando di diventare uomini e donne liberi e onesti altrove. O di vederla bruciare, insieme alla rabbia che proveremo.
Simone dice anche che c’è un signore molto ricco che vuole comprare la nostra casa. Che sta alla finestra a guardare. Che un giorno, quando in un modo o nell’altro l’incendio sarà terminato, comprerà la casa per due soldi, perché a quel punto non varrà più niente. E ci butterà per strada.
Nei sogni uccido Simone a sassate, liberandomi dall’angoscia e dall’umiliazione. Riscatto l’onore del Padre che lui infanga, mi sento più sollevato via via che vedo scorrere il suo sangue e la vita lo abbandona.
Ecco. Un’altra sorella è entrata in camera da letto, ormai da cinque minuti, e non ne è ancora uscita. Quando ha varcato la soglia mi è sembrato di sentire un flebile grido. Ma siamo troppo impegnati a obbedire agli ordini del Padre per darci pensiero, o andare a controllare.
Il Padre ha detto che le cose non vanno bene, che il fuoco divampa, che la situazione è molto grave. Dice che per forza qualcuno deve essere andato in bagno mentre lui non guardava. Se non facciamo il nome, la punizione toccherà a tutti noi. Ma nessuno di noi ha visto un fratello o una sorella disobbedire.
Noi obbediamo al Padre. Perché il Padre sa tutto. Perché il Padre è il più forte, e ci offre la sua protezione. Perché il Padre ha ragione.
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