blog di Carlo Cuppini

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giovedì 28 aprile 2022

L'infinita offesa

Dunque niente più mascherine negli stadi.

Niente più mascherine nei supermercati.

Niente più mascherine negli uffici.

Niente più mascherine alle poste e in banca.


ANCORA MASCHERINE NELLE SCUOLE.

...Mentre ci dicono che un bambino su quattro non è in grado di riconoscere le emozioni e il linguaggio facciale in un volto mascherato; e questo è quindi un bambino che per otto ore al giorno, da due anni, vive in un ambiente che percepisce come emotivamente vuoto. Un bambino dimenticato due anni fa dentro un acquario. Qualche milione di bambini.
...Mentre ci dicono che la depressione dilaga tra gli adolescenti anche per colpa delle misure antisociali che hanno segnato il momento del loro affacciarsi fuori dall'infanzia; tra le quali ovviamente – soprattutto per loro, assetati di verità e di mondo nei volti dei propri coetanei – va inclusa la mascherina.
...Mentre la comunità scientifica internazionale discute di un possibile ruolo della riduzione del normale scambio microbiologico nella diffusione della nuova epatite infantile, che costringe un bambino infettato su dieci a un trapianto di fegato per sopravvivere.
...Mentre la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia, che è legge in Italia, afferma che in ogni decisione pubblica che riguardi i minorenni il loro interesse superiore deve essere la considerazione preminente.
Non ci sono più parole che possano commentare l'infinito oltraggio all'infanzia che ormai sembra essere l'aspetto più rivelatorio, l'unico coerente e incrollabile, delle politiche nazionali.
E noi...
Per un anno e mezzo le abbiamo tentate tutte.
I tribunali ci hanno dato ragione con sentenze e ordinanze - ma la scienza non si faceva nei tribunali.
I garanti per l'infanzia ci hanno dato ragione, inviando accorati e perfino disperati appelli al governo. Ma la scienza non la facevano i garanti (né valeva la pena dare loro voce sui media).
L'OMS e l'Unicef ci hanno dato ragione, indicando per primi precisi motivi e criteri per limitare l'uso delle mascherine nei bambini - indicazioni totalmente disattesa dal governo Conte prima e dal governo Draghi poi, uniti dal filo rosso della sciagura Speranza-Ricciardi (quante volte, e da quante diverse parti, in questi due anni mi sono sentito dire sottovoce "se cade Speranza viene già tutto", e "Ricciardi è intoccabile, chi lo sfiora viene fulminato"...). Ma la scienza non si faceva neanche in quelle sedi.
Allora dove si fa la scienza?
La "scienza" si fa a Palazzo Chigi, e in altre stanze ancora più remote: ed è la scienza della prevaricazione, dell'addomesticamento, della colpevolizzazione, della sottomissione.
E' la scienza di trasformare il "sogno della peste" di foucaultiana memoria in una compiuta e normalizzata forma di governo, riversandone lentamente il lascito nell'ordinaria amministrazione - diluito fino ad apparire invisibile.
Gli artefici di questa trasformazione hanno puntato tutte le loro carte sul fattore tempo, che avrebbe portato a un inevitabile "exhaustion" di ogni forma di resistenza e di limitazione: da parte del pensiero critico, del diritto, del semplice malumore. Hanno vinto la scommessa: tutto si è esaurito, svuotato e ammutolito. La voce dei tribunali per prima: che di fronte allo scandalo dei ripetuti "remand" ripetutamente disattesi dal governo non hanno fiatato.
Personalmente voglio vivere; e per farlo, in un'epoca di santa inquisizione e di inaudite vessazioni, può essere necessario mimetizzarsi in diversi modi. Cercando di mantenere salda la purezza del cuore. Imparando a conservare per sé e per pochissimi intimi i brucianti segreti. Imparando perfino a modellare una preghiera, in cui custodire un seme di integrità e di bene, se del caso.
Conosco decine di persone - molte insospettabili - che lo fanno.
Ma io non mi mimetizzerò MAI con gli orchi.
Resteremo quattro gatti a chiamare le cose con il loro nome; a indignarci per cose per le quali nessuno – né i politici, né gli editorialisti, né gli influencer, né il papa – ordina "indignatevi!".
Amiche, amici, teniamoci stretti i nostri valori. E piantiamo semi, con un criterio o anche del tutto a casaccio, in questo buio assoluto.

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