Succintamente, saluto il 2022.
È stato per me un anno pieno di soddisfazioni, soprattutto letterarie.
In primavera la pubblicazione di “Da luoghi lontani" (Arkadia), scritto con Giovanni Agnoloni e Sandra Salvato, con tante recensioni positive e tante belle presentazioni.
“Il mistero delle meraviglie scomparse” (Marcos y Marcos), uscito nel 2021, ha preso a navigare a gonfie vele e mi ha regalato delle gratificazioni immense: con l’adozione del libro nei progetti sulla lettura da parte di tante classi, la presentazione al Salone del libro di Torino e a quello di Rabat, tanti splendidi, indimenticabili incontri, tanti toccanti riscontri privati; e poi la prima ristampa in aprile, e la seconda a dicembre.
A luglio ho tirato i remi in barca, mi sono staccato da internet, ho disattivato tutte le notifiche e mi sono lanciato nell’impresa letteraria più impegnativa della mia vita (che ancora mi vede impegnato nelle fasi di revisione). Da quel momento non ho quasi pensato ad altro.
Sono stato estratto a forza, temporaneamente, dal mio eremitaggio, per essere coinvolto nel progetto “Superepoi” – di cui vi ho parlato e vi parlerò – e di questo sono molto felice.
Nel 2022 letto più di quanto avessi fatto nei due anni precedenti, e in modo più sistematico. Sono stato attaccato a internet e in particolare ai social meno di quanto fossi stato nei due anni precedenti. Ho coltivato la mitezza e non mi sono lasciato trascinare in nessun tipo di polemica. Ho ricominciato a fare meditazione la mattina, e ho deciso che l’unica salvezza è essere “presenti”, nel proprio piccolo (o, in alternativa, che il male è non essere presenti, o essere mezzi-presenti in più luoghi e a più persone contemporaneamente).
Tutto questo da aprile in qua.
Prima ci sono stati i mesi più sconvolgenti e dolorosi della mia vita. Quelli in cui, nel mio piccolo, con un gruppetto di persone sparse per l’Italia, e oltre, che non avevo mai visto, ho cercato di opporre un rifiuto fisico, totale e definitivo all’esclusione di una parte dei miei concittadini di ogni età dalla vita sociale e da innumerevoli servizi e opportunità essenziali.
Mai avrei pensato che sarei potuto arrivare a fare uno sciopero della fame, per qualcosa che accadeva nel mio paese, per opera del governo e delle istituzioni del mio paese.
Invece è accaduto, e anche questo fa parte del mio 2022, e della mia storia, in modo indelebile.
In un certo senso, quegli otto giorni di digiuno, e i successivi ritorni settimanali per due mesi, sono stati il nutrimento più prezioso che mi ha riservato il 2022. E sono anche il suo lascito più vivo e più impegnativo.
Vi auguro un 2023 vibrante di presenza, di ispirazione e di libertà interiore.
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