Tira la tenda
non vogliamo lo strepito.
Che la luce sia soffusa
il pulviscolo isterico non deve entrare.
Tra il tuo corpo di lama
odoroso di fiumi e giornate
ed il mio che proteso sul tuo
ha imparato la fame e adagiato
sul tuo ha trovato la pace
nello spazio cancellato tra le membrane
della nostra pelle ustionata
non si sente lo schianto edificio che cade.
Tra te e me in questo nostro
stringerci del color del mattone bruciato
nella stanza rubata in quest’ora assediata
c’è nostro figlio che vuole sbocciare.
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