Ho ritrovato una vecchia poesia, scritta, accantonato, ripresa, riscritta, dimenticata.
Anni luce
Canto delle Galassie
1.
Amore
o aritmetica, non ricordo
dov’era quell’inizio... inizio di cosa? io
non c’ero
Dov’ero quando tutto esplodeva e
non c’ero - argilla
forse era questo
il tutto buio degli occhi
che Chi plasmava a forma di animali
e radici e Chi le dava il senso di nasconderci
alla vista noi stessi
nascondendo l’orrore
l'errore
E poi
anche in seguito non si sono più visti
2.
Ma che dico
le api non sono tornate al nido
vagavano tra i pianeti meteoriti
molto lontano dall’arnia
quelle malate non andavano al mare a raccogliere cibo
andavano sempre più lontano
E quella volta su Marte
quella volta ci fu la grande luce viola
anche per noi che stavamo fermi a guardare
oppure fermi a non guardare
E questa è la pura verità
anche se forse non mi credete
forse state solo ridendo
perché la profezia è arrivata al contrario
ma questa nascosta tra gli attimi
è verità
3.
A
c’era un senso in questa vocale
perché l’inizio era proprio qui
mentre ero fuori casa
e non volevo assentarmi davvero
avuto sempre paura della distrazione
rifuggita più che del lavoro
se lavoravo pregavo, se non lavoravo pregavo
la mente tesa in quella direzione
come inginocchiata
senza speranza o futuro
ma tutto presente
creazione mestoli posate
E quando tornata era il carbone
tutto bruciato
e fumo
e i resti della casa
e la gente
bruciata
e l’odore
di tutto bruciato
4.
Io
non stava più in me
andava e tornava
correre al fiume
al fiume alla casa
guardare
l’acqua la casa
che non è più
come se potesse
l'acqua
il guardare
potesse spegnere l'aria
l’incendio la luce
incandescente
che già ha fatto il lavoro
E ciò che è rimasto è il bruciore
della cenere
sotto cieli
di palpebre
rosse
che non se ne va
che non va
se la lavo
la gratto
ci sfrego le spazzole
non va
5.
Questa è la A di questa storia
scusate
questa è traccia d'amore
è parola senza nome
di cuore
rima stupida da ammazzare
amore senza cuore
voglio dire
non c’è cuore in questo petto
e l'amore è già tutto nell'aria
che ha bruciato
la forma delle dita
e le stelle
non c’è niente più di viola
tra gli organi
nero e grigio con macchie di bianco
Non mi guardate
non mi ascoltate
non voglio pensiero
sguardo
su di me
su di lei
su Chi è stato
a sparire dal tempo
per tempo
ché la testa ora è inutile
ché la faccia è inservibile
guardate la forma
dei buchi
nel volto
guardate la forma
dei vuoti
di luce
guardate attraverso
i fili di rame
le figure di piccoli cavalli che girano
nella luce
guardate e non toccate
il pulviscolo
i piccoli pezzi di cenere
alla deriva
nel piccolo lago
di ombre
che scende a bagnare la pelle
che cade come
bombe
lievi
che fanno saltare
i nomi
le facce
e tutti quelli che sono scordati
e quindi non so
Chi chiamare
e non so
se conviene
se sarebbe
opportuno
chiamare
chi
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