ti ferisci il monte della luna
sul lato esterno del palmo
della mano sotto il mignolo nel vano
tentativo di bloccare la caduta
accidentale di un bicchiere nel lavabo
perché non vuoi accorgerti che il tuo rivestimento
interiore si sta sforzando di scappare
e potrebbe strapparsi da un momento all'altro
sfilarsi dalla bocca e darsi alla fuga
e lasciarti lì inerme in bocca
ai tuoi sbagli feroci a sbagliare
perché ciò che ci distrugge non torna
se non come bizzarro simulacro che agita
le notti fino alla luce opaca dell'alba
come un tagliola infilata nel cuscino
che sai che c'è anche se ancora non è scattata
ed ecco il fantasma che ti impedisce
di girare il cucchiaino nella tazza
come sarebbe opportuno in senso orario
lungo la direzione del tempo che si appresta
a passare per tutta un'altra giornata
e ti inchioda seduto in cucina
lo sguardo sul bordo del tavolo a valutare
se buttarsi di sotto e schiantarsi
sulla piastrelle un metro e dieci più giù
finché non ti scuoti e ti torna
poi in mente che dopotutto il caffè
tu l'hai preso amaro da sempre
anzi no esattamente da quando
hai fatto il cambio dell'armadio
e allora riparti alla giornata
con la mano fasciata
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