– labbra, le labbra, sebbene l’analisi, del sangue, nei
dintorni della vena ferita, la ferita che hai inferto, su labbra, che stuzzichi
ancora, quel lembo di labbra, di pelle, che stacchi, quel limbo, epitelio, che
levi, sollevi, richiudi, rischiacci, avendo al di sotto nascosto,
oscurato, negato il foglietto, piegato in quattro con cura, passando
le unghie sulla piega, ogni volta, per
quattro, riposto, con su scritte le cose, quelle cose, che non si sentivano
dire, da un pezzo, nessuno ricorda, per sbaglio – ti guardo l’ascesso,
infezione, il rossore, l’aureola giallastra, purulenta, appena un
alone che smargina il rosso – ci vado intorno coi denti, ringhiando,
sbavando, mordendo, a smembrare l’icona, circolare, frontale, aurorale, a slacciare slacciare il
cucito, il nero del filo, cotone, la cerniera alla meglio, fatta
in fretta, che tiene chiusi quei lembi, rammendati di fretta, per non
farti notare, sperando sparisse alla svelta, alla vista, in quattro e
quattr’otto – prima che uno, prima che tutti, o nessuno, prima che
prima, che tu, o che io, o che prima ancora comunque, che sparisse ogni
traccia, del foglietto sepolto, interrato, nel vivo – che brucia, che
espelle, rigetta, si gonfia, di certo, che ustiona, lo leggo con
l’occhio del dito, passando il polpastrello sul vetro, gli occhi coperti, di
voci, lontane, di vetri, liquidati in un baleno – e i bambini si
rincorrono sulle bici, e manca un’ora al tramonto, cadendo sui
sassi, strusciando, scrostando, riaprendo la ferita, ridendo, stuzzicando il
rammendo, il prurito, l'aperto impossibile, divaricato – finché la mano è in
cancrena, sussulta una volta ogni dito, scompare tra i sassi, nel
ghiaino, sotto le altalene, dove il bambino si invola, più in alto,
più in alto, all’indietro nel tempo, sempre più indietro, finché
si ferma, sospeso – il bambino che eri, il volto lo stesso, lo sguardo
di lampo, si volta, più in alto, più indietro, si volta a
guardarti, ti sfiora – con grande schiaffone, non senti più niente,
gli insetti nel braccio – ghiaino, non lo puoi dire –
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