A est e a ovest il cielo era azzurro, con qualche striscia di nuvola. La luce del tramonto, intensa, ambrata, passava orizzontale e andava a illuminare i pini marittimi in lontananza. Scendeva una pioggia leggera, che quasi non si capiva da dove potesse venire, con tutto quell'azzurro, tutta quella luce della fine del giorno. Ramona stava allestendo il giardino verticale, riempiva di terra le tasche appese al muro sotto la tettoia. Maia, con la testa rovesciata all'indietro, guardava i merli, indaffaratissimi a volare dai buchi nel muro alle antenne sui tetti ai rami degli alberi nel giardino della vicina; e molto più in alto le rondini, che finita la pioggia tornavano a popolare il cielo per il breve tempo prima dell'oscurità. Anche stasera non è stato possibile tagliare l'erba. Forse domani, se la giornata sarà abbastanza calda, e senza pioggia.
L'altra notte ho sognato la mummia di Lenin. Andavo a vederla, perché era stata restaurata. Più che restaurata era stata concimata e ricucita. Stava a mollo dentro una tomba semi scoperchiata, immersa in un liquido che la faceva oscillare. Le membra sembravano morbide, prive del rigor mortis o della rigidità degli imbalsamanti; merito, evidentemente, del restauro e del concime. Inoltre, apprendevo, le sue viscere erano state ricomposte dentro il ventre, e ricucite; mentre prima stavano tutte di fuori, da molti decenni. Passarci sopra, camminando sul lastrone di marmo appena scostato per permettere la vista, era inquietante; ma anche rassicurante, per certi versi misteriosi. Tutto sommato, era appena stato restaurato, e le membra oscillavano morbidamente seguendo le correnti.