23 luglio… 6 agosto… 16 ottobre… 15 dicembre. Per ora siamo qui.
blog di Carlo Cuppini
mercoledì 15 dicembre 2021
We are all humans (lo stato delle cose, e un libro di Emanuela Nava)
domenica 12 dicembre 2021
"L'abete nel cerchio" di Enrico Macioci, poesie in fondo alla classe
Enrico Macioci è un narratore di razza, autore di romanzi stilisticamente vividi e coinvolgenti e tematicamente profondi. L’ultimo, Tommaso e l’algebra del destino (Sem, 2020), sembra una prefigurazione metaforica del tragico abbandono dell’infanzia a cui abbiamo assistito nei due anni di pandemia. Enrico è anche un acuto e coraggioso osservatore della realtà e del sistema della comunicazione (impossibile ormai scindere i due termini), capace di legare a un vasto universo di riferimenti culturali i fatti che riguardano tutti, restituendo profondità abissale al nostro presente schiacciato e assolutista.
venerdì 10 dicembre 2021
Isla Calamidad, un piccolo capolavoro di illustrazione
Una decina d'anni fa avevo lasciato Simone Spellucci che collaborava con la facoltà di Architettura, si interessava di ecoballe e di cultura underground, faceva il grafico, faceva l'orto, faceva il miele. Progettava passeggiate, era un sognatore. Se ho fatto il Cammino di Santiago e la mia vita è cambiata, nel 2008, è in gran parte colpa sua e dei suoi racconti. Poi a un certo punto prende e va a vivere in Spagna. Si mette a studiare serigrafia e altre tecniche di stampa. Ma che, vuole fare l'artista? Alla fine si presenta con un piccolo capolavoro, scritto da Amina Pallarés, pubblicato da Tres Tigres Tristes. E questo è quanto.
martedì 23 novembre 2021
Il Compianto di Cristo morto (rovesciato) e il Grande e Terribile Oz
giovedì 11 novembre 2021
Studio per un'annunciazione (video poesia)
Una decina di anni fa portavo avanti una sperimentazione tra poesia, corpo e video intorno al senso dell'Annunciazione: un tema molto complesso e sofisticato, ma con una sconvolgente e immediata potenza, inteso in un'accezione soprattutto iconografica, pensando alle annunciazioni del Tre e Quattrocento che, per esempio, popolano le chiese di Firenze (a volte soltanto in forma di preesistenze semicancellate dagli strati della storia umana).
lunedì 8 novembre 2021
"Bonsai", un racconto sulla libertà
Leggo "Bonsai", dal libro "Il mondo senza gli atomi" (Ensemble Edizioni). In tempi di unanimismo intollerante e trionfante è importante ripartire da un'idea di libertà come fatto interiore. Questo piccolo racconto di questo parla. https://www.edizioniensemble.it/prodotto/mondo-senza-gli-atomi/
domenica 7 novembre 2021
Le ombre - un racconto della buonanotte
Leggo "Le ombre", dal mio libro di racconti fantastici "Il mondo senza gli atomi" (Ensemble Edizioni). Info sul libro qui: https://www.edizioniensemble.it/prodotto/mondo-senza-gli-atomi/
sabato 6 novembre 2021
Il vaccino anti-covid ai bambini?
A chi si appresta a imporre il vaccino ai bambini – se non con un obbligo, con le più svariate declinazioni del ricatto, dell’intimidazione, dell’adescamento e dello “hate speech” istituzionale, mediatico e sociale; e a chi si accinge a vaccinare con convinzione, senza dubbi, i propri figli; a tutti costoro voglio sottoporre cinque questioni:
giovedì 4 novembre 2021
Il mistero delle meraviglie scomparse - un'alluvione diversa
Leggo e racconto il mio libro "Il mistero delle meraviglie scomparse" (Marcos y Marcos) ricordando l'alluvione di Firenze. Anche qui si parla di una esondazione del fiume Arno: un evento ben diverso da quello devastante del 1966, però, al punto che avviene di soppiatto e nessuno se ne accorge. Praticamente non restano tracce della fuoriuscita dell'Arno dal suo letto... se non per un piccolo particolare che rischia di portare il mondo sull'orlo di una guerra mondiale. Due bambini, un fratello e una sorella, dovranno tirare fuori tutto il loro coraggio per cercare di salvare la situazione. Info sul libro qui: https://marcosymarcos.com/libri/il-mi...
venerdì 29 ottobre 2021
Poi si vedrà: la morte, la vita, i finestrini aperti, il virus sinciziale, un punto della situazione
“Intanto pensiamo a fermare i contagi, poi si vedrà.”
martedì 26 ottobre 2021
"Noi siamo l'opposizione che non si sente", recensione di Renzo Paris
Renzo Paris è un grande poeta, narratore e analista della cultura sommersa, della controcultura italiana. Come dimenticare l'effetto che, da adolescente o ragazzo, mi fecero i suoi libri "Cani sciolti", "Frecce avvelenate", "Squotter", "Ultimi dispacci della notte"?
venerdì 22 ottobre 2021
Per Giulio Milani, editore e attivista
Due giorni fa annunciavo l'uscita del libro "Noi siamo l'opposizione che non si sente", voluto e curato da Giulio Milani, editore di Transeuropa, a cui con convinzione ho offerto un contributo, senza preoccuparmi di poter sfigurare accanto a protagonisti della letteratura italiana contemporanea come Ginevra Bompiani, Emanuela Nava, Aldo Nove, Antonio Rezza, Giovanni Agnoloni, Enrico Macioci e molti altri.
martedì 19 ottobre 2021
"Noi siamo l'opposizione che non si sente": un libro collettivo di pensieri critici a cui ho partecipato
Esce in questi giorni libreria il libro "Noi siamo l'opposizione che non si sente": un progetto editoriale a cura di Giulio Milani, pubblicato dalla casa editrice Transeuropa di cui è direttore.
sabato 9 ottobre 2021
"Prof. Marco Villoresi, lei non potrà accedere"
Ricevo dal prof. Marco Villoresi dell'Università di Firenze la comunicazione del suo allontamento dall'insegnamento e della sospensione dello stipendio, e la diffondo come ulteriore testimonianza dell'epoca in cui viviamo.
martedì 28 settembre 2021
Alla ricerca del corpo perduto
C'è un piccolo libro importante, pubblicato da Edizioni Centro Studi Erickson, scritto dalla professoressa Daniela Lucangeli e dall'esperto di comunicazione Luca Vullo. È un manuale pratico e veloce di comunicazione piena, umana ed efficace nei contesti scolastici ed educativi, e in tutti quelli in cui avviene un incontro tra adulti e bambini. È anche un racconto di quello che questo rapporto è e può essere. Ed è una riflessione teorica su quello che dovrebbe intercorrere, tra adulti e bambini. Il libro è incentrato sull'importanza del corpo, dei gesti, degli sguardi, dei sorrisi, dei volti (tutti interi), del non detto, del "toccato con mano", della comunicazione non verbale e dei linguaggi corporei, dell'ascolto, della comunità, del sentire. Tutto ciò che è stato non solo colpito dalle misure contro la pandemia (questo sarebbe un problema relativo), ma "minimizzato", per troppo tempo, perché a qualcuno non venisse in mente di farsi domande sulla capacità di contemperare esigenze primarie e diritti essenziali dei decisori che quelle misure andavano attuando. Altro sarebbe stato sacrificare temporaneamente dei beni essenziali, essendo ben coscienti, drammaticamente coscienti, di quanto si stava compiendo; convinti del dovere di un prossimo, quanto più sollecito, risarcimento per tutto ciò che si era negato.
Marco Villoresi: "Io mi sento cittadino più di prima"
Pubblico, con profondo coinvolgimento e adesione morale, il testo integrale di una nuova lettera di Marco Villoresi, professore di Letteratura Italiana all'Università di Firenze, sospeso dall'insegnamento e dallo stipendio in conseguenza della sua scelta di non esibire la Certificazione Verde. Anche la sua prima lettera, con cui il 16 settembre annunciava la sua decisione, è pubblicata su questo blog con l'autorizzazione dell'autore.
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Firenze, 26 settembre 2021
Carissimi.
Rivolgo le seguenti riflessioni a tutti i liberi cittadini che hanno a cuore la salute della democrazia e della società italiana, ma scrivo direttamente a voi, compagni e colleghi della comunità universitaria, che state lottando, con grande impegno e lucida intelligenza, contro il cosiddetto Green Pass. Sento il bisogno di scrivervi per dimostrare pubblicamente il mio totale apprezzamento per quello che state facendo. In particolare, per la vostra volontà di denuncia delle pericolose derive che investono i campi del diritto e dell’etica, della scienza e della comunicazione, condizionando sempre più pesantemente il nostro vivere civile. Tutto questo si concretizza nel vostro NO, che faccio mio, che facciamo nostro, così limpido e così genuino, il NO alla discriminazione tra cittadini, alle limitazioni delle libertà dell’individuo, alla riduzione della nostra umanità ad un mero codice a barre.
Molti di voi, credo, sanno qual è stata la mia scelta. Come avevo annunciato in una lettera del 16 settembre alla Rettrice dell’Università di Firenze, poi finita sui giornali senza che io muovessi un dito e a mia insaputa - È la stampa, bellezza! -, mi sono rifiutato di esibire il lasciapassare. Il 22 settembre, giorno d’inizio del mio corso di Letteratura Italiana, la mia scelta è stata burocraticamente registrata. Le conseguenze le conoscete tutti: sono a casa senza stipendio. Dura Lex, sed Lex. Che, difatti, serenamente accetto. E altrettanto serenamente, condividendo il mio stesso destino, la sta accettando il collega Stefano Leoni, vicedirettore del Conservatorio di Torino.
Sembrerà paradossale ai più, ma questa scelta non la sto vivendo - permettetemi di rifarmi ad un’autorevole definizione - da cittadino di serie B. Tutt’altro, direi. Sono cose note, del resto: il passaggio dalla parola all’atto - quando l’atto è ben meditato e consapevole - ha sempre una funzione liberatoria. In questo momento, io mi sento cittadino più di prima. Un libero cittadino italiano che accetta le conseguenze di una sua libera scelta. D’altronde, come ho risposto ai molti - ai sorprendentemente molti - che mi hanno voluto mostrare vicinanza e stima, ho solo scritto quello che pensavo. E ho solo fatto quello che ritenevo necessario. Tutto qui.
Ma non è certo per parlarvi di me e di quello che sto vivendo, che vi scrivo. Vi scrivo, invece, per provare ad immaginare - provando a immaginarlo insieme a voi - cosa potrebbe essere fatto di pratico e di incisivo nelle giornate che ci separano dal 15 ottobre. Allorquando, è noto, l’utilizzo del lasciapassare - un unicum fra le democrazie d’Europa, ricordiamolo sempre - verrà esteso a tutti gli ambiti lavorativi. Una data che ritroveremo senz’altro nei libri di storia. Ma dubito, come tutti voi, che sarà una data di cui il nostro paese potrà andar fiero.
Vengo al dunque, partendo da una cosa che penso di aver capito di questo reo tempo che ci tocca vivere. E che forse voi stessi, come e meglio di me, avrete con grande pena percepito, giorno dopo giorno, sempre più distintamente. Molti liberi cittadini si sentono soli e smarriti. E, soprattutto, molti lavoratori si sentono traditi. Traditi dalle istituzioni, dai partiti, dai sindacati. Solitudine, smarrimento, sensazione di esser stati traditi. Credo siano sentimenti diffusi e trasversali. Non si tratta di giovani o anziani, di persone appartenenti a specifiche categorie sociali e culturali, a quello o quell’altro schieramento politico. Né, tantomeno, si tratta semplicemente di chi, oggi come ieri, è più o meno favorevole a certe restrizioni o imposizioni, o a certe scelte sanitarie anziché altre.
Ebbene, che cosa possiamo fare per combattere questo generale senso di disagio e di asfissia che colpisce molti italiani, anzi che cosa dobbiamo necessariamente fare noi che lavoriamo nell’Università? Comincerei proprio dall’Università, dalla nostra realtà professionale. Dicendo che il civile, pacifico e umanissimo rifiuto del lasciapassare deve andare di pari passo con la serena pretesa di vivere e di lavorare in un’Università libera, aperta, inclusiva. Questo significa cambiare molti dei paradigmi oggi in vigore, alcuni dei quali surrettiziamente consolidati in tempo di pandemia. Dobbiamo far presente con chiarezza ciò che NON vogliamo. Non vogliamo l’Università asservita al potere politico-economico, l’Università dei burocrati e dei lacchè, dei tornelli e dei QR Code, del pensiero unico e del sapere profilato. L’Università deve tornare ad essere, in ogni disciplina, il campo di ricerca permanente di quelle verità che non possono mai coincidere con la Verità. Sono le sole verità, lo sappiamo bene, che il libero pensiero scientifico può accettare: le verità soggette a costante revisione, sempre criticabili e fallibili, sempre reversibili e falsificabili. Questo credo oggi sia davvero indispensabile, per ritrovare il gusto di una sana dialettica senza censure e mettere un argine a quella spudorata trasformazione della scienza in scientismo a cui stiamo assistendo nell’ultimo anno e mezzo. Lo dobbiamo, innanzi tutto, ai nostri studenti. Che potranno contare anche e soprattutto su questo costante esercizio critico per restare sempre dei liberi cittadini, senza mai trasformarsi in docili sudditi.
In questi giorni che ci separano dal 15 ottobre, tuttavia, occorrerà trovare concretamente il modo per mostrare che noi docenti siamo vicini non solo ai nostri studenti – e, in particolare, a quelli non osservanti, a cui viene impedito il libero accesso alle lezioni, alle biblioteche, ai laboratori. Noi dovremo mostrare di essere solidali e vicini anche a quei cittadini soli, smarriti, traditi di cui parlavo prima, smentendo una volta di più coloro che hanno volgarmente insinuato che ci muoviamo soltanto per spirito di corporazione.
Non c’è bisogno che ve lo dica: io posso liberamente esporre la mia idea di Università, come ho fatto, ma non ho nessuna autorevolezza, né tantomeno diritto di suggerire che cosa fare alla singola persona per opporsi alla vergognosa estensione del lasciapassare. Anche perché, oltre ad essere scelte molto intime, sono scelte che possono mettere in gioco aspetti materici della vita di tutti i giorni. Lo avrete capito, però, e certo non posso negare che alle libere scelte individuali - alle scelte fatte in scienza e coscienza che precipitano nel reale - riconosco una forza e un credito speciale. E persino, come dicevo poc’anzi, un valore terapeutico.
Il vostro gruppo, che è il mio gruppo, è frutto di queste scelte individuali. Ora sappiamo che siamo tutti dalla stessa parte, la parte che ci sembra giusta. E non importa se siamo pochi o se siamo tanti. Avendo ben chiaro il comune obiettivo, ognuno di noi nei prossimi giorni continuerà a fare liberamente quello che riterrà opportuno. Mi permetto, però, di fare una considerazione elementare, sempre rispettando le idee, le sensibilità e le esigenze di ciascuno. Il 15 ottobre, ne converrete, è una linea di confine: se non ci sarà un forte segnale di civile e serena resistenza, dal giorno dopo le discussioni sul lasciapassare saranno per davvero solo sterili discussioni accademiche.
Nessuno può essere chiamato a fare ciò che liberamente non vuole fare. E nessuno meglio di noi lo sa, dato che è anche per questo che stiamo lottando. Credo, però, a una cosa molto semplice: se alcuni di voi, ovvero se alcuni dei professori firmatari dell’appello contro il cosiddetto Green Pass, per qualche giorno evitassero di esibire il lasciapassare, ecco, io credo che sarebbe il modo migliore per mettere in luce una forza pacifica e pronta a lavorare per una società più libera, informata e consapevole. D’altronde, sulla base delle notizie che stanno circolando, non è difficile immaginare che il 15 ottobre quel gesto di civile e trasparente disobbedienza lo faranno operai, artigiani, impiegati e persino poliziotti. Non importa quanti, sarà quel che sarà. Ma io voglio anche immaginare che a fianco di questi cittadini e lavoratori ci saranno dei professori universitari. E il solo immaginarlo, credetemi, mi dà gioia e salute.
Con stima e amicizia,
Marco Villoresi