blog di Carlo Cuppini

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venerdì 30 aprile 2021

"Quattro dita" (ogni riferimento è casuale)

Nel mio libro “Il mondo senza gli atomi”, Ensemble Edizioni, c’è un racconto che si intitola “Quattro dita”. Come molte delle storie che compongono questa raccolta, anche questa parla in modo fiabesco del rapporto con l’autorità, della prevaricazione da parte del potere, della ricerca della libertà e della grazia.


In questo racconto i governanti, sostenuti da un comitato di esperti, decidono di punto in bianco che ogni persona dovrà rinunciare a un dito in entrambe le mani. Le motivazioni sono piuttosto singolari e alcuni principi giuridici – proporzionalità, contemperamento dei diritti, onere della prova – non sono esattamente rispettati. Tuttavia la reazione delle persone non è di rifiuto e di rivolta: la disposizione viene accettata come un fatto naturale, forse per via dei crismi di autorevolezza scientifica di cui è rivestita; mentre tutta la discussione pubblica si concentra sui dettagli: 


“Se la novità delle quattro dita fu accolta senza particolari clamori, per contro, a infiammare gli animi e a creare aspre contrapposizioni fu la scelta del dito.”


Alla fine, stanchi di un continuo conflitto sociale, anche i dettagli vengono affidati alle decisioni del comitato di esperti e le persone tornano a farsi gli affari loro: “Il Congresso intervenne d’autorità, sostenendo che i dettagli avevano un’importanza secondaria e che i saggi avrebbero trovato le soluzioni migliori. L’importante era avviare la pratica nel più breve tempo possibile.”


La storia è raccontata a posteriori, quando l’amputazione è già avvenuta. Chi la racconta dichiara di essere tra quelli che avevano fatto le loro battaglie, e le avevano perse tutte, pagando anche un prezzo elevato. Non chiarisce di che genere di battaglie si trattasse, ma conclude: “Oggi, con quattro dita, riusciamo ancora a fare moltissime cose, utili e belle, talvolta perfino piene d’amore e rivoluzionarie. E quando beviamo il caffè, stringendo il manico della tazzina tra l’indice e il pollice, ci capita di pensare che in fondo niente è cambiato; e che anzi, se in questo umile gesto risiedesse il segreto della libertà, ci avanzerebbero ancora due dita.”


(Nota: il libro è uscito nel 2018 e ogni riferimento a cose che sarebbero accadute in seguito è ovviamente casuale.)

martedì 27 aprile 2021

"Il mistero delle meraviglie scomparse", dal 5 maggio in libreria












La notizia sta già iniziando a circolare, quindi è arrivato il momento dell'annuncio ufficiale: Il mistero delle meraviglie scomparse (sottotitolo: Storia di un fiume in vena di scherzi, di due bambini coraggiosi e di una guerra che non scoppiò) sarà in libreria dal 5 maggio.


L’accoglienza che questo racconto fantastico ha ricevuto da un editore importante e raffinato come Marcos y Marcos è per me motivo di grande soddisfazione. Devo ringraziare soprattutto Claudia Tarolo, che ha creduto subito in questa fiaba moderna e, con straordinaria sapienza editoriale, ha permesso ai suoi piccoli protagonisti di prendere il volo.


Un fratello e una sorella. Firenze e la campagna toscana. Un mistero che getta il mondo nel caos. Le paure degli adulti. Le scuole chiuse, la vita sospesa. La minaccia di una guerra mondiale. Un viaggio lungo l’Arno, fino alla sorgente misteriosa, dove forse si troverà la soluzione dell’enigma e il modo per rimettere le cose a posto. Un’avventura che getta i due bambini a contatto con il loro coraggio, con le loro paure, con la forza della loro unione… Perché a volte bisogna cavartela da soli. Se poi arriva qualche aiuto magico… tanto meglio!


Questa storia, che pure è nata prima dell’epoca pandemica, è anche una metafora di qualcosa che tutti abbiamo vissuto: un'interruzione della normalità, uno smarrimento di fronte a qualcosa di enorme, con cui anche i più piccoli hanno dovuto fare i conti. 

L'immaginazione ci può aiutare? Sì, l’immaginazione ci può aiutare.


Il mistero delle meraviglie scomparse è un racconto con gli occhi dei bambini, in ascolto della voce dei bambini, che si rivolge alle bambine e ai bambini. Anche a quelli che continuano a vivere dentro di noi adulti, naturalmente.


Spero che leggendo questo libro, da soli o insieme ai bambini che amate, possiate farvi trasportare lontano, lontano, lontano… nel coraggio e nel mistero.


E per le scuole e i contesti educativi che vorranno adottarlo come libro di lettura, con l’editore stiamo preparando una serie di materiali di approfondimento sulla città, la sua storia, l’arte, il territorio. E – lo confesso – ci stiamo divertendo un mondo. Ma di questo vi parlerò meglio più avanti...


Qui la pagina dedicata al libro sul sito della casa editrice.

lunedì 26 aprile 2021

Requiem per la vecchia barca dei pirati di San Gaggio

La prima immagine, qui accanto, scattata oggi, racconta il mix di tristezza, curiosità e impotenza dei bambini di fronte allo smantellamento della vecchia nave dei pirati nel parco di San Gaggio. Le altre due, sotto, scattate qualche mese fa, parlano dell'importanza di questo vecchio gioco per centinaia e centinaia di bambini che in questi anni hanno frequentato questo cuore pulsante del quartiere. Se avesse potuto parlare, la vecchia nave – ora ridotta a un mucchio di legni e bulloni smontati – avrebbe raccontato amicizie che nascono, che si sviluppano, corse per ripararsi dalla pioggia, l'emozione di imparare ad arrampicarsi, a scivolare, a lanciarsi. Il piano inferiore della barca, con il suo timone, era luogo di pura immaginazione: quante navigazioni, sul mare di sassolini, schivando squali, balene, galeoni, corsari, iceberg. Il piano superiore era quello interdetto agli adulti: lì i bambini si adunavano, si rifugiavano, confabulavano.

Questa nave è stata ambientazione, catalizzatore e testimone di passaggi fondamentali nello sviluppo di tanti bambini, che oggi hanno osservato con gli occhi grandi, attraverso i buchi nella rete arancione, il suo smantellamento a colpi di martello.
Non intendo fare una polemica sterile e populista: il Comune di Firenze avrà progettato di sostituire questo vecchio gioco, non ancora fatiscente, con uno molto più bello, più stimolante, più sicuro, più adatto a questo tempo. Non ne dubito, anche perché ho una sincera stima per chi a Firenze si occupa di verde pubblico: una persona che vedrei bene sulla sedia della prima cittadina.
Tuttavia, la prima fotografia, scattata oggi, ci parla anche dalla distanza tra le istituzioni e i bambini, che osservano le manovre decise nel Palazzo senza nulla poter sapere del destino dei loro luoghi, dei loro giochi, delle strutture che sono state sfondo delle loro relazioni, degli appigli materiali di infinite immaginazioni. Per evitare questo piccolo, minimo, enorme, doloroso scossone, sarebbero bastate: una stampante, una macchina per plastificare, 4 puntine da disegno. Poi 30 secondi per buttare giù il seguente testo, o qualcosa di simile: "Cari bambini, lunedì 26 aprile smonteremo la vecchia barca dei pirati a cui siete tanto affezionati. Non dovete essere tristi: la vecchia barca aveva fatto il suo tempo, ed è venuto il momento di sostituirla. Al suo posto metteremo una magnifica ... (completare con il nome e la descrizione della struttura che è prevista in sostituzione). Siamo certi che vi piacerà, e che vi potrete divertire più di prima. Però ci piacerebbe sapere il vostro parere. Perché non ci scrivete le vostre impressioni e i vostri consigli a questo indirizzo email? (completare con indirizzo email, tipo ilpareredeibambini@comunedifirenze.it). Un'ultima cosa: prendetevi cura di questo bellissimo giardino. C'è bisogno dell'impegno di tutti, anche del vostro, per mantenere belle le cose che sono di tutti!". Infine, 20 minuti di tempo di un addetto del Comune – comprensivi del tempo necessario a spostarsi dall'ufficio al giardino e ritorno – per attaccare il foglio opportunamente plastificato (contro il rischio di pioggia) sul cancello o sulla bacheca in legno che campeggia all'ingresso.
Ecco un'idea tanto semplice quanto lontana dalla sensibilità delle istituzioni nostrane: coinvolgere i bambini e i ragazzi nei processi decisionali; almeno (e sarebbe veramente il grado zero) nel senso di informarli, con una comunicazione adeguata, delle novità che li riguardano: non parlo neanche dell'idea di interpellare la popolazione infantile su ciò che sarebbe più gradito, utile e urgente, avendo dei denari da destinare ai luoghi e alle cose che sono per loro, e soltanto per loro.

domenica 25 aprile 2021

25 aprile: festa della Liberazione

In questa giornata importante voglio affermare sei principi giuridici – e prima ancora etici – che ritengo essere stati sistematicamente violati dall'inizio della pandemia, dal governo Conte 2 prima, e poi, in ugual misura, dal governo Draghi; nella totale, sconcertante assenza, a oltre un anno di distanza dai primi provvedimenti, di una riflessione ampia e seria sullo stato del diritto.
Posto che dall'inizio del 2020 si dà la necessità di fronteggiare con la massima lucidità, determinazione e responsabilità una grave e prolungata situazione di crisi sanitaria e sociale:
1- Nessun diritto costituzionale può essere limitato o sacrificato se le autorità non sono in grado di dimostrare incontrovertibilmente come e in che misura tale negazione concorra a conseguire l’obiettivo prioritario della tutela dell'incolumità delle persone. (Onere della prova).
2- Nessun diritto costituzionale può essere limitato o sacrificato quando non sia stato fatto prima tutto il possibile, da parte delle autorità politiche, per conseguire l’obiettivo prioritario senza intaccare il diritto in questione, e le iniziative in tal senso possano essere dimostrate e misurate. Per esempio, la chiusura della scuola per via di criticità legate al trasporto, sul quale non si è intervenuto con adeguata tempestività e determinazione.

3- Nessun diritto costituzionale può essere limitato o sacrificato quando l’esercizio di tale diritto non contrasti direttamente, oggettivamente e inevitabilmente con l’obiettivo prioritario. Se, per esempio, per conseguire l’obiettivo primario è necessario evitare i contatti ravvicinati tra le persone, è accettabile che sia richiesto il mantenimento di una distanza di sicurezza tra persone non familiari o intime, ,ma non che siano negate tutte le circostanze in cui tale distanza potrebbe eventualmente non essere mantenuta. Negare preventivamente e indiscriminatamente le "circostanze in cui eventualmente" corrisponde a un processo alle intenzioni che mina il principio della presunzione di innocenza, creando l'immagine di una società mostruosa.

4- Una norma che ponga obblighi e divieti senza descrivere e quantificare con esattezza millimetrica le circostanze in cui si esce dal raggio della legittimità non può essere considerata legittima, né ascriversi alla civiltà del diritto. Il riferimento è a espressioni come “prossimità dall’abitazione” e “condizione di isolamento”, assenti da qualunque codice e impossibili da definire se non soggettivamente, dalle quali tuttavia sono discese e tuttora discendono sanzioni. (Principio di tassatività).
5- La cittadinanza è un insieme di diritti inalienabili e riconosciuti a tutti senza discriminazione (salvo i casi previsti dalla legge); non può diventare un insieme di diritti modulabili ad personam sulla base delle circostanze esterne e dei dati biometrici (o di altro genere) del singolo cittadino.
6- “In tutte le decisioni relative ai fanciulli [0-18 anni], di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente.” (Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, ratificata dall’Italia con la Legge 176/1991, Art. 3).
Credo che sia chiarissimo che con queste affermazioni non si minimizza la portata del covid-19, né si rifiutano le restrizioni: si rigetta un preciso modus operandi politico, che si auto-esime dal rispetto di principi fondamentali dello stato di diritto, inaugurato dal governo Conte 2 e adottato pari pari dal governo Draghi.
Il mio governo sarà quello che aprirà una riflessione seria e responsabile su questi temi e ripristinerà il rispetto non dico della democrazia, non dico della Costituzione, ma dello stato di diritto, che viene prima dell'una e dell'altra.
Buona festa di Liberazione.

lunedì 19 aprile 2021

L'onere della prova, le abluzioni rituali, il pensiero complesso

Due domande:

1) Quando viene limitato diritto, a chi spetta l’onere della prova?

2) Di fronte al disinnesco intellettuale delle abluzioni rituali, è ancora possibile l’esercizio di un pensiero critico articolato?

Due riflessioni:
1) 
Una sentenza del Tribunale di Weimar rimuove l’obbligo di mascherina e il distanziamento per i bambini all’interno delle scuole locali. La motivazione è la stessa addotta in numerose occasioni dal TAR del Lazio e dal Consiglio di Stato italiano sull’obbligo di mascherina prima, e sulla didattica a distanza poi: difetto di proporzione, di prove e quindi di motivazione.
“I bambini sono fisicamente, psicologicamente e pedagogicamente danneggiati e i loro diritti sono violati senza alcun beneficio per i bambini stessi o per terzi” afferma il Tribunale tedesco. Quindi le misure imposte violano il principio di proporzionalità radicato nello Stato di diritto: “Secondo questo principio, denominato anche divieto di eccedenza, le misure volte al raggiungimento di uno scopo legittimo devono essere adeguate, necessarie e proporzionate in senso stretto.”
Con questa affermazione si sottolinea un principio essenziale del diritto, già ribadito anche dai tribunali italiani: l’onere della prova spetta sempre a chi ritenga che la sospensione di un diritto sia necessaria al perseguimento di un obiettivo preminente, e non a chi pretenda di continuare a beneficiarne.

giovedì 15 aprile 2021

Il sarago

Racconto pubblicato su "Vojages Journal of Contemporary Humanism"


Ho conosciuto un sarago che abitava in via Saragozza. Era alto più di due metri, portava occhiali tondi con la montatura leggera, dorata, sopra i labbroni aveva due baffetti neri tagliati corti e arricciati, alla Dalì. Io stavo in via Capramozza, una piccola traversa di quella strada.

Era un giovedì pomeriggio di metà primavera e come ogni giorno rincasavo dal lavoro con l’autobus numero 21. Quando salii in piazza Costituzione il mezzo era al solito sovraffollato. Dopo alcune fermate si liberò un posto dietro di me e sedendomi mi trovai accanto a lui. Non passava inosservato: vestiva come un signore d’altri tempi, camicia bianca ben stirata, gilet e giacca marrone, un papillon verde bottiglia. Aveva perfino un bastone all’antica, di legno scuro con il manico placcato in argento, che teneva perfettamente in verticale tra i suoi piedi per evitare di fare inciampare qualcuno.

Avevo i miei pensieri per la testa, e non prestai attenzione più del dovuto a questo bizzarro passeggero, che emanava un piacevole profumo dai toni speziati.

Notai un uomo seduto davanti a noi che fissava insistentemente il mio vicino di posto, le sue mani e il suo volto davano segni di grande turbamento. Lo tenni d’occhio curioso di capire che cosa lo stesse agitando tanto. L’uomo si alzò dal sedile e si avvicinò al sarago. Si dovette chinare appena per arrivare a parlare sottovoce vicino alle sue orecchie: “Sono un medico… un veterinario. È sicuro di stare bene… qui… fuori dall’acqua? Non ha per caso dei problemi respiratori?”

lunedì 12 aprile 2021

Rane che saltano

In attesa di sapere che forma avranno esattamente i ristori che il governo certamente non vorrà negare ai bambini e ai ragazzi, per risarcire almeno simbolicamente il molto di cui sono stati privati, spesso del tutto immotivatamente... noi facciamo rane. Rane che saltano. Un esercito di rane che saltano. Rane pronte a saltare fuori dal pentolone al primo aumento della temperatura dell'acqua. Così, per divertirci. E poi non si sa mai.

Quanto ai ristori per bambini e ragazzi, considerata la difficilissima situazione economica in cui versa il Paese, personalmente mi sembrerebbe adeguato un risarcimento di 10 € al giorno per ogni giorno di scuola perso, da corrispondere a ogni bambino in forma di bonus spendibile nei prossimi dieci anni in cultura, socialità, divertimento, libri, giochi, viaggi, corsi, sport. 

(Oltre, ovviamente, alla totale gratuità, per i prossimi due anni, di cinema, teatro, musei, sport, corsi di inglese/scacchi/teatro/musica, parchi divertimento, treni, autobus, alberghi.)

Tuttavia sono certo che il governo avrà idee migliori di queste, più articolate e più generose.

sabato 10 aprile 2021

La dismisura presente in un libro di Pier Alberto Valli

Qualcuno lo ha fatto: scrivere ciò che stavamo vivendo proprio nel momento in cui esso, quel “ciò”, cominciava a viverci. Non con l’esercizio spasmodico dell’analisi e della critica, intendo, come hanno fatto molti, spinti dalla necessità imprescindibile di capire; ma con veggente sensibilità e impulso narrativo, fabulatorio, rispondendo forse all’esigenza insopprimibile di restituire un senso di realtà e una forma antropomorfa a un presente irriconoscibile, annunciazione dell'era del disumano.

Questo alcuno è Pieralberto Valli, scrittore e musicista. Il suo libro visionario e ispirato, Trilogia della distanza, “finito di scrivere a marzo 2020”, fotografa e misura meglio di qualsiasi cronaca lo spartiacque che si è inscritto nei nostri corpi in quella data. Nei tre racconti non si parla di virus. Non esplicitamente. Il primo racconto si svolge sullo sfondo di quella che forse è una moderna pestilenza. Non importa. Quello di cui si parla è tutto il resto. Questa è la forza della sua credibilità, sottile e dolorosa. E non importa che questi testi siano nati prima degli avvenimenti storici in cui ci dibattiamo, e siano quindi profetici, o che siano stati scritti o revisionati ai primi clamori della guerra psichica in mezzo alla quale un giorno di marzo 2020 ci siamo svegliati. Conta lo sguardo abbacinato dell’uomo vivo, la sensibilità del puer aeternus che ci pugnala in ogni frase: perché quello sguardo è il nostro sguardo; è il nostro anche se abbiamo smesso di esercitarlo. 

La scrittura di Pieralberto Valli è colta e raffinata, aderisce ai dettagli materiali, visualizza gli oggetti, si sposta da un particolare a un altro facendosi cinematografica, per poi cambiare pelle e sprofondare di dettaglio in dettaglio nelle pieghe dell’intimo e del pensiero, dove non si vedono figure. Tra le righe di questo libro compaiono, citati esplicitamente, Shakespeare e Dante, Orwell e Huxley, Dick e Foucault; e poi una serie di film. E dietro i segni neri della scrittura c’è molto altro: di letterario, poetico, filosofico, psicologico. 

Dirò qualcosa soltanto del primo racconto, Panopticon, che è una preziosa testimonianza del nostro tempo dilacerato e impensabile.

venerdì 2 aprile 2021

Zone rosse (fuori e dentro di noi)

Articolo pubblicato su Radio Cora.

Lo studio “A simple, home-therapy algorithm to prevent hospitalization of Covid-19 patients”, condotto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, dall’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo e da altri istituti di ricerca, pubblicato in pre-print, riguarda l’efficacia di un protocollo di cura per i malati di covid-19 domiciliare basato fondamentalmente sull’intervento precoce (in contrasto con la “vigile attesa”) e sull’uso di farmaci antinfiammatori (al posto del paracetamolo), contrastante quindi con le indicazioni ministeriali e con il protocollo ufficiale diffuso il 30 novembre scorso. In sintesi: 90 malati trattati con il “protocollo alternativo", confrontati con altrettanti malati, con analoghe caratteristiche, trattati con tachipirina e vigile attesa, hanno mostrato una riduzione della necessità di ospedalizzazione (cioè, semplificando, della forma grave della malattia) del 90%. Novanta percento: un valore piuttosto significativo.
Le caratteristiche del “protocollo Mario Negri” erano già state diffuse dallo stesso Remuzzi, con un gruppo di altri scienziati, attraverso un documento pubblicato alla fine del novembre scorso, contemporaneamente alla pubblicazione del protocollo ministeriale per la gestione domiciliare dei malati di covid-19.

L’approccio proposto, tuttavia, ha una storia lunga quasi quanto quella di questa malattia.