Questa entusiasmante avventura, vissuta con il sudore letterario ancora attaccato alla fronte, mi ha ricordato il consiglio di lettura di un amico e meraviglioso autore Michele Medda: “Buchi nel deserto” di Louis Sachar, amato anche da suo figlio. Quel libro, letto proprio nel mezzo del processo di revisione del romanzo, mi ha aiutato a capire come e quanto potevo togliere da una prima stesura sovrabbondante affinché il racconto risultasse più snello e al contempo accresciuto in intensità e suggestione.
La storia di Sachar è tratteggiata, quasi stilizzata, scorre rapidamente; succedono tantissime cose nel corso di poche pagine. La stessa storia si sarebbe potuta scrivere usando il triplo delle pagine, particolareggiando molto di più descrizioni e azioni. Quel romanzo è pieno di “buchi” che il lettore deve riempire. Non tutto è spiegato, non tutto è raccontato. Eppure tutto arriva dove deve arrivare, lasciando impressioni indelebili dei personaggi e dei fatti.
Anche il mio romanzo aveva bisogno di essere bucherellato, e così negli ultimi passaggi di revisione sono saltate un bel po’ di battute e di pagine. Più spazio all’immaginazione del lettore. Un ritmo che ogni tanto cambia e diventa in levare. Alla fine ero soddisfatto.
Ma che c’entrano in tutto questo le cipolle? Il giovane protagonista di “Buchi nel deserto”, nel mezzo della sua pericolosa avventura, si salva grazie a un campo di cipolle selvatiche in cui capita per caso. Ecco cosa c’entrano. La cipolle possono salvare la vita. E rendere più belle le storie.
