Storia di una donna che è stata uccisa legalmente dallo Stato, perché accusata di complicità con gli assassini del marito.
Storia di una donna che è stata uccisa proprio questa notte, "senza complicazioni" come hanno dichiarato gli esecutori, non tramite lapidazione, né con l'impiccagione: ma con una sostanza che causa il blocco del diaframma e quindi il soffocamento e la morte.
Storia di una donna che non si chiamava Sakineh Mohammadi Ashtiani: ma Teresa Lewis; una donna che non era iraniana, ma americana.
Storia di una comunità transnazionale di imbecilli, che hanno gridato per mesi allo scandalo per la presunta condanna a morte di una donna adultera per lapidazione, senza che nessuno si preoccupasse di verificare le voci che hanno diffuso questa notizia. Complimenti a Franco Frattini, a Mara Carfagna, a Giorgio Napolitano, a Sarkozy, a Hillary Clinton, a Carla Bruni, al Papa, a Repubblica, ai Circoli della Libertà, ad Amnesty International, alle decine di migliaia di italiani che hanno firmato appelli.
Complimenti signori: nessuno ha fatto caso al fatto che la donna iraniana non è stata condannata a morte per adulterio, ma per omicidio; e nessuno si è accorto che il governo iraniano ha firmato due petizioni, l'ultima nel 2008, contro la lapidazione; e che la legge iraniana è stata da tempo modificata in modo da rendere la lapidazione praticamente impraticabile (è prevista solo nel caso che il colpevole di adulterio venga colto in fragrante da quattro testimoni oculari).
Nessuno si è accorto che in Virginia una donna, nel braccio della morte da 8 anni, vedeva avvicinarsi vertiginosamente la fine dei suoi giorni per gli stessi identici reati imputati alla donna iraniana. Con la sola differenza che l'americana è - era- una psicolabile, con un quoziente intellettivo pari a 72 punti, cioè 2 punti soltanto sopra il limite oltre il quale in USA è consentita l'applicazione della pena capitale.
La vicenda dell'iraniana è controversa. Anche quella dell'americana lo era: i due autori materiali dell'omicidio del marito, dopo avere ricevuto l'ergastolo, hanno stilato una lettera dove dichiaravano l'innocenza della donna. Cosa che non ha avuto alcuna influenza sull'esito del processo.
Noi siamo tutti contro la pena di morte. L'Italia - la Toscana - è stata il primo luogo in Europa dove la pena capitale è stata abolita. Noi siamo e dobbiamo essere fieri di essere intransigentemente contrari alla pena di morte. In ogni caso.
Ma noi dobbiamo sapere che questa posizione non deriva dal fatto di essere "buoni", ma dal fatto di mettere la ragione al di sopra del sentimento. Perché, in balia del sentimento, ciascuno di noi può diventare un sostenitore del linciaggio.
La vicenda di queste due donne - una ancora viva, una morta - suscita una rabbia senza fine: perché tutto è andato, ancora una volta, nel verso sbagliato: tutta la mobilitazione pro-Sakineh è stata un'enorme macchinazione politica per aumentare le tensioni con l'Iran e semplificare in un prossimo futuro la decisione degli USA e dell'Europa di dichiarare l'ennesima, scellerata, criminale, infernale, guerra, che causerà, ancora una volta, centinaia di migliaia di morti. O, come in Iraq, più di un milione. Per i quali morti nessuno ha firmato nessuna petizione.
E i signori Frattini, Napolitano, Sarkozy etc, hanno dato prova che l'imbecillità può essere facilmente commerciata in grandi quantitativi, e diffusa tra la popolazione a tamburo battente, se solo viene dissimulata sotto le false vesti della buona coscienza (purché questa sia separata dall'uso del raziocinio).
Una donna è stata ammazzata tramite iniezione letale, lasciando dietro di sé soltanto queste parole: "Voglio che mia figlia sappia che le voglio bene, e che mi dispiace tanto".
Erano cent'anni che una donna non veniva uccisa dallo Stato in Virginia. Se guardiamo a tutti gli Stati Uniti, Teresa Lewis è la prima donna a essere uccisa da cinque anni a questa parte.
Che nessuno tocchi Sakineh Mohammadi Ashtiani: che lei possa avere una vita lunga e sana, e che paghi quanto è umanamente giusto per scontare i suoi crimini.
E che questo valga anche per le 53 donne che attualmente si trovano nel braccio della morte negli USA.
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