Regime terrestre
ci hanno tolto già tutto
disarmati tentiamo
di resistere ma
se con colpo fulmineo
gli oligarchi per caso
provano a strapparci anche il cuore
noi facciamo i bagagli
leviamo le tende
andiamo su Marte
con sabbia e formine facciamo
cose molto più belle
a cui poi diamo vita
soffiandoci sopra
tutto il fiato che resta
blog di Carlo Cuppini
blog di Carlo Cuppini
lunedì 30 maggio 2011
domenica 29 maggio 2011
A proposito della cattura di Mladic
Armatura in regalo con "Gente" a puntate
ottima al posto della crema solare – protegge
il corpo dalle radiazioni e
dal male
Ci sfrigolo dentro come una cicala
sigillato sbracato sul litorale
adriatico non mi nuocciono neanche
le zanzare chiuso come sono nel gabbione
col confortevole tepore che sale
E ripenso a quell'estate tropicale
una quindicina d'anni fa stessa spiaggia
stesso mare quando abbronzati
a naso in su contavamo gli F16
che sfrecciavano in cielo verso est
E per fortuna che c'era un bel grumo
di mucillagine a pochi metri da riva
a drenare quei pezzi di corpi
di slavi del sud che ci avrebbero –
se raggiunti – rovinato le ferie
Quei pezzetti di corpi di gente su cui
si affilavano i coltelli si sganciavano
dal cielo a piene mani gli avanzi
dell'ultimo capodanno petardi
e cotechini umanitari a volontà
trallallero lallà
Nota: la poesia risale a circa un anno fa, ma il fatti di questi giorni l'hanno resa di nuovo attuale, per questo la ripropongo
giovedì 26 maggio 2011
Fronte comune
Un'allegra poesiola (o anche meno...) per dare il benvenuto al settimanale fasciocomunist-antiberlusconiano "il futurista"
http://www.ilfuturista.it/lettere-al-direttore/dal-poeta-carlo-cuppini.html
http://www.ilfuturista.it/lettere-al-direttore/dal-poeta-carlo-cuppini.html
martedì 24 maggio 2011
Chi subisce il torto paga
Da molti anni non possiedo un televisore e di conseguenza non pago il canone. Mi sento particolarmente fortunato, oggi, dopo aver letto i titoli dei giornali: saranno i contribuenti a pagare la mega-multa per le illegali scorribande berlusconiane sui tg nazionali (almeno quella comminata alla Rai): 350.000 euro tra tg1 e tg2, per avere consentito al Capo del Governo di compiere senza freno le sue scorribande finalizzate a influenzare l'opinione pubblica e spostare un po' di voti in vista dei ballottaggi.
lunedì 23 maggio 2011
"Poesie e canzoni per farsi ammazzare"
Questo potrebbe essere il sottotitolo per una raccolta di poesie.
Perché la poesia – non quando vuole essere discorso impegnato, ma sempre e in quanto tale – è intralcio al procedere delle macchine del potere. Il quale, in questo tempo, si esercita sommamente attraverso l'appropriazione del linguaggio e il suo impiego unilaterale. Non abbiamo altro modo di rapportarci scientemente alla realtà se non cogliendone i frammenti che ruotano dentro e intorno alle nostre esistenze con quella rete che è il linguaggio. Così il potere, una volta appropriatosi del linguaggio, dei suoi nessi, delle sue chiavi di accesso, ha già vinto: ci ha asserviti, ha piegato il nostro consenso ai suoi scopi, senza neanche usare fucili e galere.
Non soltanto quando acquistiamo merci noi consolidiamo il potere delle oligarchie che ci dominano. Ma anche ogni volta che apriamo bocca per parlare replichiamo e rafforziamo le strutture di un potere che proprio nel linguaggio ha annidato i suoi cecchini, i suoi censori, la sua polizia segreta.
La poesia – quale che sia il suo obiettivo, la sua forma, il suo contenuto esplicito – è sforzo di liberazione del linguaggio. Non c'è poesia che non sia insurrezione dello spirito materiale del verbo, quello spirito incompatibile con il potere, che intralcia i suoi scopi semplicemente perché contraddice l'unilateralità del suo voler significare.
Dunque "poesie per farsi ammazzare". Perché fare poesia, leggere poesia, affermare poesia, è gesto analogo a quello di chi si è frapposto all'avanzata di un carro armato a petto nudo; o a quello di Rachel Corrie, che a Gaza si piantò davanti a un buldozer per ostacolarne il procedere devastatore, e, con totale disinvoltura, fu stritolata. Come Garcia Lorca, come Anna Achmatova, come Osip Mandelst'am, come Jan Palach.
"Poesie per farsi ammazzare": non per farsi vanto di uno slogan, ma perché oggi tutto ci spinge a dire "se questo è ciò che volete, se questo è ciò che fate, se questa è la direzione in cui mandate le cose, allora ammazzateci tutti, perché noi opporremo poesia al vostro agire, al vostro essere, al vostro stesso esistere, opporremo poesia, e nient'altro che poesia, fino alla morte".
Perché la poesia – non quando vuole essere discorso impegnato, ma sempre e in quanto tale – è intralcio al procedere delle macchine del potere. Il quale, in questo tempo, si esercita sommamente attraverso l'appropriazione del linguaggio e il suo impiego unilaterale. Non abbiamo altro modo di rapportarci scientemente alla realtà se non cogliendone i frammenti che ruotano dentro e intorno alle nostre esistenze con quella rete che è il linguaggio. Così il potere, una volta appropriatosi del linguaggio, dei suoi nessi, delle sue chiavi di accesso, ha già vinto: ci ha asserviti, ha piegato il nostro consenso ai suoi scopi, senza neanche usare fucili e galere.
Non soltanto quando acquistiamo merci noi consolidiamo il potere delle oligarchie che ci dominano. Ma anche ogni volta che apriamo bocca per parlare replichiamo e rafforziamo le strutture di un potere che proprio nel linguaggio ha annidato i suoi cecchini, i suoi censori, la sua polizia segreta.
La poesia – quale che sia il suo obiettivo, la sua forma, il suo contenuto esplicito – è sforzo di liberazione del linguaggio. Non c'è poesia che non sia insurrezione dello spirito materiale del verbo, quello spirito incompatibile con il potere, che intralcia i suoi scopi semplicemente perché contraddice l'unilateralità del suo voler significare.
Dunque "poesie per farsi ammazzare". Perché fare poesia, leggere poesia, affermare poesia, è gesto analogo a quello di chi si è frapposto all'avanzata di un carro armato a petto nudo; o a quello di Rachel Corrie, che a Gaza si piantò davanti a un buldozer per ostacolarne il procedere devastatore, e, con totale disinvoltura, fu stritolata. Come Garcia Lorca, come Anna Achmatova, come Osip Mandelst'am, come Jan Palach.
"Poesie per farsi ammazzare": non per farsi vanto di uno slogan, ma perché oggi tutto ci spinge a dire "se questo è ciò che volete, se questo è ciò che fate, se questa è la direzione in cui mandate le cose, allora ammazzateci tutti, perché noi opporremo poesia al vostro agire, al vostro essere, al vostro stesso esistere, opporremo poesia, e nient'altro che poesia, fino alla morte".
Ustica # 3
chernobyl fukushima venticinque anni dopo
s'alza la nube s'alza il polverone s'alza
in volo il piccione viaggiatore
ti mando un messaggio di polvere e ali
per allevare l'uccello si deve dapprima
poi anche e stare attenti al e curare
si deve attenzione è necessaria ogni
il piccione non deve mai essere eccetera
inoltre è vitale che il pennuto stia
per quanto riguarda il volo e l'atterraggio e
anche le zampe hanno il loro eccetera
qualcosa nel becco ed il poi non
sarebbe opportuno che e che anche che non
se nelle ore notturne il piccione è solito
riguardo al ritorno è importante
non solo tecnica un approccio vitale
filosofia che sottesa alla pratica
il nutrimento quattro tre cinque volte si deve
il piccione è chiamato per nome nel caso
fedele fin dall'infanzia l'uccello si deve e poi eccetera
curare lo sviluppo della relazione parlare
la prima volta che è mandato poi torna che
che torna dall'acqua dal mare dal fondo
che torna dal mare ha la parola
rametto d'ulivo nel becco
rametto d'ulivo nel becco
che il peggio è passato il piccione
il primo ritorno è sempre momento
soddisfazione vederlo tornare che che
il primo ritorno è sempre momento
soddisfazione vederlo tornare che che
naturale che noi siamo qui
aspettare volare tornare
con le parole che gli avevamo affidato
le parole di cui ci eravamo privati
legate alla zampa avevamo affidato
per dare senso alla cura
motivo di aspettare di
tornare
motivo di aspettare di
tornare
Ustica # 2
da qui vediamo la crosta terrestre
cantano gli angeli a queste altitudini
legati ai sedili non cediamo ai richiami
ci attendono all'arrivo i nostri cari
guardiamo le nuvole non importa
il frammento di vita che scambiamo
tra vicini di posto soltanto un accenno
all'ombra che abbiamo lasciato a terra
hanno calato nel mare bin laden
nel punto esatto dove il capitano
si è sparato per l'angoscia della marea nera
dando origine al peggiore tzunami della storia
centinaia di corpi sotto sale
pelle scura scuretta ormai sbiadita
sotto il sale in fondo al mare non si conserva
il corpo dei migranti andato a male
Ustica # 1
accade che cade la storia / che cade qualcosa / che cade
che cosa / la cosa / la gola
la casa / la bomba / che cade la rosa
i petali ai piedi / che cade qualcosa
la polpa / la crosta / / la colpa / la roba
la mosca stecchita / che cade parola
dopo parola / qualcosa / le ossa
il tempo di un'ora / di volo / che cade ad esempio
l'aereo / che cosa / l'aereo / che cosa
l'aereo / che cade succede / che cade
se cade / non cade / lo tiene il bambino
che crede / che cade / che inciampa / non cade /
che crede / in qualcosa / che crede / che in punta
di piedi lo tiene / sospeso
per aria / col dito
che cosa / la cosa / la gola
la casa / la bomba / che cade la rosa
i petali ai piedi / che cade qualcosa
la polpa / la crosta / / la colpa / la roba
la mosca stecchita / che cade parola
dopo parola / qualcosa / le ossa
il tempo di un'ora / di volo / che cade ad esempio
l'aereo / che cosa / l'aereo / che cosa
l'aereo / che cade succede / che cade
se cade / non cade / lo tiene il bambino
che crede / che cade / che inciampa / non cade /
che crede / in qualcosa / che crede / che in punta
di piedi lo tiene / sospeso
per aria / col dito
venerdì 20 maggio 2011
Quattromila e tre
Quattromila e tre visitatori dall'inizio dell'avventura.
Un saluto e un grazie a tutti. Pensando al dono della grazia e alla gioia di un realismo introvabile, che insieme sono il succo della militanza. Della militanza del fiore, perlomeno.
Un saluto e un grazie a tutti. Pensando al dono della grazia e alla gioia di un realismo introvabile, che insieme sono il succo della militanza. Della militanza del fiore, perlomeno.
martedì 3 maggio 2011
La ballatona del 3 maggio 2011
1.
ci tagliano a pezzi la gola
ci tagliano a pezzi la gola
poi li conficcano nello spiedino / fanno la foto
sollevano le mani / fanno un salto / dichiarano
nessun americano è rimasto ferito nell’operazione
preparata in 4 anni durata 14 minuti
il corpo calato nello spazio
dopo avergli lavato i denti e le ascelle / secondo il rituale
osama bi bingo bin laden biden
lo shuttle lanciato in fondo al mare per l’ultimo
viaggio / poi la pensione
3 manichini messi incinta da un prete
tutti i numeri da contare sulle proprie gengive
con frullare di dita di banchiere
3000 morti a manhattan / eccetera
3000 morti a manhattan / eccetera
eccetera eccetera eccetera / 4 o 5 sotto casa
eccetera / gatto sul tetto per potere
per chiamare i pompieri
chiamare i pompieri / salvate
il gattino
amare i pompieri
amare i pompieri
pompieri
lunedì 2 maggio 2011
Cuore e fatica
Cuore e fatica… bellezza e flusso… riconosco tutto questo nel fare poesia. il cuore fa fatica a venire alle labbra. e una volta fattosi fiato parlante va incontro al proprio cristallizzarsi – alla propria rovina – al primo contatto con l’aria: con l’atmosfera che è compromessa, impura, imbastardita da ciò che non ci appartiene, non ci riguarda: l’utero (linguistico) che prescinde da noi, prima e dopo noi. nella fatica e nell’attrito tra l’intenzione e l’impossibile – intenzione di dire, come se la parola fosse gesto trasformante, e impossibilità di essere parola se non ‘a parole’ – c’è forse la scintilla fuori controllo della poesia. che si ritorce contro il nostro corpo: schiaffeggiandoci come vento che gira all’improvviso, come cane che si rivolta contro il suo padrone. parole – schegge impazzite di quel vaso sacro e sputtanato che è il linguaggio che ci è dato. che non siamo noi a creare, ma che forse, piuttosto, ci crea, ci parla addosso come sparasse, senza scrupoli; ci muta mentre si conficca nella nostra pelle. e noi che ci ostiniamo a volerlo ‘usare’ come fosse un utensile, per comunicare… non ci capiremo mai: nemmeno ciascuno se stesso. questa è la fortuna che mi induce a confidare nella poesia: rapida incursione militare della grazia in quella realtà sfigurata e irriconoscibile che ci accoglie per tutta la durata del giorno e della notte.
Nota sulla poesia in morte di Vittorio Arrigoni pubblicata su "Nazione Indiana":
http://www.nazioneindiana.com/2011/04/29/poesia-per-vittorio-arrigoni/
Nota sulla poesia in morte di Vittorio Arrigoni pubblicata su "Nazione Indiana":
http://www.nazioneindiana.com/2011/04/29/poesia-per-vittorio-arrigoni/
domenica 1 maggio 2011
Il Bin Papa
Hanno fatto beato un Papa e ammazzato Bin Laden quasi in contemporanea. Capo spirituale (e temporale) per capo spirituale (e temporale), pensa che figura se all'ultimo si confondevano e facevano tutto il contrario!
1961-2011: I Novissimi sono ancora nuovissimi
Articolo pubblicato su "Alfalibri" n.1, allegato ad "Alfabeta2" n.9, maggio 2011
1961-2011: I Novissimi sono ancora nuovissimi
Linguaggio, potere e disfatta nell’Italia di oggi
Buon compleanno poeti
Cinquant’anni fa usciva in Italia, per le edizioni «Il Verri» la prima edizione dei Novissimi. In copertina, oltre al sottotitolo «poesie per gli anni sessanta a cura di Alfredo Giuliani», compariva una descrizione del libro: «la voce violenta della nuovissima poesia italiana». Rivelazione e rivoluzione culturale insieme, quel famoso libretto sarebbe stato riedito da Einaudi, nella “collana bianca” di poesia, quattro anni più tardi, dopo la costituzione del Gruppo 63 da parte degli stessi autori.
Famoso libretto: forse non più tanto. A cercare «i novissimi» nel web, si deve scendere alla seconda o terza pagina dei risultati prima di trovare qualche informazione pertinente, dopo varie notizie su catechesi e letteratura spagnola. Abbiamo ricordato Calvino, Pasolini, Pavese, Flaiano, per i loro anniversari di nascita o di morte caduti nel 2010; e ora, nel bel mezzo dei fasti per le celebrazioni dell’Unità d’Italia, richiamo di dimenticarci del mezzo secolo di vita di questo libretto da combattimento che ha cambiato per sempre la fisionomia e il destino della poesia italiana.
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