Succintamente, saluto il 2022.
È stato per me un anno pieno di soddisfazioni, soprattutto letterarie.
In primavera la pubblicazione di “Da luoghi lontani" (Arkadia), scritto con Giovanni Agnoloni e Sandra Salvato, con tante recensioni positive e tante belle presentazioni.
“Il mistero delle meraviglie scomparse” (Marcos y Marcos), uscito nel 2021, ha preso a navigare a gonfie vele e mi ha regalato delle gratificazioni immense: con l’adozione del libro nei progetti sulla lettura da parte di tante classi, la presentazione al Salone del libro di Torino e a quello di Rabat, tanti splendidi, indimenticabili incontri, tanti toccanti riscontri privati; e poi la prima ristampa in aprile, e la seconda a dicembre.
A luglio ho tirato i remi in barca, mi sono staccato da internet, ho disattivato tutte le notifiche e mi sono lanciato nell’impresa letteraria più impegnativa della mia vita (che ancora mi vede impegnato nelle fasi di revisione). Da quel momento non ho quasi pensato ad altro.
Sono stato estratto a forza, temporaneamente, dal mio eremitaggio, per essere coinvolto nel progetto “Superepoi” – di cui vi ho parlato e vi parlerò – e di questo sono molto felice.
Nel 2022 letto più di quanto avessi fatto nei due anni precedenti, e in modo più sistematico. Sono stato attaccato a internet e in particolare ai social meno di quanto fossi stato nei due anni precedenti. Ho coltivato la mitezza e non mi sono lasciato trascinare in nessun tipo di polemica. Ho ricominciato a fare meditazione la mattina, e ho deciso che l’unica salvezza è essere “presenti”, nel proprio piccolo (o, in alternativa, che il male è non essere presenti, o essere mezzi-presenti in più luoghi e a più persone contemporaneamente).
Tutto questo da aprile in qua.
Prima ci sono stati i mesi più sconvolgenti e dolorosi della mia vita. Quelli in cui, nel mio piccolo, con un gruppetto di persone sparse per l’Italia, e oltre, che non avevo mai visto, ho cercato di opporre un rifiuto fisico, totale e definitivo all’esclusione di una parte dei miei concittadini di ogni età dalla vita sociale e da innumerevoli servizi e opportunità essenziali.
Mai avrei pensato che sarei potuto arrivare a fare uno sciopero della fame, per qualcosa che accadeva nel mio paese, per opera del governo e delle istituzioni del mio paese.
Invece è accaduto, e anche questo fa parte del mio 2022, e della mia storia, in modo indelebile.
In un certo senso, quegli otto giorni di digiuno, e i successivi ritorni settimanali per due mesi, sono stati il nutrimento più prezioso che mi ha riservato il 2022. E sono anche il suo lascito più vivo e più impegnativo.
Vi auguro un 2023 vibrante di presenza, di ispirazione e di libertà interiore.
blog di Carlo Cuppini
blog di Carlo Cuppini
sabato 31 dicembre 2022
sabato 24 dicembre 2022
Un saggio polacco su "Il mistero delle meraviglie"
Dopo le notizie della seconda ristampa di "Il mistero delle meraviglie scomparse" e dell'adozione del libro da parte di tante classi, questo scampolo di 2022 mi riservava ancora una straordinaria sorpresa, sempre legata alla mia fiaba fluviale.
"I personaggi di Carlo Cuppini si dedicano alla contemplazione della natura circostante. Si svolge letteralmente al di fuori del tempo (il vecchio che ha organizzato il loro viaggio alla sorgente del fiume ha fermato il tempo per consentire loro di completare la loro missione prima che i genitori si rendano conto che se ne sono andati). Filippo e Francesca osservano con attenzione e tenerezza il mondo naturale che li intimidisce e li incanta. Ulrich Schnabel, nella sua opera "L'arte di oziare. Sulla felicità di non fare nulla”, indica chiaramente che i bambini sono oppositori naturali della società dell'accelerazione. Non devono fare niente. Fanno solo quello che vogliono e quando vogliono. Questo fa sì che la fiaba "Il mistero delle meraviglie scomparse" venga letta come un'interpretazione della vita consapevole. I pensieri dei bambini scorrono liberi con il fiume, fermandosi di tanto in tanto su un oggetto, un evento, qualcosa che appare nel loro campo visivo."
Grazie infinite a Karolina Kopańska.
Grazie all'amico Giovanni Agnoloni che le ha fatto conoscere il mio libro.
Grazie sempre a Claudia Tarolo, che ha scelto il mio racconto, e a tutta la casa editrice marcos y marcos, che gli ha dato le pagine per volare e che continua a soffiare sulle sue ali di carta per farlo arrivare ancora un po' più in là.
In questa vigilia di Natale, come un magico biglietto d'auguri, mi arriva dalla Polonia la notizia della pubblicazione di un articolo accademico di Karolina Kopańska, italianista dell'Università di Danzica, su "Scienze umanistiche - prospettive di ricerca", interamente dedicato al "Mistero". La ricerca (straordinariamente interessante a prescindere dal suo oggetto), attraversa il mio racconto per andare in tante direzioni, rivivificandolo profondamente attraverso gli strumenti vibranti della critica letteraria.
E io sono profondamente onorato e grato per questa attenzione che ha voluto dedicare all'avventura dei piccoli Filippo e Francesca lungo il fiume Arno: mi emoziona leggere come la mia narrazione semplice possa essere intesa in nella chiave iniziatica propria delle strutture fiabesche, e che la fantasmagoria anarchica che anima la storia possa essere destrutturata come proposta eco-critica e di "educazione alla vita consapevole".
Riporto di seguito il passaggio che più mi ha colpito (in una approssimativa traduzione automatica):
E io sono profondamente onorato e grato per questa attenzione che ha voluto dedicare all'avventura dei piccoli Filippo e Francesca lungo il fiume Arno: mi emoziona leggere come la mia narrazione semplice possa essere intesa in nella chiave iniziatica propria delle strutture fiabesche, e che la fantasmagoria anarchica che anima la storia possa essere destrutturata come proposta eco-critica e di "educazione alla vita consapevole".
Riporto di seguito il passaggio che più mi ha colpito (in una approssimativa traduzione automatica):
"I personaggi di Carlo Cuppini si dedicano alla contemplazione della natura circostante. Si svolge letteralmente al di fuori del tempo (il vecchio che ha organizzato il loro viaggio alla sorgente del fiume ha fermato il tempo per consentire loro di completare la loro missione prima che i genitori si rendano conto che se ne sono andati). Filippo e Francesca osservano con attenzione e tenerezza il mondo naturale che li intimidisce e li incanta. Ulrich Schnabel, nella sua opera "L'arte di oziare. Sulla felicità di non fare nulla”, indica chiaramente che i bambini sono oppositori naturali della società dell'accelerazione. Non devono fare niente. Fanno solo quello che vogliono e quando vogliono. Questo fa sì che la fiaba "Il mistero delle meraviglie scomparse" venga letta come un'interpretazione della vita consapevole. I pensieri dei bambini scorrono liberi con il fiume, fermandosi di tanto in tanto su un oggetto, un evento, qualcosa che appare nel loro campo visivo."
Grazie infinite a Karolina Kopańska.
Grazie all'amico Giovanni Agnoloni che le ha fatto conoscere il mio libro.
Grazie sempre a Claudia Tarolo, che ha scelto il mio racconto, e a tutta la casa editrice marcos y marcos, che gli ha dato le pagine per volare e che continua a soffiare sulle sue ali di carta per farlo arrivare ancora un po' più in là.
venerdì 23 dicembre 2022
Un libro diverso: "Super e poi?"
Un frutto bello e prezioso del 2022 è la raccolta di racconti "Superepoi?", a cui ho avuto la fortuna di partecipare (grazie alle amorevoli e benedette insistenze dell'ideatore – e mille altre cose – Francesco Baldi).
Il libro si compone di 18 racconti di autrici e autori di eccezionale valore (tolto il sottoscritto), come potete vedere dalla lista nella foto. Dalla stessa lista capite anche che gli autori non sono gli unici autori delle narrazioni: ogni racconto parte dagli spunti offerti da una ragazza o un ragazzo di Quelli del Sabato.
Questo tentativo di "social literature" mi pare davvero riuscito: perché non tratta il sociale come tema da svolgere, ma il sociale 'c'è', a monte: è la prima fonte della narrazione, che poi va libera e senza "senso del dovere" dove le pare.
Non è una antologia di letteratura impegnata, e magari "realistica" (qualunque cosa voglia dire questo termine): qui i temi sono dei più svagati e disimpegnati: le vite e le opere dei supereroi (liberamente riviste e corrette; o, più spesso, scorrette).
Ma il super tema che serpeggia è il dialogo: quello reale, ancorché a distanza, tra lo scrittore professionista e il suo ispiratore; e poi il dialogo come possibilità, come modo, come possibile scelta dell'esistenza alternativa a molte cose che vediamo imperare (talvolta unte con i crismi del politicamente corretto).
Questi 18 racconti così diversi celebrano il dialogo come relazione reale tra diverse unicità: tra le quali è compresa anche quella di ogni lettore.
Perciò vi invito ad acquistare questo libro e a regalarlo. Non arriverà per Natale? Meglio: il regalo sarà inatteso e più gradito.
Lasciatevi sedurre dal decadente e meraviglioso Superman della copertina, creato, come tutte le altre illustrazioni, dalla bravissima Alessandra Marianelli, e seguite le seguenti istruzioni (tutto il progetto è "artigianale", quindi anche le istruzioni non prevedono di andare alla Feltrinelli sotto casa né di cliccare su Amazon):
Effettua il pagamento di € 20,00 (a libro) + 4,00 di spese di spedizione (corriere espresso), con una di queste modalità:
- via paypal - utente piccolaofficinalibro@gmail.com
- via satispay - utente Piccola Officina Libro
- con bonifico bancario - IBAN IT63X0306945540100000004871, Banca Intesa Spa, Filiale di Oleggio
Quindi comunica l'avvenuto pagamento al numero 34997841228 o all'indirizzo email piccolaofficinalibro@gmail.com, indicando quante copie e l'indirizzo completo dove spedirle.
Buona lettura!
Ps. L'Ultima immagine vi svela l'incipit del mio racconto, mio e di Ylenia, dedicato a Hulk; o meglio, al famoso Hulk di Livorno...
Il libro si compone di 18 racconti di autrici e autori di eccezionale valore (tolto il sottoscritto), come potete vedere dalla lista nella foto. Dalla stessa lista capite anche che gli autori non sono gli unici autori delle narrazioni: ogni racconto parte dagli spunti offerti da una ragazza o un ragazzo di Quelli del Sabato.
Questo tentativo di "social literature" mi pare davvero riuscito: perché non tratta il sociale come tema da svolgere, ma il sociale 'c'è', a monte: è la prima fonte della narrazione, che poi va libera e senza "senso del dovere" dove le pare.
Non è una antologia di letteratura impegnata, e magari "realistica" (qualunque cosa voglia dire questo termine): qui i temi sono dei più svagati e disimpegnati: le vite e le opere dei supereroi (liberamente riviste e corrette; o, più spesso, scorrette).
Ma il super tema che serpeggia è il dialogo: quello reale, ancorché a distanza, tra lo scrittore professionista e il suo ispiratore; e poi il dialogo come possibilità, come modo, come possibile scelta dell'esistenza alternativa a molte cose che vediamo imperare (talvolta unte con i crismi del politicamente corretto).
Questi 18 racconti così diversi celebrano il dialogo come relazione reale tra diverse unicità: tra le quali è compresa anche quella di ogni lettore.
Perciò vi invito ad acquistare questo libro e a regalarlo. Non arriverà per Natale? Meglio: il regalo sarà inatteso e più gradito.
Lasciatevi sedurre dal decadente e meraviglioso Superman della copertina, creato, come tutte le altre illustrazioni, dalla bravissima Alessandra Marianelli, e seguite le seguenti istruzioni (tutto il progetto è "artigianale", quindi anche le istruzioni non prevedono di andare alla Feltrinelli sotto casa né di cliccare su Amazon):
Effettua il pagamento di € 20,00 (a libro) + 4,00 di spese di spedizione (corriere espresso), con una di queste modalità:
- via paypal - utente piccolaofficinalibro@gmail.com
- via satispay - utente Piccola Officina Libro
- con bonifico bancario - IBAN IT63X0306945540100000004871, Banca Intesa Spa, Filiale di Oleggio
Quindi comunica l'avvenuto pagamento al numero 34997841228 o all'indirizzo email piccolaofficinalibro@gmail.com, indicando quante copie e l'indirizzo completo dove spedirle.
Buona lettura!
Ps. L'Ultima immagine vi svela l'incipit del mio racconto, mio e di Ylenia, dedicato a Hulk; o meglio, al famoso Hulk di Livorno...
mercoledì 21 dicembre 2022
Seconda ristampa per "Il mistero delle meraviglie scomparse"
...E "Il mistero delle meraviglie scomparse" è arrivato alla seconda ristampa, cioè alla terza tiratura!
E proprio mentre apro il pacchetto con due copie delle nuove che l'editore gentilmente mi ha spedito, vengo a sapere che altre sedici classi delle primarie, dopo le quattordici di quest'anno, hanno scelto questo libro per i progetti di lettura del 2023!
È una gioia immensa sapere che questo racconto continua a navigare lungo i fiumi dell'immaginazione, e che tante bambine e tanti bambini salgono senza indugio sulla barchetta del coraggio per dirigersi col cuore saldo, insieme ai protagonisti Filippo e Francesca, verso l'ignoto.
È una gioia immensa sapere che nei prossimi mesi incontrerò ancora centinaia di bambine e di bambini che avranno letto il libro e che vorranno confrontarsi con l'autore, mostrarmi le loro creazioni, tempestarmi di domande, raccontare qualcosa di loro.
Questa è l'occasione giusta per ringraziare una volta di più tutta la squadra della casa editrice marcos y marcos, e Claudia Tarolo in particolare, che ha fatto vivere questa storia fuori dal cassetto del mio comodino.
E tutte le libraie e i librai che hanno fatto vivere il libro fuori dagli scatoloni, credendoci, scegliendolo, esponendolo bene negli scaffali, consigliandolo.
(E qui, senza togliere niente alle tante altre, devo fare un ringraziamento speciale e sentito a Liblab e a Red La Feltrinelli Firenze, per l'amore straordinario che continuano a dimostrare verso questo libro).
E poi grazie di cuore a tutte le maestre e ai maestri che hanno scelto questo "Mistero" come libro di lettura, per lavorare con gli alunni sui temi evocati: il patrimonio artistico, il territorio naturale, l'identità e la condivisione, la responsabilità e la pace, la libertà dell'immaginazione.
E poi grazie a chi ha scritto del libro su giornali, blog, social, spazi per le recensioni.
E poi grazie a chi ha organizzato o ospitato presentazioni del libro, che sono state tante, bellissime, tutte indimenticabili.
E infine, e soprattutto, grazie a tutte le lettrici e ai lettori, piccoli e grandi, che hanno fatto vivere e crescere questo libro acquistandolo, leggendolo, regalandolo, prendendolo in biblioteca, consigliandolo.
E proprio mentre apro il pacchetto con due copie delle nuove che l'editore gentilmente mi ha spedito, vengo a sapere che altre sedici classi delle primarie, dopo le quattordici di quest'anno, hanno scelto questo libro per i progetti di lettura del 2023!
È una gioia immensa sapere che questo racconto continua a navigare lungo i fiumi dell'immaginazione, e che tante bambine e tanti bambini salgono senza indugio sulla barchetta del coraggio per dirigersi col cuore saldo, insieme ai protagonisti Filippo e Francesca, verso l'ignoto.
È una gioia immensa sapere che nei prossimi mesi incontrerò ancora centinaia di bambine e di bambini che avranno letto il libro e che vorranno confrontarsi con l'autore, mostrarmi le loro creazioni, tempestarmi di domande, raccontare qualcosa di loro.
Questa è l'occasione giusta per ringraziare una volta di più tutta la squadra della casa editrice marcos y marcos, e Claudia Tarolo in particolare, che ha fatto vivere questa storia fuori dal cassetto del mio comodino.
E tutte le libraie e i librai che hanno fatto vivere il libro fuori dagli scatoloni, credendoci, scegliendolo, esponendolo bene negli scaffali, consigliandolo.
(E qui, senza togliere niente alle tante altre, devo fare un ringraziamento speciale e sentito a Liblab e a Red La Feltrinelli Firenze, per l'amore straordinario che continuano a dimostrare verso questo libro).
E poi grazie di cuore a tutte le maestre e ai maestri che hanno scelto questo "Mistero" come libro di lettura, per lavorare con gli alunni sui temi evocati: il patrimonio artistico, il territorio naturale, l'identità e la condivisione, la responsabilità e la pace, la libertà dell'immaginazione.
E poi grazie a chi ha scritto del libro su giornali, blog, social, spazi per le recensioni.
E poi grazie a chi ha organizzato o ospitato presentazioni del libro, che sono state tante, bellissime, tutte indimenticabili.
E infine, e soprattutto, grazie a tutte le lettrici e ai lettori, piccoli e grandi, che hanno fatto vivere e crescere questo libro acquistandolo, leggendolo, regalandolo, prendendolo in biblioteca, consigliandolo.
martedì 6 dicembre 2022
6 dicembre: un dolore che non mi abbandonerà
Non potrò mai dimenticare il dolore che ho provato la mattina del 6 dicembre 2021, giunto alla solita fermata dell’autobus.
Sapevo benissimo che cosa iniziava quel giorno, naturalmente. Ma vedere oggettivato sulla piatta banalità del display informativo – su quella neutralità amorale, indifferente, completamente al di sotto del bene e del male – la decisione dello Stato italiano di affrontare un pressante e grave problema collettivo escludendo dalla vita sociale una cospicua parte della popolazione, minorenni compresi – non essendo in grado, o all’altezza, o disponibile, lo Stato, a tentare soluzioni di altro genere – la visione, dicevo, di quella scritta arancione alternata agli orari delle corse mi ha procurato il più intenso e lacerante dolore che abbia mai provato nella mia vita.
Non era un dolore nuovo: era una nuova tappa del dolore iniziato il 22 luglio, e cresciuto nei mesi seguenti, che avrebbe avuto il suo apice il 10 gennaio successivo. Ma il 6 dicembre 2021, dopo mesi di impegno vorticoso e insonne contro il green pass, quel dolore è esploso letteralmente dentro di me, trasformandomi in una specie di Bartleby lo scrivano: un uomo nella cui mente c’è spazio soltanto per un “I would prefer not to”, rivolto al potere, all’autorità, e, in subordine, a chiunque e a qualunque cosa. Il 6 dicembre 2021 avrei preferito non - qualunque cosa. Avrei preferito non esistere, piuttosto che trovarmi lì a leggere quella scritta, che compariva e scompariva alla fermata dell’autobus, sotto gli sguardi impazienti di chi aspettava la schermata con i tempi di attesa. Avrei preferito non vivere, piuttosto che tirare fuori il green pass per recarmi al lavoro.
Il 6 dicembre 2021 ho trasformato quel dolore in energia intellettuale e politica, facendola confluire nelle battaglie che già da mesi stavo portando avanti. Non perché pensassi che quelle battaglie sarebbero servite a qualcosa di concreto – ci avevo creduto, ma ormai non lo credevo più – ma perché altrimenti sarei impazzito. Questa è la verità: sarei impazzito, e non per modo di dire, e una parte di me sarebbe morta. Ho trasformato quel dolore in combustibile per le battaglie politiche e culturali, affinché il desiderio di essere innocente non diventasse desiderio di non vivere, e perché il “I would prefer not to” non mi portasse allo stesso capolinea di Bartleby. Forse, due mesi dopo, ho smesso di mangiare, attivamente e politicamente, per non rischiare di smettere di mangiare alla maniera di Bartleby: quella che porta, passo dopo passo, a restare un giorno steso in terra, senza che nessuno se ne accorga subito, con occhi spalancati che poi qualcuno verrà a chiudere senza avere saputo e capito niente di te.
Che le scelte delle persone escluse fossero lodevoli o riprovevoli, di certo non erano illecite; e io ho tentato di non essere complice di ciò che veniva (e in parte ancora viene) inflitto loro, arrivando perfino a negare l’opportunità di presentare un certificato di non contagiosità assai più sicuro dell’attestato di vaccinazione – il tampone negativo – nei lunghi mesi del super green pass, o del baratro. (Nella frase precedente ho usato intenzionalmente alcuni dei termini su cui si concentrano i due più recenti scritti di Giorgio Agamben apparsi on-line).
Oggi non faccio più battaglie politiche, né spendo le mie energie per frequenti e lunghe elaborazioni intellettuali sulle questioni di stringente attualità: il motivo più importante è che, ricucendo alcuni fili strappati dalla pandemia, ho deciso di tornare a impiegare la totalità delle mie energie mentali, delle mie capacità, del mio tempo libero nella scrittura. In questo caso si tratta di un romanzo che scrivo dal luglio scorso, tutti i giorni, tutte le notti, un’impresa per me molto impegnativa, da cui non voglio essere distolto. Credo che questa sia la cosa migliore che io possa fare, per me stesso e per gli altri. Una cosa per me addirittura necessaria.
Oggi, un anno dopo, un altro 6 dicembre, con un clima sociale, culturale e politico parzialmente mutato, quel dolore è sicuramente meno lacerante. Eppure è sempre lì, lo sento, da qualche parte, tutti i giorni. Guardare la fotografia scattata un anno fa alla fermata del bus lo rinnova per intero, come se non fosse passato un giorno.
Credo che quel dolore, in fondo, non mi abbandonerà mai.
Sapevo benissimo che cosa iniziava quel giorno, naturalmente. Ma vedere oggettivato sulla piatta banalità del display informativo – su quella neutralità amorale, indifferente, completamente al di sotto del bene e del male – la decisione dello Stato italiano di affrontare un pressante e grave problema collettivo escludendo dalla vita sociale una cospicua parte della popolazione, minorenni compresi – non essendo in grado, o all’altezza, o disponibile, lo Stato, a tentare soluzioni di altro genere – la visione, dicevo, di quella scritta arancione alternata agli orari delle corse mi ha procurato il più intenso e lacerante dolore che abbia mai provato nella mia vita.
Non era un dolore nuovo: era una nuova tappa del dolore iniziato il 22 luglio, e cresciuto nei mesi seguenti, che avrebbe avuto il suo apice il 10 gennaio successivo. Ma il 6 dicembre 2021, dopo mesi di impegno vorticoso e insonne contro il green pass, quel dolore è esploso letteralmente dentro di me, trasformandomi in una specie di Bartleby lo scrivano: un uomo nella cui mente c’è spazio soltanto per un “I would prefer not to”, rivolto al potere, all’autorità, e, in subordine, a chiunque e a qualunque cosa. Il 6 dicembre 2021 avrei preferito non - qualunque cosa. Avrei preferito non esistere, piuttosto che trovarmi lì a leggere quella scritta, che compariva e scompariva alla fermata dell’autobus, sotto gli sguardi impazienti di chi aspettava la schermata con i tempi di attesa. Avrei preferito non vivere, piuttosto che tirare fuori il green pass per recarmi al lavoro.
Il 6 dicembre 2021 ho trasformato quel dolore in energia intellettuale e politica, facendola confluire nelle battaglie che già da mesi stavo portando avanti. Non perché pensassi che quelle battaglie sarebbero servite a qualcosa di concreto – ci avevo creduto, ma ormai non lo credevo più – ma perché altrimenti sarei impazzito. Questa è la verità: sarei impazzito, e non per modo di dire, e una parte di me sarebbe morta. Ho trasformato quel dolore in combustibile per le battaglie politiche e culturali, affinché il desiderio di essere innocente non diventasse desiderio di non vivere, e perché il “I would prefer not to” non mi portasse allo stesso capolinea di Bartleby. Forse, due mesi dopo, ho smesso di mangiare, attivamente e politicamente, per non rischiare di smettere di mangiare alla maniera di Bartleby: quella che porta, passo dopo passo, a restare un giorno steso in terra, senza che nessuno se ne accorga subito, con occhi spalancati che poi qualcuno verrà a chiudere senza avere saputo e capito niente di te.
Che le scelte delle persone escluse fossero lodevoli o riprovevoli, di certo non erano illecite; e io ho tentato di non essere complice di ciò che veniva (e in parte ancora viene) inflitto loro, arrivando perfino a negare l’opportunità di presentare un certificato di non contagiosità assai più sicuro dell’attestato di vaccinazione – il tampone negativo – nei lunghi mesi del super green pass, o del baratro. (Nella frase precedente ho usato intenzionalmente alcuni dei termini su cui si concentrano i due più recenti scritti di Giorgio Agamben apparsi on-line).
Oggi non faccio più battaglie politiche, né spendo le mie energie per frequenti e lunghe elaborazioni intellettuali sulle questioni di stringente attualità: il motivo più importante è che, ricucendo alcuni fili strappati dalla pandemia, ho deciso di tornare a impiegare la totalità delle mie energie mentali, delle mie capacità, del mio tempo libero nella scrittura. In questo caso si tratta di un romanzo che scrivo dal luglio scorso, tutti i giorni, tutte le notti, un’impresa per me molto impegnativa, da cui non voglio essere distolto. Credo che questa sia la cosa migliore che io possa fare, per me stesso e per gli altri. Una cosa per me addirittura necessaria.
Oggi, un anno dopo, un altro 6 dicembre, con un clima sociale, culturale e politico parzialmente mutato, quel dolore è sicuramente meno lacerante. Eppure è sempre lì, lo sento, da qualche parte, tutti i giorni. Guardare la fotografia scattata un anno fa alla fermata del bus lo rinnova per intero, come se non fosse passato un giorno.
Credo che quel dolore, in fondo, non mi abbandonerà mai.
giovedì 1 dicembre 2022
Ai bambini auguro
Oggi è iniziato il periodo dell'Avvento: un momento di grande emozione per i più piccoli.
Oggi alle bambine e ai bambini voglio fare un augurio: che possano non essere mai più considerati e trattati come ammassi di cellule deambulanti in cui inculcare, come unici valori essenziali, l'ipocondria e la fobia di se stessi e degli altri esseri umani. Perché hai voglia a fare finta di niente: questo è stato fatto negli ultimi tre anni; questi semi malati sono stati piantati, e c’è chi ancora oggi si adopera per piantarli.
Lo dimostra la fiaba da incubo "Il bambino che rimproverò Babbo Natale", prodotta sul finire del 2020 dall'Ospedale Bambino Gesù e letta in questo video raggelante da Franco Locatelli, pediatra, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, già coordinatore del CTS del governo Draghi:
https://www.ospedalebambinogesu.it/franco-locatelli.../
Lo dimostra l'indisponibilità dell'allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte anche solo a pronunciare la parola "bambini" durante tutto il periodo del primo lockdown – per farlo infine, stizzito, soltanto per negare che il governo avesse deciso di consentire ai più piccoli “l’ora d'aria”, contraddicendo la nota del Viminale, e invitando i genitori, caso mai, a portarli con loro al supermercato.
Lo dimostra l'auspicio fatto nel luglio 2020 dall'allora presidente della Società Italiana di Pediatria Andrea Villani che venisse posto l'obbligo di mascherina a scuola a partire dai tre anni.
Lo dimostra l'esclusione dalla vita sociale, dai mezzi pubblici, dallo sport e dalle occasioni di approfondimento culturale dei dodicenni non vaccinati (negando perfino la possibilità di accesso con tampone negativo nei mesi dell’apartheid chiamato graziosamente super greenpass).
Lo dimostra il video manipolatorio prodotto da "Repubblica" nel dicembre 2021, "Il cavaliere anti-covid", rivolto ai bambini tra i 5 e gli 11 anni, che prometteva che con il vaccino "sconfiggerete il drago e non contagerete genitori e nonni", causando ovvi sensi di inadeguatezza e di colpa in chi, vaccinato e infettato, avrà contagiato i genitori e i nonni. (Al tempo si sapeva benissimo, dati ufficiali alla mano, che il vaccino non impedisce affatto il contagio, ma lo limita parzialmente e soltanto per brevissimo tempo: ma ingannare i bambini, si sa, è ripresa lodevole.)
Lo dimostra la richiesta rivolta al governo a inizio ottobre dell'attuale presidente della Società Italiana di Pediatria, Annamaria Staiano, di rivalutare l'obbligo di mascherina a scuola.
Lo dimostra chi deplora l'aumento vertiginoso di suicidi, riusciti o tentati, tra gli adolescenti, registrato negli ultimi tre anni, ma non è disposto a mettere in relazione tra questa sconvolgente esplosione di disagio con la totale indifferenza in cui sono stati abbandonati i minorenni durante la pandemia – per non parlare dell'accanimento politico, istituzionale e mediatico contro tutti loro prima, piccoli untori, e contro una grande parte di loro poi – negazionisti in erba da rieducare subito con le cattive, a partire dai dodici anni (alcuni in area PD, come il sindaco di Pesaro Matteo Ricci e molti altri suoi omologhi, avrebbero voluto partire anche prima, dai sei anni, con l’introduzione del green pass nelle scuole primarie).
Lo dimostra il silenzio generalizzato su tutto questo, che è accaduto davvero, sotto gli occhi di tutti, nelle case di tutti, con il consenso di quasi tutti: il silenzio di intellettuali, scrittori, educatori, pediatri, psicologi, giuristi, associazioni. Difendere degli ammassi di cellule deambulanti non valeva il costo umano (e soprattutto professionale) di mettersi contro il muro di gomma del politicamente corretto, che non era mai stato tanto ecumenico.
Per questo oggi auguro con tutto il cuore alle bambine e ai bambini di tornare a essere considerati Bambine e Bambini: in un mondo che prioritariamente, senza condizioni ed eccezioni, li ascolti e si prenda amorevolmente, coraggiosamente e con discrezione cura di loro.
Riferimenti:
https://www.adnkronos.com/conte-non-autorizzata-lora-di...
https://sip.it/.../villani-per-i-bambini-mascherina-dai.../
https://www.youtube.com/watch?v=M92KMEJBM5o
https://www.rainews.it/.../covid-pediatri-rilanciare-le...
https://www.quotidianosanita.it/studi-e.../articolo.php...
https://www.repubblica.it/.../matteo_ricci_pd_ali.../...
Oggi alle bambine e ai bambini voglio fare un augurio: che possano non essere mai più considerati e trattati come ammassi di cellule deambulanti in cui inculcare, come unici valori essenziali, l'ipocondria e la fobia di se stessi e degli altri esseri umani. Perché hai voglia a fare finta di niente: questo è stato fatto negli ultimi tre anni; questi semi malati sono stati piantati, e c’è chi ancora oggi si adopera per piantarli.
Lo dimostra la fiaba da incubo "Il bambino che rimproverò Babbo Natale", prodotta sul finire del 2020 dall'Ospedale Bambino Gesù e letta in questo video raggelante da Franco Locatelli, pediatra, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, già coordinatore del CTS del governo Draghi:
https://www.ospedalebambinogesu.it/franco-locatelli.../
Lo dimostra l'indisponibilità dell'allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte anche solo a pronunciare la parola "bambini" durante tutto il periodo del primo lockdown – per farlo infine, stizzito, soltanto per negare che il governo avesse deciso di consentire ai più piccoli “l’ora d'aria”, contraddicendo la nota del Viminale, e invitando i genitori, caso mai, a portarli con loro al supermercato.
Lo dimostra l'auspicio fatto nel luglio 2020 dall'allora presidente della Società Italiana di Pediatria Andrea Villani che venisse posto l'obbligo di mascherina a scuola a partire dai tre anni.
Lo dimostra l'esclusione dalla vita sociale, dai mezzi pubblici, dallo sport e dalle occasioni di approfondimento culturale dei dodicenni non vaccinati (negando perfino la possibilità di accesso con tampone negativo nei mesi dell’apartheid chiamato graziosamente super greenpass).
Lo dimostra il video manipolatorio prodotto da "Repubblica" nel dicembre 2021, "Il cavaliere anti-covid", rivolto ai bambini tra i 5 e gli 11 anni, che prometteva che con il vaccino "sconfiggerete il drago e non contagerete genitori e nonni", causando ovvi sensi di inadeguatezza e di colpa in chi, vaccinato e infettato, avrà contagiato i genitori e i nonni. (Al tempo si sapeva benissimo, dati ufficiali alla mano, che il vaccino non impedisce affatto il contagio, ma lo limita parzialmente e soltanto per brevissimo tempo: ma ingannare i bambini, si sa, è ripresa lodevole.)
Lo dimostra la richiesta rivolta al governo a inizio ottobre dell'attuale presidente della Società Italiana di Pediatria, Annamaria Staiano, di rivalutare l'obbligo di mascherina a scuola.
Lo dimostra chi deplora l'aumento vertiginoso di suicidi, riusciti o tentati, tra gli adolescenti, registrato negli ultimi tre anni, ma non è disposto a mettere in relazione tra questa sconvolgente esplosione di disagio con la totale indifferenza in cui sono stati abbandonati i minorenni durante la pandemia – per non parlare dell'accanimento politico, istituzionale e mediatico contro tutti loro prima, piccoli untori, e contro una grande parte di loro poi – negazionisti in erba da rieducare subito con le cattive, a partire dai dodici anni (alcuni in area PD, come il sindaco di Pesaro Matteo Ricci e molti altri suoi omologhi, avrebbero voluto partire anche prima, dai sei anni, con l’introduzione del green pass nelle scuole primarie).
Lo dimostra il silenzio generalizzato su tutto questo, che è accaduto davvero, sotto gli occhi di tutti, nelle case di tutti, con il consenso di quasi tutti: il silenzio di intellettuali, scrittori, educatori, pediatri, psicologi, giuristi, associazioni. Difendere degli ammassi di cellule deambulanti non valeva il costo umano (e soprattutto professionale) di mettersi contro il muro di gomma del politicamente corretto, che non era mai stato tanto ecumenico.
Per questo oggi auguro con tutto il cuore alle bambine e ai bambini di tornare a essere considerati Bambine e Bambini: in un mondo che prioritariamente, senza condizioni ed eccezioni, li ascolti e si prenda amorevolmente, coraggiosamente e con discrezione cura di loro.
Riferimenti:
https://www.adnkronos.com/conte-non-autorizzata-lora-di...
https://sip.it/.../villani-per-i-bambini-mascherina-dai.../
https://www.youtube.com/watch?v=M92KMEJBM5o
https://www.rainews.it/.../covid-pediatri-rilanciare-le...
https://www.quotidianosanita.it/studi-e.../articolo.php...
https://www.repubblica.it/.../matteo_ricci_pd_ali.../...
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