Mi piace l'idea di poter parlare di poesia in un momento in
cui, proprio, la poesia non interessa a nessuno. Forse perché la forma più
vicina alle nostre paure? Forse perché specchio che riflette le nostre miserie?
Il libro si intitola Militanza del fiore,
il suo poeta si chiama Carlo Cuppini, il suo editore è Maschietto Editore.
Eviterò di mettermi in cattedra a speculare su parole più che autosufficienti,
non azzarderò neanche una sorta di recensione, quella la fa magistralmente Adriano
Sofri, che del libro cura con maestria l'introduzione: avvincente,
emozionante e appassionata come e quanto i preziosi componimenti di cui parla.
Non dirò niente sulla tecnica poetica di Cuppini, anche
perché sarebbe molto presuntuoso da parte mia scavalcare chi questo sa fare e
fa di mestiere, con dedizione e senza bisogno di riflettori invertebrati. Dunque
mi limiterò a sostenere, (questa volta sì senza modestia ma con solidale “militanza”)
la sanità di queste parole e l'integrità d'anima/o di questo poeta, giovane
d'aspetto quanto maturo di talento che scrive, canta e urla e ama così come
impreca, delira e si illude illudendoci con coraggio, quasi soldatesco.
Infine fa ordine e rimette in ordine il senso per me primo e
ultimo della poesia: produrre bellezza delegittimando la realtà, “le cose così
come stanno” e lo fa come solo il poeta sa fare, come un bambino con la
pistola... che perde quando troppo arrabbiato, tornando adulto solo per un
attimo, per fortuna.
Di tutto questo far fuori “Realtà”, Carlo Cuppini se ne
assume rischi e conseguenze (anche perché la Realtà si è fatta fuori da sola,
dice lui, “è irrintracciabile… ci hanno deportati nel regno dell’insensato…”),
sapendo benissimo che in Italia chi cerca... trova rogne. Ma se Dio vuole non è
solo in tutto questo affanno, sa circondarsi di buoni amici-musa: come l'esilarante
“preistorica nonnina”, o Amleto, qui sotto complice fatale nella disciplina
dell'errore:
Amleto
facciamo l'errore più grande
della nostra vita
facciamolo per una volta
con assoluta convinzione
per quel che ci riguarda
andremo a rotoli
ma c'è caso che il mondo
uscito fuori dai cardini
ricominci a girare
davvero
Sbagliando s’impara... a sbagliare dico io.
Ecco finalmente un buon motivo per morire, per impazzire e
anche “per farsi ammazzare”. Ma la pazzia come la poesia ce la dobbiamo
meritare e guadagnare. Di sicuro Carlo Cuppini non è pazzo,
ma poeta sì, e se lo merita! Sottolineo, voce del verbo “essere
poeta”, perché tutti possono scrivere poesia, ma quasi nessuno lo è.
In conclusione, mentre ci chiediamo se Capossela possa
saccheggiare i Classici, Jovanotti i quotidiani, Morgan i Preraffaelliti,
Bianconi Flaubert (sognando Pasolini), Battiato i suoi cereali mediorientali e...
chi più ne ha più ne metta:
Leggete Militanza del
fiore! Perché la poesia, come la bellezza, è oggettiva e a rischio
estinzione.
Comprate
Militanza del
fiore! Perché come diceva Gregory Corso... “i poeti vanno pagati”.
---
Il sito ufficiale di Marco Parente è
http://www.marcoparente.it/